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1Abeti rossi Empty Abeti rossi Mar Ott 08, 2024 6:34 pm

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La pioggia scende sempre più violenta e io la osservo dalla finestra.
Come ogni sabato sono in attesa di andare nel bosco a trovare il “mio” albero.
Normalmente arrivo e appoggio le mie mani sul suo tronco, lo accarezzo con dolcezza; poi mi siedo sulle sue radici, appoggio la schiena al fusto e rimango in silenzio ad ascoltare.
So che il mattino è il momento migliore, il vento leggero muove appena le fronde ma si insinua nel bosco tra le migliaia di tronchi facendoli risuonare.
È un suono particolare, vibra tra i tronchi e si propaga per chilometri trasmettendosi di albero in albero.
Solo pochi esseri umani hanno quello che io definisco “il dono” e riescono a sentire il suono; non so dire se sentono esattamente tutti allo stesso modo, ma “sentono” e questo è quello che conta: io il dono ce l’ho, forse, da sempre; mi ha insegnato mio padre a scoprirlo e da quando ho trapiantato il “mio” albero non lascio passare un solo sabato senza venirlo a trovare.
Guardo dalla finestra e penso che forse oggi sarà più difficile sentirlo risuonare perché il rumore della pioggia sui rami, sulle foglie e sul terreno fangoso renderanno ogni altro rumore ovattato.

Comincia a imbrunire mentre la pioggia continua a scendere inesorabile.
Non sono andato.
Lo immagino bagnato in ogni singola fogliolina, Chissà se avrà avvertito l’assenza delle mie mani sul suo tronco.
Oggi non ho sentito gli alberi risuonare, la pioggia ha sconfitto anche me!
Posso solo pensare al bosco che osserva silenzioso l’acqua che scende sempre più forte, sempre più intensa.

Papà domani lo portiamo nel bosco, allora?”.
Sì Fabio, me lo hai già chiesto almeno dieci volte oggi; ora vai a prepararti, metti il pigiama e fila a letto”.
Mi ero avvicinato all’albero e gli avevo parlato a bassa voce, per non farmi sentire dai miei genitori, chissà poi perché...
Domani ti riportiamo vicino alla tua mamma, sei felice?”
Allora non mi ero posto il dubbio se “Felicità” fosse un concetto che un albero potesse comprendere, a malapena riuscivo a elaborarlo io: ero ancora troppo piccolo.
Nel bosco diventerai sempre più alto, forte e bello, me lo ha detto il papà; non devi essere triste, lo facciamo per il tuo bene”.
Io non ero triste perché la mamma mi aveva spiegato che ormai era diventato troppo grande per stre in un vaso e che nel bosco sarebbe cresciuto sempre più forte e bello.
Avevo sentito la mamma avvicinarsi e dirmi: “Forza Fabio, a nanna adesso; domani è una giornata importante, devi essere in forma”. E poi la sua mano che scorreva dolce sulla mia schiena mentre con l’altra accarezzava il tronco dell’albero seguita subito dopo dalla mia.
Buonanotte” gli avevo detto prima di allontanarmi; avevo otto anni.

La notte è stata lunghissima con la pioggia che non ha mai smesso di scendere con intensità sempre maggiore.
Il terreno è sempre più pieno d’acqua, sembra perdere consistenza; mi aggiro per il giardino di casa, introno c’è un silenzio irreale, si sente solo il rumore ruggente, incessante, della pioggia che appare sempre più arrabbiata e non sembra proprio voler cessare o, almeno, rallentare un po’.

L’operazione di carico aveva richiesto un po’ di tempo in quanto l’albero era già diventato piuttosto grande e avevano dovuto stenderlo sul cassone del camion.
Io ero stato in casa a osservare dalla finestra per tutto il tempo in cui gli uomini avevano trafficato in quanto avevano detto a mia mamma che poteva essere pericoloso avermi tra i piedi e lei non aveva ceduto alle mie continue preghiere.
Poi quando tutto era stato pronto per la partenza mi avevano chiamato.
Ero uscito correndo, ero saltato in braccio a mio papà e, appena prima di salire sul camion avevo appoggiato la mia piccola mano sul suo tronco steso.
Tra poco sarai a casa” gli avevo detto.
Eravamo arrivati a metà mattina e c’era voluto quasi tutto il giorno.
Avevo saltellato intorno agli uomini al lavoro che spesso mi avevano rimproverato; ero troppo impaziente per starmene fermo da una parte e alla fine il trapianto si era concluso felicemente e il mio si era ritrovato con le radici affondate in una terra morbida con tantissimo spazio intorno.
Prima di salutarlo lo aveva cinto con entrambe le mie piccole braccia, una cosa che finché era stato in un vaso a casa mia non avevo mai fatto.
Ti abbiamo messo accanto alla tua mamma, è proprio dietro di te” gli aveva detto prima di salutarlo anche se mio papà, sorridendo, mi aveva spiegato che probabilmente il concetto di “mamma” era molto difficile da comprendere per un albero.

È trascorsa un’altra giornata e la pioggia non ha mai smesso di scendere; ma ora c’è anche il vento, sempre più forte, non l’ho mai sentito così.
Non è il vento cui siamo abituati, quel vento che fa risuonare gli abeti rossi, è un vento sconosciuto, cattivo, violento, un vento che fa paura.
Cerco di ragionare andando avanti e indietro in soggiorno, guardando dalla finestra la violenza di una natura che ora mi sembra lontanissima da quella cui sono abituato qui tra le mie montagne.
Non riesco più a trattenermi, indosso il giaccone pesante, gli stivaloni, prendo le chiavi del pick up ed esco.
Il terreno è fradicio, il vento sempre più forte, so che è irrazionale ma temo per il mio albero, penso che in questo momento possa provare un sentimento che è solo umano: la paura.

