L'uomo che odiava il Natale
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L'uomo che odiava il Natale
L'ordine e la pulizia all'interno dell'ufficio rasentavano la perfezione. Il tavolo in legno di quercia ospitava un gruppo di fogli impilati alla perfezione, un portatile e alcune penne. Poi un armadio con le ante in vetro che conteneva decine di fascicoli e due poltrone davanti alla scrivania dietro la quale la vetrata offriva una vista mozzafiato del dedalo di cemento della città. Nessun vaso di fiori né di piante, nessun quadro e, soprattutto, nessuna decorazione natalizia.
Jacob Mulgrew sedeva con il busto in avanti e lo sguardo fisso sullo schermo del PC. I capelli corti e neri e pettinati di lato e il completo blu scuro gli davano un'aria seria e composta.
La sua segretaria, Michelle, irruppe nella stanza dopo un lieve picchiettio delle nocche sulla porta, e con lei la sua chioma bionda lucente che pareva la criniera di un leone.
«Signor Mulgrew? Posso entrare?»
«E' già entrata, Michelle.» Rispose freddamente lui, continuando a tenere gli occhi sullo schermo. La giovane, sui trentacinque anni e coetanea dell'uomo, si lisciò la gonna color porpora ed espresse il suo miglior sorriso.
«Domani è la vigilia e io stasera devo partire e raggiungere mia madre, in Ohio, e… Ecco, mi chiedevo se poteva ospitare per un giorno il mio Chunky. Sa, lui soffre di mal d'auto e…»
«Chi sarebbe questo Chunky?»
Per tutta risposta, Michelle fece apparire sulla soglia il povero Chunky afferrandolo dal guinzaglio e facendogli trascinare le zampe. Chunky era un Bulldog inglese color crema, con una zigzagante striscia bianca che separava il viso in due parti e dalla bellezza disarmante. Chunky piegò la testa di lato, imitata dalla donna. Mulgrew, tuttavia, per nulla impietosito da quel quadretto, soffocò una risatina amara e scosse la testa, tornando al PC.
«Farò finta di non aver udito una singola parola, Michelle. E ora torni al suo lavoro! Lei, e quella dannata bestiaccia!»
«Ma signor Mulgrew, gliene prego. Non saprei a chi altri chiedere. E poi, Chunky non può rimanere da solo in casa e…»
«Basta così, per l'amor di Dio! Esca!»
Michelle, mortificata, uscì dall'ufficio insieme al cucciolo e si richiuse la porta dietro, singhiozzando. Mulgrew alzò gli occhi al cielo e allargò le braccia.
Quando tornò a casa, quella sera, Jacob Mulgrew aprì la porta della sontuosa villa in stile vintage nella quale abitava e se la richiuse dietro con disprezzo, dopo aver deriso alcuni bambini che giocavano lanciandosi palle di neve, intimando loro che se non si fossero dedicati sin da subito a un qualsiasi lavoro, si sarebbero ritrovati disoccupati a quarant'anni.
Una donna snella e dai lineamenti asiatici, sui settant'anni e con un grembiule sudicio addosso, lo salutò caldamente, ricevendo in cambio solo un cenno dello sguardo. Mentre lu si accingeva a controllare la posta, la domestica provò ad assumere un tono inquisitorio.
«Non vorrà lavorare ancora, signore.»
«Da quando in qua decidi della mia vita, Charmaine?»
«Con tutto il rispetto, signore, ma dopo un'intera giornata a lavorare, penso proprio che…»
«Il tuo compito non è pensare, Charmaine. Il tuo compito è pulire.» Ringhiò lui, voltandosi e puntandole il dito contro. Lei tornò a spolverare la mensola sopra al camino, borbottando tra sé e se.
«E se proprio ci tieni tanto.» Continuò lui. «I clienti del mio studio legale sono più importanti di un'inutile festività! Dove la gente si regala doni pur sparlandosi alle spalle tutto l'anno, dove si consumano zuccheri e si prende peso come se non ci fosse un domani, e dove si spendono centinaia di dollari per lucine e addobbi, nonostante il conto in banca sia in rosso! Ecco perché odio il Natale.»
Detto ciò, Mulgrew raggiunse il suo studio e vi si chiuse dentro, sbattendo la porta con violenza.
La mattina dopo l'uomo entrò in ufficio, sfavillante di gioia e ansioso allo stesso tempo. Non vedendo i giornali sulla scrivania, come accadeva ogni singolo giorno, l'uomo alzò la cornetta e chiamò Michelle. Ma non ottenne nessuna risposta.
Qualche istante dopo, udì una presenza fuori dalla porta che si apprestava a bussare e gli intimò di fare il suo ingresso. Quello non se lo fece ripetere e spalancò la porta. Era un tizio calvo, anziano e con una palandrana impolverata.
«Salve, signor Mulgrew, mi presento, sono Desmond e sostituisco Michelle in questa giornata e in quella di domani.»
«Già, è vero, quasi me ne dimenticavo. Ha la vigilia e il giorno di Natale liberi, quella scansafatiche. Bè, non perdiamoci in ciance, Desmond. I giornali?»
«Eccoli, signore.»
Con passo incerto, l'anziano segretario glieli porse e Mulgrew li sparpagliò sulla scrivania.
«Non sto nella pelle! Voglio sapere se quel miliardario di Philadelphia…»
Ma Jacob Mulgrew si paralizzò all'istante, sbarrando occhi e bocca e scuotendo il capo con progressivo vigore.
«Ma che storia è mai questa?»
Il titolo in prima pagina fu come un pugno allo stomaco per lui. "Avvocato di Indianapolis, Indiana, si rifiuta di accudire il Bulldog della sua segretaria e questi sparisce durante la notte". Anche tutti gli altri quotidiani recavano un titolo simile, scritto a caratteri cubitali. E gli articoli all'interno erano anche peggiori: facevano il suo nome, giustificavano la signorina Michelle Serkis e gettavano totale ombra sulla sua figura, additandolo come un essere senza cuore che odiava il Natale e gli animali.
«Desmond, si può sapere che storia è mai questa?»
«Io ne so quanto lei, signore.»
Jacob si portò le mani alla testa, tirando all'indietro i capelli e cercando di gestire la rabbia mista a panico che stava montando. Seppur lui non considerasse il fatto gravoso, era certo che la sua carriera era compromessa. O almeno congelata fino a che le cose non si fossero risolte al meglio. Se questo fosse accaduto, naturalmente.
«Mi chiami la signorina Serkis!»
«Ho tentato io per primo, signore, ma è irraggiungibile.»
«Oh, per tutti i giudici dell'Ohio, devo pensarci io, dunque!»
Mulgrew compose il numero e alzò la cornetta. Ma non ottenne alcuna risposta. E i successivi dieci tentativi non diedero differente esito. L'uomo si portò i palmi delle mani sugli occhi e controllò il respiro ansante. Desmond si schiarì la gola e abbozzò un mezzo sorriso.
«Credo, signore, che…»
«Si trova ancora qui!? Torni al suo lavoro!»
«Mi permettevo solo di farle notare che tutto ancora non è perduto.»
«Ah, davvero? Vorrei avere il suo ottimismo, Desmond.»
Mulgrew afferrò i giornali, e in un impeto di collera, li scaraventò a terra. Poi si alzò e girovagò per la stanza. Infine si parò davanti al segretario, fissandolo negli occhi alcuni istanti.
«E va bene! Cosa pensa che debba fare?»
Desmond trattenne a fatica un ghigno di soddisfazione.
«Be', il cucciolo della signorina Serkis non può certo essersi allontanato di molto. Ragion per cui le consiglierei di cercare a lungo intorno all'abitazione dove la donna e Chunky vivono.»
Mulgrew cinse la vita mettendo le mani intorno ai fianchi e storcendo la bocca.
«Con tutti gli impegni che ho non può pensarci lei?»
«Io? E poi loro che cosa direbbero?»
«Loro? Loro chi?»
Quando l'ascensore spalancò le porte e lui uscì dal palazzo, la folla di giornalisti con microfoni e cameraman al seguito lo accerchiò come la polizia con dei rapinatori. I flash lo abbagliarono e fu inondato da una valanga di domande che vertevano su Chunky e il suo nefasto destino, di cui lui era artefice.
Svincolatosi abilmente, si diresse verso la sua Spyder e sfrecciò a tutta velocità, lontano da quella marmaglia ficcanaso.
Raggiunse l'elegante quartiere in stile vittoriano dove Michelle viveva, in una graziosa casetta immersa nel verde e dove gli addobbi e le luci da lui tanto odiate ricoprivano le villette a schiera dell'isolato.
