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Messaggio Da Different Staff Lun Lug 26, 2021 6:21 pm

Dalla fessura riesco a vedere la bambina muoversi in punta di piedi. Si aggira per la stanza, tocca ogni cosa che le capita a tiro, sorridendo soddisfatta.
Se Charlie scoprisse che entra in camera sua quando lui non c’è, si arrabbierebbe da morire.
Lo conosco Charlie. Diventa tutto rosso e si mette a urlare.
“Sparisci Mel o ti gonfio la faccia”, le ripete in continuazione, come il ritornello di una di quelle canzoni che risuonano a tutto volume quando la casa è vuota.
Non succederà mai. Lo so io e lo sa anche lei. L’unico a non saperlo è Charlie. Tutta la sua vita è una promessa non mantenuta.
Di tanto in tanto si ferma, la bambina, all’erta come un piccolo animale spaventato da un rumore improvviso, ma è una specie di recita, uno spettacolo per un pubblico invisibile.
Quelli piccoli sono fatti così. Non sanno che la vita è come un biscotto della fortuna. Non devi mangiartelo: devi scoprire il messaggio che c’è nascosto dentro. Dopo puoi anche decidere se crederci o no, ma intanto hai fatto un passo avanti.
Nemmeno Charlie l’ha capito. Ma a tredici anni inizia a sospettare che non deve mettere in bocca quel biscotto tutto intero e ingoiarlo come se niente fosse. È pur sempre un inizio.
Mel infila due dita nella fessura e apre la porta dello sgabuzzino. Si alza sulle punte come una ballerina e raggiunge la catenella per accendere la luce. Poi mi cerca in mezzo alle altre sciocchezze di cui questo minuscolo stanzino è stipato fino al soffitto e mi punta quei suoi enormi occhi addosso.
“Tu parli, vero?” mi chiede.
Faccio finta di nulla, mi riesce facile.
“Non c’è bisogno di farlo ora”, aggiunge, alzando le spalle con aria di sufficienza.
Dà una rapida occhiata al resto del ciarpame che affolla lo sgabuzzino. Sono l’unico che potrebbe parlare qui dentro. Il resto sono oggetti pronti per la discarica.
“Tanto lo so che sei capace”, canticchia tra sé e sé, cercando di evitare che i nostri sguardi si incrocino.
All’improvviso afferra una vecchia maschera da sub a poca distanza da me. Lo spostamento crea una piccola reazione a catena. Oggetti scivolano lentamente verso il basso e poi si fermano dando vita a un nuovo equilibrio. Anche io mi sposto, appena un po’. Va di male in peggio. Se continua così, finirò in fondo al mucchio.
Ora mi punta un dito contro. “Comunque se proprio lo vuoi sapere ho sentito te e Charlie discutere”, mi dice. “Ho sentito la sua voce e poi la tua. Beh, immagino che fosse la tua. A meno che Charlie non sia così matto da parlare con se stesso. Che non sia rotto, capisci? Tu gli dicevi che volevi uscire di lì.”
All’improvviso abbassa la voce e si avvicina un po’ di più.
“È così, bestia? Vuoi uscire, tesorino?”
Fa quella vocina mielosa che usa per prendere in giro Charlie.
Poi di punto in bianco cambia registro.
“Non lo so, sai? Io mi vergognerei un sacco a farti uscire. Ma proprio un sacco, tesorino.”
Vorrei proprio sapere perché.
“Sei brutto. Non farti illusioni. Fai proprio schifo, bestia.”
Non credo sia per quello che Charlie mi lascia chiuso qui. Quasi quasi mi scappa di dirlo ad alta voce. Potrei anche rinfacciarle che nemmeno lei è poi tanto carina, ma sarebbe una bugia. È carina da morire. Vorrei mangiarmela viva alle volte, se solo avessi i denti per farlo.
Allunga una mano, quasi mi sfiora. Poi la voce di sua madre la ferma un attimo prima che mi tocchi davvero.
“Mel, cosa ci fai qui? Lo sai che non devi entrare in camera di Charlie.”
“Lo so, mammina”, le risponde. Ha ancora un tono diverso quando parla con lei. Un giorno questa ragazzina vincerà un Oscar.
“Allora sbrigati che dobbiamo uscire.”
Mi lancia un’ultima occhiata. Poi si allunga di nuovo sulle punte, afferra la catenella che pende dalla lampadina impolverata che illumina a fatica lo sgabuzzino e, poco prima di tirarla, sussurra piano “Ora vado, bestia. Ma torno, tesorino. Stanne certo. Così vediamo se ti decidi a parlare anche con me.”
Accosta piano la porta senza farla cigolare. La lascia aperta appena un po’, tanto per assicurarsi che l’ultima cosa che veda attraverso la fessura sia il suo sorriso e un lampo dei suoi riccioli d’oro.
Tornerà. Lo so io e lo sa anche lei. È una che mantiene le sue promesse, Mel.
 
