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1Lamette Empty Lamette Mer Apr 07, 2021 9:52 pm

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Ti muovi e scalci. Mi hai svegliata…ma quanto ho dormito?
Provo a stirarmi, ad allungare le braccia sopra la testa, ma il dolore mi blocca.
Dove sono? Ogni volta che mi sveglio me lo chiedo, anche se sono passate quasi due settimane che sono qui. Cerco di ricordare, frugando con gli occhi, questa non è camera mia, non è il mio letto, le pareti sono bianche, un armadio con uno specchio lungo e stretto, scuro come i due comodini. Il paradiso, rispetto a quella dell’ospedale. Ho fatto una cazzata, lo so, ma che potevo fare?
Mi dai un altro calcio, come a voler risvegliare le mie sensazioni intorpidite. La finestra è aperta, entra alito caldo che muove la tenda, possibile sia già pomeriggio? La zia di Lorenzo è stata così carina a ospitarci a casa sua. Ci vive da sola, da quando è separata, non ha figli e vuole bene a Lorenzo come fosse figlio suo.
Ci ha dato la sua stanza perché è la più fresca e poi affaccia sopra un piccolo giardino. La sera arriva un po' di frescura e Lorenzo può mettersi a dipingere lì.
Mi sento finalmente al sicuro. Accolta, per la prima volta non mi sento giudicata.
Sono in un bagno di sudore, luglio torrido, lo dice anche la televisione. Io lotto sempre, anche quando dormo. I polsi mi battono, le ferite sono chiuse, ma la pelle tira. Il dottore ha detto che ci vuole tempo. Porto ancora le bende, non oso guardare i tagli. All’ospedale mi hanno fatto l’ecografia e così ti ho vista. Sei bellissima. Il dottore mi rassicura che stai bene, ci hanno salvate in tempo, e poi dice che sei femmina, ma io già lo sapevo. Eri troppo attaccata alla vita.
E quando gliel’ho detto, lui ha sorriso. Mi ha sussurrato, in un orecchio, che ho avuto coraggio a portare avanti, da sola, una cosa più grande di me e che un momento di fragilità, alla mia età, ci può stare. Allora anch’io ho sorriso.
Cerco di alzarmi, piano piano, sono ancora debole e poi ho fame. Mi hanno lasciata dormire, il sonno a volte nutre più del cibo, dicono.
Da sotto sento arrivare la voce del cronista, parla veloce e concitato. Siamo nel pieno dei mondiali di calcio. L’Italia sta andando alla grande. Oggi gioca contro il Brasile, un osso duro e la vittoria è necessaria per andare avanti. Il pareggio non ci basta, passerebbe il Brasile e noi saremmo squalificati.
Mi metto seduta sul letto. La testa mi gira e allora chiudo gli occhi e stringo le mani al lenzuolo per non cadere. Passa.
Sono debole, ho perso molto sangue, prima che mia madre mi trovasse in bagno, nella vasca, con le vene tagliate in un lago di sangue. Io non ricordo niente, mi hanno detto che ero svenuta, l’ambulanza, e la corsa in ospedale.
C’è stato un prima e questo me lo ricordo bene. Quando avevo quattro anni sono stata adottata, mia madre, quella vera, è morta di overdose, mio padre non l’ho mai conosciuto.
Mi ha presa una coppia senza figli, quasi perfetta, fino a qualche mese fa, quando quello che doveva essere mio padre ha abusato di me. È successo solo una volta, un’unica inspiegabile, inconfessabile volta e io ora aspetto un figlio da lui.
Riuscire anche solo a pensare a quello che è successo mi fa star male, ho la nausea, i conati di vomito, una vertigine dolorosa. Trovare le parole non allevia certo il dolore, ma lo rende sopportabile, anestetizza le vene che portano il sangue al cuore e quello continua a battere.
Che ore saranno? Nel borsone dovrei avere qualcosa di pulito, non mi serve molto, ho trovato un vestito leggerissimo, quello a fiorellini azzurri, ho altre fasce intatte, saranno le ultime che metto. Se penso che solo qualche mese fa, ai polsi, portavo braccialetti che sentivo tintinnare, mentre correvo per entrare in classe. Come cambiano le cose, come cambia la vita.
All’inizio volevo liberarmi di te, avrei abortito, ma tu questo non lo saprai mai. Andava fatto subito, sarebbe stato indolore, ma per chi? Sarebbe stata la soluzione, quella migliore per tutti, pensavo, avrei continuato la scuola, la maturità e poi l’università, mia madre non si sarebbe accorta di niente, mio padre si sarebbe perdonato quell’unico momento di debolezza, lo conosco. Eppure, non l’ho fatto.
Il disgusto e l’orrore per quanto era successo non ti avevano raggiunta. Quella che si chiama un’anima pura e innocente stava dentro di me.
Una volta, in un libro di scienze, ho letto che quando un granello di sabbia, o qualsiasi corpo estraneo, entra nei tessuti molli di un mollusco, l’animale si difende secernendo una sostanza madreperlacea, strato su strato, fino a formare una gemma preziosa. Così nasce una perla.
E questo eri tu per me. Il mio bene unico, il più prezioso da proteggere.
Allora ti ho tenuta nascosta, tutto questo tempo, tra nausee e corse in bagno a vomitare, senza poter parlare con nessuno.
Il mio futuro non lo vedevo se non con te e questo non è coraggio, è sopravvivenza.
Poi, a scuola, è arrivato Lorenzo, a metà gennaio di quest’anno.
Lorenzo ha quasi vent’anni, è ripetente, è stato trasferito, da un altro liceo, nella mia classe. Capelli scuri e mossi, occhi grigi, striati di azzurro e una fossetta sulla guancia sinistra che sprofonda ogni volta che sorride. Qualcuno lo definisce una testa calda. Ha fatto a botte con un tizio che metteva le mani addosso alla fidanzata, perché lui certe cose non le tollera. Ha dovuto cambiare aria e istituto.
Ha portato una ventata di freschezza, era sempre allegro, super corteggiato dalle mie compagne che, nei loro fuseaux colorati e sotto magliette sgargianti, ancheggiavano offrendo seni dalle generose forme. Lui faceva caricature a tutti, anche ai professori. Gli piace disegnare e quando finirà il liceo vuole andare all’Accademia. Io lo guardavo a distanza, me ne stavo in disparte, senza un filo di trucco e con il mio segreto che cresceva dentro i jeans slacciati.
Ero attratta da lui, forse perché mi sembrava più maturo di quei quattro tozzi dei miei compagni, nei loro giubbotti firmati. Io non sono come loro, purtroppo.
A me piace studiare, a volte non lo lascio a vedere, ma poi mi tradiscono i voti. La secchiona, mi chiamano, ma poco m’importa. Ma un giorno, a fine lezione, mi ha chiesto se l’aiutavo nella versione di latino. Ho accettato con il cuore che mi batteva a mille.  E invece siamo andati al mare, a Fregene, con la 127 del padre, verde oliva, orrenda, non si poteva guardare. Quanto abbiamo riso, come due scemi. Mi ha detto che gli piacevo un sacco, anche il mio modo di studiare, di interessarmi alle cose e non solo per i voti. E poi che era attratto dal mio sguardo, da come lo guardavo, perché avevo gli occhi sinceri e belli e scuri come due olive mature.
Ha cercato di baciarmi ed è stato allora che gli ho raccontato tutto. Di qualcuno dovevo fidarmi. Pensavo che fuggisse terrorizzato e invece…e invece è rimasto. Voleva che parlassi, che raccontassi ogni cosa a mia madre, che mio padre, lurido schifoso, doveva pagarla per quello che mi aveva fatto,
Ma io non potevo farlo. All’inizio era furioso perché non capiva come potessi tacere. Gli ho raccontato anche del sogno che facevo tutte le notti. Stavo distesa, nuda, sopra un tavolo di marmo, le gambe aperte, facce sconosciute mi giravano intorno bisbigliando, le mani portate alle bocche, uomini intorno a mio padre, a sostenerlo, perché la ragazzina si era inventata tutto. Che dopo tanti anni era questa la gratitudine verso chi l’aveva accolta come una figlia. Davano il cordoglio a mia madre che piangeva come fossi morta e, forse, per lei lo ero veramente. Giravano sempre più veloci, come anime in pena, mi passavano davanti cercando in ogni modo di tirare fuori da me il piccolo essere, il frutto della menzogna. Io urlavo con la bocca spalancata, ma la voce non usciva. Agitavo le braccia come per scacciare le mosche che cercavano di posarsi sulla mia carne nuda.
E mi svegliavo urlando per il dolore di un cuore impazzito. L’incubo, quello del sogno, finiva ed ero sempre io, nella mia cameretta, l’armadio azzurro con tutti i miei segreti e i vestiti, buttati a terra o alla rinfusa, sopra la sedia, sulla scrivania i libri da portare a scuola il giorno dopo, qualche fotoromanzo rubato a mia madre. I poster alle pareti e la foto di Vasco che mi guardava da dietro la porta chiusa. Ogni cosa al posto suo tranne dentro di me.
Io non volevo che mia madre sapesse perché non potevo darle un dolore troppo grande. Non volevo che pensasse di aver sbagliato tutto con me. 
Ti tenevo nascosta, perché non vedendoti nessuno potesse farti del male. Allora mi bastava stringere un po' più forte le fasce e tu sparivi, rientravi ancora più dentro di me.
Lorenzo, alla fine, sembrava che avesse capito. Non mi chiedeva più niente. A volte di nascosto, sotto il banco, mi accarezzava la pancia e sorrideva. Mi è stato vicino, è stato il fratello, il padre, il ragazzo premuroso. Si è preso cura di me e di te, perché chi genera Arte, come lui, ha l’istinto materno, sente la vita dentro di sé prima di tutti gli altri.
E così sono passati i mesi, quello che era mio padre non esisteva più, non lo odiavo nemmeno. Sono stata brava a camuffarmi, a nascondere la gravidanza come i sentimenti, nessuno si è accorto di niente, né i miei compagni in classe, né mia madre, neppure quando ho iniziato a prendere i suoi vestiti.

