L’uomo e la donna hanno sempre cercato di farsi del male amandosi.
E questo si ripercuote sui figli, o meglio su un certo tipo d’equilibrio di quei figli, perchè le radici di noi millenials, è inutile dirlo, affondano negli anni ’80 del secolo scorso.
Prendiamo per esempio un tipo di nome Marco, un giovane geometra, che si senta attratto da una donna di nome Luisa, una giovane infermiera. Lui le propone di andare assieme al cinema, lei accetta (anche se lui voleva vedere Attila fratello di Dio, ma gli tocca ripiegare su Borotalco…) I due si divertono. Alcune sere dopo lui la invita a cena (nemmeno esiste il problema che uno dei due sia vegetariano) e di nuovo stanno bene assieme. Continuano a vedersi regolarmente e nel giro di poco tempo nessuno di loro vede più qualcun altro.
A questo punto scatta la prima vera crisi in un rapporto di coppia vissuto negli anni ’80: possono le rigorose geometrie di una mente pratica concepire gli aspetti intrinsechi e i malesseri dell’anima di una mente sensibile, ma un po’egoista, che crede di essere votata al bene degli altri?
Una sera lei gli telefona: ha il cordless in mano e cammina un po’ nervosa in giardino per non farsi sentire dai suoi.
«Lo sai che proprio oggi sono sei mesi che ci vediamo?» esordisce annusando una rosa.
Dall’altra parte della cornetta silenzio: Marco è seduto sul letto di camera sua e sta leccando una canna prima di chiuderla. Dalla radio escono le note di Der Kommissar.
A Luisa quel silenzio sembra pieno di significati. Pensa: "Mi chiedo se gli avrà dato fastidio che abbia detto questo, forse si sente oppresso dal nostro rapporto…"
Ma Marco sta pensando: "Ma guarda, sei mesi..." e una nuvoletta bianca esce dalla sua bocca e galleggia nella stanza.
E Luisa pensa: "Ma neanche io sono sicura di volere questo tipo di rapporto. A volte mi piacerebbe avere un po' più di libertà, per aver tempo di pensare a ciò che voglio veramente, per capire la direzione verso la quale ci stiamo muovendo... voglio dire, verso dove stiamo andando? Continueremo semplicemente a vederci a questo livello di intimità? Ci muoviamo verso il matrimonio? Figli? Una vita assieme? Sono pronta per questo tipo di impegno? Conosco veramente questa persona?"
E Marco pensa: "Quindi questo significa che era... vediamo... febbraio quando iniziammo a uscire, merda, devo cambiare l'olio alla macchina."
E Luisa pensa: "É sconvolto. Lo sento. O forse sto interpretando male. Forse vorrebbe di più dal nostro rapporto, più intimità, più impegno; forse lui ha sentito prima di me che ho delle riserve. Sì, scommetto che è questo. Per questo non vuol dire niente dei propri sentimenti. Ha paura di sentirsi rifiutato."
E Marco pensa: "Devo dire loro di guardarmi di nuovo il carburatore. Non mi importa niente di quello che dicono quegli imbecilli, non va ancora bene. E questa volta sarà meglio che non diano la colpa al freddo. Che freddo? Ci sono 30 gradi fuori e questa cosa cammina come un camion dell'immondizia e quei ladri incompetenti si prendono un sacco di soldi."
E Luisa pensa: "É arrabbiato. E io non posso biasimarlo. Anch'io lo sarei. Dio, mi sento così colpevole, facendogli passare questo, ma non posso evitare di sentirmi come mi sento. Semplicemente non mi sento sicura" nel mentre non riesce a stare ferma e cammina a grandi passi nel giardino.
E Marco pensa: "Probabilmente mi diranno che ha solo tre mesi di garanzia! Si, è così, è quello che diranno quei disgraziati."
E Luisa pensa: "Forse sono troppo idealista, aspetto che arrivi il principe azzurro sul suo cavallo bianco quando ho al mio fianco una persona perfettamente comune, normale e buona, una persona con la quale mi piace stare, una persona che davvero è importante per me e alla quale io importo. Una persona che soffre per le mie egocentriche fantasie da adolescente romantica."
