Quel giorno di luglio, mio nipote Giulio, di 7 anni, arrivato da Parigi, con il fratello Elliot di 5 anni, mia cognata e mio fratello, per trascorrere le vacanze estive con i nonni (i miei genitori) e la zia (io), la prima cosa che mi raccontò a malincuore fu che i suoi compagni di classe sostenevano che Babbo Natale non esisteva.
A quelle parole strabuzzai gli occhi inorridita.
- Dicono che i regali li comprano i genitori.- spiegò.
Non potevo tollerare un simile affronto dagli emancipati bimbetti di città.
Nessuno, dico NESSUNO, dopo una mia argomentazione su Babbo Natale, avrebbe potuto mettere in dubbio la sua esistenza, né in Italia né tantomeno Oltralpe.
- I tuoi compagni dicono così perché Babbo Natale porta personalmente i doni solo ai bambini meritevoli e a qualche adulto che sia molto buono e bravo. Sono i folletti osservatori che glielo dicono. Annotano i comportamenti dei bambini sul tablet e dal 1° dicembre di ogni anno, Mamma Natale controlla su un grande schermo, i comportamenti di ciascuno di loro. Se i comportamenti positivi dei bambini superano quelli negativi, lei li inserisce nella lista dei meritevoli e la consegna dei loro regali sarà fatta direttamente da Babbo Natale, se invece i comportamenti negativi superano quelli positivi, allora viene inviata una mail ai genitori di quei bambini, che li informa che dovranno comprare loro i regali per i loro figli.
- Ho capito zia, ma io non ho mai visto Babbo Natale.
- Anch’io non l’ho mai visto. E’ difficilissimo vederlo, ma non impossibile. Infatti, alle ore 21 in punto di ogni vigilia di Natale, Babbo Natale va personalmente a prendere i folletti osservatori, li fa salire sulla sua slitta e li porta a casa da Mamma Natale che li aspetta per la cena della vigilia. Solo in quel momento potresti vederlo, perché fa un giro intorno alla casa, scampanellando per richiamare i folletti.
-Allora lo vedremo!
- Ci proveremo.
Mi abbracciò felice e soddisfatto.
-E adesso?– pensai tra me.
Dovevo intervenire per interrompere l’ondata di scetticismo che aveva travolto il mio piccolo San Tommaso.
Avevo deciso! Mi sarei calata nella parte di una “Santa Planner” e non intendo Santa perché mi stavo immolando alla causa, ma perché Santa sottintende Claus, alias Babbo Natale, in inglese.
Avevo cinque abbondanti mesi per pianificare TUTTO.
Io mi adagiai, l’estate trascorse e Giulio non fece più domande né su Babbo Natale né sui folletti.
21 Dicembre
E arrivò dicembre e come ogni dicembre i miei nipoti giunsero in Italia per trascorrere le vacanze natalizie dai nonni. Così, la mattina del 21 andai a prendere Giulio ed Elliot e i loro genitori, all’aeroporto di Venezia. Il periodo natalizio o lo si ama o lo si odia e tutti i bambini, sarà per la sua magia, sarà per le luminarie, sarà per l’albero di Natale o il Presepe, sarà per la mole di doni che riceveranno, lo amano incondizionatamente e confesso che anch’io continuo ad amarlo molto.
Non eravamo ancora usciti dall’aeroporto che Giulio mi si avvicinò, tirandomi per la giacca.
- Ti ricordi quello che mi hai detto quest’estate?- mi sussurrò.
- Riguardo a cosa?
- Di Babbo Natale, zia! Proviamo a vederlo?
In quel momento, ebbi un attacco di panico: io, “Santa Planner” non avevo ancora “plannerizzato” nulla! Mi stavo giocando tutto, compresa la fiducia che mio nipote aveva riposto nella mia accurata argomentazione “babbonatalesca” estiva.
La credenza di Babbo Natale era appesa a un filo e se quella credenza fosse caduta si sarebbe frantumata in mille schegge legnose e avrebbe spiaccicato per sempre sul pavimento il povero Babbo e quindi, addio credenza, in senso stretto e figurato!