Non sono una gran bellezza, ma non ho certo bisogno di sentirmelo ripetere ogni volta che qualcuno apre la porta dello sgabuzzino.
Quando vivevo al negozio di souvenir all'aeroporto era un’altra storia. Appena confezionato, tirato a lucido, in bella mostra in uno di quei contenitori girevoli, in mezzo a una decina di altri identici a me.
Beh, non proprio identici. Una differenza c’era già allora. Io parlavo ma nessuno di loro si sognava di rispondermi.
Quando mi sono accorto che una voce ce l’avevo solo io avrei anche potuto sentirmi diverso. Fuori posto. Ma non sono il tipo. Questa faccenda del parlare l’ho sempre vista come un dono del cielo. Mi sento speciale, adesso come allora, anche chiuso qui dentro.
Mi manca, quel dannato aeroporto. L’andirivieni continuo, gente che ti mette le mani addosso, bambini che ti strizzano e ti mostrano i denti storti provando a sembrare minacciosi.
Non è stato Charlie a portarmi via da lì. È stata Janel, sua madre. Il giorno che sono atterrati a Honolulu ha pensato che suo figlio avrebbe gradito uno squalo di pezza. È così che sono entrato a far parte della famiglia.
Che Dio la benedica, Janel. È tanto dolce, ma forse anche lei ha l’ovatta al posto del cervello.
Quando il papà di Charlie è morto, in men che non si dica si è messa insieme a quell’idiota di Frank e ha accettato di trasferirsi qui a Honolulu. Avrebbe potuto scegliere chiunque. C’era la fila fuori dalla porta. Ma si è messa d’impegno per scegliersi un gran bastardo.
Il punto è che nemmeno se ne rende conto. Pensa di aver sposato il principe azzurro. Solo che il suo principe costruisce condomini e sta cercando di riempirne questo paradiso nemmeno stesse giocando a Monopoli.
Non c’era la bambina quando si sono trasferiti. La bambina è arrivata soltanto dopo, tanto per complicare le cose.
All’inizio Charlie doveva aver pensato che le Hawaii fossero una specie di vacanza, un soggiorno in Paradiso, che nel giro di un paio di settimane la madre avrebbe mollato Frank e sarebbero tornati sulla Terra. Il matrimonio sulla spiaggia deve avergli aperto gli occhi, anche se aveva solo sei anni. Scommetto che sotto il vestito bianco di Janel si intravedeva già il profilo della piccola Mel. La vacanza è diventata lunga una vita e il paradiso è diventato un inferno.
“Quando ho capito che dovevo andare a scuola, ho pensato mi prendessero in giro”, mi ha raccontato una volta. “Alla fine è meglio che stare a casa. Anche quella è uno schifo ma se non altro nessuno cerca di convincerti del contrario.”
Lo capisco. Per un po’ ho avuto il mio posto d’onore, ma da lì in poi è stata una regressione continua. Dal letto al comodino, dal comodino alla mensola, poi dentro una cesta e infine nello sgabuzzino. Non che dormire con Charlie fosse il mio sogno, eppure era meglio di questo stanzino.
Per anni non mi sono sognato di aprire bocca. Se vai d’amore e d’accordo con qualcuno non c’è bisogno di parlare. Quando sono andato a finire qua dentro non potevo certo starmene zitto.
La prima volta che ho parlato se l'è fatta addosso, ma ha tenuto la bocca chiusa. Non è il tipo da andare a raccontare in giro che ha uno squalo di pezza chiuso nello sgabuzzino che parla come un libro stampato. La gente penserebbe che è rotto. Poi con il tempo ci ha fatto l’abitudine. E ora sono soltanto una delle tante cose della sua vita che non va per il verso giusto. La ciliegina sulla torta.
 
