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Un guardaroba di cappotti rossi

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1Un guardaroba di cappotti rossi Empty Un guardaroba di cappotti rossi Gio Feb 17, 2022 9:51 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

UN GUARDAROBA DI CAPPOTTI ROSSI
 
C'era una volta un principe che voleva avere per sé una principessa, ma doveva essere una vera principessa. Perciò viaggiò per tutto il mondo per trovarne una, ma ogni volta c'era qualcosa di strano: di principesse ce n'erano molte, ma non poteva mai essere certo che fossero vere principesse; infatti sempre qualcosa andava storto. Così se ne tornò a casa ed era veramente molto triste, perché desiderava di cuore trovare una vera principessa.
 
Il libricino sfugge dalle mani di Edmea, un tonfo leggero che nessuno ascolta.
Niente più parole scritte, solo parole pensate.
 
Ehi, signora dal cappotto rosso, ti puoi fermare un attimo? Scusa se ti disturbo, se ti do del tu: ma potresti essere mia figlia, forse anche mia nipote! Che bello, una nipote!
Perché, signora dal cappotto rosso, stasera non di sei fatta i fatti tuoi?
Anzi, come si dice? Sì, i cazzi tuoi?
Non mi piace quella parola lì, ma sono tanto, tanto in collera che la voglio proprio usare!
Stavo dicendo? Ah sì, che non mi piace quella parola lì, ai miei tempi non si usava, era proibita, ma oggi si usa tanto che pare non sia più volgare! Sai, io ho 83 anni e ho studiato dalle suore: certe cose non le capisco e non le voglio proprio capire.
Comunque, signora dal cappotto rosso, stasera mi avresti fatto un gran bel favore se fossi stata meno impicciona!
Stasera era proprio la sera giusta per una bella passeggiata. Lo so che c’è nebbia, ma io sono nata nella Bassa, sai dov’è no? Lì la nebbia è di casa, se non c’è alla fine ti manca, e ci si abitua fin da bambini a non perdere la strada di casa! Se capita, o hai bevuto o hai pensieri tanto grandi per la testa che lei non riesce a occuparsi di tutto!
Lo so, signora dal cappotto rosso, che fa freddo! Non sono mica stupida: siamo in gennaio, è inverno quindi fa freddo, magari domani mattina sugli alberi ci sarà la galaverna, che con il sole diventa rosa! L’hai mai vista? Starei delle ore a guardarla.
Mio nipote mi ha detto che in gennaio, dall’altra parte del mondo, fa caldo come in luglio qui da noi! Se lo dice lui ci credo, studia tanto, ha tanti libri, e c’è anche stato da quelle parti!
Mi ha fatto vedere le fotografie dentro in quella scatola che si apre e di vedono le cose, si scrive anche dentro, senza carta… il compiutero mi sembra che si dice.
Io ne ho tante sai, signora dal cappotto rosso, di fotografie: ma sono di carta e non sono colorate. Mi piace guardarle, mi vengono in mente tante storie: una per ogni faccia che c’è sulle fotografie. Mio nipote invece le guarda nel compiutero, e c’è anche la musica insieme alle foto! Che bella la musica! Mi piace sentirla alla radio. Mica quella moderna, mi piace di più quella antica. Ma adesso non la fanno più!
Cosa stavo dicendo? Ah sì, come ti dicevo, stasera dovevi fare solo quello per cui eri uscita, non so cosa dovevi fare, ma era importante, andavi di fretta!
Io non avevo proprio voglia di starmene in salotto a guardare la tivù, quel canale stupido, dove ti fanno vedere solo le marche di birra, di telefonini, tutta quella gente finta, che è contenta solo perché ha un telefonino.
Io lo so, signora dal cappotto rosso, cosa sono i telefonini. Ce l’ha anche mio nipote: è un telefono senza filo, così se ti cercano ti trovano dappertutto.
E lui, eh lo cercano in tanti! Anche l’Angela e il Piero lo usano, ma per litigare con qualcuno.
Allora, ti stavo dicendo: stasera non avevo proprio voglia di guardare la tivù, e neanche di andare a dormire. Non sono mica una gallina per andare a dormire alle otto: mi piacerebbe leggere un po’, mio nipote mi porta dei libri piccoli ma scritti in grosso, così non faccio fatica, ma poi l’Angela mi spegne la luce. Dice che costa troppo e che do fastidio all’Alfreda, una mia cugina che abita con me, dorme nella mia camera da letto.
Eh, la memoria! Cara la mia signora dal cappotto rosso, la memoria! Quando avrai la mia età anche tu avrai paura se non ti ricordi perché sei andata in cucina, o il nome del gatto: io per esempio non mi ricordo di mia cugina Alfreda. Ma prima o poi me lo ricorderò!
Sai, signora dal cappotto rosso, se non era per te stasera sarei andata a trovare le mie amiche Giuditta e Viola. Abitano in quel condominio grande, vicino al distributore del Luigi. Avremmo chiacchierato un po’, è tanto tempo che non ci vediamo, ma sai, loro sono anziane e fanno fatica a camminare. Che bello, spettegolare un po’!
Sai cosa c’è in quel condominio che non mi piace? Primo è troppo grande e sbaglio sempre il vialetto! E poi hanno dei problemi con la luce e io ci vedo poco. Ma fa lo stesso: per parlare si usa la bocca, non gli occhi.
Invece, signora dal cappotto rosso, sono dovuta tornare a casa: e per di più, con la scusa della bronchite, mi hanno messo a letto. È un letto strano, con le sponde, come quello di Aldo, il mio bambino.
 