Era un sabato di piena primavera, un bel sole scaldava il bosco e, come ogni settimana, eravamo arrivati a salutare il mio albero; quella mattina con me e papà c’era anche la mamma.
Avevamo appoggiato le mani sul suo tronco e ci eravamo seduti; dopo un po’ mi ero alzato ed ero andato accanto alla mamma.
mamma ho paura che un giorno anche il mio albero verrà abbattuto per farne tanti violini come con gli alberi che papà e gli altri uomini hanno tagliato la settimana scorsa”.
Papà aveva riso forte: “Fabio non devi temere, quegli alberi avevano quasi centocinquant’anni”.
Erano vecchi come il nonno?” avevo chiesto.
Molto di più, il nonno non è così vecchio” aveva risposto Fabio mettendosi nuovamente a ridere.
Sarà meglio che il nonno non sappia cosa hai appena detto”, aveva concluso la mamma anche lei ridendo.
Poi papà si era fatto nuovamente serio e mi aveva spiegato che per costruire degli strumenti musicali di valore ci voleva un legno molto particolare, che non tutti gli alberi erano adatti e che, come mi aveva appena finito di dire, dovevano avere un’età tra i centotrenta e i centocinquant’anni.
Quando il tuo albero verrà abbattuto per farne legna da strumenti, tu non ci sarai più” aveva concluso.
Mi ero alzato e avevo accarezzato il tronco con le mie manine delicate e poi, come facevo sempre prima di andarmene, lo avevo circondato con le mie braccia.

* * *

Aveva smesso di piovere e anche il vento era cessato completamente.
Eravamo senza luce, completamente isolati; i mezzi non potevano muoversi a causa delle strade interrotte, le nuvole basse impedivano anche agli elicotteri di alzarsi in volo.
Un pensiero lontano, in una parte sepolta della mia mente, mi agitava.
Ricordo che mi ero stretta a mio marito sussurrandogli “ho paura”.
Lui mi aveva guardata e mi aveva detto “non devi temere, è stato brutto ma per fortuna ora è finito”.
Ricordo un brivido scorrermi lungo la schiena.

Erano trascorsi due giorni e due notti e finalmente la corrente era tornata.
D’istinto, come prima cosa avevo chiamato Fabio al telefono ma non mi aveva risposto.
Mio marito aveva cercato di tranquillizzarmi dicendomi che probabilmente non ancora dappertutto le linee erano ripristinate e che sarebbero state sicuramente ampie zone ancora senza campo.
Ma avevo scorto nei suoi occhi una paura che non gli apparteneva.
Aveva raccolto gli uomini e si erano avviati verso il bosco: “Sono sicuro che lo troveremo là” mi aveva detto salutandomi mentre si chiudeva l’uscio di casa alle spalle.
Non avevano più trovato il bosco, erano rimasti in piedi solo pochissimi alberi, sparsi qua e là.
Gli altri uomini mi hanno raccontato che una volta arrivati, mio marito si era diretto deciso verso un punto che solo lui sembrava conoscere in mezzo a quell’immane disastro, qualcosa che non si era mai visto.
Lo avevano visto fermarsi improvvisamente, crollare sulle ginocchia e portarsi le mani al volto.
Quando si erano avvicinati avevano visto che piangeva in silenzio; davanti a lui, sotto il suo albero, quasi a volerlo ancora circondare, abbracciare, proteggere con le sue braccia, il mio Fabio.
.

Fabio…
Compiva quattro anni la mattina in cui era venuto per la prima volta nel bosco con me e suo papà.
Avevamo appoggiato una scala al tronco.
Fai attenzione caro, mi raccomando”.
Stai tranquilla, la scala è ben ancorata al terreno”.
Mio marito si era arrampicato sulla scala fino a raggiungere i rami più bassi.
Papà, prendi quella!” aveva gridato Fabio da terra.
Questa?”.
No, quella più grande di sopra” aveva ribadito il nostro bambino.
Mentre suo padre staccava una pigna da uno dei rami e poi scendeva la scala Fabio non aveva smesso un attimo di gridare di gioia.
È piena di semi, ne pianteremo un po’, vedrai che qualcuno attecchirà” gli avevo detto.
Poi suo padre ci aveva detto di sederci appoggiati al tronco ed eravamo rimasti in silenzio in attesa che il vento rinnovasse il miracolo di far risuonare gli alberi del bosco.
Mamma, papà, lo sento…” aveva detto Fabio con un filo di voce.
Lo sapevo…” si era limitato a replicare mio marito con il suo splendido sorriso a illuminargli il volto.

Mi avevano portata dopo due giorni, cedendo alle mie insistenze: volevo vedere.
Il sole splendeva e scaldava il mio corpo mentre dentro morivo anch’io un po’ alla volta.
Mi ero appoggiata all’albero da cui avevamo preso la pigna tanti anni prima, l’unico rimasto miracolosamente in piedi in mezzo a tutta quella devastazione.
Avevo guardato gli uomini che mi avevano aiutata a salire, mio marito non ce l’aveva fatta: “non c’è niente da fare, vero?”.
No, signora, era troppo giovane; non c’è nulla da fare, non potrà mai diventare uno strumento musicale”.
Avevo gironzolato attorno per un po’ osservando gli incredibili danni fatti dal vento; il bosco non esisteva più, solo pochi alberi in piedi, sparsi qua e là.
Mi è venuta un’idea. Andiamo!” avevo detto improvvisamente.
E per la prima volta, mentre ci allontanavamo, avevo provato come un leggero senso di sollievo.

