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Messaggio Da Different Staff Mar Lug 27, 2021 10:29 am

La Lanchester scura sfilò lungo il viale di querce fermandosi sul ghiaino di fronte alla grande villa liberty. L’autista scese e si affrettò ad aprire lo sportello posteriore.
«Finalmente!» sospirò Marion e poi scese, agile ed elegante come una gatta, lasciandosi baciare dal sole caldo del West Sussex. Alle sue spalle un fruscio di trine l’avvertì che anche la bambina era scesa dall’autovettura.
Marion si avvicinò e le aggiustò il cappellino sui riccioli castani.
«È stato un viaggio lungo, ma comunque piacevole, non trovate miss?»
La bambina annuì e tuttavia tenne lo sguardo ancorato a sud, verso quella striscia di mare che occhieggiava da lontano.
«Siete stanca?»
«No, miss Marion.»
«Volete riposarvi un po'?»
«No, miss Marion. Vorrei vedere il nonno.»
«Oh, bene. In fondo siamo qui per questo. Andiamo.» La donna s’incamminò verso l’entrata seguita dalla piccola che continuava a guardarsi intorno curiosa.
Sulla scalinata di marmo chiaro i domestici le attendevano in due ali composte, inchinandosi al passaggio della bambina che alzò appena la mano e li salutò sorridendo.
«Com’è carina!» sussurrò una cameriera all’orecchio della sua compagna quando la piccola passò.
«Già, si vede che il sangue non è acqua! Ha la stessa età della mia bimba, ma al confronto la mia Katy è un diavolo! Sempre a combinare guai!»
«Davvero, è una bambina impressionante. Ma quanti anni ha? Quattro?»
«Quasi» e si aggiustò un po' la cuffietta «Andiamo a finire il nostro lavoro: anche se la piccola lo mette di buon umore il vecchio rimane sempre il vecchio» e insieme sparirono nella grande casa.
Al piano superiore una mano rugosa lasciò la tenda che ricadde a coprire la finestra.
«È arrivata» disse il vecchio re alla stanza vuota.
«Già.»
 
Il corridoio le accolse con la sua fresca penombra. La bambina camminava dietro Marion e ascoltava ciò che la donna diceva. I volti dei suoi avi la guardavano seri dai ritratti appesi alle pareti, mente Marion intrecciava divertenti aneddoti legati ai loro nomi. La piccola rallentò il passo e rimase con il naso in su a studiare quei volti velati di malinconica fierezza.
«Anche il mio ritratto un giorno sarà qui?» chiese all’improvviso.
«È molto improbabile, miss. Comunque ne avete già parecchi.»
La piccola rimase in silenzio, pensierosa.
«Qual è la stanza del nonno?»
«Quella laggiù» indicò Marion e subito la vide correre e fermarsi di fronte alla porta chiusa. Due colpi sicuri sul legno chiaro rimbombarono impazienti nel corridoio.
«Avanti!»
La piccola entrò e si avvicinò decisa al letto: niente in quella stanza la distrasse, né lo sfavillio degli stucchi dorati né lo sfarzo dei broccati azzurri o le fantasie esotiche degli arazzi.
Solo gli occhi cerulei e infossati del vecchio catturarono la sua attenzione, attirandola con la misteriosa alchimia del loro profondo legame.
«Nonnino!» e si tuffò nel caldo abbraccio che le veniva offerto.
«Lilibet!» e sprofondare il viso tra quei capelli profumati d’innocenza lo fece subito sentire meglio.
Marion, non invitata a entrare, rimase sull’uscio, salutando con un silenzioso inchino.
«Ci lasci soli, grazie» le ordinò il re e con un altro silenzioso inchino la donna sparì.
«Allora, mio dolce cherubino, come stai?»
«Io bene, nonno. E voi?»
«Adesso molto meglio!»
«Che bello! Vi posso recitare la filastrocca che ho imparato?»
«Certo! Ne sarei proprio lieto!»
La piccola si ricompose, si schiarì la gola e intonò una lunga filastrocca in francese, stando molto attenta ad arrotondare bene la erre come le aveva insegnato Marion.
«Perfetta!» esultò il nonno e applaudì.
La piccola tornò ad arrampicarsi sul letto e si accoccolò accanto al vecchio: subito tirò su la manica della camicia da notte del nonno, scoprendo il dragone rosso che aveva tatuato sul braccio.
«Ha qualche nuova storia per me il dragone?»
«Certo!» e con un sorriso leggero sulle labbra il vecchio raccontò una storia che parlava di mari lontani, scorribande di pirati, avventure nella selva tropicale e delle misteriose creature che si nascondono all’ombra delle mangrovie, finché la bimba, stanca dal viaggio, non si addormentò tra le sue braccia.
 