Eccolo, il mio ragazzo. Ha fatto tardi oggi, lo aspettavo di ritorno prima.
Dalla fessura che ha lasciato Mel vedo la TV accendersi. Parte la sigla di Hawaii Five-O. Un’onda gigantesca, poi un fuoco incrociato di scene notturne, grattacieli di luci e sirene della polizia, di nuovo la spiaggia, una sventola in bikini che corre al tramonto, scene di danza, squarci di natura. La sigla perfetta. Pochi secondi che sintetizzano tutto quello che questo arcipelago ha da offrire.
Abbassa il volume. È soltanto una replica purtroppo. Lo show ha chiuso in primavera. In autunno la CBS lo sostituirà con un’altra serie, la storia di un investigatore privato reduce del Vietnam. Magnum vattelapesca, che ne so. Intendiamoci, io sono aperto alle novità e tutto, ma quando chiudono la tua serie preferita ti viene voglia di buttare il televisore fuori dalla finestra. Non c’è niente che possa sostituirla.
“Che hai fatto oggi?” gli domando. “Dopo la scuola, voglio dire.”
“Che ti frega?” mi fa lui. Ogni volta esita un istante prima di rispondere. Forse spera sempre che qualcosa sia cambiato, che quella voce non esca dallo sgabuzzino ma dalla sua testa e che prima o poi troverà un modo per farla tacere.
“Era tanto per sapere”, gli dico.
Potessi alzerei gli occhi al cielo. Dio, che cattivo carattere. Quasi quasi mi viene voglia di dirgli che Mel è stata qui. Così, tanto per dargli un motivo in più per avercela con il mondo intero.
“Sono stato alla spiaggia, se proprio vuoi saperlo.”
Alla fine sono l’unico in questa casa con cui può parlare davvero. È triste, ma lo sa anche lui.
“Da solo?” gli chiedo.
“No. Con degli amici.”
È una novità, questa.
“Nient’altro?” gli chiedo.
“So dove vuoi arrivare.”
“Quindi?”
“No. Non ci sono andato in surf. E smettila di chiedermelo.”
È qui che lo volevo. Gli fa paura l’oceano. Vive su un’isola in mezzo al Pacifico e gli fa paura l’oceano. Alla fine non è tanto diverso da me. Siamo chiusi tutti e due da qualche parte. Il suo sgabuzzino sarà anche più grande, ma tanto non va da nessuna parte comunque.
La tavola è stata un regalo di sua madre, una trovata del suo cervello ripieno di ovatta.  Quando tuo figlio è una promessa non mantenuta, un elenco infinito di mancanze, regalargli una tavola da surf significa soltanto aggiungere una voce in più all’elenco delle cose che non sarà mai.
Presto finirà nello sgabuzzino anche quella. Eppure potrebbe uscirne qualcosa di buono, se solo volesse.
He’e nalu. È la parola che usano da queste parti per indicare il surf. Letteralmente significa “scivolare sulle onde”. Ed è quello che è, dopo tutto. Niente di più.
Il problema di Charlie è che è già nell’oceano. C’è dentro fino al collo e nemmeno se ne rende conto. E certo, magari è un oceano dove non ci si bagna, ma le sue onde fanno paura comunque. Lo travolgono e lo spingono sotto. Più il tempo passa e più fa fatica a stare a galla. Non sa come tirarsene fuori, ma forse imparare a scivolare gli farebbe bene.
Accende lo stereo a tutto volume. Discorso chiuso per oggi, a quanto pare.
La batteria scandisce un ritmo tribale, in un crescendo di distorsioni si fa strada la voce di Eddie Van Halen. Everybody want some!! Se il resto degli anni 80 avrà la stessa colonna sonora ci sarà da divertirsi. Il vecchio Eddie non fa che ripeterlo, con quel suo modo sguaiato e suadente di cantare. So benissimo che cosa vorrebbe, Eddie. Non ci vuole un genio, a capirlo. Lo sanno tutti tranne Charlie. Il ragazzo è un po’ indietro di cottura su certe cose.
“Cosa cazzo è questo frastuono?”
Questa non è la voce di Eddie purtroppo. Frank è rientrato prima del solito.
“Ora spengo, stai calmo. Di solito non sei mai a casa a quest'ora.”
Lo so io e lo sa anche Charlie, ma a Frank non frega nulla comunque.
“Cosa abbiamo detto sul volume della musica, campione? Ci sono delle regole. Devi solo rispettarle, anche quando non ci sono.”
“Non ti ho sentito arrivare, tutto qui”, taglia corto Charlie.
“E mi aspetto anche delle scuse.”
“Come?”
“Forse il baccano di prima ti ha causato dei problemi di udito e non mi hai sentito. Ti ho chiesto delle scuse, campione. Vedi farlo in fretta.”
“Smettila con queste stronzate, Frank. Non sei mio padre.”
Nonostante lo abbia tenuto così a lungo chiuso nella testa alla fine quel pensiero ha trovato uno spiraglio per uscire.
“Come hai detto?” gli chiede. Si finge sorpreso, sinceramente addolorato. Un altro attore in famiglia.
“Non sei mio padre”, ripete Charlie. Non lo dice ad alta voce, questa volta. Non come prima. È un dato di fatto, una constatazione amichevole. Ma Frank non ci sta.
“No, no”, ringhia, lo stesso tono crudele della sua bambina. Solo che non ha sei anni e una testa di riccioli d’oro, Frank. Ha i capelli tagliati come un marine, la mascella squadrata e un'espressione feroce.
“Non ci siamo, campione. Pensa bene a quello che hai detto.”
Lo afferra per la maglietta. Attraverso la fessura della porta vedo Charlie sollevarsi da terra come se non avesse peso, come se fosse un pupazzo anche lui.
“Non sei mio padre”, guaisce, con la voce che gli trema e le lacrime che cercano una strada per uscire.
Frank lo rimette a terra. Gli sistema i vestiti sgualciti. Gli accarezza la testa. “Lo so”, dice piano. “Lo so, campione.”
Si gira e fa per andarsene, ma poi ci ripensa.
Lo schiaffo prende di sorpresa anche me. Per Charlie è come se uno squalo lo avesse strattonato, un morso di quelli che fanno male, che ti tirano verso il fondo. Ma qui non c’è sangue. Non piange nemmeno, Charlie. Va soltanto giù, nel buio, da dove è difficile risalire.
Frank non gli chiede più di ripetere quello che ha detto. Non sa più cosa farsene delle sua scuse. È soddisfatto. Voleva tirargli quello schiaffo da tempo, forse dal giorno stesso in cui si sono trasferiti qui. Ha dovuto aspettare anni ma alla fine ne è valsa la pena.
Questa volta se ne va sul serio.
Charlie indossa le cuffie e riaccende lo stereo, lascia che la musica si riversi come un’onda nelle orecchie. Si tiene una mano sulla guancia, batte fuori tempo i pugni sul letto. Poi si alza e spalanca la porta dello sgabuzzino. Vorrebbe dire qualcosa, ma dalla bocca non gli esce nemmeno una parola. Allora inizia a prendere a calci ogni cosa che gli capita a tiro e lo sgabuzzino si trasforma in uno dei vulcani dell’isola. Un’eruzione di cianfrusaglie si riversa sulla moquette della stanza e prima che riesca a dirgli di fermarsi mi ritrovo a rotolare sotto il letto. Da lì lo vedo ansimare, stringere i pugni contemplando il caos che ha generato. Poi afferra la tavola da surf e scappa via e a me non resta che sperare che qualunque cosa accada adesso sia un inizio e non una fine.
È buio quando rientra.
Si siede sul letto. L’acqua gli gocciola dai capelli e colora di macchie scure la moquette.
“Com’è stato?”, gli chiedo.
“È stato bello”, dice senza esitare. Poi si inginocchia sul pavimento e allunga una mano per tirarmi fuori. Mi sistema sul letto accanto a lui.
“Hai preso qualche onda, amico?”
“No, nemmeno una”, risponde sorridendo.
“Non importa. Ci vuole tempo.”
“Ho nuotato verso il largo, steso sulla tavola.”
Fosse stato per lui non sarebbe più tornato. Questo non lo dice, ma so che è così. L’oceano non ha smesso di fargli paura, ma ora quello che c’è sulla terra gliene fa di più.
“Ti va di venire con me, domani?” mi chiede. “Ti metto nello zaino e lascio la cerniera aperta. Così puoi vedere.”
Gli dico che mi piacerebbe. E poi sono abituato a guardare il mondo attraverso una fessura. A prendere la realtà a piccoli morsi e immaginare il resto.
 