È bella, lei. I capelli castani le incorniciano il viso dalla pelle chiara. Avrei voluto somigliare a lei, ma come avrei potuto. Sono mora e ho il naso a punta. Lei è alta, ogni forma è al punto giusto, io più bassa e piatta. Non ho le sue gambe lunghe e slanciate, non ho la grazia del suo sguardo dentro gli occhi nocciola, né la sua bocca sensuale e carnosa.
Però Lorenzo dice che ho un bel sedere e allora mi sento bella anch’io.
La gravidanza mi ha migliorata.
Adesso riesco anche a mettermi nuda davanti allo specchio, di profilo, con la mia pancia a punta. Vedo riflessi i miei occhi, che prendono luce mentre la accarezzo. Prima non lo facevo, non riuscivo a guardarmi.
È cresciuta tanto, e tu con lei, si vede che ci siamo quasi, una o due settimane, chissà, quando sarai pronta.
Un giorno, era fine maggio, mia madre si è accorta di te, è entrata, all’improvviso, in camera mia e ti ha visto.
L’ho vista barcollare, senza le sue certezze, doppiamente delusa, perché l’avevo esclusa dalla mia vita. Come poteva capire che la stavo proteggendo.
Pensavo mi abbracciasse. Una madre dovrebbe abbracciare sempre una figlia che piange.  Ha stretto i pugni e, con gli occhi inondati di rabbia, non ha detto neanche una parola.
È corsa nello studio a dirlo a mio padre, trascinandomi per un braccio, mostrandomi come merce avariata, come un lenzuolo strappato senza possibilità di riparazione.
Come hai potuto farci questo? Il padre chi è? Gli ho detto che non sapevo chi fosse, meglio ammettere la propria leggerezza che svelare l’orrore. Non mi facevano parlare. Non sentivano neppure la mia voce. Di quanti mesi sei? Non aspettavano nemmeno la risposta. Mio padre aveva allentato la cravatta, bianco in viso, non poteva credere che portassi dentro di me il frutto di quell’unica volta.
E così la soluzione l’aveva trovata lui, l’avvocato delle giuste cause, di quelle sempre vinte, perché a quelli come lui non piace perdere. Si sfregava le mani, lo faceva quando cercava una soluzione, per far scoccare la scintilla dell’ingegno, il fuoco primordiale e illuminante. Generalmente la trova. Mi chiede quanto mi manca per partorire, che avrebbe parlato con un dottore dell’Annunziata, un suo cliente, lo sguardo implorante, mi supplicava di una sola cosa, tacere.
Diceva che mi avrebbe fatta partorire e poi, che ti avremmo data via, era chiaro, non potevo tenerti. Io, la figlia cresciuta con amore, studentessa modello al penultimo anno di liceo classico, sognavano per me un altro domani.
Dopo il parto sarebbe stato semplice, bastava non riconoscere il bambino. C’era un’infinità di famiglie senza figli disposte a adottarne uno. Per me sarebbe stato solo un danno. Sarei andata a Sabaudia dalla nonna per finire il mio tempo. Era stabilito così e non c’era altro da aggiungere.
Non potevo credere che mia madre, anche lei, volesse questo per me.
Non riuscivo a crederlo. Ma lei si è sempre fidata di mio padre, per tutto, le decisioni importanti le prendeva lui e anche questa.
Ho pianto, urlato, sbattuto porte, minacciandoli che andavo via, che ero maggiorenne e non potevano farmi questo. Che non mi servivano i loro soldi per mantenere me e il mio bambino, gli ho urlato che avrei lasciato la scuola, mi sarei messa a lavorare. Ho detto che li avrei denunciati per quello che volevano farmi fare e che mai mi sarei separata da mio figlio. Ma loro avevano deciso, lui aveva deciso.
Ho tenuto fuori Lorenzo e questo è stato un errore.
Ma quando si decide di farla finita non si pensa mai a chi rimane. L’egoismo prevale, in fondo. Il presente lo conosco, è questo qua.
Non so se tornerò a casa, se lascerò la scuola, se mi cercherò un lavoro, se racconterò tutto a mia nonna, lei mi vuole molto bene.
Non so se Lorenzo ci sarà anche dopo, non me lo chiedo, adesso non sopporto altre domande. So anche che si vedeva con altre ragazze, cosa posso pretendere. Ma adesso so che c’è, stiamo bene insieme e questo mi basta.  
È iniziata la partita. Dai balconi, dalle finestre aperte si sente un’unica voce che invade i cortili, le strade, tutta la città. Un’intera nazione con il fiato sospeso, tutti in apnea.
Mi affaccio alla finestra e guardo di sotto.
Mi assale un aroma di lavanda. Ce n’è un cespuglio vicino alla siepe dove batte il sole. Un profumo di pulito, tra i vasi di gerani e un ficus enorme piantato nel terreno. Una fontana di cemento, al centro di un’aiuola, con sopra un puttino dalla bocca muta, perché non sputa acqua. Mi piace questo giardino dove luce e ombra convivono senza farsi guerra.
Lorenzo è lì, davanti al cavalletto. Non sembra soffrire il caldo, lui. Indossa una camicia hawaiana sbottonata. Quando dipinge il resto del mondo scompare. Ci sono solo lui e la sua tela. Sento le pennellate e mi sembrano le bracciate di un nuotatore che sta per affogare. Agita la mano e il pennello come un direttore d’orchestra che dirige i suoi musicisti e trova nelle note, come nei colori, la sintesi perfetta della sua creazione.
Non è mai soddisfatto. A volte sfregia le tele, le taglia con una lama, prima di dipingerle, o durante, spesso anche dopo, quando il quadro è finito. Lo stesso gesto disperato che ho fatto io.
Lamette, è la nostra canzone. Ridiamo. La mettono spesso alla radio, è forte Rettore, il volume a palla e cantiamo.   
Ti voglio bene, sì, ti voglio tanto bene,
Dammi una lametta che mi taglio le vene.
L’altro giorno Lorenzo mi ha fatto un ritratto. Nuda sul letto, come la venere di Urbino stesa sul fianco i capelli sciolti, il seno turgido e lo sguardo fisso sopra di lui.
Una venere con la pancia.
Mi sporgo dalla finestra e lui mi vede. Mi manda un bacio e mi chiede di scendere.
 Italia Brasile sta per iniziare. Dicono sia la partita più importante del campionato, ci giochiamo la qualificazione. Io ho sempre odiato il calcio. Mi ricorda le domeniche in cui mio padre andava allo stadio e ci lasciava sole.
Mia madre si preparava, spruzzi di profumo dietro le orecchie, capelli cotonati, indossava uno dei suoi blazer a doppio petto e usciva. Si vedeva con le amiche al circolo delle dame di carità, così diceva. Qualche volta ho pensato che avesse un amante. Sorseggiando una tazza di tè, pensavano all’associazione di turno da aiutare. Io me ne stavo a casa da sola, le telefonate con le amiche, i compiti da fare, qualche film in cassetta.
Ma questa volta è diverso.
E così scendo. La zia mi fa trovare una fetta di pane e marmellata e succo di pera.
La radio è accesa, la partita è iniziata.
Il calcio oggi è il riscatto di un’intera nazione.
Con la palla rotolano tutte le paure, anche quella di farcela. Non ci sono disparità tra nord e sud, tra uomini e donne, perché la meta è una sola ed è, per tutti, la stessa. Non c’è differenza sociale, ai gol ci si bacia, senza nemmeno conoscersi.
Allora mi piace che tu senta, se ci saranno, i boati di una bestia dormiente che si sveglia e urla la rabbia che ha in corpo, perché sa di potercela fare.
Questa è l’estate dell’ottantadue, con la sua bellissima sfida, non so dove ci porterà, magari a vincere la Coppa del Mondo.
Sono passati solo cinque minuti e Paolo Rossi segna. E mentre esultiamo, abbracciandoci, non so ancora il tuo nome.
O forse l’ho sempre saputo. Ti chiamerai Perla.