Dopo aver girato intorno all'abitazione per diversi minuti, sbirciando all'interno dalle finestre e gridando il nome di Chunky a gran voce, Mulgrew ispezionò il parco alla fine del quartiere e i vialetti laterali fra le case.
Poi cominciò da quella più vicina alla dimora Serkis per chiedere notizie della bestiola che tanti problemi stava creandogli.
Temeva di aver perso ogni speranza, quando una signora molto anziana e con uno scialle color carne sulle spalle gli aprì.
«Desidera?»
«Ecco… Io sono Jacob Mulgrew. La signorina Serkis lavora per me e lei non si trova. E insieme a lei, il suo Bulldog inglese di nome Chunky. Mi chiedevo se l'avesse visto o sapesse indicarmi dove trovarlo. Si trascina sulle zampe ha una macchia bianca su…»
«Sì, sì, so chi è lei, signor Mulgrew. E sono disposto ad aiutarla, nonostante il suo comportamento.»
Di fronte allo sguardo disgustato della donna, avrebbe voluto salutare e andare via. Ma la sua carriera necessitava di quell'informazione.
«Sono tutt'orecchi, signora.»
«Prima che le dia una mano, desidero che lei aiuti me.»
«E come?»
La donna aprì le porta e mostrò un albero di natale ancora spoglio.
«Non sta dicendo sul serio, vero?»
«Oh, se lo ritiene uno scherzo, signor Mulgrew, dirò ai giornalisti che verranno a chiedermi di lei, quale animo poco natalizio…»
«Bene, bene, ho compreso. Lasci fare a me.»
Mulgrew entrò e si rimboccò le maniche del cappotto scuro, sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Avvicinò la scatola colma di palline, lucine e ghirlande in miniatura e prese a decorare l'albero i cui rami tremolavano a ogni suo addobbo.
«Sia delicato, signor Mulgrew. Hanno un anima anche loro, non lo sapeva?»
Cercando di non adirarsi, Jacob terminò quel compito solo una mezz'ora dopo, asciugandosi il sudore e borbogliando come una pentola in ebollizione.
«E' la vigilia e aspettava me per agghindare l'albero!»
La donna tornò dalla cucina e gli offrì del tè, che l'uomo accettò di buon grado. Contemplò l'albero e gli sorrise.
«Ha fatto un ottimo lavoro. Ha meritato quell'informazione, signor Mulgrew.»
«Allora parli, perché ho poco tempo.»
«Qui di fronte vive la famiglia Shelby. Loro sapranno darle le giuste indicazioni.»
Mulgrew la guardò storto e indicò la casa davanti.
«Tutto questa fatica per dirmi questo? Ci sarei passato comunque, da loro!»
«Questo accade a chi non ha pazienza, signor Mulgrew. Ah, grazie per l'albero. E buon Natale!»
Mentre l'uomo si dirigeva alla villetta di fronte, l'anziana donna aprì la porta dello sgabuzzino e sorrise, trascinando fuori l'albero di Natale abbellito a inizio dicembre.
«Quest'anno avrò ben due alberi di Natale!»
Mulgrew bussò e i coniugi Shelby lo fecero entrare. Erano sulla quarantina, di bell'aspetto e vestivano due maglioni con motivi natalizi quali renne e pupazzi di neve.
«La signora che abita dall'altra parte della strada mi ha consigliato di chiedere a voi. Io sto cercando il Bulldog…»
«Sì, abbiamo letto i giornali, signor Mulgrew. Prima di pensare a questo, sarebbe così gentile da aiutare i nostri figli a preparare i biscotti di Natale? Io e mia moglie siamo molto impegnati.»
«Ma signor Shelby, è scomparso un cucciolo di Bulldog e…»
«Accetta oppure no?»
Sconsolato, Mulgrew li seguì in cucina, dove due pargoli di sei e cinque anni, che non finivano di parlare né di muoversi lo attendevano. Mulgrew fece ricorso a tutta la sua calma, pensando: "Bambini! Ci mancava solo questa!"
Passò la successiva ora a stendere l'impasto, a fare formine e infornare quelli che sarebbero diventati biscotti. Il tutto mentre i due bambini, Cindy e Sean, urlavano, gli strattonavano la giacca inzaccherata e intonavano temi natalizi.
Alla fine, con sua grande sorpresa, i biscotti avevano un bell'aspetto. Non erano perfetti, ma neppure carbonizzati. I coniugi Shelby ammirarono il lavoro e lo lodarono.
«Dei bei biscotti, signor Mulgrew. I bambini non le hanno dato fastidio, vero?»
«Oh, no. Affatto.» Sentenziò Jacob con un sorriso finto, mentre levava via la farina dai pantaloni.
«E ora, potete darmi quello che cercavo?»
«Certo. C'è un giocattolaio all'angolo con la panetteria, in fondo a questa strada. Lui ne sa più di noi.»
Sforzandosi di rimanere pacato, Jacob chiuse gli occhi e li riaprì alzando il sopracciglio sinistro.
«Signor Shelby, mi sta dicendo che ho preparato e infornato biscotti con quelle due pesti per…»
«Signor Mulgrew!» Lo rimproverò Lorraine Shelby.
«Be', buona giornata.»
«Buon Natale!» Dissero in coro tutti e quattro. Cindy tirò la manica del maglione della mamma e gli chiese:
«Mamma, perché quel signore ci ha dovuto preparare dei biscotti, se ne avevamo già?»
«Oh, tesoro, non ti preoccupare. Quelli che non mangiamo li regaleremo.»
Alla fine della strada, scivolosa a causa del ghiaccio, Mulgrew intravide la panetteria, con l'insegna ingiallita e del muschio innevato sopra e, sulla destra, il negozio di giocattoli.
Entrò, schivando con la testa le luci, e il suono del campanellino catturò l'attenzione dell'artigiano. Era basso, con una pancia enorme e una barba e dei capelli bianca lunghi. Il negozio era un caos nell'ordine. Peluche e cuscini erano ammassati agli angoli del locale. Ma nonostante questo non si avvertiva alcun disordine. Ai lati, invece scaffali in legno sui quali si trovavano trenini, pupazzi di legno, palle colorate, candele profumate, dolci confezionati, tazze, casette, giostre in miniatura e sfere di cristallo che riproducevano casette sulla neve.
«Salve, buonuomo, desidera qualcosa in particolare?» Esordì l'anziano dalla barba bianca folta.
«Sì, mi chiamo Jacob Mulgrew e…»
«Oh, so tutto io.»
«Bene. Immagino che vorrà chiedermi un favore anche lei…»
«Non proprio. O meglio, quello che ti chiedo, Jacob, è di credere.»
«Credere?»
«Sì. Il Natale, Santa Claus, la magia che questo momento dell'anno sprigiona. Tu odi il Natale, e io conosco il perché. Quando avevi sei anni eri raggiante di felicità perché avevi chiesto a Santa Claus un regalo speciale, la miniatura del tuo supereroe preferito, e sapevi che te lo avrebbe portato. Ma questo non avvenne, perché perdesti la lettera mentre tentavi di imbucarla nella cassetta delle poste, quella notte innevata dove il vento la spazzò via dalle tua manine. Da quel momento in avanti qualcosa è cambiato per sempre dentro di te. E hai smesso di amare il Natale.»
Mulgrew aggrottò la fronte socchiudendo gli occhi.
«Come fa a sapere queste cose?»
«Oh, conoscevo tuo padre. Eravamo colleghi allo studio legale. Poi ho abbandonato la carriera e ho aperto questo piccolo negozio. Ora, tornando a noi. Io aiuto te, ma tu devi fare una promessa a me: che tornerai a credere nella magia del Natale.»
«Senta, io… Ho una certa età, un lavoro che mi prende tempo e…»
«C'è sempre tempo per credere, Jacob. E si può rimediare a tutti gli errori.»
«E va bene. Se la renderà felice, tornerò a credere e tutto quello che vuole. Ma ora mi dica dove si trova…»
Il giocattolaio sparì nel retrobottega, dove creava i giocattoli, e tornò dopo alcuni momenti tenendo in braccio un Bulldog che masticava rumorosamente: Chunky.
«Oh, non ci speravo più.»
Aveva la macchia bianca e una targhetta con scritto sopra il suo nome al collo. Mulgrew tirò un sospiro di sollievo e prese in braccio il cucciolo, per nulla spaventato.
«Quanto le devo?»
«Prego?»
«Presumo vorrà una ricompensa.»
«Oh, Jacob, quando imparerai che il denaro non è tutto, a questo mondo? Quello che ti chiedo è solo di mantenere fede a quella promessa.»