- Allora zia? Lo vediamo?
- Ma dipende anche da lui.
- Ok, zia, comunque io ho detto ai miei compagni quello che mi hai spiegato.
- E quindi?
- Ci sono rimasti male. E’ quello che si meritano se non sono stati buoni!- esclamò soddisfatto.
Avevo un grosso, grasso (per restare in tema) problema: i cinque mesi per “plannificare” l’evento Santa erano diventati quattro cortissimi giorni, in cui avrei dovuto trovare l’attore che avrebbe personificato Babbo e il costume adatto a rendere il travestimento il più realistico possibile.
Così mi aggrappai alla speranza che qualche folletto, eccetto quello birichino, me la mandasse buona.
Trovare chi potesse calarsi nella parte di Babbo Natale era la parte più difficile, perché l’attore prescelto avrebbe dovuto possedere le physique du rôle.
E che ci vuole!
Trovare un uomo, almeno di mezza età, alto, con una bella panciotta, con barba e capelli bianchi, magari leggermente riccioluti e che, quando ride, faccia “OH_OH_OH”, si trova tutti giorni dietro l’angolo! Ero spacciata!
Se avessi sfruttato il fattore tempo, avrei potuto trovare qualcuno con tutta calma, avrei potuto permettermi anche il lusso di istruirlo, magari tenendolo sequestrato nella casetta di marzapane per farlo ingrassare per la data designata, stando bene attenta a non farlo muovere troppo, cosicché le maniglie dell’amore sarebbero potute diventare un unico rotolo dell’amore, la panciotta di Babbo Natale (lui ne ha tanto di amore!).
E invece no! Avevo a disposizione, solamente quattro giorni scarsi! Mi sentivo oppressa da un bastoncino di zucchero gigante, estremamente appuntito, sopra la testa.
Il primo a essere scannerizzato fu, ovviamente, mio papà, il nonno, lui avrebbe potuto essere il Babbo Natale per eccellenza, per l’altezza, per la panciotta e per il suo amore smisurato per il Natale, ma fui costretta a scartarlo immediatamente, immaginando la domanda e la risposta di Giulio “E il nonno dov’è? Allora è lui Babbo Natale!”.
Ai bambini non sfugge nulla, altro che Unità Investigativa!
In extremis, avrei potuto anche optare per lui, perché, in realtà, ogni zia che si rispetti ha sempre un piano di riserva, pur di salvare la faccia, ma sostenere la teoria che nonno fosse Babbo Natale e che fosse nato al Polo Nord, di contro la nonna che sarebbe stata Mamma Natale, io e mio fratello Elfi prescelti, Giulio un Folletto Osservatore ed Elliot certamente il Folletto Birichino, avrebbe scatenato una crisi d’identità familiare, con una smisurata lievitazione dell’infantile Ego (essere parente diretto di Babbo Natale non è cosa da tutti!). Troppo!
Ma pur di non deludere il mio nipotino ero disposta a pagare anni di psicoterapia.
22 dicembre
Mi concentrai sulla parte più facile da realizzare: il look. Acquistai un bellissimo abito di velluto rosso corredato di tutti gli accessori. Era perfetto! Mi sentivo soddisfatta. Ma mancava sempre il Babbo.
23 dicembre
Dopo una notte insonne, arrovellata nei miei pensieri babbonataleschi, mentre ero intenta a giocare a tombola, per le prove generali della vigilia, con Giulio ed Elliot…
-55, 60, 10…- elencò Elliot.
-Elliot devi dire un numero alla volta.- spiegò pazientemente Giulio.
-Io dico così!
-Zia! Diglielo tu che si dice un numero alla volta. ZIA! Hai capito?
- Cosa?- chiesi ridestata dal torpore del tormento della preoccupazione di non aver trovato ancora chi potesse fare Babbo Natale.
-54, 63, 80, 2.
-Elliot! Non si fa così! ZIA diglielo tu!
-Elliot si dice un numero alla volta. Devi dare il tempo alle persone di trovare il numero sulle loro cartelle. Hai capito?
-Seeeee…
-No, zia, quando risponde così non ha capito niente!