Perché, signora dal cappotto rosso, non sei andata dove dovevi andare e basta, magari poi dovevi stirare, o lavare i piatti. Magari sei anche arrivata in ritardo dove dovevi andare, però hai cercato l’Angela, per dirle che mi hai incontrato vicino al cassonetto della spazzatura, che non mi avevi mai visto prima lì intorno, e che ti è venuto il dubbio che potevo essere una delle sue ospiti.
Ospiti ? Gli ospiti non si trattano mica così!
Il Piero mi è venuto a cercare con l’auto: era arrabbiato, questa sera era di turno con l’Angela e sai, signora dal cappotto rosso, devono sempre mettere in ordine le lenzuola e gli asciugamani, nel ripostiglio grande.
Ecco, adesso la memoria mi è tornata, signora dal cappotto rosso: aspetta, aspetta che ne approfitto. Uh, quanti bei ricordi che ho adesso! Fermati un po’ con me, signora, fermati che poi i pensieri mi scappano ancora!
Vedi che la memoria ogni tanto funziona? Ci vuole pazienza!
Ma io lo so che è tutto una balla, non la pazienza, la storia del ripostiglio: ci vanno a fare le sporcaccionate, là dentro, di tutti i colori. Non mi far parlare, per carità! Pensano che sia rimbambita, loro. Ma io …
 
Io mi chiamo Edmea, un nome strano, vero? Abito alla Casa del Cielo Azzurro: il cielo sarà azzurro, ma la casa è un ospizio. Mica posso a stare a casa di mio figlio Aldo: eh non si può!
Lui è una persona importante, ha sempre gente che conta per casa e io, per colpa della memoria, qualche volta giro in vestaglia o mi dimentico di mettermi in ordine: dicono che straparlavo, che dicevo le parolacce, proprio io che ho studiato dalle suore!
Mia nuora, l’ho sentita una volta che lo diceva a suo figlio, dice che mi sporco anche.
E quando si sporcavano loro, da piccoli? Non è la stessa cosa? Può capitare, alla mia età.
Mah, da quanto ho avuto l’ictus… questa parola la so dire bene, mi piace anche: è corta e secca... dicono che non parlo più bene, che non capisco più niente, che sono fuori dal mondo. Gli dà fastidio che cammino male, perché sembro ubriaca!
Che stupidaggine! Io penso e anche molto, ho tanto di quel tempo! Magari faccio fatica con la memoria, ma i pensieri sono giusti sai, signora dal cappotto rosso? È che non riesco a dirli quei pensieri! Non riesco neanche a brontolare quando la minestra è troppo calda, o a chiedere aiuto quando dovrei andare al bagno, ma cosa ci posso fare, santo cielo? Si vede che l’ictus funziona così: un po’ di cose le fai ancora e un po’ no.
Dov’ero rimasta? Ah si? Scusami sai, ma se trovo qualcuno con cui scambiare due parole!
Ecco perché stasera volevo andare a trovare le mie amiche: per stare in compagnia.
Lo so che sono morte e che il cimitero è lontano, ma almeno con loro posso parlare senza usare la voce. Poi stasera era proprio la sera giusta: c’è nebbia, c’è freddo, c’è buio.
Lo so, signora dal cappotto rosso, che è pericoloso girare per strada con la nebbia, lo so che chi è dentro le automobili non riesce a vederti bene! Però non è vero che il cimitero è chiuso, c’è sempre una porticina aperta, solo che dopo mi confondo e non le trovo mai, le mie amiche.
Di solito ce la faccio a tornare in tempo prima che chiudono il portone, alle undici.
Tanto l’Angela e il Piero non controllano mai prima: hanno le loro cosacce da fare, il telefonino, la televisione con i canali belli.
Stasera invece c’eri tu in giro, signora dal cappotto rosso, e mi hai proprio rovinato tutto.
Perché stasera, stasera avevo preso la pila del Piero, quella che usa quando di notte viene a guardare se dormiamo e poi fruga anche nei nostri cassetti: con la pila avrei trovato la Giuditta o la Viola, mi sarei seduta vicino alla sua foto e… e basta, cosa avrei dovuto dare dopo? Siccome prima morivo, dopo non avevo niente da fare, signora dal cappotto rosso.
Adesso invece devo continuare a pensare: a pensare che non ho più voglia di pensare, che non ho più voglia di vedere, di sentire, perché non riesco più a capire quando devo ridere o quando devo piangere… perché non…
Che bel cappotto rosso che hai signora!
 