«Sì, be', ci proverò. Ma non prometto niente, intesi?»
«Apprezzo lo sforzo.»
«A proposito, le hanno mai fatto notare che assomiglia a Babbo Natale?»
«In effetti sì. Se non altro, attira più clienti. Buon Natale, Jacob.»
«Buon… Natale. E grazie.»
Quando tornò davanti alla residenza di Michelle Serkis, notò con piacere che i giornalisti ne assediavano l'ingresso. E quando lo scorsero, gli andarono incontro riempiendolo di domande. Lui sfoderò un sorriso a trentadue denti e carezzò la testa di Chunky, immerso probabilmente nei suoi pensieri.
Michelle uscì di casa e andò incontro ai due e abbracciando Chunky con tutta la forza di cui disponeva. Poi sorrise a Jacob e lo invitò a entrare.
«Grazie per aver recuperato il povero Chunky.»
«Figurati. Anzi, perdonami per come ho trattato te e lui. Riconosco di essere un orso, a Natale.»
«Solo a Natale?»
«Lo ammetto, non risulto molto simpatico. Ma cambierò, promesso.»
«Oh, come ero preoccupata.» Disse Michelle, prendendo la testa di Chunky fra le mani e baciandolo. Mulgrew scoppiò a ridere e scosse il capo.
«Puoi anche terminarla, la commedia.»
«Prego?»
«Che Chunky non è spaventato, e tu neppure. Il primo sospetto mi è venuto quando ho visto una macchina parcheggiata dietro la casa degli Shelby. Non ricordavo a chi appartenesse, ma ora mi è venuto in mente. Alla direttrice del quotidiano di questa città, di cui tu sei grande amica. E che ha falsificato le prime pagine dei giornali, tendendomi questo scherzetto. Ho letto le prime pagine delle copie vere davanti alle case.»
«Oh…»
«Ma non è finita qui. Perché mentre la signora che abita davanti agli Shelby si è allontanata ho guardato nello sgabuzzino e ho trovato il vero albero di Natale. E a casa degli Shelby c'era odore di biscotti ancora prima che infornassi quelli preparati insieme ai bambini. E l'anziano giocattolaio. Tu sapevi molto bene della mia letterina. Quindi è bastato fare due più due.»
«Wow, davvero strabiliante.»
«E' il mio lavoro, in fondo.»
«Ascolta, Jacob…»
«Non dire nulla, Michelle. Anzi, devo ringraziarti. Hai dato un senso al mio Natale con questa sceneggiata-vendetta. E hai risvegliato l'animo buono che è in me.»
Si sorrisero a vicenda, mentre i loro sguardi si incrociavano. Lasciando presagire che poteva esserci qualcosa di più, tra loro.
Quella sera avevano organizzato una cena coi fiocchi. Una tavolata imbandita nel salotto spazioso della casa di Jacob. Luci e palline colorate decoravano finalmente la villa e un enorme albero di natale troneggiava vicino al camino, acceso e scoppiettante. La tovaglia di seta color fuoco rivestiva il tavolo in legno sul quale piatti e portate di ogni tipo, tacchino, verdure, patate, zuppa allo zenzero, tortine di frolla e torta alla zucca deliziavano i palati dei presenti, dove centrini ricamati e stoviglie infiocchettate rendevano gli animi ancora più gioiosi. Charmaine finì di portare le leccornie e si sedette vicino a Desmond, con il quale era già scattata la scintilla. Poi la famiglia Shelby, con Cindy e Sean che cantavano a squarciagola e la signora Penny, l'anziana che abitava di fronte a loro, rideva senza sosta. C'erano anche Joanne, la direttrice del giornale, e l'anziano giocattolaio, che poco prima di mezzanotte dovette lasciare quel quadretto festante per recarsi al negozio.
«Anche la notte di Natale?» Le chiese Michelle.
«Be', ordinaria amministrazione.»
Lei e Jacob, che teneva Chunky sul grembo si baciarono per un buon minuto, fino a che non furono interrotti da Cindy che chiedeva loro di ascoltarla mentre intonava l'inno nazionale.
L'anziano giocattolaio, dopo essere entrato nel negozio, sparì nel retrobottega. Aprì una porta e rivelo uno spazio angusto dove un telo verde ricopriva qualcosa. Prese un grosso respiro, indossò un vestito rosso e bianco e levò il telo, sotto al quale una slitta di legno e delle renne lo aspettavano.
Qualche istante dopo, Santa Claus uscì nella notte innevata, solcando i cieli bui della notte di Natale, per portare doni ai bambini di tutto il mondo. E l'agognato regalo a Jacob, che dopo tanti anni, era tornato a credere nel Natale.
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Un racconto tra i più classici, un moderno Scrooge che si ravvede nel modo che tutti ci aspettavamo. Anche il regalo non arrivato durante l'infanzia è una motivazione delle più classiche per spiegare il comportamento del protagonista. Però, se noi adulti già leggendo la prima parte del racconto potevamo prevederne la conclusione, compresa la storia d'amore nascente Mulgrew e la padrona di Chunky, c'è anche da dire che per i bambini e i ragazzi ciò non è necessariamente vero. Loro in generale hanno, per forza di cose, meno esperienza di lettura, quindi ben venga il finale che rispetta tutti i canoni della tradizione. Anche se a noi adulti risulta "telefonato". In conclusione, un racconto davvero ben pensato e piacevole da leggere. Non so ancora se rienterà nella mia classifica personale perché in questa sezione la qualità degli scritti è davvero molto alta, ma in ogni caso una buona prova. Complimenti!
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Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Non posso fare a meno di segnalare quanto segue:
"Mentre lu si accingeva a controllare"
"Mentre lui si accingeva a controllare"
"borbottando tra sé e se."
"borbottando tra sé e sé."
"Bè, non perdiamoci"
"Beh, non perdiamoci"
"un albero di natale ancora spoglio."
"un albero di Natale ancora spoglio."
"«Mi permettevo solo di farle notare che tutto ancora non è perduto.»"
"«Mi permettevo solo di farle notare che non tutto è ancora perduto.»"
"«Be', il cucciolo della signorina"
Ibidem
"Era basso, con una pancia enorme e una barba e dei capelli bianca lunghi."
"Era basso, con una pancia enorme, una barba e dei capelli bianchi lunghi."
"Ma nonostante questo non si avvertiva alcun disordine."
"Ma Nonostante questo non si avvertiva alcun disordine."
"mentre i loro sguardi si incrociavano."
Che palle, Molli. "s'incrociavano"
"albero di natale"
"albero di Natale"
"«Be', ordinaria amministrazione.»"
Ibidem
"Aprì una porta e rivelo uno spazio angusto"
"Aprì una porta e rivelò uno spazio angusto"
Non troppo originale come sviluppo della trama. Un Mulgrew novello Ebenezer Scrooge (terza volta che lo cito) in versione moderna. Fin troppo abusato direi. E sta proprio qui, a mio avviso, il limite del racconto. Cambiando la posizione degli addendi il risultato non cambia. Per carità, lo sforzo in chiave moderna c'è tutto, ma funzionerebbe a pieno soltanto con chi non conosce il classico "Canto di Natale".
In ogni caso, una piacevole lettura, che comunque piace.
Grazie e Buon Natale!
"Mentre lu si accingeva a controllare"
"Mentre lui si accingeva a controllare"
"borbottando tra sé e se."
"borbottando tra sé e sé."
"Bè, non perdiamoci"
"Beh, non perdiamoci"
"un albero di natale ancora spoglio."
"un albero di Natale ancora spoglio."
"«Mi permettevo solo di farle notare che tutto ancora non è perduto.»"
"«Mi permettevo solo di farle notare che non tutto è ancora perduto.»"
"«Be', il cucciolo della signorina"
Ibidem
"Era basso, con una pancia enorme e una barba e dei capelli bianca lunghi."
"Era basso, con una pancia enorme, una barba e dei capelli bianchi lunghi."
"Ma nonostante questo non si avvertiva alcun disordine."
"
"mentre i loro sguardi si incrociavano."
Che palle, Molli. "s'incrociavano"
"albero di natale"
"albero di Natale"
"«Be', ordinaria amministrazione.»"
Ibidem
"Aprì una porta e rivelo uno spazio angusto"
"Aprì una porta e rivelò uno spazio angusto"
Non troppo originale come sviluppo della trama. Un Mulgrew novello Ebenezer Scrooge (terza volta che lo cito) in versione moderna. Fin troppo abusato direi. E sta proprio qui, a mio avviso, il limite del racconto. Cambiando la posizione degli addendi il risultato non cambia. Per carità, lo sforzo in chiave moderna c'è tutto, ma funzionerebbe a pieno soltanto con chi non conosce il classico "Canto di Natale".