A quest’ora e in questo periodo dell’anno la spiaggia è quasi deserta. Avevo immaginato l’andirivieni dell'aeroporto. Ragazze in bikini fucsia, i capelli biondi cotonati, stereo portatili sotto braccio. Centinaia di bambini pelle e ossa con i loro sorrisi storti e la pelle arrossata dal sole.
Ma ci siamo soltanto io e Charlie, qualche altro surfista e le onde. Migliaia di onde.
Charlie mette la tavola sulla testa e corre verso l’oceano. Ci vuole un po’ prima che succeda, ma alla fine eccolo lì, che scivola, anche se per pochi istanti prima di finire gambe all’aria. È lontano ma so che sta sorridendo.
Quando decide di smettere, viene a sedersi sulla sabbia. Con le mani ancora bagnate mi tira fuori dallo zaino e ce ne stiamo lì, uno accanto all’altro, a guardare l’orizzonte.
“Farai tardi per cena e Frank darà di matto”, gli dico.
“Non importa”, fa lui. Chissà se è quell’onda a fare la differenza, ma mi sembra che sia arrivato il momento. E così lo dico.
“Lasciami qui, Charlie.”
“Come scusa?”
“Hai capito benissimo. Ho detto lasciami qui. Ho passato troppo tempo in quello sgabuzzino. Sono come uno di quei messaggi nei biscotti della fortuna. C’è gente che ti mangia tutto intero. Altri che ti leggono distrattamente e poi ti buttano via. Sono stufo di stare chiuso là dentro, aspettando di cambiare la vita di qualcuno.”
Non so se ho cambiato la sua, ma mi piace pensare che sia così.
“Non posso lasciarti qui da solo”, dice, indicando la spiaggia.
“Lo so”, rispondo. “Non è qui che voglio stare.”
“Che vuoi dire?
“Non fare il finto tonto Charlie. Di nuovo. Hai capito benissimo.”
“L’oceano?”
“Sono uno squalo o no?”
Vorrebbe dirmi di no, che sono solo un pupazzo. Che galleggerò alla deriva. O mi inzupperò e finirò sul fondo. Ma non ha idea di quel che accadrà. Non lo sa lui e non lo so io.
“Come funziona?” mi chiede allora.
“È come quando vai a caccia di onde. Metti la tavola sopra la testa e corri verso l’oceano. Poi la lanci di fronte a te con tutte le tue forze.”
“Sì. E poi?”
“Ti tuffi a inseguirla. Solo che questa volta devi lanciarmi a basta.”
“Non ti vengo dietro?”
“No, non mi vieni dietro, amico.”
Ci pensa su. Diventa tutto rosso. Ma non è rabbia, questa. È qualcosa di diverso, che non credo di avergli mai visto addosso. Non ne sono sicuro. Ho passato tanto tempo chiuso dentro a uno sgabuzzino. Chissà quante cose mi sono perso.
“Pensi di poterlo fare, Charlie?” gli chiedo.
Fa di sì con la testa. “Ho scivolato su un’onda oggi”, dice.
“Sì, amico. L’hai fatto davvero.”
Potrei dirgli tante altre cose, ma sono stufo di parlare. Non ho più bisogno di sentirmi speciale.
Mi prende tra le mani, che ora sono asciutte, ma piene di grinze come quelle di un vecchio.
Poi si alza e inizia a correre. A un passo dall’acqua mi lancia con tutte le sue forze.
Poco prima di toccare l’oceano ripenso a tutta la mia vita. Anche chiuso dentro uno sgabuzzino sono stato fortunato ad averne una. Ad avere una voce per raccontarla.
Ma dove sto andando non mi servirà più. E così la lascio andare.
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Messaggio Da vivonic Mar Lug 27, 2021 12:34 pm

Se il buongiorno si vede dal mattino...
Ormai ho acquisito la consuetudine di iniziare i commenti dal racconto che mi è rimasto più in mente. Lo sai che mi hai fatto piangere? Ormai mi succede almeno una volta per step, ma qui trattenere le emozioni era particolarmente impossibile...
Non sarò io a esserti utile nei commenti, perché non solo non ho niente da dirti, ma credo che la lettura del tuo racconto superi in utilità qualsiasi commento io possa farti; quindi, leggiti il tuo racconto Smile
Davvero, è bellissimo, dall'inizio alla fine. Se lo avessi scritto io mi sentirei la nuova stella emergente della narrativa italiana.
Il finale lo trovo perfetto: resta addosso tutta la tristezza e l'apprensione per il tuo protagonista, ma sono sicuro che saprà trovare la forza di emergere, nella vita e in tutto.
Hai scritto una sorta di "Toy story", quindi ti dico: a me il 2 e il 3 sono piaciuti rispettivamente più del precedente: ci scrivi ancora qualcosa di Charlie e di sua sorella? Un prequel, un sequel, quello che vuoi...
Grazie davvero di questo racconto! E complimenti, infiniti!