«Grazie signora per averci avvisato!»
L’infermiera della casa di riposo era un po’ scarmigliata, forse anche per via dell’ansia: dover dire a dei figli affettuosi che la loro cara mamma se n’era andata in giro per il paese come se niente fosse, con quella botta di retta che pagavano non era proprio il caso! No. Proprio no.
«Era davvero una nostra ospite: avevamo lasciato aperto il portone le dico... due minuti, non di più, doveva entrare l’auto della guardia medica. Sono come dei bambini! Pensi che era già arrivata fino al semaforo, come abbia fatto in due minuti, in ciabatte e con quella gamba messa male! Due minuti le dico! Mah! Tante grazie ancora!»
La donna chiuse per bene il portone, prese il carrello della lavanderia e di diresse verso il guardaroba. Lenzuola, federe, salviette: da sistemare in bell’ordine. Ma prima pensò bene di dare un’occhiatina a tutte le stanze: fuori c’è nebbia, buio, freddo.
 
La signora dal cappotto rosso tornò nella nebbia, nel buio, nel freddo.
Scosse la testa, delusa di sé stessa: chissà perché non si era fermata, prima, a chiedere alla vecchietta se avesse bisogno, o perché gironzolasse in vestaglia per il viale!
Si era fatta bastare che, avendola incontrata vicino ai cassonetti, abitasse in una delle palazzine vicine e fosse andata a buttare i rifiuti, si era fatta bastare che quel saluto un po’ bofonchiato fosse perché non si conoscevano, si era fatta bastare la sua fretta per l’appuntamento col medico, si era fatta bastare… cosa si era fatta bastare? Cosa!?
Un attimo di egoismo, di indifferenza, di insofferenza per un qualcosa qualsiasi che non la riguardasse? Per un attimo, con angoscia, pensò persino di essersi fatta bastare di essere ancora giovane e piena di energie, lei. No, questo non voleva farselo bastare!
La signora dal cappotto rosso tornò lentamente a casa, avvolta dal ricordo sempre intenso di nonno Gino: anche lui ogni tanto se ne andava dal “pensionato”, in quella città lontana, per un giro al mercato, per andare a vedere se le sue mucche stavano bene, per andare a trovare la sua nipotina insieme al cane Tosvir. Una volta si era persino fatto un giretto in Questura.
Quando la figlia, sua madre, era andata a prenderlo, stava chiacchierando sereno con gli agenti della volante che lo avevano trovato sul viale del Castello: loro si stavano godendo l’entusiasmo del “nonno” per i nuovi amici, per il giro in macchina con lampeggiante e sirena che gli avevano regalato, erano dentro quelle storie di galli stizzosi e di cavalli pazienti, di grano da mietere, di camini e tabarri, del cane Tosvir che col muso spingeva in acqua gli stivali lasciati dai contadini sul ciglio dei fossi…
 
Capelli bianchi e tanti, tanti ricordi da mettere in fila.
Camicie azzurre con negli occhi la malinconia per affetti troppo lontani.
Cappotto rosso con ancora la voglia di un abbraccio tiepido e sereno, odoroso di vecchiaia.
 
