Più che una poesia sembra uno di quegli indovinelli che a volte vengono utilizzati nei film d'azione sull'archeologia per aprire antichi portali o trovare un oggetto magico nascosto.
Solo che lì a un certo punto il protagonista si illumina e capisce, di solito senza particolari premesse, la soluzione e risolve l'arcano.
Qui sinceramente non sono riuscito a illuminarmi.
La patina superiore, la maschera, lascia intendere che a parlare sia una contadina centenaria, ma ci sono tanti piccoli dettagli che mi fanno pensare ad altro, persino a un figura non umana ma umanizzata. Un antico albero, forse.
Anche questo non regge, in realtà, ma mi piaceva l'idea.
Credo sia l'unico componimento letto finora nel quale ogni singolo verso vuol dire tutto e il contrario di tutto, con alcuni picchi di mistero che alimentano l'enigma.
Perché i continui riferimenti ai cento anni, titolo incluso?
Che cosa raccoglie la voce narrante dal terreno arato?
Perché insinuava le radici?
Perché il riferimento ai vermi?
Qual è questo primario segreto?
E l'antico seme?
Ma più di tutto: cosa sarebbe la terra del progetto??
Insomma, un milione di domande per soli 16 versi.
Però sai che c'è, autore? Che questa assoluta indeterminatezza, nonché la bizzarria di questa poesia, mi fanno pensare che il componimento voglia raccontarci, nel suo modo assolutamente criptico, una storia incredibile.
E io adoro le storie incredibili.
Per cui, nonostante fossi partito con l'idea di non aver capito niente, ora ho capito che il tuo lavoro mi è piaciuto.