In ogni caso, una piacevole lettura, che comunque piace.
Grazie e Buon Natale!
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Racconto natalizio superclassico ma piacevole. D’altra parte in televisione fanno vedere in questo periodo film sul Natale tutti con la stessa trama, ci sta un racconto classico anche in una raccolta.
Un scrittura un po’ ingenua ma piacevole. Qualche ripetizione (es. ufficio rasentavano la perfezione. Il tavolo in legno di quercia ospitava un gruppo di fogli impilati alla perfezione).
Mi sono incartato sul titolo del giornale “Avvocato di Indianapolis, Indiana, si rifiuta di accudire il Bulldog della sua segretaria e questi sparisce durante la notte”. All’inizio avevo inteso che fosse sparita la segretaria, poi l’avvocato. Solo alla fine ho capito che era il cane. Il problema è l’uso sbagliato del pronome questi che mi ha incasinato: “Il pronome dimostrativo singolare questi si riferisce a una persona, mai a un animale o a una cosa, e si usa solo in funzione di soggetto per riferirsi a qualcuno di cui si è già parlato; serve anche, quando si è parlato di più persone, per riferirsi chiaramente all'ultima (Alla sua abitazione si presentarono successivamente un poliziotto e un carabiniere; questi lo invitò a seguirlo).”
E comunque tutta la storia dei titoli di giornale e dei giornalisti che inseguono l’avvocato è poco credibile, e ciò mi ha reso tutto la lettura meno coinvolgente. Questo aspetto è stato in parte equilibrato nel finale, con la scoperta che si trattava di una messinscena, ma anche l’avvocato si è lasciato abbindolare fin troppo facilmente. Vero comunque che è una fiaba e bisogna lasciare andare la fantasia.
Auguri!
Un scrittura un po’ ingenua ma piacevole. Qualche ripetizione (es. ufficio rasentavano la perfezione. Il tavolo in legno di quercia ospitava un gruppo di fogli impilati alla perfezione).
Mi sono incartato sul titolo del giornale “Avvocato di Indianapolis, Indiana, si rifiuta di accudire il Bulldog della sua segretaria e questi sparisce durante la notte”. All’inizio avevo inteso che fosse sparita la segretaria, poi l’avvocato. Solo alla fine ho capito che era il cane. Il problema è l’uso sbagliato del pronome questi che mi ha incasinato: “Il pronome dimostrativo singolare questi si riferisce a una persona, mai a un animale o a una cosa, e si usa solo in funzione di soggetto per riferirsi a qualcuno di cui si è già parlato; serve anche, quando si è parlato di più persone, per riferirsi chiaramente all'ultima (Alla sua abitazione si presentarono successivamente un poliziotto e un carabiniere; questi lo invitò a seguirlo).”
E comunque tutta la storia dei titoli di giornale e dei giornalisti che inseguono l’avvocato è poco credibile, e ciò mi ha reso tutto la lettura meno coinvolgente. Questo aspetto è stato in parte equilibrato nel finale, con la scoperta che si trattava di una messinscena, ma anche l’avvocato si è lasciato abbindolare fin troppo facilmente. Vero comunque che è una fiaba e bisogna lasciare andare la fantasia.
Auguri!
SuperGric- Padawan
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Racconto pensato e realizzato per un pubblico di giovanissimi. Più che giustificata quindi la leggerezza della storia, le ampie e dettagliate descrizioni, i colori di cui il racconto ė ricco.
Leggendo mi è sembrato di vedere uno dei tanti film realizzati sul tema natalizio e mi sono seduta comoda. Ho trovato la lettura piacevole e sorretta da una buona scrittura.
Un racconto così classico potrebbe senza dubbio entrare a pieno titolo nella sezione ragazzi. La mia classifica inizia a essere affollata, vedremo, ma ti tengo in considerazione.
Leggendo mi è sembrato di vedere uno dei tanti film realizzati sul tema natalizio e mi sono seduta comoda. Ho trovato la lettura piacevole e sorretta da una buona scrittura.
Un racconto così classico potrebbe senza dubbio entrare a pieno titolo nella sezione ragazzi. La mia classifica inizia a essere affollata, vedremo, ma ti tengo in considerazione.
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Anche a te piace Canto di Natale? Io lo adoro, è uno dei miei libri preferiti.
Te lo chiedo perché lo spirito della storia è quello e poi il tuo Jacob Mulgrew non può non ricordare per assonanza Jacob Marley il socio di Scrooge.
La storia è semplice, con un linguaggio semplice, adatto al pubblico verso cui è rivolta.
La lettura è stata piacevole, però non sarei sincero se ti dicessi che mi è mancato l'effetto sorpresa.
Hai cercato di rendere la storia moderna, renderla più consona ai giorni nostri, ma si sente la mancanza di un tocco di originalità.
Un racconto nel complesso positivo.
Te lo chiedo perché lo spirito della storia è quello e poi il tuo Jacob Mulgrew non può non ricordare per assonanza Jacob Marley il socio di Scrooge.
La storia è semplice, con un linguaggio semplice, adatto al pubblico verso cui è rivolta.
La lettura è stata piacevole, però non sarei sincero se ti dicessi che mi è mancato l'effetto sorpresa.
Hai cercato di rendere la storia moderna, renderla più consona ai giorni nostri, ma si sente la mancanza di un tocco di originalità.
Un racconto nel complesso positivo.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Vengo dopo gli altri e ti segnalo: gliene prego (la prego) e basta. Tutto ti è stato detto. Aggiungo che il tuo racconto è un po' assurdo anche per una storia di Natale. Se tu hai deciso di rivolgerti ai bambini non avresti dovuto mettere i due alberi di natale e i biscotti che già eran stati preparati. La punizione sta bene. Gli hai fatto preparare l'albero e i biscotti. inutile infierire facendo capire che tanto gli avevano già. Vabbè magari è solo lamia interpretazione. Lui è cattivo e bisogna redimerlo ma io toglierei l'eccesso dell'innamoramento con la segretaria. Ok. Sembra che ti abbia massacrato invece se lo ritieni, ripulendolo un pochino diventa una bella storia.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Ciao, Autore. È abbastanza un peccato constatare come la tua trama sia pari pari quella ben più conosciuta di “A Christmas carol” di Dickens. Rielaborata a tuo modo, certo, ma difficile non coglierne la costruzione e i tratti salienti, e questo un po’ è un demerito per quanto concerne l’originalità. Poi magari è il tuo omaggio a un autore che ami molto, ma allora ti consiglio di esplicitarlo un’altra volta, in modo che non ti vengano mosse questo tipo di considerazioni.
Poco calzante, a mio avviso, il passo in cui suggerisci che tra i due protagonisti ci sia “qualcosa in più”: non hai caratterizzato i personaggi in questo senso, e francamente anche il repentino cambio di atteggiamento del tuo protagonista, che ha capito tutto già da tempo, arriva abbastanza sparato.
La scrittura è molto buona. Ti segnalo giusto la ripetizione di “perfezione” in apertura e un po’ di confusione con l’aspetto grafico dei discorsi diretti, che dovresti uniformare.
L’ambientazione natalizia non è in discussione.
In conclusione, purtroppo non credo che questo racconto possa (o debba) rientrare in antologia. Avresti dovuto osare di più, secondo me, e aggiungere il tuo tocco personale a una storia che – potevi ben presumere – tutti conosciamo già.
È per questi motivi che ti ho esposto che non mi ha convinto, mi spiace.
Al prossimo racconto.
Poco calzante, a mio avviso, il passo in cui suggerisci che tra i due protagonisti ci sia “qualcosa in più”: non hai caratterizzato i personaggi in questo senso, e francamente anche il repentino cambio di atteggiamento del tuo protagonista, che ha capito tutto già da tempo, arriva abbastanza sparato.
La scrittura è molto buona. Ti segnalo giusto la ripetizione di “perfezione” in apertura e un po’ di confusione con l’aspetto grafico dei discorsi diretti, che dovresti uniformare.
L’ambientazione natalizia non è in discussione.
In conclusione, purtroppo non credo che questo racconto possa (o debba) rientrare in antologia. Avresti dovuto osare di più, secondo me, e aggiungere il tuo tocco personale a una storia che – potevi ben presumere – tutti conosciamo già.
È per questi motivi che ti ho esposto che non mi ha convinto, mi spiace.