La luna era un buco perfetto nel cielo dal quale colava la luce dell’universo. Il vecchio affacciato al terrazzo guardava la campagna dormire il suo sonno silenzioso: solo un asino lontanissimo sporcava a tratti il silenzio con il suo incontenibile raglio. Tutto era pace assoluta e luce bianca, quasi divina.
«Dormi?» chiese il re.
«Oh, io non dormo mai. Soprattutto la notte
«E allora vieni qui.»
Con un rumore furtivo qualcosa si avvicinò, rimanendo comunque nell’ombra: qualcosa che poteva essere uno strusciare o un fremito d’ali o un tip tap sommesso di zampette sul pavimento. Un rumore che poteva essere qualsiasi cosa.
«Sei… sei sempre deciso a…»
«Oh, adesso più che mai
Il re si prese la testa tra le mani e le spalle sussultarono con violenza, come se stesse piangendo.
«Cosa ho fatto!» si lamentò disperato.
«La cosa giusta, mio re. Solo quello.»
«Ma perché proprio lei?»
«Perché l’amate. Perché è adatta. Perchè i tempi sono maturi.»
Il re tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con la manica della vestaglia.
«Soffrirà?»
Dal buio scaturì una risata che era il verso di dieci animali mescolati insieme.
«Oh, certo. Moltissimo. Ma non è forse nella natura umana soffrire? Non state soffrendo voi, adesso?»
«Cosa le accadrà se davvero accettassi di… di consegnartela?» chiese in un sussurro.
«Qualsiasi cosa» sibilò la voce «Vivrà eventi che mai nessun mortale ha visto. Una grande guerra carica d’inimmaginabili atrocità è alle porte e dopo tutto cambierà. Nasceranno nuovi uomini con grandi idee. E i nuovi uomini andranno sulla luna…»
«Impossibile!» esclamò il re guardando il cielo.
«Oh, sì, e creeranno cose che voi non potete comprendere e che non voglio svelarvi. E si spingeranno oltre, andando talmente lontano da non ricordare più da dove sono venuti.»
Il vecchio si voltò verso l’ombra, cercando colui che molti anni prima gli aveva salvato la vita e che adesso era lì, a reclamare il saldo del suo debito.
«E lei? Cosa c’entra lei?»
«Lei sarà al centro esatto di tutte le cose, sarà testimone di tutto questo. E ricorderà. Non sapete nemmeno quanto nel futuro questa parola perderà di significato
«Io non capisco…»
«Non potete.»
Il re si mosse a disagio, inquieto.
«Dimmi almeno in che modo sarà importante. »
«Oh, in realtà è semplice: vivrà gli eventi e li saprà interpretare per gli uomini del futuro. Ricorderà, impedendo che gli errori siano commessi di nuovo. O almeno ci proverà. Invecchierà e tornerà giovane. E poi ancora vecchia. E poi ancora giovane. Sarà eterna, anche se non immortale.»
«Eterna… Immortale… Ma cosa?...» il re, disperato, si appoggiò alla balaustra «La mia bambina! Mai avrei pensato che il prezzo da pagare fosse questo!»
«Oh, ma voi non lo guardate dall’angolazione giusta: in realtà questo è un gran privilegio e la sua bambina, mio re, è perfetta per questo ruolo.»
Un barbagianni volò sopra la terrazza in un silenzio perfetto. Il re guardò la campagna bagnata dalla luce bianca della luna piena e pensò che tutto ciò non poteva essere vero. Ma un fruscio alle sue spalle lo avvertì che invece non era così.
«E adesso? Cosa devo fare io, adesso?»
«È molto semplice. Tanti anni fa dissi che a tempo debito avrei reclamato la cosa a cui tenevate di più. E questo è quel giorno. Deve solo dire: “Fai di mia nipote quello che è giusto” e riterrò saldato il nostro debito.»
«Altrimenti?»
Una risata tagliente e cattiva fece accapponare la pelle del re.
«Sono con voi da molto tempo. Sono sicuro che non volete conoscere sul serio la risposta a questa domanda
Aveva ragione. Il re, a denti stretti, disse la frase che avrebbe segnato per sempre la vita della bambina.
Un rumore come un sospiro compiaciuto passò veloce tra loro.
«Bene, domani la incontrerò. Deve accettare il patto con me di sua spontanea volontà.»
«È troppo piccola! Non capirà nemmeno di cosa parli! La potrai solo ingannare, non è giusto!»
«I bambini ordinari s’ingannano, quelli speciali si trattano con rispetto. Domani misurerò la grandezza del suo coraggio
 