-45- nominò il frugoletto ribelle.
Giulio e io ci fermammo sorpresi.
- 34- continuò.
- Hai visto Giulio, tuo fratello ha capito.
Giulio mi guardò scuotendo la testa, non troppo convinto.
Il campanello della porta suonò.
- Chi è? -Chiese curioso Elliot.
- E’ zio Marcello-rispose Giulio, a cui non sfugge nulla.
Zio Marcello è il fratello di papà e quando entrò ebbi una folgorazione: sarebbe stato lui BABBO NATALE!
Non aveva né panciotta né capelli e barba riccioluti e bianchi, ma era alto, amava il Natale e soprattutto era insospettabile, perché lui, era solito trascorrere la vigilia di Natale fuori casa. Con qualche accorgimento estetico, il mio Babbo sarebbe stato perfetto!
Ero in contemplazione, quando:
- Ziaaaa, Elliot imbroglia!
- Imbroglia? A tombola? Com’è possibile?
- Sì zia, sceglie i numeri che vuole per vincere!
- Elliot, c’è in giro il folletto osservatore, te lo ricordi, vero?.
- Ma io scherzavo-rispose prontamente.
- Non credergli zia, l’ha fatto apposta!
Lasciai i due fratelli a disquisire, mentre io uscii con zio per suggerirgli la mia proposta.
- Zio, vorresti fare una comparsata?
- Una che?
- Una comparsata.
- Cosa intendi?
- Vorresti fare Babbo Natale la vigilia di Natale, per i bambini.
Ci pensò qualche istante, che mi sembrò un tempo infinito.
- D’accordo! Sarà divertente.- mi rispose sorridendo.
Era quello che desideravo sentirmi dire, più di ogni altra cosa al mondo.
-Se hai cinque minuti ti mostro quello che dovrai indossare.
Corsi in casa, chiesi a mamma di fare da palo e ficcai in una borsa tutto il necessario per vestire Babbo Natale di tutto punto.
- Dove vai zia?- mi chiese Giulio.
-Esco, intanto tu gioca.
-Va bene, zia, ma non gioco più a tombola con Elliot, lui imbroglia.
-E’ lui che imbroglia!- ribadì il piccolo con un sorrisetto diabolico, indicando il fratello.
- Devo andare, parlatene con la nonna.- Mi congedai, sentendo solo:- La smettete di litigare?
- Nonna, è Elliot!
- Non è vero, è Giulio!
- D’accordo, adesso ci penso io!
Immediatamente calò il silenzio.
Sarà per il tono della voce autorevole, sarà per l’incognita di cosa potesse succedere, ma quel “ci penso io” funzionava sempre, con me e mio fratello prima, con Giulio ed Elliot poi.
Sguizzai fuori con la borsa contenente la ROBA.
Zio mi venne incontro.
- Allora ce l’hai la ROBA?
- Certo, è nella borsa.
- Ma è di qualità?
- Certo, vuoi provarla?
- Sì, è meglio, non vorrei che non andasse bene.
Se l’Antidroga ci avesse intercettato, ci avrebbe scambiato per due narcotrafficanti.Zio, indossò gli abiti di Babbo Natale, mettendo un cuscino di piuma per la panciotta.
Mi commossi: era Babbo Natale sputato!
Non che come Babbo Natale sembrasse uno sputo, ma nel senso che gli somigliava moltissimo.
- Mi raccomando, zio, nascondi la ROBA. Se qualcuno, e tu sai chi, la scoprisse, siamo spacciati!
Ecco, appunto, detto questo, se ci fosse stata un’intercettazione dell’Antidroga, sarebbe stato difficile giustificarci, ma fortunatamente, l’antivigilia, l’Antidroga aveva di meglio da fare che intercettare noi.
Istruii zio. Il piano era perfetto! Non mi restava che informare tutta la famiglia affinché mi reggesse il gioco.
Rientrata in casa, vidi i due nipoti intenti a leggere come provetti intellettuali. Mamma mi fece l’occhiolino.
-Eccomi bambini, sono tornata!
-ZIAAAA!