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vivonic- Admin
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Sono in difficoltà a commentare questo racconto in quanto dal punto di vista della scrittura, a parte qualche refuso e qualche frase che avrebbe potuto essere resa meglio, cose di cui ti hanno già scritto quelli che mi hanno preceduto, il giudizio è senz'altro positivo.
(come personale contributo ti segnalo questi due passaggi:
Sia nelle descrizioni che nei dialoghi ho notato una bella padronanza della scrittura, la facilità di lettura e la scorrevolezza che accompagna il lettore fino alla fine un pregio.
Dove, invece, non hai incontrato il mio gusto è nella storia, nella trama; l'idea di trasportare ai nostri giorni un classico come "A Carol Christmas" poteva essere anche carina ma secondo me andava sviluppata in modo da distaccarsi un po' di più dall'originale, altrimenti la si legge pensando sempre a quella rischiando anche pericolosi confronti.
No personalmente, alla storia d'amore tra l'avvocato e la segretaria.
(come personale contributo ti segnalo questi due passaggi:
meglio "quando"perché perdesti la lettera mentre tentavi di imbucarla nella cassetta delle poste, quella notte innevata dove il vento la spazzò via dalle tua manine
qui c'è una "e" di troppo oppure non ci voleva il punto alla fine ma una virgola e il proseguire della frase.Michelle uscì di casa e andò incontro ai due e abbracciando Chunky con tutta la forza di cui disponeva.
Sia nelle descrizioni che nei dialoghi ho notato una bella padronanza della scrittura, la facilità di lettura e la scorrevolezza che accompagna il lettore fino alla fine un pregio.
Dove, invece, non hai incontrato il mio gusto è nella storia, nella trama; l'idea di trasportare ai nostri giorni un classico come "A Carol Christmas" poteva essere anche carina ma secondo me andava sviluppata in modo da distaccarsi un po' di più dall'originale, altrimenti la si legge pensando sempre a quella rischiando anche pericolosi confronti.
No personalmente, alla storia d'amore tra l'avvocato e la segretaria.
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paluca66- Maestro Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Questo è il classico racconto in cui il finale, per me, ha rovinato l’intero testo. Questo è un vero peccato.
All’inizio ho storto il naso perché il riferimento al grande classico di Dickens era veramente forte, poi andando avanti con la lettura l’assenza di magia ha reso il tutto più reale e accattivante.
Questa tua rielaborazione mi stava conquistando anche perché la lettura è piacevole e scorrevole, ero pronto a inserirti nella mia cinquina poi succedono due cose che mi hanno lasciato basito.
Il primo, quel lasciare intendere che tra i due protagonisti scatti qualcosa di romantico.
Il secondo, ancor più spiazzante, la comparsa del vero Babbo Natale.
Alcuni giorni dopo la lettura mi chiedo ancora perché tu abbia inserito queste sue cose che per me non c’entrano nulla con il racconto.
Per me hanno veramente “rovinato” un racconto che pur partendo da una base nota era riuscito a rapirmi.
Scrivo questo commento con gran dispiacere e non vedo l’ora di poter leggere altro di tuo.
All’inizio ho storto il naso perché il riferimento al grande classico di Dickens era veramente forte, poi andando avanti con la lettura l’assenza di magia ha reso il tutto più reale e accattivante.
Questa tua rielaborazione mi stava conquistando anche perché la lettura è piacevole e scorrevole, ero pronto a inserirti nella mia cinquina poi succedono due cose che mi hanno lasciato basito.
Il primo, quel lasciare intendere che tra i due protagonisti scatti qualcosa di romantico.
Il secondo, ancor più spiazzante, la comparsa del vero Babbo Natale.
Alcuni giorni dopo la lettura mi chiedo ancora perché tu abbia inserito queste sue cose che per me non c’entrano nulla con il racconto.
Per me hanno veramente “rovinato” un racconto che pur partendo da una base nota era riuscito a rapirmi.
Scrivo questo commento con gran dispiacere e non vedo l’ora di poter leggere altro di tuo.
ImaGiraffe- Cavaliere Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Ciao.
La parte iniziale mi sembra molto lontana da una fiaba per bambini, sia per il tono che per contenuti.
Ma proseguendo nella lettura, l’atmosfera da favola ha avuto la meglio.
Evidenziato qualche refuso, lo stile è fresco e lineare.
Un po' repentina la conversione al Natale di Jacob, secondo me.
Rimane una storia d’amore a lieto fine.
La parte iniziale mi sembra molto lontana da una fiaba per bambini, sia per il tono che per contenuti.
Ma proseguendo nella lettura, l’atmosfera da favola ha avuto la meglio.
Evidenziato qualche refuso, lo stile è fresco e lineare.
Un po' repentina la conversione al Natale di Jacob, secondo me.
Rimane una storia d’amore a lieto fine.
Resdei- Maestro Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Cara Penna, il titolo del racconto già dice molto, forse troppo, del tuo racconto. Infatti l’inizio mette subito in chiaro che sarà una rivisitazione del racconto di Dickens, ma non si può mai sapere, magari è un depistaggio.
Invece non arrivano sorprese, se non un Babbo Natale infiltratosi in una trama troppo scontata, già conosciuta ai più.
Non tutti i ragazzi o i bambini hanno letto “Racconto di Natale”, ma probabilmente visto film che classicamente in questo periodo vengono trasmessi per aspettarsi qualcosa di diverso da quello che racconti.
Intendiamoci, ispirarsi a qualcosa già scritto non è un delitto, così come portare una bella storia nell’attualità. Però il lettore si aspetta sempre qualcosa di innovativo, che qui non c’è: il segretario complice, i vicini che gli danno lezioni sul buonismo di Natale, il Babbo Natale che gli ricorda l’infanzia e il finale rosa che non poteva mancare. Della favola mi è mancato un po’ di drammaticità, di suspense: è come se all’avvocato fossero state messe le briciole di pollicino. Questo novello Scrooge trova tutto spianato, non fa la minima fatica, non soffre, non si sente solo e abbandonato, ma contestato.
La scrittura è buona, ricca e con un lessico adeguato: ci sono refusi (praticamente a quasi tutti sfuggono) e qualche frase ridondante, ma è un racconto in chiave natalizia quindi le descrizioni servono. In alcuni punti uno stile più asciutto avrebbe aiutato, soprattutto quando ci presenti l’avvocato, enfatizzando sul suo non accettare il Natale.
Il finale è proprio da racconto rosa, un briciolo troppo affrettato.
Forse un posto nella mia cinquina non ci sarà, ma la lettura è stata comunque piacevole, aspettando qualcosa che non è arrivato ma portandomi comunque dentro ad una favola moderna. Ora aspetto, come per tutti i racconti, di scoprire la Penna che ha accettato la sfida.
Ecco alcune delle cose che ero segnata, altre le hanno già appuntate i precedenti commentatori.
E apostrofata al posto di È: Tontolino ha già dato un suggerimento in altro post per sistemare
se poteva potesse
Per tutta risposta, Michelle fece apparire sulla soglia il povero Chunky afferrandolo dal guinzaglio e facendogli trascinare le zampe Frase troppo arzigogolata. semplicemente: Per tutta risposta, Michelle fece entrare Chunky: un cane, tenuto al guinzaglio e piuttosto restio a fare quei pochi passi.
Chunky piegò la testa di lato, imitata imitato dalla donna....poco oltre dici che è un maschio
lo salutò caldamente leggo meglio calorosamente
ci sono refusi qua e là (lu/lui – tra sé e sé - ) e la punteggiatura a volte ballerina tra i virgolettati dei dialoghi
sfavillante di gioia non capisco perché sfavillante, già il Natale non gli piace
segretaria equesti il cane sparisce
di cercarea lungo intorno
Invece non arrivano sorprese, se non un Babbo Natale infiltratosi in una trama troppo scontata, già conosciuta ai più.
Non tutti i ragazzi o i bambini hanno letto “Racconto di Natale”, ma probabilmente visto film che classicamente in questo periodo vengono trasmessi per aspettarsi qualcosa di diverso da quello che racconti.
Intendiamoci, ispirarsi a qualcosa già scritto non è un delitto, così come portare una bella storia nell’attualità. Però il lettore si aspetta sempre qualcosa di innovativo, che qui non c’è: il segretario complice, i vicini che gli danno lezioni sul buonismo di Natale, il Babbo Natale che gli ricorda l’infanzia e il finale rosa che non poteva mancare. Della favola mi è mancato un po’ di drammaticità, di suspense: è come se all’avvocato fossero state messe le briciole di pollicino. Questo novello Scrooge trova tutto spianato, non fa la minima fatica, non soffre, non si sente solo e abbandonato, ma contestato.