«Elisabeth!» urlò la cameriera.
«La prego, signora Dixton! Non la chiami così. Lo sa che non risponde!»
«Certo, mi scusi. Lilibet!» chiamò ancora.
Marion fece un gesto di stizza e chiamò a sua volta la bambina «D’altronde vuole essere chiamata con questo nomignolo che si è data. Viziata, dico io! Sempre meglio di un nome plebeo tipo Suzy o Katy, comunque.»
La cameriera le rivolse uno sguardo ombroso e tornò a chiamare la bambina.
Marion si fermò puntando stizzita le mani sui fianchi: la stavano cercando già da un quarto d’ora, ma succedeva sempre così quando dovevano studiare la matematica.
«Quando la trovo la striglio per bene!»
«Proviamo in giardino» suggerì la signora Dixton.
La donna annuì e si affrettarono verso l’uscita senza accorgersi degli occhietti spalancati che la osservavano da uno spiraglio dietro le scale. Quello dell’angusto sgabuzzino.
«Sì!» esultò piano Lilibet e si regalò un sorriso. Aveva avuto un po' di paura a entrare lì dentro, ma alla fine si era rivelato un nascondiglio perfetto: nessuno si era immaginato che potesse avere il coraggio di entrare in un posto così piccolo e buio.
E invece era lì.
Si sedette per terra e appoggiò la schiena alla parete. La lama di luce che filtrava dalla porta le bastava per non essere nel buio assoluto e alla fine era proprio piacevole stare da sola, senza fare niente. Sarebbe rimasta ancora un po' lì, poi con un po' di fortuna, sarebbe riuscita a trovare un rifugio più comodo.
Il buio di quel luogo non le piaceva perché intuiva solo la forma di ciò che la circondava: poteva esserci qualsiasi cosa a un passo da lei, magari degli insetti. Magari dei ragni. A quel pensiero rabbrividì e decise che era stata lì dentro abbastanza: i ragni erano la cosa sulla faccia della terra che la spaventava di più in assoluto, e subito la fervida immaginazione iniziò a creare davanti ai suoi occhi una carrellata di mostriciattoli pelosi che…
«Ciao.»
Lilibet si bloccò: anche il suo cuore, ne era certa, perse un battito.
«Ciao» ripeté la voce e la piccola si sorprese a rispondere a quel saluto.
«Ciao…» sussurrò appena.
«Oh, bene! Stavo pensando che tu non mi avessi sentito! O che tu fossi maleducata.»
«Non sono maleducata!» si risentì la bambina.
Nel buio gorgogliò una risata «No, certo che no!»
Poi qualcosa si mosse e la bambina si ritrasse contro il muro. La mano fece un timido tentativo per cercare la maniglia.
«Come ti chiami?»
«Li… Lilibet. E tu?»
«Non ho un nome. Magari me ne darai uno tu» e dall’ombra con uno strano rumore liquido e sinistro apparve un enorme ragno nero che la fissò con i suoi numerosi occhi.
La bambina si pietrificò all’istante: anche respirare divenne all’improvviso impossibile.
L’animale si mosse verso di lei e un odore selvatico riempì la stanzetta.
«Vuoi darmi un nome
La piccola riuscì a scuotere la testa di qua e di là.
«Voglio andare dal mio nonno» piagnucolò.
«Certo, vai pure. Peccato però, perché qua dentro sta per succedere una cosa meravigliosa
«Non m’interessa!» e si aggrappò alla maniglia «E poi negli sgabuzzini non accadono le cose meravigliose!» riuscì a controbattere racimolando un po' di coraggio da qualche parte.
«Oh, hai ragione! Questo è un posto piccolo, ma dove avvengono grandi cose. E poi i luoghi non hanno tutta questa importanza: il re più potente è nato in una stalla, se non ricordo male.»
Il ragno non si stava più avvicinando e la sua voce era calma, quasi gradevole.
Lilibet annuì. Sapeva che parlava di Gesù bambino: quella cosa di nascere in una stalla le era rimasta dentro in modo indelebile. Un re non nasce in una stalla! Non le sembrava giusto. O forse sì…
«Mi fai paura» ammise la bambina.
«Perché?»
«Perché… perché sei brutto!»
Un suono strano che ricordava una risata, gorgogliò da qualche parte nell’angusta stanzetta. La paura allentò un po' la presa.
«Tutto qui?» e come risposta la piccola annuì «Allora non mi sembra un grande problema, non trovi?»
Suo malgrado la bambina annuì ancora e si mosse a disagio: quel ragno la spaventava, ma diceva cose sensate. Forse non era cattivo.
«Lilibet!» chiamò da qualche parte Marion.
«Devo andare.»
«Certo, ma prima vorrei chiederti un favore: ho bisogno di morderti. Posso?»
La piccola sgranò gli occhi.
«Lilibet! Ma dove ti sei cacciata!»
Nello sgabuzzino il ragno si mosse: la bambina sentì la consistenza dell’enorme corpo peloso che sfiorava la sua gamba e il luccichio di decine di occhi che la fissavano da ogni direzione. Un brivido di disgusto la fece tremare. Fuori Marion era sempre più vicina, le sarebbe bastato un grido e subito sarebbe accorsa. Però… Però il ragno aveva detto di avere bisogno di lei. Forse davvero non era cattivo.
E poi la paura: la paura non c’era più, sostituita da un vago e comune senso di repulsione. Una repulsione che poteva controllare perché, insomma, il ragno aveva bisogno di lei, e a lei piaceva aiutare gli altri.
Soprattutto enormi animali parlanti.
«Mi farai male?»
«Appena un pizzichino.»
Lilibet strinse i denti e spinse la mano nel buio. L’enorme ragno si avvicinò e le zampette pelose la fecero tremare di raccapriccio. Nella luce fioca dello sgabuzzino vide le tenaglie fremere golose e i peli intorno alla bocca vibrare eccitati.
Un attimo e quelle tenaglie s’infilarono nella carne morbida della bambina.
«Ahi!» urlò e subito gli occhi le si riempirono di lacrime.
«Grazie Lilibet. Adesso siamo amici.»
La bambina si alzò, asciugandosi le lacrime.
«Mi hai fatto male!»
«Mi dispiace. Quando ti rivedrò ti porterò un regalo.»
Lilibet fissò la forma scura che si stava ritirando nell’ombra.
«Che regalo?»
«Un regalo che non si può immaginare!»
La bambina sorrise e aprì la porta. Quando si voltò indietro il ragno gigantesco non c’era più.
 
 
La regina Elisabetta fissò a lungo lo specchio e il capello castano che spuntava dalla chioma candida all’altezza della tempia: era innegabile, stava ringiovanendo.
Ad annunciare questo non erano solo i capelli, ma anche un nuovo vigore, l’appetito risvegliato, l’incontinenza domata e il dolore alle giunture finalmente scemato.
L’incontro con il ragno era sempre nitido in lei, ma con gli anni lo aveva ridimensionato, dandogli i connotati di un sogno. Adesso, invece…
Scelse sul calendario un giorno di novembre e fissò per quella data la sua morte. Aveva tempo a sufficienza per organizzare la successiva fuga in qualche posto esotico, magari proprio nei luoghi dove re Giorgio ambientava le sue storie rocambolesche.
Sorrise e poi fece una smorfia, massaggiandosi la guancia: l’improvvisa uggia alla gengiva significava che un dente nuovo di zecca stava cercando di spuntare, infischiandosene della dentiera.
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Messaggio Da Petunia Mar Lug 27, 2021 2:38 pm