Prima di ripartire Fabio si era avvicinato al grande albero che si trovava dietro al suo e lo aveva cinto con le sue piccole braccia.
Ti ricordi la prima volta che sono venuto nel bosco e mio papà si è arrampicato con la scala a prendere una pigna dal tuo ramo? Ecco, uno dei semi di quella pigna è diventato l’albero che abbiamo appena piantato qui davanti a te, è tuo figlio”.
Avevo sorriso immaginando quel grosso albero che provava a capire il concetto di “mamma” e “figlio” e avevo sentito un profondo affetto per quel bambino che stava crescendo con lo stesso amore per la natura di suo padre.
Quante volte, negli anni, avremmo sentito quei due alberi insieme a tutti gli altri del bosco, risuonare all’unisono, proprio come madre e figlio! avevamo risuonato all’unisono.

È passato un anno da quando il vento ha distrutto il nostro bosco prendendosi nostro figlio: stamattina il sole splende come se fosse ancora estate.
Il vento arriva leggero come tutte le mattine e come tutte le mattine dell’ultimo anno non c’è nulla che risuoni, solo silenzio.
Stanno arrivando in tantissimi, molto più di quanti mi sarei aspettata e arrivano da tante parti della regione, non solo dal nostro paese.
Quasi in processione, prima di andarsi a sedere, passano accanto all’unico albero rimasto e vi appoggiano una mano in una sorta di rito a metà tra il pagano e il religioso.
Mio marito sale sul podio in legno, il legno che abbiamo salvato dall’albero di Fabio e, trattenendo a stento la commozione, comincia a parlare.
Ringrazio tutti per essere qui in questo giorno così importante per la nostra famiglia; mia moglie ha voluto fortemente questo concerto in ricordo di nostro figlio Fabio. Avremmo tanto voluto che con il legno di quello che fu il “suo” albero si potesse costruire uno dei violini per cui il nostro bosco è tanto famoso nel mondo, ma l’albero era troppo il giovane e il legno inadatto.
Abbiamo perciò deciso di invitare dei musicisti che sono saliti portando alcuni dei tanti violini costruiti nel tempo con il legno del nostro bosco e di dedicare questo concerto alla memoria di nostro figlio Fabio e al bosco che lui aveva tanto amato e che, assieme a lui, è scomparso.
Ora vi chiedo di accomodarvi, di fare silenzio e di godervi questo concerto unico nel suo genere.
Scende dal podio e lascia posto al maestro.
E, improvviso, un suono dolce, melodioso, si leva dai violini costruiti con gli alberi del nostro bosco negli anni; finalmente, dopo lunghi mesi, sento nuovamente risuonare il legno come faceva il vento quando ancora era bosco: quello stesso vento che in una lunga giornata di follia lo ha distrutto per sempre.

2Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 09, 2024 10:28 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

È sempre molto difficile commentare un racconto quando i refusi e gli errori sono in quantità che (io almeno) reputo inaccettabile per quanto li si possa attribuire alla fretta di consegnare e a una chiara mancata revisone finale.
Rapidamente:
in ogni singola fogliolina, Chissà se avrà avvertito  maiuscola dopo la virgola
troppo grande per stre in un vaso  manca una "a": stare
introno c’è un silenzio irreale  intorno
si era concluso felicemente e il mio si era ritrovato con le radici  manca "albero"
è proprio dietro di te” gli aveva detto prima   avevo
mamma ho paura che un giorno anche   mamma con la minuscola a inizio frase
aveva risposto Fabio mettendosi nuovamente a ridere.  refuso: Fabio è il bambino
e che sarebbero state sicuramente ampie zone  manca "ci"
risuonare all’unisono, proprio come madre e figlio! avevamo risuonato all’unisono.?????
ma l’albero era troppo il giovane e il legno inadatto.


Peccato perché l'idea del racconto non è affatto male con chiaro riferimento alla tempesta Vaia che nell'autunno del 2018 fece strage degli abeti rossi a Paneveggio e in Val di Fiemme (quanti ricordi che mi hai suscitato car* aut*! Quanto volte sono stato nei boschi dei violini con mia figlia e mia moglie!).
C'è qualche ingenuità come la morte del protagonista sotto al suo albero che sembra più un tributo al paletto richiesto che alla veridicità del racconto (ho cercato in rete e la tempesta ebbe un tributo drammatico in termini di alberi abbattuti ma non fece vittime umane) ma lo spirito di Pachamama in questo racconto l'ho trovato forte con quel legame tra l'uomo e l'albero, con il vento protagonista prima in positivo e poi in maniera drammaticamente crudele.
Ma alla fine resta la difficoltà nella lettura per i veramente troppi refusi.


______________________________________________________
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3Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 09, 2024 10:41 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Segnalo una serie di refusi, segni che il testo difetta di un'ultima rilettura:

C'è una , tra "fogliolina" e "Chissà". Dato che "Chissà" è maiuscolo deduco che la , dovesse essere un .

"troppo grande per stre", credo fosse stare

"introno c'era un silenzio irreale", credo fosse intorno

"Il trapianto si era concluso felicemente e il mio si era ritrovato". Mio cosa? Credo "albero"

"Prima di salutarlo lo aveva cinto". Non è Fabio che parla? Quindi "lo avevo cinto"

"Gli aveva detto prima di salutarlo". Idem come sopra


Questo dialogo è poco chiaro:

"Papà aveva riso forte: - Fabio, non devi temere, quegli alberi avevano quasi centocinquant'anni -.

"- Erano vecchi come il nonno? - avevo chiesto."

"- Molto di più, il nonno non è così vecchio - aveva risposto Fabio mettendosi nuovamente a ridere."

Il dialogo è papà - Fabio - papà. Quindi è il papà che risponde "il nonno non è così vecchio".