2Lamette Empty Re: Lamette Gio Apr 08, 2021 7:06 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Titolo più che centrato. 
Una bella storia, una lettera non a un bimbo mai nato ma a una bimba che nascerà a dispetto di tutto.
Scritto molto bene. La storia è intensa, piena di buoni sentimenti. Ci presenti una protagonista che è appena uscita dal tunnel e ci fai vivere la speranza e la bellezza della vita “sempre” e “nonostante”.
Poni l’accento sul buono che c’è. Addirittura cerchi una giustificazione per il comportamento di quel patrigno ignobile.
Non ti dai un nome, ci fai conoscere quello del tuo amore:Lorenzo e poi quello bellissimo della chiusa finale: Perla.
Lorenzo, un artista con le doti da artista. Sensibile e comprensivo. Un personaggio angelico.
Il tormento personale che ti ha portato al gesto estremo ce lo racconti, ma non ce lo fai vivere fino in fondo. Anzi lo alleggerisci con la musica. Con una hit musicale di quella estate. 
Sai che c’è? Bastava quella canzone per centrare il paletto del periodo. Tutti i riferimenti alla partita li eliminerei completamente da questo racconto. Soprattutto quella parte così “lucida” dopo che ci hai introdotto in una atmosfera di “confusione mentale” come quella che hai perfettamente rappresentato nell’incipit.
In particolare questo passaggio:
Da sotto sento arrivare la voce del cronista, parla veloce e concitato. Siamo nel pieno dei mondiali di calcio. L’Italia sta andando alla grande. Oggi gioca contro il Brasile, un osso duro e la vittoria è necessaria per andare avanti. Il pareggio non ci basta, passerebbe il Brasile e noi saremmo squalificati. (Zack! Lo taglierei di netto)
Comunque una bella prova e un ottimo racconto.