Come direbbe  @vivonic il mio commento sarà il più inutile di tutti. Questo racconto oltre a essere scritto in modo perfetto (a mio parere) è elegante e raffinato. L’atmosfera che sei riuscit@ a creare varca il confine sottile tra realtà e fantasia. È un giusto mix tra cattiveria e inquietudine che caratterizzano le fiabe e anche una dolcezza rassicurante. Dialoghi asciutti e credibili.
Non posso espormi più di tanto perché ho molte letture da fare ancora, ma sarà davvero difficile scalzarti dalle mie preferenze. 
Mi è piaciuto tutto quanto incluso il titolo. Te l’ho detto prima che non ti sarei stata utile…
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Messaggio Da Byron.RN Mar Lug 27, 2021 3:44 pm

Il racconto fila via liscio, senza intoppi e ostacoli. È scritto bene, senza errori e sbavature. Ho trovato solo un refuso: I volti dei suoi avi la guardavano seri dai ritratti appesi alle pareti, mente Marion intrecciava(mente al posto di mentre).
La storia è carina, ma non mi ha esaltato particolarmente, forse per la credibilità che mentre leggevo un pò è vacillata. Prima di tutto il dialogo tra Re Giorgio è la creatura mi è parso poco naturale, costellato da troppi infodump: la creatura è col sovrano da molto tempo, le implicazioni di quello che deve succedere è plausibile che il re le conosca da molto tempo, quel dialogo a suon di spiegazioni a mio avviso regge poco.
L'altra cosa di cui dubito, anche osservando i comportamenti dei figli dei miei amici, è che una bambina(per quanto buona e altruista e col terrore dei ragni) possa acconsentire a farsi mordere di proposito, senza prorompere in scene isteriche. 
Insomma, un lavoro positivo, buono come idea, ma da rivedere un pò sul presupposto della credibilità generale della storia.
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Messaggio Da SisypheMalheureux Mar Lug 27, 2021 4:05 pm

Ma quindi la regina Elisabetta in realtà è l'Uomo Ragno?  Laughing

Ok, cerco di commentare il racconto il più seriamente possibile, ma sto ancora sghignazzando. 
Racconto molto ben scritto. I paletti sono ben centrati, anche se all'inizio non riuscivo a capire il riferimento al 1929. Ma poi, verso la metà del racconto, quando mi è stato chiaro che Lilibet era la regina Elisabetta, allora ho capito anche quale fosse l'anno di ambientazione: fine 1929, se ci viene detto che la futura regina ha quasi 4 anni. L'unica pecca che ci trovo è che ho trovato la storia credibile solo fino a un certo punto. 
Fino a che la bambina nella mia testa era una qualunque figlia di un re, me lo sono goduto il racconto. Però poi la frase del barbagianni:«Ricorderà, impedendo che gli errori siano commessi di nuovo. O almeno ci proverà. Invecchierà e tornerà giovane. E poi ancora vecchia. E poi ancora giovane. Sarà eterna, anche se non immortale.» mi ha fatto capire che non si trattava di una regina immaginaria e ho compreso la vera identità della protagonista. Da quel momento la lettura, almeno per quel che mi riguarda, è andata un po' in vacca. Nel senso che non ce l'ho più fatta a prendere la storia seriamente, mi è venuto da ridacchiare e insomma... forse sai cos'è? è che si vedono troppi meme e altre robe ironiche sul web che giocano sulla presunta immortalità di Elisabetta II. Il tuo bel racconto, almeno nella mia percezione, ne è stato un po' penalizzato. Mi riservo di leggerlo ulteriormente, magari alla luce degli altri racconti. Ottimo stile ma se The Queen ti leggesse, ti accuserebbe di lesa Maestà.  Smile

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Messaggio Da Resdei Gio Lug 29, 2021 10:30 am

mamma mia che bel racconto!

unico appunto, ma leggerissimo: la stavano cercando già da un quarto d’ora, ma succedeva sempre così quando dovevano studiare la matematica.
mi è sembrato troppo anche per Lilibet che ha solo quattro anni, nipote del re, è sicuramente una bambina precoce e molto intelligente.
osservazione di pochissimo conto, visto l'altezza del racconto, che rimane impresso per le immagini nitide e per il contenuto. 
complimenti
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Messaggio Da Arunachala Gio Lug 29, 2021 1:50 pm

il controcorrente ci vuole sempre no?
eccomi, dunque.
scritto benissimo, nulla da eccepire a parte qualche refuso minimo.
però non mi coinvolge per niente e lo trovo del tutto artificioso.
mi perdoni l'aut@ per quanto ho scritto, ma è così, ai miei occhi.
storia poco credibile in generale, anche se messa sotto forma di fiaba non riesce a penetrare nella mia lettura.
buone descrizioni, ottima stesura, testo scorrevole... ma il senso?

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Messaggio Da Ospite Gio Lug 29, 2021 2:33 pm

Racconto che lascia sul lettore un lungo sbaffo di dolcezza.
Nel mondo reale non esiste nulla di quanto raccontato, ma non lo voglio interpretare come una fiaba.
Forse un po' troppo intuibile, un po' troppo preparato il finale, questo si.
Mi è piaciuto l'accenno alla stalla, quella dove è nato Gesù, anche se allontana parecchio dalla storia che stai raccontando.
L'immagine spaventosa del ragno riesci a trasformarla in immagine per nulla spaventosa.
Sai usare le parole, sai usare i pensieri astratti, incredibili.
Mi ritrovo a fissare pure quello che non vedo.
Ma che c'è.
Bravissimo.