"che sarebbero state sicuramente ampie zone ancora senza campo". manca un ci

"proprio come madre e figlio! avevamo risuonato all'unisono". Questa frase è esteticamente orribile.

"era troppo il giovane". il




Nelle parti in corsivo ho notato un massiccio utilizzo del trapassato prossimo. Per carità, non mi sembra scorretto ma di certo non facilita la lettura. 

Quanto al racconto, non mi lascia particolarmente soddisfatto. Credo che la trama sia costruita su un evento realmente accaduto qualche anno fa in Trentino, dove alberi belli spessi furono abbattuti dal vento come fuscelli. Tuttavia, il riferimento non mi basta per appagare la mia fame di leggere una storia che mi catturi e che mi porti con sé.


Arvedse!

4Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 09, 2024 11:06 pm

Albemasia

Albemasia
Padawan
Padawan

Il primo brano che ho letto ha saputo suscitare in me molta emozione.
Mi sono piaciuti la storia, la delicatezza del racconto, i flashback che hanno dato profondità alla vicenda. 
Mi è piaciuta anche la modalità scelta dall’autore/autrice di passare dalla narrazione del figlio a quella della madre.
Ho apprezzato anche lo stile, adeguato al testo; per un attimo mi è parso perfino di sentire il suono del vento tra gli alberi.


La sospensione dell’incredulità, però, resta inficiata dalla presenza di diversi refusi, dovuti forse a una rilettura frettolosa:
-   stre al posto di “stare”;
-   introno invece di “intorno”;
-   mamma” a inizio frase con l’iniziale minuscola invece che maiuscola,
-   ““Molto di più, il nonno non è così vecchio” aveva risposto Fabio”, dove mi è sembrato di capire che in realtà a parlare era stato il padre.


Peccato, perché il racconto secondo me merita.

5Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 10, 2024 4:37 am

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il paletto del vento si inserisce alla perfezione e la connessione tra uomo e natura è sicuramente molto stretta.
Però, al di là dei refusi su cui non mi soffermo, non sono stato catturato dal racconto.
Forse è un mio problema o forse, il voler ripetutamente legare il protagonista all'albero, con il tatto, con il suono, il volerlo sempre umanizzare, me lo lasciato al contrario più distante.

6Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 10, 2024 2:37 pm

Giammy

Giammy
Padawan
Padawan

Sono in difficoltà a commentare questo racconto perché ho fatto fatica a leggerlo. Nulla da dire sulla storia, anzi, è meritoria di ogni plauso, ma a mio modesto parere, oltre ai refusi servirebbe una riscrittura che aiuti a fare emergere la bellezza della trama.
Adoro il Trentino-Alto Adige, mi ospita tuti gli anni e ho visto di persona lo scempio causato dal vento sulle foreste di abeti. Il racconto ha buone potenzialità perché parla di un fatto realmente accaduto e dell’anima degli abitanti che amano il territorio che li ospita.
Mi piacerebbe rileggere di nuovo il testo, riscritto.

7Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Sab Ott 12, 2024 4:47 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

A me il racconto è piaciuto.
È vero, ci sono parecchi refusi, roba da niente che un pò disturba la lettura, però il senso e la drammaticità della storia mi è arrivata.
Forse, nonostante il corsivo, l'alternarsi del passato col presente certe volte può rallentare e confondere il lettore, forse avresti potuto spezzettare un pò meno, fare dei blocchi più corposi per quanto concerne il passato, ma è solo un'idea per rendere il tutto ancora più scorrevole.
Nonostante i refusi la reputo una buona prova.

8Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Dom Ott 13, 2024 12:10 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Per me che abito in Trentino, il titolo ricorda immediatamente la tempesta Vaia, che causò danni immani nella Val di Fiemme e non solo. Le immagini dei boschi distrutti, con alberi maestosi sparpagliati a terra come bastoncini dello Shangai lasciarono davvero il segno su chi ama la montagna e in quei boschi magnifici magari ci era stato. Per fortuna vittime non ce ne furono, almeno qui in Trentino.
Un racconto delicato, in cui i momenti di quei giorni terribili si alternano ai ricordi: l’amore di un bambino cui è stata insegnata la bellezza dei boschi, il miracolo della vita che passa attraverso qualche piccolo seme ma soprattutto apprezzare la fortuna di poter ascoltare la musica di quei boschi.
Una madre trova il coraggio di far convivere un dolore che mai l’abbandonerà con l’organizzare un concerto, proprio là dove tutto era iniziato.
Una prova discreta, uno stile pulito e una scrittura abbastanza scorrevole ma che non mi ha emozionato come mi aspettavo.
Inoltre ci sono molti refusi, piccoli inciampi presi singolarmente, che però si notano e quando nell’economia del racconto sono molti, alla fine un peso ce l’hanno.
Le riletture a volte servono, ma può capitare di passarci sopra e proprio non rilevarli.
Le mie note, personali ovviamente:
in alcuni punti la punteggiatura è ballerina
…chilometri, trasmettendosi di albero in albero - …lavoro, che spesso mi avevano rimproverato
… morbida, con tantissimo spazio intorno - sono abituato qui, tra le mie montagne In questi punti avrei inserito una virgola.
per stre in  per stare
e il mio albero si era ritrovato  - manca albero
“mamma ho paura – ci vuole la maiuscola
e altri che probabilamente ti avranno segnalato (gli altri commenti li leggerò dopo).
accarezzato il tronco con le mie manine delicate e poi, come facevo sempre prima di andarmene, lo avevo circondato con le mie braccia: le mie manine/le mie braccia le toglierei perché è scontato, dato i verbi utilizzati, anche in altri punti.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

9Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Dom Ott 13, 2024 4:06 pm

tommybe

tommybe
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Visto dall'alto il bosco era diventato una distesa di giganteschi stuzzicadenti, impossibile non restare colpito da quella tragedia, un vero disastro che per fortuna non sacrificò vite umane. Quindi un bel dieci allo scrittore che ha scovato questa storia immortalata da un centinaio di servizi televisivi.
Anche se raccontata in una versione fiabesca, non passa inosservata.
Non ho trovato errori. ' Alla faccia del bicarbonato di sodio' direbbe Totò '. Rimetto la penna rossa nel cassetto.
Sto scherzando, ma in realtà ne faccio sempre un casino io di errori e non mi accorgo di quelli degli altri.
Che poi a un editore interessa la storia, gli errori ci vuole un nanosecondo a correggerli.
Giuro.

10Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 16, 2024 11:00 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ci ho messo un po' a capire il riferimento alla vicenda degli abeti del Trentino di qualche anno fa, ma quando l'ho compreso ho realizzato che la scelta del paletto "vento" fosse azzeccatissima, e questo è il principale pregio del racconto. 
Purtroppo ci sono anche dei difetti, e piuttosto importanti.

Sono stati segnalati molti dei refusi, io mi soffermo solo su quel "Fabio rise", a un certo punto, quando Fabio è il narratore stesso: un errore che non mi spiego, dato che non compaiono altri nomi di protagonisti, quindi non so da dove nasca la confusione.
Più dei refusi, comunque, a me hanno colpito due altri aspetti formali del racconto:
- le ripetizioni; ce ne sono un'infinità, soprattutto nella prima parte e in quella finale. Credo che le parole "bosco", "legno", e molte altre, compaiano troppissime volte e troppo ravvicinate tra loro. Lo so, non hanno molti sinonimi, o forse non ne hanno proprio, ma il punto è che bisognerebbe cercare di costruire le frasi in modo da non cadere in quel problema lì.
Non è facile neppure questo, comunque, me ne rendo conto.
-  il passaggio di narratore tra figlio e madre. Credo sia il primo racconto in cui questa cosa, per qualche motivo che non so spiegarti, non è riuscita bene. Ho dovuto rileggere tre volte lo stacco perché, pur sapendo che a un certo punto subentra giocoforza il pdv della madre, non riuscivo a capire chi stesse parlando in quel momento. Per un attimo ho addirittura creduto di aver equivocato il sesso del protagonista, che fosse cioè una ragazzina e non "Fabio", complice quel "Fabio rise", che compare poco prima e che ha contribuito a ingenerare il caos.
Insomma, un cambio di pdv problematico che forse avrei reso più evidente in qualche modo, magari anche grafico. Altri commentatori non lo hanno riscontrato, quindi forse è stato un problema solo mio, ma in quel punto la lettura mi ha crashato brutalmente.

L'altro aspetto che non mi ha convinto è quello emozionale.
Tutto mi è apparso molto innaturale, molto forzato; questo abbracciare l'albero, questo umanizzarlo, questo andarlo a trovare ogni sabato, non so, magari qualcuno al mondo fa anche una roba del genere, però l'ho trovato tanto cartone animato. E questo ha reso meno credibile la storia in sé.
Mi è invece piaciuto il finale, con l'idea del concerto che si lega all'ambito dei violini pur non avendo potuto ricavarne uno dal fatidico albero di Fabio.

In definitiva, un'idea molto interessante, un ottimo uso del paletto "vento", ma una storia che ho trovato troppo lontana dal mio gusto e dalla realtà per essermi congeniale.
Refusi e ripetizioni hanno dato il colpo di grazia al tutto, purtroppo.


PS - mi ha fatto sorridere quel "Vi chiedo di fare silenzio" nelle righe finali, perché mi è suonato un pelino autoritario, ma è solo un dettaglio.

11Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 17, 2024 8:55 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Seppur gravato da diversi refusi (credo che a questo giro molti racconti siano arrivati sul filo di lana, o anche dopo) ho trovato questo racconto piacevole e poetico. Si legge bene e senza annoiare. E ha il vantaggio, in uno step dove comunque la morte era un paletto vincolante, di non essere particolarmente "disperato" ma pieno di pace.
Composto da una parte "pescata" dalla cronaca degli ultimi anni, mescolato come un abile chef con una parte romanzata e di fantasia, il mix che ne deriva è decisamente buono.
Mi è piaciuto. Complimenti.
Grazie.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

12Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 17, 2024 12:19 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Lo spunto del racconto - la strage di abeti di Vaia - è notevole e importante: è bene che certi disastri restino nella memoria. Lo svolgimento presenta invece molte criticità, a partire dal numero considerevole di errori e imprecisioni che costellano il testo e rallentano parecchio la lettura.
- Ci sono, specialmente all'inizio, molte parole virgolettate, ma non essendo citazioni dovrebbero essere in corsivo e senza virgolette (mio albero, il dono, sentono...);
- c'è un uso davvero eccessivo dei possessivi: mio albero, mie mani/manine, sue radici ecc...
- "fogliolina, Chissà": ci vuole il punto al posto della virgola;
- "troppo grande per stre in un vaso": stare;
- "introno c’è un silenzio irreale": intorno;
- "in quanto avevano detto": non è un errore, ma visto che a parlare è un bambino avrei preferito un semplice "perché";
- "e il mio si era ritrovato": manca albero;
- "lo aveva cinto" / "gli aveva detto": avevo;
- "mamma ho paura": l'iniziale deve essere maiuscola;
- "aveva risposto Fabio": la risposta è del padre (al limite bastava scrivere "aveva risposto a Fabio");
- "che sarebbero state": manca ci;
- "risuonare all’unisono, proprio come madre e figlio! avevamo risuonato all’unisono": risuonare e unisono, messi accanto, suonano proprio male e "avevamo", dopo il punto esclamativo, vuole la maiuscola;
- "l’albero era troppo il giovane": il è di troppo;
- "lascia posto al maestro": qui invece il lo avrei messo (lascia il posto al maestro).
Difficile godersi un racconto con tutti questi inciampi.
Inoltre, anche se funzionale alla trama, appare un po' eccessivo il regolare e continuo pellegrinaggio di Fabio nel bosco pure in età adulta. Il profondo senso di preoccupazione per il suo albero e il bosco intero che lo spinge verso la sua fine, vista l'intensità del maltempo, sarebbe stato plausibile anche senza la routine del sabato mattina. Tutto questo voler enfatizzare il rapporto tra l'uomo e l'albero, tra l'uomo e la natura, finisce per suscitare un effetto contrario e tenere il lettore più distaccato. Almeno per me, la sensazione a fine lettura è stata questa.
Molto bella invece l'idea del concerto di violini nel luogo del disastro, anche se non è proprio farina del sacco dell'autore.
Insomma, un altro caso in cui una bella storia non ha avuto il trattamento che avrebbe meritato.
M.