3Lamette Empty Re: Lamette Gio Apr 08, 2021 7:40 pm

Ospite


Ospite

Scritto molto bene, anche se le immagini durissime della vicenda contrapposte a una partita di calcio, fosse pure mondiale, stridono e fanno perdere forza all'impatto, lo attutiscono, attutiscono vergogna e dolore. Ma hai scelto tu di proporle e l'autore va sempre rispettato. Uomo o donna che sia.
Per fortuna c'è Lorenzo e una zia pacioccona con la merenda incorporata.
Piaciute pure le immagini del giardino, un po' meno l'agitazione dell'artista che sembra dirigere un'orchestra.
La pittura è calma, dolcezza. I tagli li faceva solo quel pazzo di Fontana, le pennellate le davano Schifano, Angeli, Tano Festa.
Ma quelli dipingevano e combattevano. Contro l'eroina.

4Lamette Empty Re: Lamette Ven Apr 09, 2021 4:23 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto perfetto in tutto. Rispetto dei paletti in pieno e tema centrato ma questo è quello che conta di meno. Quello che conta è come hai saputo creare quell'atmosfera di orrore, sofferenza poi gioia al solo far entrare in scena l'amore. Sei brava (qui la penna è femminile non credo mi sbaegli) e ho letto tutto d'un fiato, assorbendo la situazione da te presentata come un girasole che segue i raggi del sole per poi restare in direzione della notte in arrivo. Io sono restato così contento del bel finale.

5Lamette Empty Re: Lamette Sab Apr 10, 2021 8:35 am

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autrice (mi ci gioco una cena). Non averne a male, questa mia recensione sarà meno lunga delle altre. I motivi? Partiamo dalle pulci.

Pulci:

* Ecco...questo è il motivo della brevità. Non ne ho trovate. Paletti rispettati, scrittura coerente e corretta. 

Piacevolezza di lettura:

* E questo è il secondo motivo per la brevità. L'ho divorato il tuo racconto, al momento sei in classifica. Sei la prima. Solo che sto ancora piangendo e non vedo i tasti della tastiera. E così smetto di scrivere, torno alla storia e me la rileggo, perché alcune volte mi piace piangere. E quelle volte nessuno, proprio nessuno deve provare a consolarmi. Grazie, veramente, veramente Grazie.

