Segreti
I ricordi che seppellisci nel silenzio sono
quelli che non smettono mai di perseguitarti.
Carlos Ruiz Zafón
Marco si rollò una sigaretta, prese il libro e uscì in cortile. Era notte e con il buio il caldo e l’afa avevano finalmente allentato la loro morsa. Appena fuori, assaporò con gioia il leggero brivido che gli si propagava per tutto il corpo al contatto con l’aria fresca. Anna e i ragazzi erano già a letto e il gran silenzio, rotto soltanto da un lontano frinire, era l’ideale per immergersi nella lettura.
Sistemò la sedia accanto al lampioncino, fece scattare il Bic e si sedette sbuffando una nuvoletta di fumo. Sotto il cono di luce aprì il libro e iniziò a leggere. Ma dopo poche pagine una breve frase gli esplose in testa e si ritrovò all’improvviso catapultato fuori dal mondo, come se una mano lo avesse afferrato e trascinato via, nel passato, a oltre trent’anni di distanza. Solo poche parole lette in fondo alla pagina:
un segreto, per rimanere tale…
Un segreto.
Quando aveva conosciuto Simona, sia lei che Marco avevano avuto un impiego a tempo determinato presso una società finanziaria e tutti e due erano stati assegnati allo stesso reparto. Gli era subito apparsa carina, anche se non troppo appariscente in confronto alle altre del loro stesso gruppo. Riservata, quasi timida, l’aveva trovata molto affine a sé proprio per quei tratti caratteriali. Ma aveva notato anche i suoi meravigliosi occhi celesti che spiccavano in un volto altrimenti anonimo, incorniciato da un caschetto di capelli così neri da virare a tratti in riflessi di blu.
Dopo alcuni mesi il contratto di lavoro divenne a tempo indeterminato e a Marco e Simona vennero confermati gli incarichi precedenti. In quella nuova situazione divenne più facile entrare in una sempre maggiore confidenza con i colleghi più anziani. I loro gusci di timidezza pian piano si sciolsero ed entrambi riuscirono a chiacchierare e scherzare con gli altri in modo più spigliato e tranquillo. E fu proprio allora che venne fuori un’altra caratteristica di Simona, finora trattenuta forse per troppo pudore: la sua risata argentina, squillante, piena di vita, che risuonava per l’ufficio in occasione di una battuta particolarmente spiritosa o di qualche piccante confidenza fra donne. Ma non erano certo solo battute e risate. Simona rivelò anche un carattere forte e deciso; una visione del mondo aperta e positiva sia nei confronti del lavoro che delle persone.
Per Marco restava comunque una semplice collega con la quale era bello e interessante scambiare quattro chiacchiere leggere e senza troppo impegno durante la pausa caffè o a pranzo. Niente di più. E poi, per la verità, in quel periodo quasi tutti i suoi pensieri ruotavano intorno a un importante traguardo che si stava avvicinando: la sua relazione sentimentale con Anna era ormai ben consolidata e anche la situazione economica, con l’arrivo del posto fisso, andava consolidandosi. Così avevano deciso di sposarsi e avevano già fissato le nozze per la fine di settembre.
Però accadde qualcosa di totalmente inaspettato. E Marco imparò a sue spese quanto fosse importante non dar mai niente per scontato, specialmente in campo sentimentale. La sua relazione ormai ben consolidata fu sul punto di collassare sotto l’effetto di un subdolo e violento terremoto che investì in pieno tutte le sue certezze.
Forse per una reazione inconscia e irrazionale alle nuove responsabilità alle quali stava andando incontro; forse per una sorta di sindrome da addio al celibato; forse per quell’inspiegabile tendenza che spinge a infatuarci di qualcuno nel quale in fondo ci riconosciamo, di qualcuno che magari risponde ad aspettative inconsce e misteriose; forse per mille altre ragioni…
Fatto sta che improvvisamente si rese conto di guardare Simona con occhi del tutto diversi. Ogni sguardo che incrociava il suo lo metteva in subbuglio. Ogni scoppio di risate lo lasciava senza fiato. In parole povere, se n’era innamorato come un ragazzino e tutta la situazione lo faceva sentire da cani. E la cosa che lo faceva stare ancora peggio era che in quella specie di attrazione fatale la componente fisica, sessuale, era presente sì, ma relegata in un angolo, defilata. A godersi le luci della ribalta c’era una sensazione, o un sentimento, di tutt’altra natura.