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da paluca66 Mar Lug 27, 2021 2:46 pm

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Messaggio Da paluca66 Mar Lug 27, 2021 3:10 pm

Siccome il regolamento lo impone (giustamente) provo ad articolare un commento che ho sintetizzato nel precedente...
Storia solo apparentemente banale ma che racchiude tanti significati importanti, tra i quali quello che più mi è piaciuto è il "credere in se stessi" nelle proprie capacità, possibilità in modo che nulla ci sia precluso e che ciò che è male possa essere vinto da ciò che bene.
Non ha nessuna importanza sapere se lo squalo di pezza parla davvero o solo nella testa di Charlie, rappresenta la sua forza interiore, quel grillo parlante di Pinocchio che ognuno di noi ha ascoltato almeno una volta nella vita, soprattutto da bambino/adolescente: e infatti nel momento simbolico della crescita, rappresentato da quello "scivolare sull'onda" Charlie scopre di non avere più bisogno del suo squalo di pezza e di poterlo, finalmente, liberare.
Una scrittura che scivola via senza intoppi, non ho incontrato refusi (o forse incantato dalla bellezza di ciò che stavo leggendo mi sono sfuggiti, poco importa).
E' solo il secondo racconto che leggo ma per non entrare nella mia cinquina bisogna che gli altri abbiano scritto qualcosa di veramente straordinario.
Intanto, comunque, grazie di cuore per averci regalato questo bellissimo racconto.

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Messaggio Da Antonio Borghesi Mer Lug 28, 2021 7:22 pm

La tua è una storia bellissima e come Pagliucca66 vorrei potermi fermare qui perchè è veramente così e non c'è nulla da aggiungere. Il pupazzo squalo è descritto a meraviglia e un po' mi dispiace che tu l'abbia lasciato andare. Il ragazzino è diventato più adulto e ha imparato molto da quello schiaffo immeritato. La tua scrittura è fluida come quell'oceano in cui hai fatto immergere i tuoi protagonisti. Mi aspettavo solo un qualcosina di più dalla sorellina ma tu non hai insistito e va benissimo così. Brav@
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Messaggio Da Ospite Mer Lug 28, 2021 7:40 pm

Non l'ha fatto mai nessuno, potrei essere il primo: lascio un commento e abbandono il concorso.
Un tributo istintivo a chi ha scritto questo capolavoro.
Ma mi sentirei, dopo, un deficiente, perché non servirebbe a niente, solo a fargli perdere cinque punti e a scatenare l'ilarità degli altri scrittori.
Direbbero... sei talmente bravo da aver fatto fuggire Tom.
Ti conviene scrivere peggio, amico. Direbbero.
Tu non farlo, però.

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Messaggio Da caipiroska Mer Lug 28, 2021 9:46 pm

Complimenti all'autore di questo racconto che trovo praticamente perfetto!
He'e nalu è denso d'immagini toccanti, di personaggi veri descritti magnificamente, di scene dal taglio cinematografico tutto condito con una sorta di languida drammaticità che appartiene alla vita vera.
La cosa che mi è rimasta più impressa è la semplicità narrativa che arriva dritta al cuore: tutto è scorrevole e incisivo insieme, tutto accarezza e insieme schiaffeggia.
E poi ho trovato devastante la sottile e malinconica tristezza di Charlie e dello Squalo senza nome.
Bellissimo!!!
Non c'è nient'altro da aggiungere.
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Messaggio Da digitoergosum Mer Lug 28, 2021 10:33 pm

Ti stanno facendo molti complimenti. Per questo ti leggerò per ultimo. Non vorrei dimenticarmi che è bello. Prima di leggerlo.
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Messaggio Da FedericoChiesa Mer Lug 28, 2021 11:47 pm

Un racconto che unisce con perfezione un'ottima scrittura, una trama originale, una caratterizzazione precisa dei personaggi e delle loro sensazioni.
Dovevi lasciare qualche cosa anche agli altri!
Complimenti.
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Messaggio Da Petunia Gio Lug 29, 2021 8:29 am

Sai che c’è autor@? Leggendo il tuo racconto mi sono scordata del tutto di essere in un forum di appassionati di scrittura. Tu sei uno scrittore fatto e finito. Un ottimo scrittore. Posso solo ringraziarti di averci donato un racconto così intenso.
Penso che tornerò spesso a rileggerlo per “scuola” perché da te si può solo imparare.
Hai gestito a meraviglia i paletti al punto che neppure si notano, ma ci sono tutti. La storia è corposa, emozionante e la scrittura fa ciò che deve. Non invade la testa e lo sguardo del lettore. Ė solo al servizio della sua immaginazione. Così le immagini scorrono come una pellicola, le emozioni sono libere di far vibrare la pelle.
Grazie di cuore, campione.
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Messaggio Da SisypheMalheureux Gio Lug 29, 2021 10:11 am