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Messaggio Da Antonio Borghesi Gio Lug 29, 2021 3:46 pm

Un bellissimo mix tra storia e fiction. Mi ha sorpreso un po' quando sei passato alla fiction (che poi forse non lo è. Staremo a vedere che succede con The Queen) ma avrebbe dovuto essere prevedibile col Re che parlava con un animaletto nascosto nell'ombra. Lilibet a quattro anni (avresti potuto farla un po' più grandina visto che lei è nata nel 26 e lui è morto nel 36) è tremendamente coraggiosa a non scappare subito da quell'enorme ragno che oltretutto la vuole mordicchiare. Va bene che non è reale ma anche nella fiction bisogna a volte essere un pochino più reali. E non parlo della famiglia dei Windsor.
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Messaggio Da Susanna Ven Lug 30, 2021 11:33 am

Il titolo riporta subito alla Regina Elisabetta, donna che ha attraversato un secolo, e oltre, talmente complesso sotto ogni punto di vista che – piacciano o no i monarchi, pieno rispetto per tutte le opinioni – non si può che ammirare.


Questa è una bella storia, per me semplicemente una favola, con tante sfumature: la dolcezza del rapporto col nonno, il dark fantasy/un po' horror del nonno e del ragno, e un finale cui non  riesco a legare un genere, strambo e gradevole. Insomma sono passata attraverso diverse emozioni da lettore che ho gradito nel loro insieme. Una storia particolare, originale ed eccentrica. I personaggi ben dosati, i paletti ci sono senza eccessi. Scrittura scorrevole, il ritmo e la trama reggono fino alla fine.

Due piccole annotazioni:
in una favola solo favola, una bimba di quasi quattro anni può esprimersi come un adulto, ci sta; pensando ad un personaggio reale, un dialogo così perfetto non è da bambino, sia pure una bimba cresciuta in un ambiente dove l’infanzia viene fagocitata dagli impegni che i ruoli impongono, crescendo in fretta. Il lessico di un bambino di poco più di tre anni non è ancora così ricco.

Questo nulla toglie alla piacevolezza del racconto e alla delicatezza con cui hai trattato la paura della bimba.
Sarebbe rimasta ancora un po' lì, poi con un po' di fortuna.... due po’ in una stessa frase, senza dei puntini che facciano pensare ad un pensiero interrotto li ho trovati eccessivi.

@SisypheMalheureux la tua uscita sull'uomo ragno è fenomenale. Il commento sussultava di risatine. lol!  Meno male che l'ho letto dopo aver scritto (a parte) il mio commento: non ne sarei uscita decentemente.

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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Lug 30, 2021 1:47 pm

Una favola basa sulla realtà o la realtà che si fa favola? Non importa.
L'idea è originale e scritta bene, con i tempi giusti.
Sono andato anche a verificare che re Giorgio avesse davvero un dragone rosso tatuato: vero!
Non mi torna molto la villa liberty: una dimora reale nel West Sussex?
Piacevole.
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Messaggio Da Asbottino Ven Lug 30, 2021 5:39 pm

Scritto magnificamente, sospeso in un'atmosfera magica, da sogno. La parte finale è quasi una frenata, un risveglio brusco, il voler riportare la narrazione a una realtà che fino a quel momento non gli apparteneva.
"Ricorderà. Non sapete nemmeno quanto questa parola nel futuro perderà di significato."
Perché, mi chiedo? Davvero la parola "ricordo" ha perso di significato nel presente?
"Vivrà gli eventi e li saprà interpretare per gli uomini del futuro"
Sembra quasi una profezia. Mi aspettavo che la portassi avanti, non che venisse agganciata a una figura storica che per quanto abbia attraversato un secolo di storia non mi sembra che sia un'interprete del presente per l'umanità.
Bello, insomma. Molto bello, affascinante, curatissimo, ma lascia tanti interrogativi, tanti punti aperti, provando a mescolare finzione e realtà. Forse per entrambe non c'è abbastanza spazio e avrebbe bisogno di più respiro, di più battute.
Aggiungo ancora una cosa. La mancanza del paletto del genere in questo step ha dato vita a un ibrido come questo, meraviglioso mix di tanti genere diversi, per certi versi impossibile da definire. Per me un punto a favore.
Insomma mi è piaciuto tanto e allo stesso tempo quel finale così agganciato alla realtà (anche se quel dente nuovo che spunta è quasi un cliffhanger da storia sovrannaturale) mi ha un po' destabilizzato (non disturbato, ma destabilizzato, come dire: No, la regina Elisabetta, voglio di più!!!).
Lo leggerò ancora un po' di volte e magari tornerò a commentarlo di nuovo, se il tempo lo permetterà. Sicuramente ci penserò sopra, perché ha il pregio di intrattenere a più livelli. Ha un senso più profondo, credo, ma ancora mi sfugge.

