Non c'erano ombrelloni. O meglio chi lo voleva se lo doveva portare da
casa e piantare nella sabbia con santa pazienza. Ci si accontentava
dell'ombra dei pini che, anche adesso, incoronano tutta la baia, distesi sul
costone a picco sul mare.
Il bar non esisteva ancora; però riuscivamo a dissetarci perché
sommergevamo le bottiglie in una polla naturale nascosta all'ombra di
uno spuntone di roccia, e avevamo sempre bevande fresche a
disposizione.
I più aggiornati del gruppo canticchiavano con sussiego le ultime canzoni
di Adriano Celentano, Gianni Morandi, Nico Fidenco, Fred Bongusto: non
erano ancora comparsi mangiadischi né radioline a transistors, perciò le
nostre voci, più o meno stonate, erano il sottofondo delle passeggiate sul
bagnasciuga o delle partite a carte sugli scogli umidi e scivolosi per le
alghe.
I bikini si chiamavano due pezzi e li portavano solo le turiste che
spuntavano raramente e diventavano l'attrazione del giorno.
Poi, senza neanche aspettare le fatidiche due ore dall'ultimo pasto,
finalmente il bagno, di corsa in acqua tutti insieme: gli spruzzi addosso a
chi si attardava a scendere, le risate, i tuffi dal pontile, le gare fra chi
avrebbe raggiunto per primo la boa, o chi rimaneva più a lungo sott'acqua.
Ogni volta un divertimento nuovo, anche se i gesti erano sempre gli stessi.
Quando si era proprio senza fiato ci si distendeva ad asciugarsi al sole sul
telo colorato, sbirciando di nascosto se il gruppo era sempre compatto, o
se qualcuno si era appartato con qualche nuova conoscenza.
Verso la fine del pomeriggio ci si arrampicava attraverso la pineta in
direzione della strada asfaltata, percorrendola di buon passo fino alle
porte del paese, dove il gruppetto cominciava a sfaldarsi.
Il risuonare degli zoccoli di legno, obbligatori per chi andava alla spiaggia,
avvertiva le mamme che si poteva cominciare a scaldare l'olio nella
padella.
Il profumo della frittura si spargeva per tutto il paese, semplice e gioiosa
chiusura di una giornata estiva nei primi, mitici, anni sessanta.
casa e piantare nella sabbia con santa pazienza. Ci si accontentava
dell'ombra dei pini che, anche adesso, incoronano tutta la baia, distesi sul
costone a picco sul mare.
Il bar non esisteva ancora; però riuscivamo a dissetarci perché
sommergevamo le bottiglie in una polla naturale nascosta all'ombra di
uno spuntone di roccia, e avevamo sempre bevande fresche a
disposizione.
I più aggiornati del gruppo canticchiavano con sussiego le ultime canzoni
di Adriano Celentano, Gianni Morandi, Nico Fidenco, Fred Bongusto: non
erano ancora comparsi mangiadischi né radioline a transistors, perciò le
nostre voci, più o meno stonate, erano il sottofondo delle passeggiate sul
bagnasciuga o delle partite a carte sugli scogli umidi e scivolosi per le
alghe.
I bikini si chiamavano due pezzi e li portavano solo le turiste che
spuntavano raramente e diventavano l'attrazione del giorno.
Poi, senza neanche aspettare le fatidiche due ore dall'ultimo pasto,
finalmente il bagno, di corsa in acqua tutti insieme: gli spruzzi addosso a
chi si attardava a scendere, le risate, i tuffi dal pontile, le gare fra chi
avrebbe raggiunto per primo la boa, o chi rimaneva più a lungo sott'acqua.
Ogni volta un divertimento nuovo, anche se i gesti erano sempre gli stessi.
Quando si era proprio senza fiato ci si distendeva ad asciugarsi al sole sul
telo colorato, sbirciando di nascosto se il gruppo era sempre compatto, o
se qualcuno si era appartato con qualche nuova conoscenza.
Verso la fine del pomeriggio ci si arrampicava attraverso la pineta in
direzione della strada asfaltata, percorrendola di buon passo fino alle
porte del paese, dove il gruppetto cominciava a sfaldarsi.
Il risuonare degli zoccoli di legno, obbligatori per chi andava alla spiaggia,
avvertiva le mamme che si poteva cominciare a scaldare l'olio nella
padella.
Il profumo della frittura si spargeva per tutto il paese, semplice e gioiosa
chiusura di una giornata estiva nei primi, mitici, anni sessanta.