Lampi di fuoco fendono il buio e il cuore rimbomba nella cassa toracica. Boati, schianti, fischi e urla risuonano nella testa e l’aria profuma di polvere da sparo, ma Suljeman, oggi, non scapperà.
La terra trema, il ponte trema: le pietre bianche cadono nell’acqua con tonfi sordi e il fiume le ingolla una ad una.
Privata dell’abbraccio del Grande Vecchio, Mostar è una città spaccata in due. Minareti e campanili si guardano dritto negli occhi, le narici dilatate annusano la fierezza, la storia, la paura.
Ma non oggi. Oggi si fa festa, lo Stari Most è rinato e Sulejman sorride.