L’uomo sta leggendo un articolo sui Beatles quando sente aprirsi la porta.
Alza lo sguardo e sorride, gioioso: «Luciana… che ci fai qui a quest’ora, sei fuori zona ed è quasi buio.»
La donna ricambia il sorriso ma sbotta: «Lucy, Alfredo. Sono Lucy, qui.»
«Certo, dai. Sei Lucy tanto quanto io sono Fred, Luciana.»
«A volte mi chiedo come hanno potuto metterti portiere di questo albergo…»
«Avevo referenze, era il mio lavoro anche in Italia. Quindi è stato facile. Tu…»
«Sì, facevo la mignotta e ora proseguo all’estero quanto iniziato in patria. Comunque sono venuta a ringraziarti, avevi ragione.»
Si rabbuia, pare arrabbiato.
«In che senso, scusa, ragione su cosa?»
Gli si avvicina, pare intenzionata a baciarlo: «Hai suggerito tu di mettere biglietti nelle cabine telefoniche, no? Beh, è già il terzo che mi cerca dopo averlo letto.»
A Fred s’illumina il viso per un attimo: «Vero. Quindi ora puoi mantenere la promessa fattami, no?» «Un’altra volta, stasera voglio dedicarmi a Mr. Jubal, che mi ha contattato.»
Sbuffa, seccato. Sperava in qualcosa di diverso: «Va bene, ma non dimenticarlo, eh, mi spetta. Dove hai l’appuntamento?»
«Al Tobacco Dock, tra mezz’ora.»
«Già, un magazzino…»
«E che ne so, dobbiamo trovarci lì. Ha detto che indossa una maglietta dei Beatles, bianca» ribatte lisciandosi la minigonna rossa.
«Come fosse l’unico… stai attenta, comunque, la zona non è delle più tranquille e sai che nell’ultimo periodo alcune di voi sono state...»
«Lo so, ma me la so cavare abbastanza bene, e poi vedrai che non accadrà nulla se non quello prestabilito. Only sex to sex, Fred.»
Lui non dice niente ma pare offeso e lei, con calma, esce dalla portineria del Chester Hotel per recarsi all’appuntamento.
La via è poco illuminata ma per strada c’è ancora gente, e poi il Tobacco Dock non è distante. In pochi minuti Lucy vi si trova davanti.
L’entrata principale, un grosso cancello in ferro battuto, è ovviamente chiusa, mentre quella laterale è semiaperta. Lucy attende qualche minuto fingendo di rovistare nella borsetta e poi, quando vede che non passa anima viva, entra.
Sa dove andare, il suo cliente le ha dato indicazioni precise. Avanza una ventina di passi e si trova sotto il primo porticato.
Mi ha detto la seconda porta rossa… eccola.
Si avvicina e bussa. Nessuna risposta.
«Mr. Jubal? Sono Lucy» sussurra. Niente.
Innervosita, tocca la porta e spinge, aprendola. È quasi buio, dentro, anche se una vaga luce dovuta ai lampioni entra da dove si trova lei.
«Sono io, Mr. Jubal, dov’è lei? Non la vedo.»
Entra, preoccupata, e dopo pochi passi colpisce qualcosa. Abbassa lo sguardo e capisce, vorrebbe urlare ma la voce non esce, arretra lentamente fino a uscire per poi mettersi a correre e arriva in strada. Non si ferma, scappa senza controllare se qualcuno la sta vedendo, il panico si è impadronito di lei.
Stremata dalla lunga corsa, Lucy si appoggia al muro di una costruzione. Trema per la paura, la tensione. Vorrebbe piangere. Alza lo sguardo e vede l’insegna del pub dall’altro lato della via.
Ha corso alla cieca. Dove sono finita? Devo avvisare la polizia… e se poi mi accusano? O Gesù… Facendosi forza rassetta i capelli e va verso il locale.
Sono quasi tutti maschi, dentro l’Old Sailor Pub, ma lo immaginava.
E si girano in tanti quando entra. Gli sguardi la seguono, vogliosi, poi una voce: «Ehi, ragazzi, guardate chi ci c’è, Lucy l’italiana.»
Voci di approvazione e qualche proposta: «Hai bisogno d’amore, Lucy? Lucy, io sono pronto. Ciao, tesoro, come stai?»
Sorride, imbarazzata, ma non le pare di conoscerli e va verso il bancone: «Una birra scura. Forte, grazie.»
«Qui tutto è forte, bellezza» risponde il barista prendendo un bicchiere per riempirlo; una volta fatto glielo porge, facendole l’occhiolino.
«Grazie, quanto…»
«Pago io, Mat» dice una voce alle sue spalle. Lucy si gira e vede un ragazzotto ben messo. Non è una faccia nuova.