-ZIAAAA!
I due mi vennero incontro saltellanti e felici, liberati dal giogo della tirannia nonnesca.
-Andiamo al cinema, bambini?
Neppure il tempo della risposta che i due si erano già fiondati in auto.
Dopo cena, la stanchezza calò su di me e fortunatamente anche sui miei nipoti e così proposi di andare a coricarci. L’indomani mi aspettava una giornata intensa.
Veloci come saette, i bambini, s’infilarono sotto le coperte in attesa della storia che avrei letto loro, neanche a parlarne, in tema natalizio.
Dopo aver letto qualche pagina, mi avvicinai per dare loro il bacio della buona notte.
-Zia, domani sera, forse, vediamo Babbo Natale- mi sussurrò Giulio.
Io gli sorrisi, annuendo.
La vigilia di Natale
-Zia, è la vigilia! Sveglia!- mi disse concitato Elliot, saltando sul mio letto.
-Dai zia, alzati!- ribadì Giulio, scoprendomi.
Guardai l’orologio, segnava le 7.00! L’alba cominciava a palesarsi all’orizzonte, inondando di luce aranciata le fronde degli alberi in giardino, che svettavano verso il cielo terso.
A rilento, come un motore diesel acciaccato, mi alzai, trascinandomi in cucina.
Dopo una tazzona di caffè, mia mamma, la nonna, da perfetta Christmas Planner, affidò a tutti i componenti della famiglia delle mansioni necessarie per gli ultimi preparativi per la cena della vigilia.
Io avrei dovuto intrattenere i bambini andando a fare la spesa in tre ipermercati diversi o meglio in tre gironi infernali!
Rientrammo nel tardo pomeriggio, io distrutta, carica di borse, mentre i bambini erano sempre più eccitati, in maniera direttamente proporzionale alla mia stanchezza.
Ci preparammo per la sera della vigilia, lavati e profumati, indossando l’abito della festa.
Papà, il nonno, che era andato a prendere dei ciocchi di legno per il caminetto, quando rientrò, ci portò una bellissima notizia: stava nevicando!
Lo stupore dei fiocchi di neve, proprio la Vigilia di Natale, conquistò tutti, grandi e piccini.
-Zia, ma tu hai scritto la letterina a Babbo Natale?- mi domandò Giulio preoccupato.
-No, non l’ho scritta.
-Forse sei ancora in tempo!
Presi carta e penna e mi sedetti sul tappeto tra i miei nipotini curiosi.
-Cosa vorresti che ti portasse Babbo Natale?- mi domandò Giulio.
-Degli acquerelli! Che ne dite?- Improvvisai.
- Come quelli che si usano a scuola?- ribadì Elliot disgustato.
- Sì, proprio quelli.
- Che regalo, stupido!- disse Elliot, andandosene a giocare a carte con il nonno.
- Non badarlo, gli acquerelli sono un bel regalo! Quando l’hai scritta la metti fuori, così il folletto la prende e la porta a Babbo Natale. Zia! Dobbiamo preparare uno spuntino per Babbo Natale e le sue renne! Nonna! ricordati di spegnere il fuoco del camino altrimenti Babbo Natale si brucia il sedere! Zia, ma come facciamo a sapere se è venuto proprio lui a lasciarci i regali?- incalzò Giulio preoccupato.
-E se spargessimo un po’ di borotalco per terra? Quando esce dal camino lascerà le impronte. – suggerii.
L’idea fu accolta con entusiasmo.
Erano le 20 e avevamo tutto il tempo per cenare prima che Babbo Natale richiamasse i folletti.
Giulio teneva d’occhio le lancette dell’orologio.
Qualche minuto prima delle 21 chiesi: -Ehi, avete sentito anche voi?
-Che cosa? -Esclamò Giulio concitato.
-Io ho sentito uno scampanellio.- Intervenne nonna (complice)
-Sì, sì è proprio uno scampanellio- sostenne nonno (complice anche lui).
-E’ Babbo Natale!- Esclamò Giulio.
-Spegniamo le luci e parliamo sottovoce. -suggerii.
Ci spostammo tutti alle finestre.