La scrittura è buona, ricca e con un lessico adeguato: ci sono refusi (praticamente a quasi tutti sfuggono) e qualche frase ridondante, ma è un racconto in chiave natalizia quindi le descrizioni servono. In alcuni punti uno stile più asciutto avrebbe aiutato, soprattutto quando ci presenti l’avvocato, enfatizzando sul suo non accettare il Natale.
Il finale è proprio da racconto rosa, un briciolo troppo affrettato.
Forse un posto nella mia cinquina non ci sarà, ma la lettura è stata comunque piacevole, aspettando qualcosa che non è arrivato ma portandomi comunque dentro ad una favola moderna. Ora aspetto, come per tutti i racconti, di scoprire la Penna che ha accettato la sfida.
Ecco alcune delle cose che ero segnata, altre le hanno già appuntate i precedenti commentatori.
E apostrofata al posto di È: Tontolino ha già dato un suggerimento in altro post per sistemare
se poteva potesse
Per tutta risposta, Michelle fece apparire sulla soglia il povero Chunky afferrandolo dal guinzaglio e facendogli trascinare le zampe Frase troppo arzigogolata. semplicemente: Per tutta risposta, Michelle fece entrare Chunky: un cane, tenuto al guinzaglio e piuttosto restio a fare quei pochi passi.
Chunky piegò la testa di lato, imitata imitato dalla donna....poco oltre dici che è un maschio
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Ciao autore, il racconto é ben scritto, ha buone descrizioni ed anche un bel ritmo, non ci sono interruzioni di attenzione.
L'idea dell'uomo che odia il Natale e alla fine del racconto si converte non è nuova, né originalissima, ma non sei ricorso all'espediente del fantasma passato, presente e futuro come nel classico Canto di Natale, piuttosto hai trovato un tuo modo per innescare il cambiamento : la segretaria e i cittadini (e Santa Claus) complici nel "costringerlo" a risentire un po' di aria Natalizia.
Questo mi è piaciuto.
Alcune cose però mi hanno però fatto stortare il naso : l'improvvisa infatuazione tra il protagonista e Michelle, per incominciare, avrebbe avuto bisogno di qualche indizio all'inizio della storia o di qualche elemento di attrattiva in più tra i due per essere convincente ; anche la conversione del protagonista non mi ha convinto, perché le "prove" a cui viene sottoposto riguardano piccole tradizioni (fare l'albero, i biscotti...) ma il vero senso del Natale non emerge, e non basta che l'artigiano/Santa Claus gli chieda di tornare a credere per tornare bambini per magia.
Questi due elementi li ho trovati quindi un po' sforzati e poco convincenti.
Concludo quindi dicendo che c'è da fare qualche modifica, ma che in generale è stato piacevole da leggere, perché ben scritto
L'idea dell'uomo che odia il Natale e alla fine del racconto si converte non è nuova, né originalissima, ma non sei ricorso all'espediente del fantasma passato, presente e futuro come nel classico Canto di Natale, piuttosto hai trovato un tuo modo per innescare il cambiamento : la segretaria e i cittadini (e Santa Claus) complici nel "costringerlo" a risentire un po' di aria Natalizia.
Questo mi è piaciuto.
Alcune cose però mi hanno però fatto stortare il naso : l'improvvisa infatuazione tra il protagonista e Michelle, per incominciare, avrebbe avuto bisogno di qualche indizio all'inizio della storia o di qualche elemento di attrattiva in più tra i due per essere convincente ; anche la conversione del protagonista non mi ha convinto, perché le "prove" a cui viene sottoposto riguardano piccole tradizioni (fare l'albero, i biscotti...) ma il vero senso del Natale non emerge, e non basta che l'artigiano/Santa Claus gli chieda di tornare a credere per tornare bambini per magia.
Questi due elementi li ho trovati quindi un po' sforzati e poco convincenti.
Concludo quindi dicendo che c'è da fare qualche modifica, ma che in generale è stato piacevole da leggere, perché ben scritto
Valentina- Younglings
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Inizio dicendo che ho tirato un sospiro di sollievo quando salta fuori che Jacob si era accorto fin dall’inizio dell’assurdità di giornali che si occupino a tutta pagina di un cane scomparso.
Temevo una illogicità interna, invece questo elemento trova una sua collocazione nella vicenda.
Certo, questa è un’altra rivisitazione del Canto di Natale, a partire dalla iniziali del protagonista, JM (come Jacob Marley, il fantasma con cui inizia il percorso di Scrooge), ma a me non dà fastidio: tanti altri racconti hanno seguito questo modello e, in questo caso, c’è sì un percorso di redenzione e ravvedimento, ma non ci sono fantasmi o eventi soprannaturali (va be’, a parte Babbo Natale), il percorso di crescita personale è molto “umano”.
Non mi ha fatto impazzire lo stile: un tono “mediano” senza alti e bassi tenuto dall’inizio alla fine, con scelte lessicali e descrittive che non mi prendono. C’è, per i miei gusti, un eccesso di particolari riguardanti età e capelli (e questo mi ha fatto pensare immediatamente a un racconto della sezione adulti, magari è dello stesso autore).
La forma nel complesso non è scorretta, ma ci sono tanti piccoli errori e imprecisioni:
- “È” apostrofato e non accentato
- maiuscola dopo la chiusura del discorso diretto quando occorrerebbe la minuscola
- “tra sé e se”= anche il secondo “sé” va accentato
- “udì una presenza fuori dalla porta che si apprestava a bussare e gli intimò di fare il suo ingresso”= “le”, non “gli”, perché è riferito grammaticalmente al femminile “presenza”; inoltre, se questa “presenza” è fuori dalla porta, quindi non visibile (a meno che la porta non sia a vetri), come fa Jacob che si appresta a bussare?
- “Bè”= “be’” oppure “beh”
- “fatto gravoso”= “gravoso” significa “che grava” quindi “pesante”, in senso emotivo, intellettuale o legato a uno sforzo di qualche tipo; tu volevi dire, credo, “grave”
- “un anima”= un’anima
- “Cindy tirò la manica del maglione della mamma e gli chiese”= “le chiese”, perché riferito al femminile “mamma”
- “rivelo”= rivelò
L’inno nazionale cantato da Cindy alla fine mi suona stonato; magari potrebbe volere cantare un canto natalizio.
Babbo Natale dice di essere stato un collega del padre di Jacob nella studio legale poi parla di “carriera”; questo mi fa supporre che il padre di Jacob potesse essere un avvocato, quindi che Jacob non sia stato un bambino povero. Diciamo che mi sembra strano che il padre non abbia provveduto a occuparsi della miniatura voluta dal figlio.
Un lavoro discreto.
Arianna 2016- Maestro Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
premesso che Mulgrew ha tutta la mia approvazione sul natale, il suo comportamento è veramente gretto, strafottente e disgustoso.
ora, è bello che si riesca a fargli cambiare idea, e lo so che è un racconto per ragazzi, ma il metodo utilizzato non mi pare il migliroe possibile.
certo, diviene una fiaba urbana e ci sta, però non sono riuscito a gradirla più di tanto.
diciamo che non mi convince, più che altro.
sarà che con il buonismo eccessivo non vado d'accordo, scusami
ora, è bello che si riesca a fargli cambiare idea, e lo so che è un racconto per ragazzi, ma il metodo utilizzato non mi pare il migliroe possibile.
certo, diviene una fiaba urbana e ci sta, però non sono riuscito a gradirla più di tanto.
diciamo che non mi convince, più che altro.
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Re: L'uomo che odiava il Natale
La sadica negazione del romanticismo che appare nel finale non è qualcosa che mi appartiene.
Sarà pure una cover di un racconto molto conosciuto, il tuo racconto mi è piaciuto.
Ho notato pure io qualche refuso, correggibilissimo, ma il resto è scritto bene.
Sono d'accordo con chi ha scritto che l'apparizione di Babbo Natale nel negozio di giocattoli si potesse evitare. C'era già tantissimo Natale nella storia ed è stata un'aggiunta esagerata.
Comunque complimenti, e un abbraccio per aver proposto, con coraggio, un deja vu, sapendo che avrebbe scatenato un bel dibattito.
Sarà pure una cover di un racconto molto conosciuto, il tuo racconto mi è piaciuto.
Ho notato pure io qualche refuso, correggibilissimo, ma il resto è scritto bene.
Sono d'accordo con chi ha scritto che l'apparizione di Babbo Natale nel negozio di giocattoli si potesse evitare. C'era già tantissimo Natale nella storia ed è stata un'aggiunta esagerata.