E Marco pensa: "Garanzia? Vogliono una garanzia? Gliela dò io la garanzia!" La camera da letto è annebbiata dal fumo, si alza e apre la finestra sulla notte estiva.
«Marco!» dice Luisa a voce alta.
«Cosa?» chiede Marco sorpreso fermandosi in mezzo alla stanza.
«Per favore non ti torturare così» continua lei, con gli occhi velati di lacrime, «Forse non avrei dovuto dirti... O Dio, mi sento così...» e si interrompe singhiozzando.
«Cosa c'è?» dice Marco un po’ impaurito.
«Sono così stupida» singhiozza Luisa «Voglio dire, lo so che non esiste quel principe. Davvero lo so, è stupido. Non esiste né cavaliere né cavallo...»
«Non c'è il cavallo?» chiede Marco stupito.
«Pensi che sono stupida, vero?» dice Luisa.
«Ma no» dice Marco, contento finalmente di avere una risposta certa.
«É solo che... solo che... ho bisogno di un po' di tempo» dice Luisa.
C'è una pausa di quindici secondi durante la quale Marco, pensando più velocemente che può, cerca di dare una risposta sensata. Finalmente gliene viene in mente una che può funzionare:
«Certo, ti capisco» dice lui.
Luisa, tutta emozionata, socchiude gli occhi e inspira l’odore della rosa.
«Oh, Marco, davvero pensi questo?»
«Cosa?» chiede Marco.
«Questo sul tempo» spiega Luisa.
«Ah» dice Marco «Sì, sicuramente...»
A Luisa scappa una risatina, e lui si sente alquanto nervoso per quello che lei gli potrà dire, soprattutto se ha a che vedere con un cavallo.
Alla fine lei gli dice «Grazie Marco.»
«Grazie?» chiede Marco.
Sente il click della comunicazione che viene interrotta: alla radio Falco cede il posto alla Rettore che chiede una lametta per tagliarsi le vene.
Lei rientra in casa, sale veloce le scale e si sdraia nel suo letto. Essendo un'anima che si tortura e si tormenta, piange fino all'alba.
Intanto Marco apre un sacchetto di patatine, accende la tele e si immerge istantaneamente nella replica di una partita di tennis tra due giocatori cechi dei quali non ha mai sentito parlare. Una debole voce in uno degli angoli più reconditi della sua mente gli dice che qualcosa di importante è successo stasera al telefono, ma è del tutto sicuro che non c'era modo comunque di capirlo, per cui è meglio non pensarci. Intanto non lo sa, ma in lui si attivano innumerevoli ripercussioni fisiche e psichiche: fisicamente superare una chiacchierata paranoica con la fidanzata brucia la stessa quantità di calorie che i due cechi stanno disperdendo sul campo, mentre psichicamente la sensazione di essersela cavata alla grande lo farà essere convinto, per almeno tre ore, di avere la nobiltà d'animo di Madre Teresa di Calcutta.
Quando l'effetto svanisce, subentra un irresistibile desiderio di essere single, insensibile e un po' di destra. Altri telefonerebbero ad una ex-fidanzata e quando lei risponde riaggancerebbero.
Il giorno seguente, sempre sdraiata sul letto e abbracciata al peluche che lui ha vinto per lei al tiro a segno al Luna Park, Luisa chiamerà una delle sue migliori amiche, o forse un paio di loro, e parleranno della cosa per sei ore di seguito. In forma dolorosamente dettagliata, analizzeranno tutto quello che lei ha detto e tutto quello che lui ha detto, ritornando su ogni punto una e più volte, esamineranno ogni parola e ogni gesto per quanto minimo, considerando ogni possibile ramificazione.
Continueranno a discutere il tema varie volte, per settimane, forse per mesi, senza arrivare mai a conclusioni definitive ma senza mai neanche annoiarsi del tema.
Intanto Marco un giorno, mentre starà guardando una partita di calcio con un amico, distrattamente dirà: "Luca, sai se Luisa ha mai avuto un cavallo?"
Ecco, su queste basi, otto anni dopo, nasco io.