Questo racconto è tutto impregnato, dall'inizio alla fine di, passatemi il termine, violenza. Non che sia una violenza eclatante, anzi. Non succede niente di drammatico. La bambina di sei anni fa ciò che tutte le bambine di quell'età fanno: curiosare nella stanza del fratello maggiore anche se non le è permesso.
Il patrigno molla uno schiaffo a Charlie ma, ci viene detto, è la prima volta che succede. E sì che all'inizio io leggendo avevo immaginato il patrigno come un orco, un uomo violento. Non sembra tale invece. O, per lo meno, non nel modo in cui lo avevo immaginato io.
In effetti qui la violenza che tu ci narri, caro autore (o autrice) è molto più sottile. È, diciamo, violenza psicologica fatta di regole eccessive imposte ogni giorno (non si ascolta la musica ad alto volume, nemmeno se si è da soli, non si fa mai tardi a cena altrimenti Frank dà di matto...), e probabilmente anche di favoritismi nei confronti della figlia biologica e più piccola rispetto all'adolescente.
Riesci a dirci tutte queste cose senza mai esplicitarle, senza mai raccontarle davvero, ed è proprio questa l'arma vincente del tuo racconto. Lo squalo di pezza è una riuscitissima metafora dell'infanzia di Charlie, che giustamente sparisce nell'oceano (muore?) nel momento in cui il ragazzo trova la forza di ribellarsi a Frank e comincia a diventare adulto.
Questo step, a mio avviso, è caratterizzato da uno scarto molto evidente tra 3/4 racconti di livello molto alto e gli altri, un po' meno riusciti. Negli step precedenti non avevamo avuto una differenza così evidente, secondo me. Il tuo racconto è decisamente uno dei migliori che ho letto fino ad ora, non c'è neanche bisogno che te lo dica.

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Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
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Messaggio Da Akimizu Gio Lug 29, 2021 10:39 am

Concordo con quanto scritto da Sisy qua sopra, il racconto è giocato tutto sul filo della tensione emotiva, si sente che dietro c'è non solo mestiere, ma anche una grande sensibilità. Tutto ruota attorno a due grandi temi, che poi sono un unico tema, la solitudine e l'adolescenza. Ovvero la solitudine dell'adolescenza. E poi quel click, seppur minimo, come la scivolata sulle onde, anche solo accennata, che prova a darti la forza di crescere.
E questo è quanto, non ho che da stringerti la mano. Ma qualche appunto, anche se non sulle scelte fondamentali del racconto (che sono pressoché perfette) te lo voglio fare, perché voglio provare a essere utile, anche solo un poco. Il primo appunto riguarda l'ambientazione. Occhio, non l'atmosfera, perché quella è ottima. Ho sentito molto poco le Hawaii, che invece avrebbero potuto uscire molto di più, anche creando interessanti contrasti, il sole accecante e il buio della vita di Charlie, gli enormi spazi e lo sgabuzzino. Invece le "vediamo" solo nell'ultima parte, quando le onde e l'oceano diventano fondamentali, ma le vediamo come potremmo vedere qualsiasi altra località dove si fa surf.
Il secondo riguarda la sorellina. Le regali un sacco di spazio, le fai promettere che tornerà, ma poi sparisce completamente, tutto rimane in sospeso. Capisco che il suo ruolo era solo introduttivo e che non c'era spazio per un ritorno, ma a parer mio potevi gestire meglio tutto lo spazio che le hai regalato, se non volevi più utilizzarla. Ad esempio dedicandolo alla decisione dello squalo di finire gettato nell'oceano, lo snodo fondamentale del racconto, a cui dedichi solo due righe, oppure facendoci conoscere meglio anche il rapporto con la madre.
L'ultima cosa che mi ha lasciato un po' così sono le varie divagazioni dello squalo. Ora, ci sta che abbia gusti musicali etc ma sa davvero tante cose per essere rimasto chiuso in uno sgabuzzino per buona parte della vita. Ha troppa "esperienza" del mondo, ecco, è troppo maturo. Intendiamoci, la sua "voce" mi è piaciuta un sacco, ma forse in alcuni punti hai spinto troppo.
Ancora complimenti, a rileggerci!


Ultima modifica di Akimizu il Gio Lug 29, 2021 4:30 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Byron.RN Gio Lug 29, 2021 4:13 pm

Il racconto è davvero bello, ci sono pochi dubbi al riguardo.
Mi tolgo subito il pensiero e ti dico che l'unica parte che mi ha convinto meno è la primissima, quella con la bambina. Istintivamente l'ho percepita un pò meno amalgamata col resto, poca cosa, ma visto che il resto a mio avviso è praticamente perfetto, io questa cosa l'ho percepita nettamente. Forse è il filosofeggiare sulla vita, sul biscotto della fortuna che mi stona, mi pare un pò forzato, insomma, qualcosa messo lì ma che potrebbe anche non esserci, senza cambiare di una virgola il senso del tuo racconto. Per non nasconderti nulla anche la parola bestia in bocca alla bambina mi pareva forzato, poco comune, poi vedendo Franck un pò mi sono ricreduto, è il tipo capace di tirare su la sua prole con termini forti.
Per il resto te l'ho detto, tutto perfetto. Leggi e ti dimentichi di stare leggendo, perché tutto è così semplice e naturale che la razionalità si può prendere qualche minuto di relax.
Quando il pupazzo esprime il suo desiderio al ragazzo è come se avessi sentito la freccia piantarsi al centro del bersaglio e riscaldarlo. Credo che molti l'abbiano sentita.
Un pensiero estemporaneo, mi piacerebbe anche a me potere regalare questo tipo di sensazioni, ma credo che non ne sarò mai capace. 
 
Spero tu possa vincere questo step. Credo non t'interessi neppure, non ne hai bisogno, ma sarebbe giusto così.
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Messaggio Da Fante Scelto Sab Lug 31, 2021 3:58 pm

Sono un po' in difficoltà nell'articolare un commento concreto.
Il livello è talmente alto che, sospetto, possiamo già azzardare il piazzamento finale del racconto.
Che devo dire?
Faccio mia qualche osservazione fatta da altri commentatori, come il fatto che le Hawaii effettivamente non vengano fuori come avrebbero meritato, o che Mel sparisce dopo il pezzo iniziale, ma si tratta di dettagli.