Comunque complimenti, e un abbraccio per aver proposto, con coraggio, un deja vu, sapendo che avrebbe scatenato un bel dibattito.
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Faccio una premessa, anzi due, visto che sei solo il secondo che commento nella sezione ragazzi, e che varrà per tutti i miei prossimi commenti.
1) Dell'opera di Dickens non ho mai letto o visto niente, eccetto la versione disneyana con zio Paperone, e l'ho vista tipo vent'anni fa se non di più. Ergo, non mi ricordo assolutamente niente, se non che un vecchio avarastro che odia il Natale alla fine si redime.
Questo è un vantaggio, per me, perché mi permette di leggere con più rilassatezza e meno attenzione al canovaccio qualsiasi cosa che a Christmas Carol si ispiri.
2) Mi sono autoconvinto che, da non-ragazzino, per giudicare gli scritti di questa sezione in modo adeguato, sia necessario immaginarsi la storia raccontata come se fosse un cartone animato vecchio stile o uno moderno in computer grafica. Anche un fumetto tipo Topolino, volendo.
Mi direte: ma un cartone (o un fumetto) non è un racconto.
Vero, ma se dobbiamo andare al passo coi tempi, io credo che un ragazzino di oggi leggerebbe molto più volentieri un racconto se gli suscita immagini da cartone animato.
Detto questo.
Per me il tuo racconto funziona benissimo.
Certo, non è perfetto, tante cose sono telefonate, ma è esattamente ciò che mi aspetterei di vedere in un cartone natalizio in chiave contemporanea.
In questo senso, pollice su per le descrizioni che fai: sono perfette per visualizzare gli ambienti e i personaggi.
Idem, pollice su per i dialoghi: battute brevi, non per forza realistiche, ma adatte a comunicare l'essenziale in poco.
Nessuno direbbe mai, spero
Ma in un cartone sì, perché serve a far capire immediatamente di che pasta è il dispotico (non distopico) personaggio.
Argomento trama.
A me è piaciuta. Nel senso: è telefonata per i canoni di un adulto. Per un ragazzino, non lo so. Magari in parte.
In realtà per me non lo è neanche stata più di tanto. Sapevo come sarebbe finita, ma non cosa avevi in serbo nel mezzo.
Alla comparsa dei titoli di giornale folli ho pensato ad un sogno, o qualcosa di magico, invece era tutta una messinscena. Direi pollice su, non me lo aspettavo.
Il bistrattato finale.
Anche qui, devo scindere i giudizi.
- Innamoramento con Michelle: da adulto, NO. Perché sono allergico, non per altro.
Da ragazzino: perché no? E' quello che succede nel 99% della produzione dedicata, natalizia e non.
Lo suffraghi anche con Charmaine e Desmond, i quali, pur stagionati, si trovano in questo finale. Anche questo è un classico delle cose per ragazzi.
Sui due protagonisti c'era pure l'indizio iniziale: hanno la stessa età.
Non solo: il fatto che una segretaria si permetta di chiedere al proprio capo, rinomato stronzo, di tenerle il cane ha due possibili implicazioni:
1) è pazza
2) sta cercando di rompere la barriera che li separa.
Michelle era da sempre innamorata del suo capo, sicuro.
E poi, dalla descrizione che hai fatto all'inizio, mi sono immaginato Mulgrew come un bell'uomo, anche se stronzo.
E le donne amano gli uomini belli, stronzi e in carriera.
Dai su. Va bene, riformulo: il 50% circa delle donne ama gli uomini belli, stronzi e in carriera.
Michelle ricade in questa quota.
- Babbo Natale. Qui forse si poteva tralasciare, ma quando Mulgrew entra nel negozio di giocattoli e il tipo dentro è palesemente il sosia di Babbo, alla fine non c'è (quasi) nulla di strano se prende il volo su una slitta. Pure qua: qualunque cosa che io abbia mai letto o visto da bambino non può escludere una scena di questo tipo.
Finora ho incensato.
Debbo mettere qualche puntino sulle I.
Primo: perfetta la scelta di far sì che Mulgrew si fosse accorto dell'inganno, a un certo punto, ma tiri avanti comunque con la farsa. E quel punto erano i giornali veri visti nelle case delle persone.
(Sì sto incensando di nuovo). Non me l'aspettavo. PERFETTO.
Poi STOP. Fermati. Non aggiungere il resto: lascia stare che ha visto l'auto, ha sentito l'odore dei biscotti o che ha visto l'albero già fatto: tolgono bellezza, tolgono poesia, non so come dirti. Fermati ai giornali. Andava bene così.
Secondo: okay la messinscena organizzata dalla direttrice del giornale, ma in tutto questo non ho capito Michelle dov'era finita. Se era andata veramente dalla madre o no. Se è rimasta lì ad aspettare che le riportassero il cane.
Non è fondamentale, però questo passaggio mi resta oscuro, mi sembra che manchi un nodo logico.
Stilisticamente ci siamo. E' scritto bene e soprattutto in un modo che trovo adatto al contesto, anche per le descrizioni e i dialoghi, che avrei invece bocciato se li avessi letti "da adulto".
Ci sono dei refusi, questo scoccia sempre.
Per me, hai centrato l'obiettivo e ti do un voto alto. Ma mi mancano ancora tante letture, per cui non posso garantirti nulla.
Ciao!
1) Dell'opera di Dickens non ho mai letto o visto niente, eccetto la versione disneyana con zio Paperone, e l'ho vista tipo vent'anni fa se non di più. Ergo, non mi ricordo assolutamente niente, se non che un vecchio avarastro che odia il Natale alla fine si redime.
Questo è un vantaggio, per me, perché mi permette di leggere con più rilassatezza e meno attenzione al canovaccio qualsiasi cosa che a Christmas Carol si ispiri.
2) Mi sono autoconvinto che, da non-ragazzino, per giudicare gli scritti di questa sezione in modo adeguato, sia necessario immaginarsi la storia raccontata come se fosse un cartone animato vecchio stile o uno moderno in computer grafica. Anche un fumetto tipo Topolino, volendo.
Mi direte: ma un cartone (o un fumetto) non è un racconto.
Vero, ma se dobbiamo andare al passo coi tempi, io credo che un ragazzino di oggi leggerebbe molto più volentieri un racconto se gli suscita immagini da cartone animato.
Detto questo.
Per me il tuo racconto funziona benissimo.
Certo, non è perfetto, tante cose sono telefonate, ma è esattamente ciò che mi aspetterei di vedere in un cartone natalizio in chiave contemporanea.
In questo senso, pollice su per le descrizioni che fai: sono perfette per visualizzare gli ambienti e i personaggi.
Idem, pollice su per i dialoghi: battute brevi, non per forza realistiche, ma adatte a comunicare l'essenziale in poco.
Nessuno direbbe mai, spero
«Il tuo compito non è pensare, Charmaine. Il tuo compito è pulire.»
Ma in un cartone sì, perché serve a far capire immediatamente di che pasta è il dispotico (non distopico) personaggio.
Argomento trama.
A me è piaciuta. Nel senso: è telefonata per i canoni di un adulto. Per un ragazzino, non lo so. Magari in parte.
In realtà per me non lo è neanche stata più di tanto. Sapevo come sarebbe finita, ma non cosa avevi in serbo nel mezzo.
Alla comparsa dei titoli di giornale folli ho pensato ad un sogno, o qualcosa di magico, invece era tutta una messinscena. Direi pollice su, non me lo aspettavo.
Il bistrattato finale.
Anche qui, devo scindere i giudizi.
- Innamoramento con Michelle: da adulto, NO. Perché sono allergico, non per altro.
Da ragazzino: perché no? E' quello che succede nel 99% della produzione dedicata, natalizia e non.
Lo suffraghi anche con Charmaine e Desmond, i quali, pur stagionati, si trovano in questo finale. Anche questo è un classico delle cose per ragazzi.
Sui due protagonisti c'era pure l'indizio iniziale: hanno la stessa età.
Non solo: il fatto che una segretaria si permetta di chiedere al proprio capo, rinomato stronzo, di tenerle il cane ha due possibili implicazioni:
1) è pazza
2) sta cercando di rompere la barriera che li separa.
Michelle era da sempre innamorata del suo capo, sicuro.
E poi, dalla descrizione che hai fatto all'inizio, mi sono immaginato Mulgrew come un bell'uomo, anche se stronzo.
E le donne amano gli uomini belli, stronzi e in carriera.
Dai su. Va bene, riformulo: il 50% circa delle donne ama gli uomini belli, stronzi e in carriera.
Michelle ricade in questa quota.