«Sono Daniel, cara, non ricordi? Vieni al tavolo con me» la anticipa, quindi s’incammina e lei lo segue. Ora rammenta, è un cliente saltuario, non è abituale ma si fa vivo abbastanza di frequente, soprattutto negli ultimi tempi. Daniel, sì, lo scaricatore, quello che vuole fare l’amore…
Pochi istanti dopo essersi accomodati, Lucy parte: «Dobbiamo chiamare la polizia, Daniel.»
La scruta, basito: «E per che motivo? Ti hanno derubata? Sei fuori zona, in effetti, come mai ti trovi qui?»
La ragazza sospira, poi racconta l’accaduto e lo sguardo di Daniel, tra un sorso e l’altro della birra, si fa prima scuro, poi sorpreso, sbalordito.
«Una testa?» chiede al termine. «E il corpo non c’era?»
«Non so, ho avuto paura e sono scappata, non mi sono fermata a controllare.»
«Beh, certo, sarei scappato pure io.»
«Devo chiamare la polizia, bisogna far sapere. Non so se era l’uomo che mi ha contattato, però è un omicidio, no?»
Sta per rispondere quando un brusìo gli fa alzare la testa, guarda verso l’entrata e poi si rivolge a Lucy: «Non credo ci sia bisogno di chiamare nessuno» e le fa un cenno col capo. Due agenti stanno parlando col barista.
Lucy geme, ha paura. Daniel le prende la mano: «Tranquilla, non puoi essere stata tu, lo sanno.»
I due si dirigono verso il loro tavolo e li guardano un istante, poi: «Lucy l’italiana? Ci segua per cortesia, dobbiamo farle qualche domanda.»
«Lei non c’entra niente, lasciatela stare.»
«E tu che ne sai di cosa dobbiamo parlare… ehi, ma tu sei Dan O’Male, l’irlandese rissaiolo. Forse è meglio se l’accompagni, sai? Alzati e seguici.»
L’uomo si alza con intenzioni ben diverse, ma uno dei poliziotti prende il fischietto e soffia, facendo entrare altri agenti col manganello in mano.
Daniel capisce e porge le mani in avanti, senza però abbassare lo sguardo.
«Sono l’ispettore Greenall, signorina, lei è Luciana Amodio, ovvero Lucy l’italiana, giusto?» La donna annuisce.
«Bene, questo è acclarato. Ora mi dica per cortesia cosa ci faceva una del suo mestiere al Tobacco Docks.»
«Come fate a sapere che ero là» ribatte, stranita «e poi cosa intende per mio mestiere, agente?» «Ispettore, Lucy, sono Ispettore e lei è una meretrice conosciuta, una mignotta mi pare si dica al suo paese. Una mignotta che è stata vista correre fuori dal Tobacco.»
Colpita.
«Va bene, vendo amore a chi ne ha bisogno, lo ammetto.»
«Ottimo. E sa che può essere arrestata per questo, quindi mi dica per cortesia cosa ci faceva al magazzino, altrimenti facciamo parlare il suo amico usando altri metodi.»
«Daniel non sa niente, e poi non è mio amico, è un…»
«Un cliente che si è innamorato di lei, lo abbiamo capito, ma vuole dirmi cosa faceva al Tobacco?» Lucy rimane un attimo scossa. Innamorato di me?
Si riprende: «Avevo un appuntamento con un certo Mr. Jubal, mai incontrato prima. Mi aveva contattato dicendo di andare là, per questo mi ci trovavo. Ma è lui il morto? Chi l’ha ucciso?»
Greenall la guarda e sghignazza: «Quindi lei si dichiara innocente, è così?»
«Ma certo» ribatte Lucy, quasi offesa «io ho solo inciampato in… in… una testa. Inciampato, colpita per caso, al buio. Non c’entro, agente, non sono stata io» piagnucola.
«Le ho già detto che sono Ispettore, se lo ricordi. Comunque sì, la testa è di Mr. Jubal e il corpo era poco distante. Che mi dice del suo amico irlandese? Era con lei? Sa che si conoscevano?»
«Si conoscevano? No, non sapevo, e comunque ero sola, certi appuntamenti non richiedono accompagnatori.» Si conoscevano…
«Come mai è andata in quel pub? Conosce la zona di St Katharine Docks? Ha clienti in loco?»
Lucy lo guarda e scoppia in lacrime: «Non so per che motivo sono finita là, ho corso alla cieca, volevo solo scappare e mi sono rifugiata nel primo locale, non ho clienti in zona, no, glielo giuro.»
«Sa che Mr. Jubal è la terza vittima che troviamo decapitata nell’arco di pochi mesi? E tutti nella medesima zona e conosciuti dal suo amico? Lo sa?»
Scuote la testa, Lucy, sconsolata: «Non sapevo niente ag… Ispettore…»
Un sorriso appare sul volto di Greenall: «Sicura? Ora vado a vedere come sta l’irlandese, lei non si muova da qui» e si alza lasciandola sola a rimuginare.