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Messaggio Da caipiroska Dom Ago 01, 2021 5:00 pm

Senz'altro un bel racconto, scritto bene e con un suo fascino.
Ma è soprattutto la sua stranezza che rimane impressa...
Rileggendolo ho avuto la sensazione di qualcosa di più profondo di ciò che è scritto nel testo, ma che non è riuscito a venire fuori dalle parole scritte. "Eterna, ma non immortale": così erano definite alcune divinità, e in effetti sembra che alla fine si trasformi in qualcosa del genere (infatti ringiovanisce...).
Ecco, a questo punto mi sfugge un pò il senso del testo, o meglio sarebbe stato molto interessante leggere di più e capire bene cosa intendesse l'autore con questa nuova prospettiva.
Invece si indica appena al lettore la strada da seguire e poi lo si abbandona alla libera interpretazione.
Sono d'accordo che con il "patto di sospensione della realtà" chi legge si affida a chi scrive e crede alla storia che sta leggendo, e questo mi piace tantissimo (soprattutto in un contest dove abbiamo un animale parlante...): mi chiedo comunque se distorcere la vita di un personaggio reale e "piegarla" ai perchè di un racconto possa ripagare della fatica fatta a inventare il racconto stesso (oddio, adesso che ci penso anche Johnny Ghost è "intimo" della regina Elisabetta che in quel caso è un aliena... Per i profani sto parlando del Dylan Dog...).
Un racconto quindi che ha un bel potenziale, perchè comunque ha quel fascino del sovrannaturale che mi piace sempre, ma che poteva essere strutturato e pensato meglio, anche solo alla luce di una maggiore chiarezza d'intenti nei confronti di chi legge.
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Messaggio Da paluca66 Mar Ago 03, 2021 5:17 pm

A me questo racconto è piaciuto moltissimo. È scritto molto bene, senza refusi, direi in modo "elegante" e questo già di per sé è un grande valore visto che siamo pur sempre in un contesto di scrittura e spesso (ho l'impressione) finiamo per dare più importanza alla storia che a come è scritta.
Ho interpretato la storia come una spiegazione sottilmente ironica della longevità della Regina Elisabetta su cui ciascuno di noi si è  sicuramente interrogato almeno una volta. E se di fiaba, di mito, di leggenda trattasi, che importanza ha sé una bambina di quattro anni studia matematica o accetta di farsi mordicchiare da un ragno?
Sei fortemente candidat@ a entrare nella mia cinquina.

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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Ago 04, 2021 10:03 am

Ciao Aut*

Parto dicendo che ho un debole per la Regina Elisabetta e sono appassionato di libri che parlano di lei. il più bello per me è "la sovrana lettrice" di Alan Bennet. Ho le carrello "the Windsor know" di SJ Bennet. tutto per farti capire che apprezzo le riletture di un personaggio così straordinario e diciamocelo, pure assai misterioso. 
Il tuo racconto quindi mi affascina con la sua atmosfera misteriosa e pacata. C'è un ritmo che oserei dire inglese. così calmo ma ricco di tensione. È scritto bene e si legge con assoluto piacere. 
Detto questo però arrivano i guai, alla fine io quello che succede non lo capisco. Mi spiego meglio, cosa fa il "ragno" alla regina. Da come lo descrivi non sembra una punizione. ritornerà giovane, quindi? 
Alla fine ho più domande che certezze e questo mi " rovina" l'intero testo. 
Da appassionato ti chiedo gentilmente di rendere tutto più comprensibile perché il potenziale c'è.
Grazie e complimenti.
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Messaggio Da gipoviani Ven Ago 06, 2021 3:09 am

La scrittura è elegante, scorrevole e piacevole. Ottimi i dialoghi.
I personaggi si vedono abbastanza chiaramente. 
Eppure la storia non mi ha emozionato e interessato più di tanto. 
Sembra tutto molto artificioso. Sembra che la storia sia solo uno strumento, purtroppo (?) necessario, per scrivere un racconto, ma non il racconto. 
La storia dovrebbe essere il punto di partenza e quello di arrivo.
In ultimo tante cose nella storia rimangono aperte e non spiegate o spiegabili.
Per tutto questo, il tuo racconto, pregevole per molti aspetti, mi da il senso dell'incompiuto.

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Messaggio Da digitoergosum Ven Ago 06, 2021 11:08 am

Ciao autrice / autore.

La pulce.

Spero tu gradisca l'unica pulce (positiva) che trovo nel tuo racconto, infatti nemmeno la numero. Trovo ottima la scelta di differenziare nel dialogo carattere normale e corsivo. Facilita lo sviluppo del confronto. Penso che ti ruberò l'espediente.

Gradimento del testo :

È un bellissimo testo, che incuriosisce e senza particolari errori. Una moderna storia di monarchia inglese ambientata nel fantasy. Mi manca, e credo sia fondamentale, tutt'altro che il tanto bistrattato infodump, l'episodio salvifico che indurrà Re Giorgio a "consegnare" al ragno una bambina di quasi quattro anni. Al momento ho assegnato due "otto" e un "nove" ai racconti fin'ora letti. Il tuo, bellissimo, è sette e mezzo. Ho ancora un quarto di racconti da leggere. Potresti essere nella cinquina.
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Messaggio Da Danilo Nucci Ven Ago 06, 2021 2:23 pm

Scrittura impeccabile e dialoghi molto freschi e naturali. Gli elementi previsti dallo step ci sono tutti, salvo la villa liberty che non va molto oltre la semplice citazione. Se nella mia classifica personale non sarà al primo posto dipenderà soltanto dai miei gusti personali e non dalla qualità dell’autore/autrice. Non amo molto le commistioni tra personaggi reali, direi anche storici, con il genere fantasy. Di sicuro, però, merita un posto di rilievo fra i miei preferiti. Chiudo con una battuta: dopo la morte del Principe Filippo circolava una vignetta in cui la moglie del principe William raccomandava alla Regina Elisabetta di farsi coraggio e di rifarsi una vita! Proprio in perfetta sintonia con il finale del tuo racconto!!
Bravo/a.   
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Messaggio Da Fante Scelto Sab Ago 07, 2021 3:53 pm