Ehi, signora dal cappotto rosso! Da dietro le tende di una finestra senza maniglia, mani rugose con la voglia di stringere mani giovani, lisce e morbide.
Mani calde e forti. Mani stanche e con un freddo strano. Lacrime calde che non consolano.
https:



Ultima modifica di Susanna il Gio Feb 17, 2022 2:21 pm - modificato 1 volta.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

2Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Gio Feb 17, 2022 2:16 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

"Lì la nebbia è di casa, se non c’è alla fine ti manca,"


Frase bellissima ma soprattutto estremamente vera.



"Mica posso a state a casa di mio figlio Aldo"



L'unico refuso che ho scovato: "Mica posso stare a casa di mio figlio Aldo"




"Lo so che sono morte e che il cimitero è lontano, ma almeno con loro posso parlare senza usare la voce."


Anche questa frase è bellissima. 




Quando ho iniziato la lettura volevo segnalarti che sarebbe stato meglio aggiungere una riga di spazio tra i capoversi. A lettura conclusa, credo tu abbia fatto bene: questa scelta grafica si sposa perfettamente con il monologo della signora Edmea. 


Eh sì, gli anziani sono proprio così. Tornano bambini. Io penso che siano un patrimonio da preservare, non soltanto perché spesso ci dimentichiamo di questo aspetto, ma soprattutto per la mole di memoria che custodiscono, anche se c'è qualche acciacco dell'età. Memoria storica, tradizioni, usanze, particolarità, aneddoti, non necessariamente legati alla propria famiglia, ma anche "generali". 
Credo che questo testo esprima molto chiaramente quanto sopra. E io l'ho apprezzato.


Grazie.

3Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Gio Feb 17, 2022 2:34 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Grazie @Molli Redigano per la lettura.
Refuso corretto. Questo è un racconto scritto anni fa, come altri che condivido, quando ero agli inizi. I blocchi di testo non mi piacciono, soprattutto se non c'è la valvola di sfogo di un dialogo. Quando lo stavo sistemando avevo in effetto inserito degli spazi, ma rileggendo "interrompevano".
La storia è vera, così quel ricordo di mio nonno che una volta era uscito dalla casa di riposo, a Pavia. In pieno centro, era andato al mercato a comprarsi una tazza perchè mia nonna (morta tempo prima) continuava a romperne (chiaramente erano ritirate dalle infermiere). Era entrato nel bar a fianco della Pellicceria Annabella e aveva ordinato un caffè (lui non beveva mai caffè): per fortuna il barista aveva chiamato la polizia, che era a poche centinaia di metri e una volante è arrivata subito. Gli hanno fatto fare un giretto in piazza Castello a sirene spiegate. Immagino il suo sorriso per quell'avventura.
Beh. adesso comincio a far parte di "quella" categoria e i ricordi mi si fanno sempre più preziosi.


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4Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Gio Feb 17, 2022 4:59 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Siamo in parecchi a entrare nella categoria degli anziani
Conta poco che quando predichi la tua età qualcuno si metta a ridere perché si sente preso in giro. Se l"età c'è, c'è. Il mondo che mostri nel tuo bel racconto si avvicina sempre più, e un po' "nonno Gino" mi ci sento.

A Susanna garba questo messaggio

5Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Gio Feb 17, 2022 5:09 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

tommybe ha scritto:Siamo in parecchi a entrare nella categoria degli anziani
Conta poco che quando predichi la tua età qualcuno si metta a ridere perché si sente preso in giro. Se l"età c'è, c'è. Il mondo che mostri nel tuo nel racconto si avvicina sempre più, e un po' "nonno Gino" mi ci sento.
Proprio ieri dissentivo con mio marito su che età mi sentissi: non mi sento nessuna età. Al mattino faccio un po' la conta di un dolorino qua e là, ho i miei momenti così così, ma non mi sento un'età  o me ne sento tante a seconda di come vivo il momento. I ricordi mi piacciono, perchè dietro c'è sempre una storia che potrei raccontare. Mi piacerebbe tornare indietro negli anni? Sì, per viverli meglio. No, perchè potrei perdere qualche bel momento o fare grandi errori. Sto bene come sono? Sì, alla mia non età al momento sto bene. Forse mi piacerebbe fermare il tempo adesso.
p.s. hai la stessa età di mio marito: anche lui non si sente un'età e vive serenamente questa non età.