Fuori, aveva smesso di nevicare e nel cielo, terso e sgombro dalle nubi, troneggiava la luna piena che elargiva la sua luce fredda sul manto nevoso immacolato che brillava sotto i raggi argentati. Nella penombra, tra la vegetazione del giardino, s’intravide un omone vestito di rosso con un lumino in mano che, di tanto in tanto, scampanellava. Restammo a guardare, trattenendo tutti il respiro per l’emozione. Giulio aveva gli occhi spalancati per lo stupore ed Elliot si avvinghiò a me come un polpo.
-ZIA, E’ BABBO NATALE!-Esclamò Giulio!
Babbo Natale era a una decina di metri dalle finestre e la sua figura imponente e confortante avanzava a passo lento.
-Che magnifico attore! Bravo zio!- pensai tra me.
La sua interpretazione era così realistica da lasciare incantati anche noi adulti.
- E’ Babbo Natale! Lo sapevo che esisteva, lo sapevo zia!- esclamò Giulio.
Ero riuscita nel mio intento!
Babbo Natale, a poco a poco, si allontanò, lasciando le impronte sulla neve fresca. Restammo a guardarlo emozionati, finché non scomparve alla nostra vista.
-Bambini, Babbo Natale ha richiamato i folletti, quindi, a letto, su!
-Va bene zia, dai Elliot, andiamo a letto, sbrigati! Zia, ce l’abbiamo fatta a vederlo!
Gli sorrisi.
Folletti natalizi vollero che i due, finalmente, si addormentassero, permettendoci di allestire il passaggio di Babbo Natale in casa, con impronte fatte con gli stivali di mio papà, la stradina di caramelle per simulare il sacco bucato, la smangiucchiata alle carote delle renne e al biscotto di Babbo e una sorsata di latte.
Finalmente Natale!
-ZIA, ZIA, ALZATI, BABBO NATALE è ARRIVATO, GUARDA CI SONO TUTTE LE PROVE!- urlava euforico Giulio.
Mi alzai trascinata per le braccia dai miei nipoti esultanti.
-ZIA, LE IMPRONTE, GUARDA! NON C’E’ LA TUA LETTERINA, L’HA PRESA! – disse Giulio concitato.
- GUARDA ZIA, CHE SACCONI DI REGALI!-urlava Elliot.
Tutti furono svegliati dalle grida gaudiose dei bambini.
Nel frattempo, il campanello della porta trillò.
Era zio Marcello.
Dopo esserci scambiati gli auguri, mi appartai con lui, complimentandomi per l’eccellente interpretazione.
-Veramente, volevo scusarmi con te, perché ieri sera non ho fatto Babbo Natale, mi dispiace, sono stato trattenuto da un amico.
-Come? Ma se eri lì fuori, vestito di tutto punto.
-Non ero io.
-Come non eri tu? E chi era?
-Non lo so.
-Ma tu hai dato i vestiti a qualcun altro.
-No, sono ancora dove li hai lasciati tu.
-Ma…
-ZIA! ZIA! VIENI C’è UN PACCO PER TE, TUTTO D’ORO!
Elliot mi consegnò il pacco ricoperto da una carta dorata e sigillato con un vistoso fiocco rosso.
Quel pacco non era da parte di qualcuno della famiglia. Lo scartai sotto lo sguardo incuriosito di tutti.
Rimasi sorpresa nel vedere che si trattava di una scatola di legno contenente degli acquerelli.
- Hai visto? Babbo Natale ha esaudito il tuo desiderio, vuol dire che sei stata molto buona e molto brava, zia- sussurrò Giulio emozionato.
Ero sconcertata.
All’interno della scatola c’era un biglietto scritto a mano, in bella calligrafia.
Lo lessi:
Grazie!
Santa alias Babbo Natale
In quel momento capii che, con la mia ostinazione nel salvare la credenza in Babbo Natale, avevo salvato lo Spirito Natalizio, che non è altro che la magia di ritrovarsi in famiglia con le persone a noi care, non smettendo mai di sognare, neppure da adulti e Babbo Natale mi ha premiata.