Sta fumando una sigaretta quando sente aprirsi la porta e vede entrare l’Ispettore: «Finalmente» dice e fa per alzarsi.
«Siediti O’Male, e spegni quella dannata cicca.»
Obbedisce, sa che deve farlo, anche se l’istinto gli suggerisce ben altro.
«Allora, Dan, che mi racconti di bello?»
«Su che cosa, Ispettore, vuole una barzelletta?»
Inclina il capo, Greenall, e lo squadra: «Non fare l’idiota, sei indiziato per tre omicidi. Mi devi qualche spiegazione.»
Daniel si blocca, basito: «Io? Tre omicidi, io? Ma… ma che dice, è pazzo?»
«Ti credi furbo? Li conoscevi quei tre, Jubal, Merritt, Schitt. Vuoi dire di no?»
«Li conoscevano tutti, non solo io, facevamo lo stesso lavoro.»
«Come mai eri al pub, ieri sera?»
«Ci vado ogni giorno, dopo il lavoro.»
«Certo, a ubriacarti e fare a botte per sfogare le tue frustrazioni come fai da anni, ma non ti bastavano e hai cominciato a uccidere. Confessalo.»
«Ispettore, lei è pazzo davvero. Bevo e a volte sono rissoso, ma me l’avete sempre fatta pagare. Sono consapevole del mio carattere, anche se so che una donna mi farebbe stare meglio. Ma non le so trattenere, si spaventano e se ne vanno…»
«La tua amica? Che mi dici di lei?»
Il volto di Daniel si illumina: «Lucy? Oh, lei è… una prostituta, ma molto dolce e ogni tanto la vado a trovare.»
«Bene, ora confessi questo reato e verrai punito di conseguenza, però devi dirmi altro. Perché li hai uccisi?»
«Ma dannazione, come glielo devo dire che non c’entro niente? Che cazzo ne so di chi ha ammazzato quei tre, mica sono un mago, io» sbotta, alterato.
«Ehi, ehi, calma o ti faccio sistemare io, chiaro? Dimmi tutto quel che sai dei tre tizi, muoviti, poi vedremo se davvero non sei stato tu, intanto sei indagato. Siete indagati.»
«Vi ho detto di lasciarla in pace! Non osate toccarla o…»
«O?»
Reclina il capo, Daniel, e comincia a parlare.
«Sergente Tackle!»
«Dica, Ispettore.»
«Rilasciamoli, non credo sappiano più di così. Dobbiamo spostare le indagini verso altre piste.»
«Ma è sicuro, signore? Io…»
«No, non lo sono, è una sensazione. Teneteli d’occhio senza farvi vedere, ma ora lasciamoli andare.»
«Va bene, come desidera, signore.»
I primi passi di libertà li percorrono mano nella mano, spossati ma contenti di respirare ancora l’aria di Londra, per quanto inquinata sia.
Lui le si mette davanti: «Com’è stata la tua prima notte in guardina?»
«Insomma, avrei preferito non passarla, ecco. Tu?»
«Oh, sono abituato, ogni tanto mi capita…»
«Davvero? Non mi sembravi il tipo…»
Daniel esita un istante, poi si apre: «Lucy, vuoi sposarmi?»
Lei, colpita, sbianca in volto e rimane muta per qualche istante, non sa che dire.
«Daniel, io ho un certo lavoro, non posso.»
«Anche io ho un lavoro e il mio stipendio basta per tutti e due. Vuoi sposarmi?» Sorpresa, Lucy ripensa alle ultime volte con lui e capisce tante cose.
«Ma io sono una mignotta, Daniel, non posso avere un marito, ho tanti amanti.»
«Se accetti avrai un amante solo, tuo marito. Ti amo, Lucy, ti amo dalla prima volta che ti ho incontrata, anche se volevo negarlo a me stesso. Ti amo e ti voglio sposare.»
Troppe emozioni, Lucy scoppia a piangere di nuovo: «Nessuno mi ha mai detto queste parole, neppure mia madre. Lasciami riflettere, Daniel, non riesco a darti una risposta immediata. Però mi piaci tanto. Sì, ti sposo, Daniel, ti sposo» e gli si butta addosso, incredula e felice.
«Ciao, Luciana, è un po’ che non ti vedo, come va? Mi devi ancora…»
«Ciao, Alfredo. Va bene, per ora, ma temo di non poter estinguere il mio debito»
«E per che motivo, miss Lucy?»
«Sono sposata.»
Fred la guarda e scoppia a ridere: «Tu? Una mignotta come te? E chi sarebbe quel cretino che crede in te?»
Lucy sorride: «Se non avessi detto niente ti avrei mandato una ex collega per estinguere il debito, ora mi sa che ti manderò la polizia.»
La portineria viene invasa dagli agenti che ammanettano Fred.
«Puttana, bastarda, ti volevo io e ti davi a tutti, dovevo uccidere te, non loro, puttana…» urla fino a che una manganellata lo zittisce.