Invece mi prendo questo spazio per una veloce riflessione personale, che serve più a me come promemoria che a te come autore.
Io non riuscirei mai a scrivere un racconto così emozionante, perchè le emozioni non sono il mio campo, posso dire di conoscerle a malapena. Perlomeno quelle che hai scelto di trattare qui.
Dunque qual è la ricetta per riuscire a tradurre un complesso di emozioni in un racconto?
Averle provate in prima persona? Una forte empatia?
Mi dirai, se avrai voglia, a fine step.
Imparare a scrivere bene lo si può fare; imparare a scrivere cose profonde, emozionanti, quello NON si impara. Si fa d'istinto.
Ecco perché credo fermamente che la ricetta per creare capolavori sia quella di vivere.
Ma vivere davvero.

E se io avessi avuto quello squalo parlante, col cavolo che l'avrei gettato nelle onde. Lo avrei abbracciato forte perché mi insegnasse cos'è il mondo.
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Messaggio Da Arunachala Sab Lug 31, 2021 9:29 pm

non dovrebbero esserci dubbi sull'esito finale dello step.
sono da definire i piazzamenti, quelli sì, ma il primo posto è segnato.
storia splendida, carica di dolore e malinconia ma anche di vera speranza.
descrizioni ottimali, sensazioni ed emozioni a iosa.
non so cos'altro dirti.
complimenti

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Messaggio Da Susanna Dom Ago 01, 2021 6:25 pm

Bon, quanto ho letto questo splendido racconto mi sono detta che altro non potevo fare che raccogliere le mie carabattole (racconti) e andarmene, che fanno pena al confronto.
Quando ho finito di leggere il racconto mi ha preso una stretta allo stomaco e mi è mancato il fiato... per quanto ci siano migliaia di parole e di modi per descrivere gli stati d’animo del protagonista, spero ardentemente tu non abbia vissuto questa esperienza, che l’esplosione che è questo racconto sia frutto solamente della tua bravura. Lo spero davvero.
Perché c’è tanta roba: amarezza, dolore, delusione, disillusione ma soprattutto rabbia, molto intensa, e tanto desiderio di essere amato. Diventare un oggetto da mettere in uno sgabuzzino e dimenticato è un’esperienza tremenda (e non parlo dello squalo di pezza).
Penso, e dopo aver letto gli altri commenti mi prendo la supponenza di non sbagliare, che questo è il racconto che tutti, ma proprio tutti, vorremmo scrivere. Uno di quelli che legano il lettore dalla prima all’ultima riga, un lettore investito da uno tsunami di emozioni.
Se fosse possibile assegnare tutti i posti della cinquina ad un racconto, sarebbe questo.

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Messaggio Da ImaGiraffe Gio Ago 05, 2021 8:12 am

Ciao Aut*

Mi sento totalmente a disagio in mezzo a questo mare di commenti entusiastici. Perché purtroppo il tuo racconto non mi è arrivato. 
Io sono un appassionato di Toy Story e qui ho ritrovato tutte quelle atmosfere ma descritte da un adulto. 
Il testo è cosi sfacciatamente bello e confezionato bene che mi fa sperare in qualcosa di più. Questo "più" non arriva mai e la cosa mi dispiace. 
Sicuramente il mio è un commento che non serve a nulla perché di certo il premio te lo porti a casa quindi puoi anche gettarlo nel bidone. 
Grazie e complimenti... per la vittoria.
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Messaggio Da Hellionor Gio Ago 05, 2021 12:37 pm

Lo scopo di uno scrittore (o aspirante tale, ma il senso non cambia) anzi non lo scopo ma la "missione" dovrebbe ruotare tutta intorno a racconti come questi, dove io autore prendo tutta la sofferenza della mia adolescenza e la metto al servizio della storia per rendere questa storia non solo realistica, ma tridimensionale; anzi non solo tridimensionale, ma con personaggi che prendono la sofferenza che io ho regalato loro e la trasformano in altro, ci camminano dentro e la trasformano in qualcosa che inizialmente non esisteva ma che ora c'è, nero su bianco. 
Tutto questo pippone esagerato per dire che il tuo racconto lo adoro, lo sento come parte di me e come parte del mio vissuto, per quanto diverse le sofferenze si assomigliano un po' tutte, in barba a Dostoevskij io penso che siano le famiglie infelici che si assomigliano tra di loro, e le persone che hanno sofferto hanno gli occhi belli di chi ha visto la tempesta ma è riuscito a cavalcarla. 
Mi hai davvero conquistata, brav.
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Messaggio Da gipoviani Ven Ago 06, 2021 2:47 am

Che aggiungere a questa lista di complimenti?
I miei, ovviamente. Gran bel racconto.
Lo sgabuzzino è anche un luogo dell'anima e della mente. Abbiamo tutti uno squalo parlante nel nostro io. O dovremmo averlo.
La scrittura sembra semplice ma è il risultato di una ricerca elaborata e complessa.
Arrivi al cuore senza essere mai melenso o sentimentale.
Bravo/a

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Messaggio Da digitoergosum Ven Ago 06, 2021 11:35 pm

digitoergosum ha scritto:Ti stanno facendo molti complimenti. Per questo ti leggerò per ultimo. Non vorrei dimenticarmi che è bello. Prima di leggerlo.