6Lamette Empty Re: Lamette Sab Apr 10, 2021 11:42 am

gemma vitali

gemma vitali
Padawan
Padawan

Racconto scritto benissimo. 
Quello che colpisce in questo racconto è anzitto quel flusso narrativo che come un piffero magico incanta il lettore dall'inizio alla fine.
Distaccandoci dal coinvolgimento emotivo ci sono delle cose che sembrano eccessive.
Può una ragazza essere così al di sopra di tutto da perdonare il suo strupatore sensa provare mai rabbia?
Può una madre se pur adottiva essere così distaccata dalla sorte della figlia che pure ama.
Può un ragazzo giovane come Lorenzo diventare quasi un angelo custode?
Al di là di angeli e santi tu hai reso possibile tutto questo con la tua arte e ti ammiro per questo.
Complimenti.

7Lamette Empty Re: Lamette Sab Apr 10, 2021 12:31 pm

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Vado fuori dal coro: di tutti i racconti scritti finora questo è quello che mi è piaciuto di meno. 
Non ho nessun dubbio che l'autrice in questo caso sia una donna e, lasciamelo dire, per me ti sei buttata su due temi duri e difficilissimi, l'incesto e il tentato suicidio, forse con troppa superficialità. Tanto da riempire il tuo testo di frasi retoriche (ti ho protetta nel mio ventre come l'ostrica protegge dento di sé il granello di sabbia, ti chiamerò Perla, ecc.) e da risultare poco credibile. Forse sarà colpa del cinismo che da sempre mi accompagna, ma in questo caso non ce l'ho proprio fatta a "sospendere l'incredulità" (come si dice in gergo tecnico) e a farmi andare giù i troppi cliché presenti. 
1- il ragazzo in apparenza problematico, bullo, ma che in realtà è un incompreso e tanto buono da "salvare" la futura madre.  Insomma, un ripetente di 20 anni che è stato espulso dalla vecchia scuola perché ha fatto a botte. Ma ehi attenzione... è perché voleva difendere una donna maltrattata. 2- I genitori che vogliono allontanare la figlia incinta perché la gente non sappia e non parli, poi si sbarazzeranno del "frutto della vergogna". 3- la zia di Lorenzo che tratta il nipote come un figlio (povero ragazzo ovviamente non ha i genitori!) e accoglie entrambi in casa sua. 4- il medico che dopo che la protagonista ha tentato il sucidio le dice che sia lei che il feto stanno bene e che, visto quello che sta passando, è normale avere un momento di fragilità. Un tentato suicidio un momento di fragilità? No, scusami ma questo passaggio non è per nulla credibile.
In generale trovo un po' tutto eccessivamente buonista e positivo.
Io ti consiglierei di affrontare certi temi con i piedi di piombo o di evitarli se si rischia di cadere troppo nel retorico e nello scontato.
L'unica cosa che ho apprezzato è stato il riferimento alla canzone di Rettore, il resto proprio no.



Ultima modifica di SisypheMalheureux il Dom Apr 11, 2021 11:01 am - modificato 1 volta.

A Akimizu garba questo messaggio

8Lamette Empty Re: Lamette Sab Apr 10, 2021 11:22 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mi è piaciuto leggere questo racconto, va giù come l’acqua. Ben scritto, parla di argomenti molto pesanti ma senza enfasi, senza ridondanza, con un linguaggio piano e quotidiano che prende. Non vorrei spingermi troppo oltre ma… non so… ci sento tanta verità, in queste parole… possibile qualcosa di autobiografico? Ma forse, appunto, mi sono spinta troppo oltre.
Paletti: ci sono camera da letto, pittore, giardino, estate 1982. Sono dubbiosa sul genere, perché a me questo sembra un racconto in prima persona, più che un monologo.
Comunque, rimane davvero un ottimo lavoro.

9Lamette Empty Re: Lamette Dom Apr 11, 2021 7:01 am

mirella


Padawan
Padawan

Argomento abusato. Oltre tutto, il tema dello stupro, della gravidanza indesiderata e conseguente tentato suicidio si rivela una scelta rischiosa, data la leggerezza dello step e delle sue richieste. Il fatto drammatico non mi sembra di facile inserimento nel contesto, infatti si fa di tutto per minimizzare, inserendo squarci del mondiale o altro. Poco verosimile il personaggio di Lorenzo.
Il monologo c'è ed è ben scritto, la partita anche, ma un dramma simile non è facile da alleggerire.

A SisypheMalheureux garba questo messaggio

10Lamette Empty Re: Lamette Dom Apr 11, 2021 5:02 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mamma mia che potenza questo racconto, mi sono detta quando mi sono trovata a piangere su certe righe. Sono mamma e ora anche nonna, quindi…
Però, però, riflettendoci….c’è un dramma troppo complesso per affidarlo a un semplice racconto: una bambina adottata, la famiglia benestante con una bella facciata ipocrita, un padre che non resiste al fascino della giovinezza, una madre che preferisce difendere il marito e la facciata piuttosto che la figlia (le avrà mai detto ti voglio bene sinceramente?), l’amico ultimo arrivato nella compagnia che corre in soccorso, la zia di forse modesta estrazione e istruzione che si occupa finalmente col cuore della ragazza che decide di tenere la bambina. Paura, dolore, orrore, ipocrisia, soccorso, famiglia, speranza. Sono situazioni complicate, nella realtà accadono anche più spesso di quanto non emerga, ma ci vogliono anni, non pochi giorni per elaborare tali esperienze.
Il monologo non sembra qualcosa che sia uscito di getto al risveglio in un caldo pomeriggio, che già di spossa, quanto piuttosto il riassunto, ordinato anche temporalmente, di sedute da un terapeuta: ripensi a cosa è accaduto, analizzi e provi a cercare la chiave per accettare e andare avanti.
Ma, ripeto, non è un percorso di poche settimane, di certo non in un momento in cui l'onda emotiva di un tentato suicidio ancora può annebiare i pensieri.
La mia impressione è che il racconto sia l’adattamento di un racconto precedentemente scritto, in cui siano stati inseriti i desiderata di questo step.
È un buon lavoro, ordinato, la scrittura è scorrevole, ogni momento al suo posto (forse troppo)provoca emozioni certo, ma per un concorso il dramma alla base della trama è un po’ troppo. Anche se sono stati trattati argomenti altrettanto seri.
Azzeccato il titolo.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