Inizialmente il racconto mi aveva preso, vuoi per il fatto che c'era un alone sospeso lì che faceva presagire stesse per capitare qualcosa di sopra le righe, vuoi per l'atmosfera particolare della prima parte.
Però poi, man mano che la storia andava a compimento, mi sono sentito insoddisfatto dal risultato.
Lo so, sono un cavillone, però:
- come ha scritto Byron, il dialogo tra ragno e re non è realistico, è un espediente per fornire informazioni al lettore. Credo che re Giorgio si fosse fatto almeno un'idea di cosa aspettava la nipote quando il ragno gli ha esternato, in un passato non presente nel racconto, di volere Lilibet.
Non solo: ma la disperazione del sovrano mi lascia perplesso, voglio dire, il ragno ti sta promettendo che Lilibet sarà eterna, vedrà cose inimmaginabili, ecc.
Avesse detto "me la scofano per cena" capirei di più.
- Ho trovato poco funzionale la paura dei ragni di Lilibet con il fatto che la creatura sia un ragno. Rende il suo piegarsi alla richiesta dello stesso poco credibile.
- Idem il discorso che serva l'accettazione volontaria della bambina per il morso.
Rende abbastanza inutile il fatto che il nonno abbia acconsentito al ragno di "prendersela".

E da qui si arriva alla domanda finale: qual è il punto del racconto?
Il tono cupo o horror che il ragno introduce non trova sbocco in nulla di terribile o angosciante, anzi. Il futuro che si irradia è quello del progresso tecnologico e il superamento della grande guerra in arrivo. La regina invecchierà e ringiovanirà.
Insomma, di horror c'è proprio solo il ragno per il suo concept.
Speravo che il finale riservasse un colpo di scena sul perché Lilibet abbia ricevuto il dono dell'immortalità o almeno un senso compiuto per la componente soprannaturale che il ragno rappresenta, invece nulla.

Rimane anche per me sibillino il discorso sul ricordare che nel futuro perde di segnificato. Fa riferimento a qualcosa di odierno che però non colgo (forse la perdita di testimoni viventi dei tragici eventi del '900? Perché a quello ci penso pure io, ogni tanto.)

Infine, mi sfugge il senso dell'ultima parte, quando si menziona il mettere in scena la morte della regina per celare la sua immortalità. Ne deduco che lei debba sparire dalla scena internazionale, rendendo ancora più incomprensibile il senso del dono che le è stato fatto.

A parte questa (caterva, perdonami) di dubbi, il racconto in sé non è male. Anzi, l'idea che c'è dietro è veramente entusiasmante.
Ma i tanti punti oscuri e in generale il senso mancante della storia non me l'hanno fatta apprezzare. Fanno sembrare il tutto un divertissement sulla presunta immortalità della attuale regina.
Anche lo stile, purtroppo, non mi è piaciuto molto. Un po' didascalico, un po' troppo semplice, forse, per una storia che aveva il potenziale così forte e venature dark non sfruttate a pieno.
Dialoghi non molto riusciti, per me.
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Messaggio Da Achillu Lun Ago 09, 2021 10:34 pm

Ciao Aut-

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Mi aspettavo qualcosa di diverso da un paio di eventi in questo racconto. Il primo riguarda il "superpotere" che il ragno dà a Lilibet, diciamo che l'eterna giovinezza mi lascia un po' deluso, soprattutto da come si manifesta alla fine del racconto ossia fine a sé stessa. Il secondo è che il superpotere il ragno lo racconta al nonno e non alla bambina, la quale avrebbe invece dovuto scegliere liberamente se accettare o meno il dono, almeno così ci racconti nella prima parte. L'aspettativa era che il ragno spiegasse il dono a una bambina di quattro anni, questo era il patto con il lettore, almeno io l'ho interpretato così.
Il racconto l'ho trovato scorrevole, soprattutto nella parte focalizzata sulla bambina. Ah, occhio che il punto di vista è a volte un po' troppo traballante, mi riferisco in particolare alla scena delle due cameriere. Secondo me ci sono delle potenzialità inespresse, i due personaggi principali non sono stereotipati ma nello stesso momento sembra quasi che tu abbia trattenuto la penna per paura di uscire dallo stereotipo. È una mia impressione, per carità, ma avresti potuto/dovuto osare un po' di più.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Akimizu Mar Ago 10, 2021 12:00 am

Sono molto combattuto su questo racconto, da una parte mi è piaciuto moltissimo come è scritto e come è condotto, con tocchi di pennello precisi, descrizioni perfette, struttura ottima. Ma poi mi ritrovo a pensare che alla fine tutto è stato costruito (mi ripeto, in modo magistrale) per arrivare a un finale che sembra un po' una battuta e quindi non punge come dovrebbe. Dal punto di vista tecnico l'unico consiglio che mi sento di dare è di rimodulare un poco il rapporto tra creatura e re, alcuni dialoghi sono un po' forzati, piegati al bisogno di fornire spiegazioni, poi i due hanno delle dinamiche per un certo verso oscure. Almeno, io non ho ben capito cosa li leghi e in che modo. Ma è davvero l'unica cosa.
Complimenti quindi, e a rileggerci!
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Messaggio Da vivonic Mar Ago 10, 2021 9:43 am

Quando è arrivato questo racconto è stato il momento esatto in cui ho capito che il quarto sarebbe stato il mio step preferito. Proprio mi sono gasato dopo aver letto questa tua follia, Autore. Idealmente, sono ancora lì ad applaudirti 😊
È esattamente come dice @Petunia: quello al tuo racconto sarà l’ennesimo mio commento inutile ai racconti di questo step, quindi sfrutto tutto lo spazio che ho per farti i complimenti e ringraziarti della tua partecipazione!
Poi, senza limiti di battute legati al concorso, potresti provare a riprenderlo in mano e allungarlo in determinati punti strategici, per renderlo un racconto più “completo”, ma siccome alla fine un limite c’è sempre, qualsiasi cosa si faccia, solo tu puoi sapere quando è l’ora di tagliare e di mettere il punto.
E così finisce il mio commento, ma non i miei complimenti: quelli te li protraggo fino alla fine dello step, e anche un po’ oltre.