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"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

13Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 17, 2024 3:35 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Questo è un racconto che mi lascia un po' di rammarico, perché l'idea è a parer mio tra le migliori dello step, ma la sua messa su carta non è perfetta al 100%. Mi è piaciuto parecchio il desiderio dell'autore di spingere sul rapporto quasi simbiotico tra abete e Fabio, che diventa per espansione un invito a tutti ad adottare un albero, bella anche l'idea dei violini e della musica del vento tra i rami, ma la prima diventa a un certo punto una pratica quasi meccanica, perde un po' di sentimento, mentre la seconda aveva bisogno a parer mio di molta più poesia. Il racconto arriva quindi al punto in cui interviene la madre senza la spinta emotiva giusta e il linguaggio non troppo partecipe adottato smorza ancora di più il tutto. Insomma, io avrei calcato di più sul piano emotivo per rendere al meglio la splendida idea che hai avuto. A rileggerci!


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Abeti rossi Senza_10

14Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Dom Ott 20, 2024 12:28 am

Gimbo

Gimbo
Padawan
Padawan

Il racconto esplora in maniera profonda e toccante il legame tra uomo, natura e memoria, con particolare attenzione al tempo che scorre e alla vulnerabilità delle cose amate. Il protagonista riflette su una vita intrecciata a un albero speciale, cresciuto con cura e con un senso di continuità tra le generazioni. L'albero diventa simbolo di affetto, tradizione, e infine di perdita.
Il rapporto del protagonista con l'albero è al tempo stesso personale e universale, capace di risuonare con chiunque abbia vissuto una perdita.
Le immagini della pioggia, del vento e della distruzione del bosco sono descritte con grande sensibilità e attenzione ai dettagli, facendo sì che si percepisca il peso del dramma.
L'alternanza tra passato e presente mantiene alta l'attenzione, consentendo una costruzione graduale del climax emotivo.
Il racconto però è molto lungo e a tratti ripetitivo. Alcune riflessioni, in particolare quelle sul legame con l'albero, potrebbero essere alleggerite o sintetizzate per mantenere la tensione emotiva costante.
Sebbene le descrizioni siano belle, alcune parti, come i preparativi per il trapianto dell'albero o i ricordi d'infanzia, rischiano di rallentare la narrazione e potrebbero essere accorciate per non far perdere il focus centrale.
In alcuni punti, i dialoghi tra i personaggi (in particolare con il bambino Fabio) appaiono un po' innaturali, quasi forzati nel tentativo di trasmettere un messaggio, rischiando di far perdere autenticità all'interazione.

15Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Dom Ott 20, 2024 10:12 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto che avrei sicuramente votato al primo step. 
La trama è bella, e devo dire che gli intermezzi nel passato danno un po' di brio a una lettura che altrimenti sarebbe risultata complicata. 
Mi piace molto l'immagine del bambino e del suo albero, ma avrei voluto che la tempesta fosse più centrale, più utile alla narrazione. C'è stata, sì, ma si perde un po' perché il focus resta sul bambino e il suo albero. Bastava poco per renderla più protagonista. 
Una cosa ben riuscita, e assolutamente non trascurabile, è il passaggio tra i due narratori, fluido e ben amalgamato, senza forzature.

16Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mar Ott 22, 2024 9:23 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un racconto di sicuro centrato per quanto riguarda il tema richiesto. L’idea mi è davvero piaciuta, la realizzazione complessiva non altrettanto. A parte gli errori che ti sono già stati segnalati, a non convincermi del tutto è la lunghezza della storia. Quello che c’era da dire poteva essere detto tagliando buona parte del testo,  on sarebbe stato un sacrificio ma avrebbe permesso al contenuto di brillare di più.
Certo è un lavoro meritevole da riprendere post step e affinare.

17Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 23, 2024 8:39 am

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Un racconto che mi ha convinta a metà.
La storia che hai pensato ha un carico emotivo e umano importante, il rapporto con la natura, i legami familiari che si allargano fino al bosco, una piccola famiglia che gestisce il suo rapporto con la natura in maniera speciale. Tutti punti molto positivi che mi convincono pienamente. Poi però nella narrazione a mio avviso ti perdi un po'.
Troppi refusi che rendono la lettura più complicata del previsto e anche troppa lunghezza nel testo, che andrebbe sfrondato parecchio (per restare in tema alberi) per dare alla storia l'equilibrio giusto. Gli alberi che suonano al vento, mi ci soffermerei di più, visto che sono alberi che un giorno diventeranno violini. E già questa cosa da sola vale la storia.
Quindi posso dirti che vorrei rileggere questo racconto dopo che avrai raccolto i vari suggerimenti che ti sono stati dati dai diversi lettori.
A rileggerti
Ele

18Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 23, 2024 9:22 am

AurelianoLaLeggera

AurelianoLaLeggera
Younglings
Younglings

Due cose molto buone: 
1) L'idea. Forse la migliore dello step e mi mancano pochissimi racconti. Come in altri casi ha avuto il pregio di farmi conoscere un evento che ignoravo.
2) Il movimento che c'è tra passato e presente, il fatto che si sia distaccato dalla forma diario, che in questo step è stata preponderante a causa del paletto.