11Lamette Empty Re: Lamette Lun Apr 12, 2021 4:22 pm

Yoghi69


Viandante
Viandante

Racconto scritto molto bene e i paletti richiesti sono tutti rispettati. Mi sembra però che ci sia troppa carne al fuoco. Lo stupro, il tentato suicidio, la zia buona, il bullo dal cuore d'oro. Troppo per un racconto. Per un po' mi è sembrato di entrare in una telenovela brasiliana con un numero eccessivo di disgrazie e colpi di scena non molto plausibili.
Complimenti per il titolo e la citazione di Rettore. Bello il nome della figlia.

12Lamette Empty Re: Lamette Mar Apr 13, 2021 5:04 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Fra quelli che ho letto fino a ora è quello che, purtroppo, mi è parso più penalizzato dal rispetto dei vincoli della prova. Senza quei riferimenti alla Coppa del mondo che, fra l’altro, potevano essere evitati, sarebbe rimasto il succo della storia: un racconto personale molto intimo e struggente.
La qualità della scrittura è eccellente. Il finale con la scelta del nome, molto bello, come bella la frase da cui prende spunto: “quando un granello di sabbia, o qualsiasi corpo estraneo, entra nei tessuti molli di un mollusco, l’animale si difende secernendo una sostanza madreperlacea, strato su strato, fino a formare una gemma preziosa. Così nasce una perla.”
Sulla personalità della protagonista ho avvertito alcune incongruenze che in certi passaggi mi hanno lasciato un po’ perplesso. Mi riferisco a una serie di atteggiamenti e di reazioni nelle varie circostanze della vicenda che singolarmente ho compreso ma che nell’insieme mi hanno dato una sensazione di nota stonata. Non sono psicologo e quindi non me la sento di articolare meglio. Resta il fatto che si tratta di un racconto pregevole. Posso dire... “una perla”?  


13Lamette Empty Re: Lamette Mer Apr 14, 2021 11:55 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Premessa che inserirò in alcuni altri commenti: ho riletto diversi racconti, quelli su cui avevo qualche perplessità da prima/seconda lettura, non tanto per aggiustare il tiro, il giudizio quello rimarrà, ma per vedere quel qualcosa che magari era sfuggito.
Questo racconto l'ho riletto con l'intento di valutare in un altro momento se effettivamente tutti quegli spunti, situazioni porte al lettore fossero davvero troppe.
L'impressione mi è rimasta. Ritengo che il tema nel suo complesso sarebbe da affidare ad un romanzo, in cui ogni singolo episodio richiamato nel racconto abbia maggior spazio sia descrittivo che di riflessione. Soprattutto consentirebbe di portare in primo piano, alla fine, il lavoro di accettazione di quanto successo (giustificazioni per il padre, delusione per la madre ecc.) che - ripeto - non è sicuramente proponibile in poche settimane e neanche pochi mesi. Il nome Perla mi ha rmmentato un bel film su argomento "simile": Piuma.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

14Lamette Empty Re: Lamette Mer Apr 14, 2021 12:21 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Nonostante ormai sia la quinta volta che lo leggo, sono ancora commosso, come le precedenti quattro volte.
Il pugno nello stomaco arriva qui: 

Mi ha presa una coppia senza figli, quasi perfetta, fino a qualche mese fa, quando quello che doveva essere mio padre ha abusato di me. È successo solo una volta, un’unica inspiegabile, inconfessabile volta e io ora aspetto un figlio da lui.

Da qui in poi, il tuo monologo raggiunge il climax e poi discende, e poi risale e poi scende, e così via per tutto il racconto, tenendo altissimo l'interesse del lettore e la piacevolezza della lettura.
Piacevolezza? Beh, forse non è la parola più adatta...
Tocchi temi a me molto cari, che è difficile trattare. Sai perché secondo me funziona? Perché hai l'appoggio del genere. Essendo un monologo, e riuscendo tu a caratterizzarci il personaggio attraverso i suoi pensieri, risulti credibile e coerente per tutto il testo. 
Ed ecco anche perché non si può correre il facile rischio di cadere nella retorica.
La scrittura è ottima, i paletti sono rispettati, e io vorrei dirti tantissime cose ma non dico più niente, se non complimenti!
Credo che questo sia il tuo racconto più bello, posso dirlo?:


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

15Lamette Empty Re: Lamette Gio Apr 15, 2021 2:14 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Probabilmente è presente qualche cliché in questo racconto, il tema sarà pure abusato, però il racconto mi ha convinto e mi è piaciuto molto.
Lo trovo semplice, lineare, organico, senza eccedere in frasi troppo auliche  o pesanti.
Non vuoi stupire con una forma troppo ridondante come hanno fatti altri e con me questa scelta risulta quasi sempre essere quella giusta.
Ho trovato la tua chiusa semplicemente perfetta, quel nome che si ricollega alla vita da studentessa della ragazza e a quel libro di scienze.
La cosa che non mi è piaciuta è questa:
Il pareggio non ci basta, passerebbe il Brasile e noi saremmo squalificati.
Così, con quello squalificati è orrenda: fermati a passerebbe il Brasile. Stop.