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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Messaggio Da gemma vitali Mar Ago 10, 2021 10:42 am

La storia di Lilibet regina eterna è davvero affascinante. la tua sctittura è ottima e ti fai leggere con interesse.
La parte del dialogo con l'animale parlante la trovo un po' troppo raccontata forse avrei preferito che il re ripensasse al suo patto con l'animale magico facendocelo rivivere.
Qui di animali parlanti ne abbiamo due, nello sgabuzzino compare il ragno peloso che le cdhiede di farsi mordere.
Ecco io sinceramente penso che una bambina normale non si  sarebbe fatta mordere, ma lei  è una bambina speciale e avrà un ruolo fondamentale nella storia.
bel racconto. Piaciuto.
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Messaggio Da Hellionor Mar Ago 10, 2021 10:59 am

Un racconto davvero affascinante, la storia intrigante quanto basta per affascinare.
Unica pecca a mio avviso è nello scambio di battute tra il re e la creatura ragnesca. Non riesco a capire quali siano le conseguenze di cui parla il ragno, mi manca qualche dettaglio per comprendere che tipo di patto sia. Ci ho pensato e mi sono detta che forse anche re Giorgio aveva stretto con il ragno lo stesso patto anni prima e ora c'è un passaggio di testimone (magari dopo un tot di cicli vitali bisogna tirarsi indietro), e la scelta ricade su una donna. 
L'atmosfera mi ha conquistata e la trovo una buona prova, davvero accattivante.
Con qualche piccolo accorgimento sarebbe ancora più potente.
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Messaggio Da Molli Redigano Mer Ago 11, 2021 12:23 am

Oh, ma voi non lo guardate dall’angolazione giusta: in realtà questo è un gran privilegio e la sua bambina, mio re, è perfetta per questo ruolo.»"


In un testo scritto veramente molto bene, ho trovato solo questa piccola incongruenza. Nei dialoghi, gestiti benissimo, il ragno si rivolge a Re Giorgio dando del voi. Quindi avrebbe dovuto dire "la vostra bambina" anziché "la sua bambina". Evidentemente una cazzata.
Anch'io ho sentito parlare della presunta immortalità della regina Elisabetta. Non è che ci credo tanto, di cazzate se ne sentono di tutti i tipi, adesso con 'sta pandemia è anche peggio. Certo è che nulla vieta di creare una storia credibile cavalcando certe dicerie. Qui l'Autore c'è riuscito egregiamente e per me ha pure qualche punto in più perché come interlocutore principale m'ha messo un ragno, di cui io ho una fottuta paura, che sia grande quanto una capocchia di spillo o piccolo come un mandarino. Non mi ci fate pensare.  Lilibet 636947383
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Messaggio Da caipiroska Gio Ago 19, 2021 12:19 am

Eccomi qua!
Dopo qualche giorno mi sono messa qui e con calma ho riletto racconto e commenti.
E devo proprio dirvi la verità: avete ragione tutti!!!
Ognuno di voi ha aggiunto il suo tassello a quello che, rileggendolo, ho percepito come un racconto incompleto, frettoloso e zoppicante.
Grazie di cuore per tutti i suggerimenti, i punti di vista e le migliorie che mi avete suggerito.

Nelle frettolose ricerche che ho fatto prima d'iniziare a scrivere ho trovato che nel 1929 re Giorgio si ammalò e la compagnia di Lilibet lo rincuorava molto.
E mi sono fatta bastare questo per inventare la mia storia.
Il personaggio di Elisabetta mi ha sempre incuriosita, non tanto per quello che fa, ma proprio per chi è: una donna che ha vissuto cambiamenti epocali sempre al centro degli eventi: nella storia dell'uomo penso che sia l'unica a avere questo primato (non sono una storica, correggetemi se sbaglio...).

Nel testo tante cose non funzionano e non hanno brillato come avrei voluto (colpa mia!), ma il discorso che fa il ragno sul ricordare e su come oggi questa parola abbia perso significato doveva essere un pò il fulcro del testo: il ragno sceglie questo testimone vivente proprio per aiutare l'uomo a ricordare (e non commettere gli stessi errori...).
Si manifesta alla bambina, le chiede praticamente di fidarsi di lui.
Lei quindi invecchierà, tornerà giovane (tra cent'anni sarà una neonata sostituita in qualche casa reale...), crescerà sempre al centro degli eventi ma ricordando qualsiasi cosa: una situazione terribile, a mio avviso!
Un pò alla Benjamin Button, ma più complicato...
Fatto stà, che dal racconto non riesce a trapelare tutto quello che volevo e che in effetti è un pò complicato. Forse le battute a disposizione erano davvero poche per rendere convincente questo progetto...
Sysifo mi hai fatto piegare dalle risate: giuro che scrivendo non ho mai pensato all'Uomo Ragno!
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