No, Petunia, no, nessuna ironia, anzi, forse non sono mai stata più seria di così. E forse ti puoi immaginare come – lo confesso – il tuo commento mi abbia lasciato male. Non credo di essere mai stata tanto fraintesa, nella mia storia sul forum, tanto quanto in queste parole.
Poi è seguita la perplessità: una serie di commenti su quanto fosse scontato il risultato di questo tentativo, di quanto fosse scontato quello che sarebbe successo.
E io mi chiedevo: vuoi davvero che dicano sul serio? Che per loro davvero Gesù sia solo un dio adamantino e monolitico, impermeabile a tutto?
Perché invece, per me, è così chiaro che, quando si dice che Gesù è sì Dio ma anche uomo, non sia uno scherzo, anzi, sia una cosa estremamente vera e terribilmente seria.
Vera e seria perché comporta l’assumersi di tutta la materialità dell’essere umano, compresi gli sgradevoli aspetti della fatica e della sofferenza.
No, non era assolutamente così scontato che tutto finisse bene. Altrimenti, appunto, che senso avrebbe la tentazione, se non fosse altro che un ozioso gioco di ruolo?
Qui Achillu ha trovato il passaggio giusto: all’inizio del suo percorso pubblico, Gesù viene tentato, ed è una bella e convincente tentazione: ottenere tutto senza fatica, semplicemente, appunto, perché lui è Dio. Sottomissione immediata da parte di tutti gli uomini, dominio assoluto sulla materia. Come dire: ti do subito tutto quello per cui invece dovrai lavorare millenni.
La rinuncia che viene fatta è immensa e fondante: il massimo del potere unito alla massima rinuncia al potere.
Mi è sempre rimasta la suggestione di quel “il diavolo si allontanò per tornare al momento opportuno”. Io non ho letto i commentatori “ufficiali”, ma ho sempre pensato che il momento fosse appunto quello della crocifissione.
La sfida era tenere duro fino alla fine: mi hanno insultato, imprigionato, torturato, umiliato in modi indicibili (anche considerando che io sono Dio), preso in giro in tutti i modi, inchiodato a una croce, fatto provare i dolori più terribili. E lo hanno fatto dopo che io ho passato la mia vita solo a cercare di salvarli. Mi hanno buttato in faccia nel modo più orribile e terribile l’amore che io ho speso. E lo fanno mentre, solo col pensiero, potrei sterminarli tutti.
Di nuovo, l’immensa tentazione: il massimo potere. Che per diventare tale, si unisce alla massima rinuncia al potere.
Non era facile. Non era facile perché Gesù in quel momento le aveva veramente provate tutte. Cesare Beccaria, in “Dei delitti e delle pene”, dice che un uomo sotto tortura fa qualunque cosa, per fare cessare il dolore.
Ecco: il fatto è che per me Gesù è reale, è una persona vera, non uno spirito disincarnato, non un’idea.
Sotto la croce ci sono le persone a cui lui vuole bene: sarà di nuovo una mia interpretazione, ma io penso che, in certi momenti, si debbano veramente trovare le motivazioni giuste, per resistere, e di solito le motivazioni sono le relazioni affettive.
Certo, l’amore di Dio è universale, è per tutti noi, ma io credo che il lato umano di Gesù abbia anche avuto bisogno di qualche aggancio più… come dire… “familiare”.
Dopo questo inizio tra “ironia” e “finale scontato”, per fortuna tanti commenti hanno seguito una strada diversa, per cui mi sono un po’ risollevata.
Sono certamente anche stata contenta di leggere che a molti il racconto è piaciuto.
Se devo essere sincera, non credevo davvero che avrebbe dato adito a posizioni così diverse. Ecco, forse ero io quella che dava tutto per scontato.