E poi ho un dubbio: È bella, lei. I capelli castani le incorniciano il viso dalla pelle chiara. Avrei voluto somigliare a lei, ma come avrei potuto. Sono mora e ho il naso a punta. Lei è alta, ogni forma è al punto giusto, io più bassa e piatta. Non ho le sue gambe lunghe e slanciate, non ho la grazia del suo sguardo dentro gli occhi nocciola, né la sua bocca sensuale e carnosa.
Parafrasando una famosa canzone di Renato Zero, ma lei chi è?
Detto questo, avrai capito che per il coinvolgimento che sei riuscita a creare in me promuovo senza dubbio il tuo bel racconto.

16Lamette Empty Re: Lamette Gio Apr 15, 2021 10:24 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Nonostante l'argomento trattato, arrivato alla fine del tuo racconto ho pensato che questa è una bella favola.
Una favola scritta bene, molto bene, ma solo nelle favole le cose, dopo una serie di catastrofi come quelle che capitano alla protagonista (orfana, violata dal padre adottiva del quale resta addirittura incinta e suicida!), si mettono ad andare tutte bene, anzi benissimo...
Letta come una favola - e il genere monologo scricchiola trasformandosi di tanto in tanto in resoconto, anche se tuttora il genere monologo non so se siamo riusciti bene ad inquadrarlo, io non ancora, lo confesso - per me questo racconto è davvero molto bello, scritto benissimo e coinvolgente.
I dubbi restano su alcuni passaggi, come il voler inserire a tutti i costi i mondiali di calcio (hai avuto un colpo di genio inserendo una canzone per evocare un'intera estate!) quando non ce ne era bisogno.
I paletti per concludere: bene l'ambientazione temporale, un po' secondaria la stanza nella quale non avvengono gli avvenimenti cruciali; ok personaggio e per quanto mi riguarda ok anche il genere.


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17Lamette Empty Re: Lamette Ven Apr 16, 2021 10:55 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Aut*

Un monologo che emoziona con tematiche molto forti. È scritto molto bene quindi è un piacere leggerlo e lasciarsi trasportare. 
Hai scritto qualcosa di molto intimo ma purtroppo io i paletti dello step non ce li vedo. Provo a spiegarmi meglio. ho avuto l'impressione che i paletti tu li abbia inseriti solo dopo, non sono funzionali alla narrazione. potevano essere diversi ma saresti riuscit* a inserirli ugualmente. 
Questa è la mia sensazione e mi dispiace perché quello che scrivi è molto emozionante ma purtroppo per quanto riguarda me non proprio adatto allo step.

18Lamette Empty Re: Lamette Dom Apr 18, 2021 6:53 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Non credo si debba a tutti i costi essere originali per conquistare un lettore. Personalmente non amo certe situazioni così drammatiche, ma è indubbio come questo racconto abbia lasciato un segno in me lettore. La vicenda di questa protagonista senza nome (sì, questo è male) è talmente triste e struggente che più volte, leggendo, ho esclamato "Ma guarda te!". E l'ho fatto poiché la scrittura è veramente di alto livello e non passa inosservata. Ecco il punto centrale: non ho apprezzato il racconto per i fatti ma per come sono stati narrati. 
Monologo, non monologo? E chi lo sa? Per quanto ne so (mamma mia, quanto sono capra!) potrebbe trattarsi tranquillamente di un monologo. O di un racconto in prima persona. O di un racconto in prima persona travestito da monologo. Brutta storia sentirsi una capra. Insomma, per me il genere è azzeccato.
Anche la camera da letto c'è, così come il disegnatore, in questo caso un pittore. Se dovessi criticare questo aspetto direi che il buon Lorenzo potrebbe sembrare piazzato lì ad hoc per soddisfare uno dei paletti del contest. E' forse l'unico dubbio che ho poiché non credo che il personaggio sia ben caratterizzato a differenza degli altri come il patrigno e la matrigna o, forse la meglio caratterizzata di tutti, pure più della protagonista, ovvero la bimba che cresce nel ventre materno.

Ciò di cui avrei voluto sapere di più, ma è soltanto una sorta di egoismo narrativo del lettore, riguarda il tentato suicidio. Si comprendono bene le ragioni, ma avrei speso qualche parola, anzi qualche situazione in più per un evento che ha portato la protagonista nel luogo dove si trova per raccontare la sua storia.

Infine, bene la collocazione temporale. Io che sono una capra anche in campo musicale, non avrei mai associato la canzone della Rettore (carneade, chi era costei?) al periodo storico, per cui sarei impazzito. Grazie per avermi citato i mondiali, così dormirò tranquillo.

Un racconto da non sottovalutare in sede di votazione.

19Lamette Empty Re: Lamette Dom Apr 18, 2021 7:39 pm

gdiluna

gdiluna
Younglings
Younglings

Ho trovato questo testo estremamente coinvolgente, ben scritto, centrato, equilibrato. Nel variegato dibattito su "monologo sì, monologo no" a proposito di questo ed altri testi non so se esistano una definizione e delle regole applicabili da un algoritmo di IA, per quanto mi riguarda, ai fini della valutazione dei testi di questo step adotterò questa: se mi sento nella testa del narrante è un monologo, se mi sento spettatore non lo è. Questo, per me, lo è. E proprio bello!
Un paio di passaggi ho trovato un po' stonati: la descrizione del pittore in giardino e la chiusura intorno alla partita.

https://parolemiti.net/

20Lamette Empty Re: Lamette Mar Apr 20, 2021 11:57 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Unire nello stesso testo due cose che mi fanno fare eeeeh, nel senso di eeeeeh raccapriccio, ovvero ventri gonfi e polsi tagliati, mi ha tenuto un po' in apnea per tutto il corso, pur pregevole della narrazione.
Eh, oh, non posso farci niente. Posso scrivere di, e assistere ai, peggiori squartamenti, ma i polsi tagliati no. Davvero, non li reggo. Per cui anche il titolo mi fa raccapriccio, e la canzone della Rettore pure.
Vabé, autismi miei.