Una mattina che si ritrovarono da soli nella stanzetta del caffè, Marco decise di sfidare il celeste immenso dei suoi occhi. Inspirò profondamente ed esordì con un “Simona, io…”. Ma non riuscì a dire altro. Lui fin troppo trasparente, lei fin troppo intelligente e sensibile. Simona poggiò semplicemente la punta delle dita sulle labbra di Marco. Scosse la testa, con un leggero ondeggiare dei suoi capelli corvini, e sulle ali di un sorriso impossibile gli disse: “Ti ricordi? Domani c'è il rinfresco per i colleghi e ho promesso di darti una mano nei preparativi...”.
Una piccola frase sospesa, apparentemente incongrua, ma che, per riportarlo con i piedi per terra, funzionò meglio di cento discorsi logici e appropriati. Anche se l'impatto col suolo non fu certo dei più morbidi.
E, da quel giorno, le loro vite seguirono ognuna il proprio percorso.
Marco, rientrato in carreggiata, si era sposato con la sua Anna.
Simona aveva iniziato una relazione che, a giudicare dalla bella luminosità del suo viso e dei suoi occhi, doveva essere molto soddisfacente.
Nei mesi seguenti, alcuni cambiamenti organizzativi fecero sì che venissero destinati a mansioni e uffici diversi. Come si dice in questi casi, “lontano dagli occhi…”.
Quando infine lei venne trasferita in un’altra filiale, per Simona e Marco divenne ancora più difficile incontrarsi, se non in qualche sporadica riunione organizzativa.
Grazie a quelle rare occasioni e per il tramite di alcuni comuni amici e colleghi Marco riceveva comunque sue notizie e venne a sapere, negli anni, che lei si era sposata, che aveva avuto una figlia e che c’era poi stata una separazione piuttosto burrascosa da suo marito.
Più avanti, venne a sapere anche un’altra cosa, un fatto che lo colpì duro, forte e preciso come un pugno nello stomaco: Simona aveva un tumore.
Era un cancro, maligno, aggressivo, resistente a interventi e terapie, che l’aveva costretta a entrare in congedo dal lavoro. Ma anche quel poco che gli giungeva alle orecchie non faceva altro che confermare la sua grande forza, il coraggio con il quale lei affrontava i supplizi chiamati cure senza quasi fare una piega; l'intatta voglia di vivere che la spingeva a volare in giro per il mondo non appena riscontrava in sé qualche segno di miglioramento. E senza mai trascurare sua figlia né le amicizie nate anche con i colleghi di lavoro.
Dall’inizio della malattia, Marco ebbe occasione di rivederla alcune volte e, in ognuna delle occasioni, non gli apparve mai vinta, abbattuta. Tutt’altro. Gli occhi erano sempre vivaci, il sorriso aperto e la sua risata squillante tornava a risuonare fra le mura durante i racconti di viaggio e dei successi scolastici della figlia prossima a diplomarsi. Anche l’ultima volta che passò a trovare i colleghi Marco ritrovò la Simona di sempre, ma nell’abbracciarla percepì distintamente la fragilità del suo corpo. Da aver paura di stringerla troppo, tanto gli parve sottile.
Infatti, poche settimane dopo, un’amica comune lo chiamo per dirgli che Simona se n’era andata, che alla fine non ce l’aveva fatta più e aveva mollato, che dopo tante battaglie vinte si era arresa, era stata sconfitta. Non prima però di aver accompagnato la figlia fino all'ottimo esito dell'esame di maturità…
Sentì bruciare fra le dita e cadde giù dal flusso dei ricordi scuotendo la mano. La sigaretta si era consumata fino a raggiungere la pelle. Ma anche gli occhi bruciavano. E il fresco della notte pareva accanirsi su delle strette scie umide che gli rigavano le guance. Gettò lontano il mozzicone, stranito, pensando tristemente a come quella sua sbandata, ormai così lontana nel tempo, fosse sempre rimasta un segreto fra lui e Simona.
Un segreto.
Tornò a cercare la frase che aveva aperto la voragine, che sembrava essere stata scritta proprio per lui, proprio per loro. La frase era ancora lì. Gli apparve confusa, l’inchiostro sbiadito dalle gocce che dovevano esserci cadute sopra, ma era ancora lì:
un segreto, per rimanere tale, deve essere noto a non più di due persone, e una delle due deve essere morta.