- Babbo Natale. Qui forse si poteva tralasciare, ma quando Mulgrew entra nel negozio di giocattoli e il tipo dentro è palesemente il sosia di Babbo, alla fine non c'è (quasi) nulla di strano se prende il volo su una slitta. Pure qua: qualunque cosa che io abbia mai letto o visto da bambino non può escludere una scena di questo tipo.
Finora ho incensato.
Debbo mettere qualche puntino sulle I.
Primo: perfetta la scelta di far sì che Mulgrew si fosse accorto dell'inganno, a un certo punto, ma tiri avanti comunque con la farsa. E quel punto erano i giornali veri visti nelle case delle persone.
(Sì sto incensando di nuovo). Non me l'aspettavo. PERFETTO.
Poi STOP. Fermati. Non aggiungere il resto: lascia stare che ha visto l'auto, ha sentito l'odore dei biscotti o che ha visto l'albero già fatto: tolgono bellezza, tolgono poesia, non so come dirti. Fermati ai giornali. Andava bene così.
Secondo: okay la messinscena organizzata dalla direttrice del giornale, ma in tutto questo non ho capito Michelle dov'era finita. Se era andata veramente dalla madre o no. Se è rimasta lì ad aspettare che le riportassero il cane.
Non è fondamentale, però questo passaggio mi resta oscuro, mi sembra che manchi un nodo logico.
Stilisticamente ci siamo. E' scritto bene e soprattutto in un modo che trovo adatto al contesto, anche per le descrizioni e i dialoghi, che avrei invece bocciato se li avessi letti "da adulto".
Ci sono dei refusi, questo scoccia sempre.
Per me, hai centrato l'obiettivo e ti do un voto alto. Ma mi mancano ancora tante letture, per cui non posso garantirti nulla.
Ciao!
Fante Scelto- Cavaliere Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Lascio stare i commenti sul remake della storia di Dickens.
Ho trovato molte descrizioni accurate, come la stanza all’inizio del racconto, la segretaria, il cane. A me sono piaciute: caratterizzando bene ambiente e personaggi. Ma mi sono anche chiesto se un ragazzo le avrebbe apprezzate: sembrano indirizzate ad un pubblico più adulto.
Questo contrasta, a mio vedere, con una trama piuttosto semplice, che si indirizza perfettamente al target della sezione.
Il finale però non mi ha convinto.
Ho trovato molte descrizioni accurate, come la stanza all’inizio del racconto, la segretaria, il cane. A me sono piaciute: caratterizzando bene ambiente e personaggi. Ma mi sono anche chiesto se un ragazzo le avrebbe apprezzate: sembrano indirizzate ad un pubblico più adulto.
Questo contrasta, a mio vedere, con una trama piuttosto semplice, che si indirizza perfettamente al target della sezione.
Il finale però non mi ha convinto.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
L’ho trovato come racconto non necessariamente per i più piccoli e questo è un merito. Una storia simile può essere la base per la sceneggiatura di un film di Natale, con il lieto fine, in cui la realtà e la fantasia si intrecciano. Ne abbiamo visti tanti e non erano film solo per ragazzi e bambini.
La narrazione si svolge con un buon ritmo. Ci sono molte imprecisioni formali, dovute forse alla fretta, ma si tratta di difetti facilmente rimediabili.
Segnalo:
“perfezione” ripetuto nelle due prime righe.
“… una vista mozzafiato del dedalo di cemento della città”. Un dedalo suggerisce l’idea di un labirinto intricato. Non so se era proprio quello che intendevi.
“… e si rimboccò le maniche del cappotto scuro…”. Prova. È un’azione un po’ complicata.
«Ma non è finita qui. Perché mentre la signora che abita davanti agli Shelby…” Toglierei quel perché a inizio frase, oppure andrei di seguito senza il punto.
All’inizio i due si danno del “lei”. Nel finale passano troppo rapidamente al tu, all’innamoramento e al bacio. Ci sta benissimo, ma cercherei di dare una maggiore gradualità, sfumando un po’ questi passaggi troppo bruschi..
La narrazione si svolge con un buon ritmo. Ci sono molte imprecisioni formali, dovute forse alla fretta, ma si tratta di difetti facilmente rimediabili.
Segnalo:
“perfezione” ripetuto nelle due prime righe.
“… una vista mozzafiato del dedalo di cemento della città”. Un dedalo suggerisce l’idea di un labirinto intricato. Non so se era proprio quello che intendevi.
“… e si rimboccò le maniche del cappotto scuro…”. Prova. È un’azione un po’ complicata.
«Ma non è finita qui. Perché mentre la signora che abita davanti agli Shelby…” Toglierei quel perché a inizio frase, oppure andrei di seguito senza il punto.
All’inizio i due si danno del “lei”. Nel finale passano troppo rapidamente al tu, all’innamoramento e al bacio. Ci sta benissimo, ma cercherei di dare una maggiore gradualità, sfumando un po’ questi passaggi troppo bruschi..
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Non sto a ripetere quello già detto da altri circa la mancanza di originalità del racconto, credo che si abbastanza chiaro.
Mi piace la prima parte, lo stile, le descrizioni, meno nella seconda dove tutto si appiattisce un po’, anche la scrittura.
Avrei preferito non si innamorassero alla fine, i bambini sono tosti anche a loro sembrerebbe poco credibile un cambiamento così eclatante.
Io gli avrei lasciato un po’ dI cinismo, avresti reso il tutto un po’ più attuale.
Grazie della lettura
Mi piace la prima parte, lo stile, le descrizioni, meno nella seconda dove tutto si appiattisce un po’, anche la scrittura.
Avrei preferito non si innamorassero alla fine, i bambini sono tosti anche a loro sembrerebbe poco credibile un cambiamento così eclatante.
Io gli avrei lasciato un po’ dI cinismo, avresti reso il tutto un po’ più attuale.
Grazie della lettura
Mac- Padawan
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Questo racconto mi ha ricordato Scrooge. Non è originale, ma comunque l’ambientazione natalizia c’è di sicuro. La scrittura deve crescere, è ancora troppo semplicistica. Alcuni termini usati sono ingenui (“villa in stile vintage”…). Il testo avrebbe bisogno di un editing importante per poter essere inserito in un’antologia. Il finale è scontato, ma forse non per il pubblico di lettori a cui è destinato.
Isabella- Viandante
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Sinceramente non mi è piaciuto particolarmente.
A parte la trama troppo alla Scrooge, l'ho trovato un po' troppo ingenuo anche per un pubblico fanciullesco. Molto spesso noi adulti pensiamo che i bambini siano semplicemente degli adulti ingenui e meno formati. Non è così. I bambini hanno particolarmente sviluppata l'area del realismo magico che invece in questo racconto è del tutto assente.
La notizia in prima pagina dell'avvocato che non si tiene il cane della segretaria non è credibile neanche per un bimbo.
Il finale è infine troppo meccanico e forzato.
A parte la trama troppo alla Scrooge, l'ho trovato un po' troppo ingenuo anche per un pubblico fanciullesco. Molto spesso noi adulti pensiamo che i bambini siano semplicemente degli adulti ingenui e meno formati. Non è così. I bambini hanno particolarmente sviluppata l'area del realismo magico che invece in questo racconto è del tutto assente.
La notizia in prima pagina dell'avvocato che non si tiene il cane della segretaria non è credibile neanche per un bimbo.
Il finale è infine troppo meccanico e forzato.
gipoviani- Padawan
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Re: L'uomo che odiava il Natale
Non è male, ma ho notato qualche refuso che ti hanno fatto notare gli altri e qualche errore nell'uso della punteggiatura: la virgola non va messa se c'è già la e congiunzione.
Fino all'articolo del giornale mi chiedevo il motivo della collocazione nei racconti poi ragazzi, poi il tono è cambiato decisamente.
È un classico molto classico, odia il natale e poi la magia gli fa tornare lo spirito, mi piace l'amore tra i due e ottima scelta per il nome
Avresti potuto però osare di più, essere più innovativo.
Fino all'articolo del giornale mi chiedevo il motivo della collocazione nei racconti poi ragazzi, poi il tono è cambiato decisamente.
È un classico molto classico, odia il natale e poi la magia gli fa tornare lo spirito, mi piace l'amore tra i due e ottima scelta per il nome
Avresti potuto però osare di più, essere più innovativo.
miichiiiiiiiiiii- Younglings
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Re: L'uomo che odiava il Natale
INTERVENTO DI MODERAZIONE
Il racconto, squalificato dal concorso "Natale Bifronte" per mancato rispetto del Regolamento da parte dell'autore, viene spostato in questa sezione.
______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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