A parte questo, la vicenda è di una profondità notevole. C'è pathos, c'è sofferenza, c'è soprattutto emozione. Si sente che ti sei emozionata/o a scriverlo, e l'hai trasmesso in pieno.
Ci sono però anche alcuni aspetti che effettivamente non funzionano come avrebbero potuto. 
In primis, come qualcuno ha scritto, l'effetto favola. Perché davvero c'è tanta idealizzazione, o così appare, nella logica della trama. Forse troppa.
Anche se, ti dirò, in qualche punto sembra davvero che ci sia qualcosa di autobiografico tanta è l'immedesimazione che si riesce a percepire con la voce narrante.

Poi il discorso Mondiali, che effettivamente sembrano non c'entrare nulla con la narrazione, sembrano inseriti solo perché è uno dei paletti.
Comprensibile comunque.

Infine Lorenzo, che è forse il personaggio più fiabesco di tutti.

Il vero dubbio che mi rimane al termine della lettura è: ma perché il tentato suicidio?
Questa è l'unica cosa che non sono riuscito a inquadrare. Anche nei peggiori momenti la protagonista non cede alla disperazione, si arrabbia ma rimane sempre composta, accetta il suo destino e lo fa con stoica imperturbabilità. In fondo, Lorenzo non le ha mai fatto mancare il suo (fondamentale) appoggio.
Dunque perché arrivare al gesto estremo?

Nel complesso, un lavoro molto positivo.

21Lamette Empty Re: Lamette Mar Apr 20, 2021 6:34 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

mah, onestamente non sono così entusiasta come tanti altri.
io qualche refuso l'ho trovato.
certo, il testo è scorrevole e la storia è cairca di tensione ed emotivotà, nulla da eccepire.
però, in tutta sincerità, non sono riuscito a entrarci, in questa storia.
sarà colpa mia, non lo nego certo, ma nonostante l'aut@ provi a coinvolgermi, non ci riesce.
e mi spiace.


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L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

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22Lamette Empty Re: Lamette Mer Apr 21, 2021 2:12 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Cara Autrice, caro Autore,

il tuo racconto ha un pregio grandissimo. Tratta tematiche molto forti e complesse, eppure si legge in maniera fluida, scorrevole, semplice. Quasi ingenua. Forse perché è lo sguardo di un'adolescente a mostrarci tutta la vicenda. Una vicenda decisamente più grande di lei. Ed è un grandissimo insieme di emozioni. Trovo il risultato decisamente positivo e convincente. Un bellissimo monologo. Complimenti.
Se mi permetti di essere pignolo, l'Italia, se non avesse vinto la partita, sarebbe stata "eliminata" e non "squalificata". Un dettaglio. Scusami.
Complimenti ancora.
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

23Lamette Empty Re: Lamette Mer Apr 21, 2021 7:48 pm

miichiiiiiiiiiii

miichiiiiiiiiiii
Younglings
Younglings

Ho iniziato a leggere e mi hai colpita sin dall'inizio o forse persino dal titolo, che a parer mio è perfetto.
Credo che errori non ce ne siano, ma ho notato che ti perdi un po' nello raccontare il sogno e nella leggerezza con cui concludi tutto il tuo racconto.

I paletti sono rispettati, la trama è piena di emozioni, che sia per il tentato suicidio, che sia per il diventare mamma, hai fatto centro nel mio cuore.
Mi piace un sacco!
Complimenti!

24Lamette Empty Re: Lamette Mar Apr 27, 2021 3:49 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Cliché e temi abusati restano tali solo quando non ci sono profondità e intensità a sostenerli. Ed è per questo che il racconto è molto bello, perché le ha entrambe. Come dipingere. I colori sono quelli, non puoi inventartene di nuovi. L'invenzione sta nel come li metti insieme, nel come li usi. Colori ce ne sono pochi, ma le sfumature sono infinite. Mi piacciono molto anche i riferimenti più leggeri, al calcio, alla canzone alla radio. Secondo me non distraggono, non servono nemmeno a bilanciare qualcosa di terribile che non può essere bilanciato, ma aggiungono in qualche modo verità. Sono due ragazzi. ascoltano canzoni e la partita alla radio. Mi sembra molto riuscito. Scritto bene e, come detto all'inizio, davvero intenso e trascinante.


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25Lamette Empty Re: Lamette Mar Apr 27, 2021 4:12 pm

The fallen

The fallen
Younglings
Younglings

Davvero bello, bello, bello. Nel senso letterario del termine, perché in realtà è devastante, disarmante, una serie di pugni allo stomaco che alla fine del racconto devi leggerlo di nuovo perché wow e basta. Il ritmo è altalenante, probabilmente voluto così ma ti tiene incollato a un racconto pieno di immagini forti, grammaticamente ineccepibile, dove avrei voluto solo qualche accapo in più ma forse perché ho lo schermo grande e quando ho cliccato sul titolo mi sembrava di guardare la muraglia cinese.
La chiusa è stupenda, con la scelta del nome che appende il cappello al chiodo che avevi piantato prima. O meglio al mollusco.

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