Uauu.. Rasal, ecco come si tiene un lettore dalla prima all'ultima frase e, sinceramente, col fiato corto in attesa della fine, quale che sia.
L'inizio è dolce, malinconico: l'incontro con un po' di imbarazzo tra due persone che pare non sappiano cosa dirsi, mentre quello che verrà detto varrà un'esplosione di sensazioni ed emozioni. Un addio, anche se "tranquillo" è sempre un addio: entrambi soffrono ma, è la realtà, da una parte ci può essere una sofferenza che sa di un nuovo inizio, di sollievo; dall'altra di sola sofferenza, senza nulla che possa consolare.
Ecco quindi che viri sulla drammaticità con cui un addio può stringere, anzi stritolare, una persona: inaspettato e quindi troppo forte da percepire nell'immediato, ma basta il freddo di una pioggia o di una raffica di vento per mettere tutto in ordine, o forse creare il caos nei pensieri. Questa mi pare l'essenza del racconto: la libertà dei pensieri che finisce per impriginare.
E' davvero un bel racconto, che spero di aver compreso correttamente.
Siccome quando trovo qualche riferimento ad autori, libri, film ecc. che non conosco, metto una piccola pezza alla ignoranza, magari scoprendo che propria ignoranza non è: le fotografie di Doisneau le avevo ammirate in una gallery tempo fa, tutte bellissime con "le persone" colte in momenti tanto normali ma al contempo spettacolari, ma non avevo memoria del nome. Grazie anche per questo.