Quello che non va:
Un altro racconto consegnato sul filo di lana, secondo me, visti i troppi refusi.
Gli errori tra la prima e la terza persona, ce ne sono almeno un paio, mi lasciano pensare che tu abbia scritto prima in terza persona e poi abbia deciso di cambiare all'ultimo.

Manca un bilanciamento tra le parti ma credo che anche questo sia colpa del tempo. Peccato!

Una sola domanda, un abete rosso piantato 4 anni prima, è così grande da dover essere trasportato nel modo descritto?

Grazie

19Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 23, 2024 9:42 am

Claudio Bezzi

Claudio Bezzi
Padawan
Padawan

Scrittura (sotto il profilo formale: correttezza ortografica e sintattica, punteggiatura sintatticamente corretta…): grande quantità di imprecisioni e veri e propri errori:
  • “arrivo e appoggio le mie mani sul suo tronco”: inutili i pronomi possessivi, almeno il primo; appesantiscono la lettura inutilmente;
  • “il “mio” albero”; la prima volta pazienza, ma già alla seconda le virgolette sono ridondanti:
  • la punteggiatura a fine dialogo va dentro o fuori dalle virgolette? Ah! Avere una regola certa; come saprai ci sono regole editoriali diverse, anche se la maggioranza propende per i segni di punteggiatura dentro. Tu fai un po’ e un po’; ti piacerebbero fuori - mi pare di comprendere - ma nel caso del punto interrogativo ti pare, giustamente, inaccettabile separarlo dalla parola che precede e lo metti dentro. Secondo me non va bene, perché il punto interrogativo è un segno d’interpunzione come il punto fermo, e deve seguire la stessa regola. Quindi: tutto dentro.
  • “il dubbio se “Felicità” fosse un concetto…”; perché ‘felicità’ con la maiuscola?
  • “troppo grande per stre in un vaso”: stare;
  • ““Buonanotte” gli avevo detto prima di allontanarmi”; serve virgola dopo ‘buonanotte’; inoltre ‘le’ avevo detto, non gli, a meno che non si intenda volutamente replicare la parlata (indubbiamente scorretta) di un bambino di otto anni, ma allora tutte le frasi andrebbero modificate in quel senso, segnalando implicitamente al lettore che non si tratta di errori dell’Autore;
  • “introno c’è un silenzio irreale”: intorno.
  • Mancano molte virgole. In alcuni casi può essere soggettivo ma, per esempio, la lettura di questo lungo paragrafo senza punteggiatura rende il lettore cianotico: “Io ero stato in casa a osservare dalla finestra per tutto il tempo in cui gli uomini avevano trafficato in quanto avevano detto a mia mamma che poteva essere pericoloso avermi tra i piedi e lei non aveva ceduto alle mie continue preghiere.”
  • “Eravamo arrivati a metà mattina e c’era voluto quasi tutto il giorno.”: per fare cosa? Immagino per trapiantare l’albero.
  • “il trapianto si era concluso felicemente e il mio si era ritrovato con le radici…”; forse manca ‘albero’ (“…e il mio albero si era ritrovato…”)?
  • “gli aveva detto prima di salutarlo”; avevo (prima persona singolare);
  • ““mamma ho paura che un giorno…”; La frase deve iniziare con la maiuscola;
  • “probabilmente non ancora dappertutto le linee erano ripristinate”; un po’ contorta; meglio: “probabilmente le linee non erano ancora ripristinate dappertutto”
  • “proprio come madre e figlio! avevamo risuonato all’unisono.” Qui non è chiaro: o le parole ‘avevamo risuonato all’unisono’ sono un errore e da abolire, oppure è ‘Avevano’, e serve la maiuscola.
  • “stamattina il sole splende”: poiché ti riferisci esplicitamente all’astro in senso astronomico (cioè non usi il sostantivo entro una metafora, o simile), va in maiuscolo: Sole.

Trama (originalità, ritmo, logica degli eventi, spessore personaggi, plausibilità narrativa, finale…): originale e commovente, ma forse troppo commovente, col bambino legato all’albero… Un pochino troppo artificioso e di scarsa plausibilità.
Qualità narrativa (scelte lessicali, punteggiatura funzionale, prosodia, poeticità, dialoghi, “morale”…): il vento riesce ad entrare bene nella storia e non c’è alcuna melensaggine nel finale materno; due dei principali errori molto frequenti nei racconti di questo step. Oltre agli errori detti, che ovviamente pesano sulla qualità narrativa, non mi ha convinto l’uso delle virgole. Il dialogo infantile è troppo poco infantile.


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L'uomo fa il male come l'ape il miele (William Golding).
https://alamagoozlum.blog

20Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 23, 2024 12:08 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ti dico la verità: per me questo racconto è una bomba, e sono contento di averlo letto nello step, e non magari nella sezione racconti, o non averlo letto affatto.
Questo è sicuramente un implicito rimprovero per come ce l'hai presentato. Non mi ci metterò anch'io, visto che l'hanno già fatto praticamente tutti, ma è evidente che sia così.
E resta molto rammarico, anche perché è una storia fantastica, ideata anche bene con il collegamento tra i due narratori, e in cui il vento è sicuro protagonista.
Ti faccio i complimenti, ma soltanto a metà.