"Te lo dovevo, l'avevo promesso. Eppure ho ragionato se commentare il tuo racconto, perché non sono molto in sintonia con gli altri commenti. Refusi non ne ho trovati, non ne ho cercati. Con le più alte aspettative, e avendo letto che praticamente non hai commesso errori, ho voluto "gustare" il tuo lavoro senza pignolare. Ho fatto fatica a arrivare in fondo, e meno male che l'ho fatto perché il finale è talmente bello che mi ha riconciliato col tuo lavoro. E non è colpa tua. E' che non sono i racconti che mi prendono. Non prenderei mai un libro così, non lo leggerei perché non è nelle mie corde. Ma hai raggiunto quasi tutti gli altri scrittori, quindi il problema non sei tu, semmai io. Mi piacerebbe scrivere come te, giungere a più persone. Per questo ti faccio i sentiti complimenti. A rileggerti/ci."

Dopo aver parlato di commenti che non aiutano l'autore a migliorarsi, ho voluto tornare a leggerti. L'unica pulce che mi sento di vedere è il bellissimo dialogo tra Squalo e Charlie. Per avere tredici anni mi sembra troppo "alto" in alcuni frangenti. Non lo cambierei di una virgola, ma farei crescere l' età di Charlie a 15. Quando ho letto questo racconto, probabilmente credevo di esserlo ma non ero predisposto. Può capitare quando si hanno tanti testi da leggere. Ma dopo la rilettura, pur confermando che questi racconti come il tuo non sono la mia cup of tea, devo dirti che stavolta non mi è occorso impegno a arrivare alla fine perché l'hai scritto bene e "bello". Perdona se sono stato frettoloso nel giudicare.


Ultima modifica di digitoergosum il Mer Ago 11, 2021 7:34 pm - modificato 2 volte.
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Messaggio Da Molli Redigano Sab Ago 07, 2021 1:20 pm

Io i refusi li ho cercati, ma niente. Ho riletto le frasi, i paragrafi, i dialoghi. Niente. Ho provato persino, per scovare "qualcosa", a leggerlo al contrario. Niente.

E allora mi son detto: "Niente!"

Non aggiungo altro al niente.

Racconto che scorre sul filo delle emozioni. Attenzione, non soltanto quelle dei protagonisti, ma anche quelle di chi legge. Questo per dire che se a me personalmente certi tipi di racconti non piacciono, non posso negare che il testo mi abbia suscitato delle emozioni. Mi sono incazzato, con me stesso, perché non so scrivere così. Ho sorriso di felicità, per il grande rapporto tra Charlie e lo squalo di pezza. Ho ricacciato le lacrime, perché ero ancora un po' incazzato, per l'epilogo della storia.

Anche questo mi sembra un racconto psicologico, che tratta di un tema fondamentale come l'adolescenza, a maggior ragione se vissuta in un contesto familiare come quello di Charlie. Io a Frank avrei sputato in faccia quando chiamava Charlie "campione". Una presa per il culo bella e buona. Vedi, Autore, il tuo testo continua a suscitare emozioni anche mentre lo commento.

Belle, le Hawaii. Dovevano essere il seguito del mio viaggio di nozze. Ma ci si è messa di mezzo un'onda, che delicatamente si è infranta sulla nostra spiaggia e adesso ha otto anni. Niente.
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Messaggio Da Ospite Sab Ago 07, 2021 2:15 pm

Grande autore e grande Molli che riesce a valorizzare il racconto meglio di tutti

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Messaggio Da Danilo Nucci Sab Ago 07, 2021 9:36 pm

“Last but not least”. È l’ultimo che leggo della serie e… mannaggia a te… devo modificare la mia classifica ideale che credevo definitiva. La forma e la scrittura pressoché perfette. Per fortuna ho trovato questo: “Non sa più cosa farsene delle sua scuse”. Per il resto tutto fila liscio. Al lettore resta un bel messaggio di riscatto individuale. Charlie trova la propria strada grazie al surf e al superamento delle sue paure. Ora può permettersi di disfarsi del suo alter ego che gli era tornato utile per superare i momenti difficili. Bella la figura del piccolo squalo che è talmente umanizzato, così carico di sensibilità e buoni sentimenti che ci si dimentica quasi subito che è un pupazzo di pezza.
Il riscatto attraverso lo sport mi ha fatto anche pensare a tutte le storie di riscatto che, in molti casi, si nascondono dietro le medaglie olimpiche di questi giorni.

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Messaggio Da Achillu Lun Ago 09, 2021 11:42 pm

Ciao Aut-

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Ho provato a rileggere il racconto senza la seconda parte, quella che inizia quando lo squalo resta da solo e parte tutta una serie di informazioni che distraggono dalla storia e dalla lettura. Ti dirò che secondo me funziona lo stesso.
Nel resto del racconto riesci a disegnare molto bene lo squalo narratore, soprattutto il suo punto di vista limitato da debolezza diventa punto di vista privilegiato e alimenta il mistero (motivo in più per non apprezzare l'eccessiva conoscenza della vita di Janel presente soprattutto nella seconda parte). Molto bene anche la descrizione della bambina, apparentemente non serve alla trama ma in realtà è un ottimo espediente per dare informazioni senza annoiare e dà una bella mano a delineare il carattere dello squalo parlante, che per tutta la scena si rifiuta di parlare uscendo quindi subito dallo stereotipo. È un racconto breve quindi mi manca l'evoluzione di Charlie, che passa da un carattere all'altro in modo netto e non graduale, appiattendo un po' il finale.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Resdei Mar Ago 10, 2021 10:34 pm

accipicchia che bello!
più che leggere, l'ho divorato!
parole e  poi immagini a cui seguivano emozioni forti.
ottima penna.
complimenti davvero non saprei che altro dirti...
bravissim@
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