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6Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Gio Feb 17, 2022 5:25 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Mia moglie si è arrabbiata perché non ho comprato la ricotta per fare la torta che piace a lei. Me ne ha dette di tutti i colori.
Senza guardarla in faccia le ho quasi urlato; Hai il covid cosa ti metti a fare, la pasticciera?  ( Ieri un tampone ha dato la sentenza per lei e per mia figlia più piccola)
Siamo in tanti a non renderci conto delle cose, cara mia

7Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Sab Apr 02, 2022 12:46 pm

Mac

Mac
Padawan
Padawan

Bello e confuso come la mente di Edmea. Dovevi sentimenti si mescolano lasciando sempre una scia di nostalgia e rimpianto. Quante volte siamo stati la signora con il cappotto rosso? Ora vecchio significa inutile, una volta vecchio significava sapere. Quante cose perdute nella nostra folle corsa quotidiana.
Bello, scritto con la giusta voce. Brava

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8Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Mer Mag 18, 2022 8:55 am

Ospite


Ospite

Quanta vita in queste righe e poi chi di noi non è mattamente insano nella sua folle vita, basta guardare cosa scriviamo! Ora dovrai seguire il paletto della via dei Pianori ambientata nel 1584 in un fienile dove ci sono quattro capre e trenta ladri che giocano a briscola e dovrai anche inserire in questo racconto una silloge sul primo sbarco su Marte. Non siamo forse matti noi che scriviamo? Un bacione e abbraccio ai nostri vulcanici admin che ci fanno uscir matti pur di riuscire a stare nei paletti. E sì, mi ricordo che quando nacqui o nacquetti a secondo dell'era geologica trattata già avevo la barba del profeta e pur di fuggire dalla carrozzina mi feci accompagnare da un barberskop o sciopp, insomma da uno che taglia peli e lì si sa è tutto un taglia e cuci.
Dolcissima vecchiaia che bambini ci fa e dalla carrozzine de mamma passiamo alla carrozzina spinta da grande donna dell'est che tu devi fare bravo e bono, grandi donne... indomite e difficili da cedere a qualcuno il proprio io. E che vogliamo fare, tutti abbiamo una nascita e si nasce per morire. Dolcissima età della ragione che ci fai bambini e ci piace il gelato e quelli che ci coccolano, sì perché a noi "vecchietti" ci piacciono le coccole e a chi non piace riceverle? Con delicatezza ho approcciato questo racconto che ci fa vedere la nostra realtà, vissuta da tanti di noi e mi vengono in mente le telefonate con mia mamma che fa di tutto per inventarsi situazioni assurde e tu lì a dirle... sì mamma mi ricordo, eccome se mi ricordo e ti ricordi di quando mamma correva come una matta per il lavoro e ti chiedi perché ora sia così... la vita forse nel periodo d'arcobaleno calante ci addolcisce nei sentimenti e scavando nei lineamenti ci dona quella dolcezza espressiva che ognuno di noi quando la vede se squaglia dentro. Ecco il verso senso della vita, capire, condividere e sapere che se saremo fortunati anche noi avremo tanta voglia d'un bel gelatone alla panna e di coccole... tante coccole.
Grazie per aver postato questo racconto.

9Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Mer Mag 18, 2022 9:35 am

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Sono appena rientrato dalla scuola, dove ho accompagnato i due fratelli nipotini. Poi ho accompagnato mia figlia, per fortuna vicino, perché ha la macchina dal carrozziere. Domani mi aspetta un'ora di danza e una festicciola di compleanno nel quartiere accanto. Giuro che è tutto vero, e perché lo racconto?
Perché la cosa assurda è il divieto di invecchiare, faccio più chilometri in automobile adesso che quando avevo vent'anni e con la 'due cavalli' me me ne andavo a Parigi. Tutta una tirata.

10Un guardaroba di cappotti rossi Empty Re: Un guardaroba di cappotti rossi Mer Mag 18, 2022 3:39 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

tommybe ha scritto:Sono appena rientrato dalla scuola, dove ho accompagnato i due fratelli nipotini. Poi ho accompagnato mia figlia, per fortuna vicino, perché ha la macchina dal carrozziere. Domani mi aspetta un'ora di danza e una festicciola di compleanno nel quartiere accanto. Giuro che è tutto vero, e perché lo racconto?
Perché la cosa assurda è il divieto di invecchiare, faccio più chilometri in automobile adesso che quando avevo vent'anni e con la 'due cavalli' me me ne andavo a Parigi. Tutta una tirata.
Grazie per aver condiviso questo bellissimo momento di "famiglia". Sei riuscito a commuovermi. Sei fortunato.


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

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