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

21Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Mer Ott 23, 2024 6:02 pm

Menico

Menico
Padawan
Padawan

Si è abbondantemente parlato di imprecisioni ed errori tralasciando la poesia e la carica emotiva di questo commovente racconto.
Ti ringrazio, caro autore e ti invito, anzi ti supplico, a rileggere attentamente e più volte i tuoi prossimi lavori in modo che si possano gustare appieno.


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Come l'acqua che scorre, sono un viandante in cerca del mare. Z. M.

22Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Lun Ott 28, 2024 11:54 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

In questo racconto ho trovato, forse, l'idea migliore dello step!
Il collegamento tra natura, uomo, vento e i vincoli del contest rimane un punto stabile e forte mentre il finale, con quel concerto in onore del figlio morto sulle note dei violini è un'immagine forte e piena di significato.
Il testo però ha dei problemi che sono stati già segnalati nei commenti precedenti. Mi sento di consigliarti di fare più attenzione all'uso degli aggettivi possessivi: sono davvero troppi e non aggiungono molto al testo, anzi, lo appesantiscono in maniera ingiustificata.
Non mi convince fino in fondo il rapporto che ha Fabio con l'albero: presumo che sia diventato un ragazzo o un giovane uomo, e questo attaccamento quasi infantile stona un pò, sfiorando quasi il grottesco: forse il rapporto ragazzo-albero doveva in qualche modo evolversi, invece rimane fermo nei canoni dell'amore verso questa pianta che aveva da piccolo. Mi sono chiesta se Fabio avesse qualche difficoltà cognitiva, tanto da impedirgli un corretto sviluppo mentale...

Riporto qui qualche esempio del largo uso di aggettivi:
Normalmente arrivo e appoggio le mie mani sul suo tronco, lo accarezzo con dolcezza; poi mi siedo sulle sue radici, 
Un pensiero lontano, in una parte sepolta della mia mente, mi agitava.
Ricordo che mi ero stretta a mio marito sussurrandogli “ho paura”.

23Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 31, 2024 8:35 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

In aggiunta a quanto già scritto in sede di terzo tempo nel post di vincitori e classifiche vorrei aggiungere che questo racconto nasce da uno splendido documentario di Raiplay (https://www.raiplay.it/video/2022/05/Che-ci-faccio-qui---Oltre-la-notte---Puntata-del-07052022-60e474c0-cd05-4b5c-a80c-9e03318f0e4c.html) sul disastro che a fine ottobre del 2018 colpì a Paneveggio la foresta degli abeti rossi.
E devo dire che quanto avvenuto ieri a Valencia praticamente negli stessi giorni di fine ottobre di 6 anni fa mi ha fatto venire i brividi.


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Abeti rossi Badge-3

24Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Gio Ott 31, 2024 8:55 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Abeti rossi Empty Re: Pachamama! Quarto Step - Vincitori e Classifica

Abeti rossi Empty Da paluca66 Oggi alle 8:25 pm



Eccomi qui, finalmente, al termine di questo soffertissimo step!
Prima di tutto un doveroso complimento a tutti i partecipanti e in particolare ai tre sul podio (anche se non l'ho votato, sono particolarmente contento per la Giraffa, merita tantissimo questo riconoscimento per la sua splendida scrittura!).
Poi un ringraziamento di cuore a chi, nonostante tutto, mi ha votato, Menico, Ele, Byron e Albemasia, questi ultimi due addirittura con un secondo posto, voti insperati dopo il disastro che avevo fatto.
Eh sì, perché io sono l'auotre di "Abeti rossi", ovvero la sagra del refuso!
E non avete idea di quanta rabbia mi ha fatto rovinare così questo racconto che secondo me aveva un grande potenziale (devo, dire, onestamente, che qualcuno di voi me lo ha riconosciuto).
Arriviamo alla spiegazione.
Sabato 5 ottobre sono già in RSA con la mia compagnia di teatro per lo spettacolo che daremo nel pomeriggio quando mi raggiunge sul telefonino un MP di DT con il quale mi si informa che il racconto non ha superato l'esame del CDL e quindi non può partecipare a meno che non voglia cambiarlo per rientrare nei paletti (mancava il paletto della madre...) entro il mezzogiorno della successiva domenica.
D'istinto rispondo ringraziando della disponibilità ma che vista la situazione non ho proprio il tempo materiale per intervenire drasticamente sul racconto e concedo anche il nulla osta per pubblicarlo fuori concorso.
Sabato sera, rientrato a casa e nonostante la stanchezza, la voglia di partecipare mi fa riprendere il racconto e provare a metterci mano.
Alle undici prima di crollare a letto mando un MP chiedendo di apsettare fino alle undici del giorno dopo (alle 11.30 ho la Messa).
Domenica mattina mi alzo di buonora e smanetto di buona lena fino alle undicvi circa quando decido che può bastyare e, senza avere minimamente il tempo per rileggere, allego e invio.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Premesso che il dubbio sulla madre era venuto anche a me e i censori hanno semplicemente fatto il loro lavoro, ritengo che, al di là di tutti i refusi che nel cambiare il racconto sono rimasti dentro, il racconto stesso abbia perso molta della sua forza nella trasformazione.
Per questo intendo pubblicarlo nell'apposita sezione racconti, chiedendovi, se potete, di passare a dargli una lettura e a darmi un riscontro che mi sarebbe molto utile per i successivi racconti.

A vivonic, Achillu, Akimizu e AurelianoLaLeggera garba questo messaggio

25Abeti rossi Empty Re: Abeti rossi Sab Nov 02, 2024 11:27 am

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Anche secondo me, la prima stesura era qualitativamente molto superiore alla prima.


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

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