E-mail ricevuta alle 23:54 del 31 marzo 2022.
“Caro Utente, il CdL non ha ritenuto ammissibile il tuo racconto per difetto di genere. Hai tempo fino alle 23:59 di domani per sistemarlo. In ogni caso, puoi sempre scegliere il fuori concorso. Il CdL rimane a tua completa disposizione per qualsiasi chiarimento o necessità.”
“Vedi che succede a fare le cose all’ultimo momento?” si disse l’Utente appena ebbe finito di leggere la comunicazione ricevuta. Era inviperito.
“Porca vacca, sono diventati inflessibili,” pensò, “nessun colpevole in libertà.” Prese il PC e si spostò nel corridoio di casa. “Andrà bene come anticamera?” si chiese. In fin dei conti il corridoio era l’anticamera dello studio dove stava fino a un minuto prima, ma anche l’anticamera della cucina, l’anticamera della camera da letto, l’anticamera del cesso. “Sì, e pure l’anticamera dell’anticamera!” sbuffò.
Era sul punto di gettare il PC fuori dalla finestra, peccato che l’anticamera corridoio non aveva finestre. Che cazzo di avventura poteva mai creare in quello spazio angusto pieno di porte? Guardò gli unici due quadri appesi alla parete. Stavano lì da anni. Solo in quel momento si accorse di quanto facessero cagare. L’indomani, giurò su se stesso, li avrebbe eliminati.
Iniziò a camminare avanti e indietro col PC in mano, aperto su una pagina word bianca come la neve. 1600. Milleseicento. Non Seicento, 1600. Rimuginando milleseicento pensieri posò il PC sul pavimento e si diresse in cucina, aprì il frigo e prese una lattina di birra. Bevve avidamente una generosa sorsata. Era amara come tutta quella situazione.
“Aspetta,” si disse, “non fossilizzarti sull’avventura, c’è anche la biografia.” Per un lunghissimo istante gli balenò in testa l’idea di scrivere la sua biografia tratta dal sito del quale era affezionatissimo utente. In pratica una compilation di schiaffi in sequenza presi da tutti gli altri utenti disposti in cerchio attorno a lui. Accantonò immediatamente l’idea.
Prese ancora a camminare avanti e indietro per il corridoio. “Non è un corridoio, è un’anticamera per Giove!” esclamò. Giove, appunto.
“Spero che Europa il satellite di Giove non sia come l’Europa della terra perché ci sarebbe da strapparsi i capelli!” disse ad alta voce. Fu in quel momento che vide la moglie che lo guardava stranita sulla soglia della camera da letto.
“Ma sei scemo?” disse sottovoce.
“Amore, sono in un cul de sac” le rispose sconsolato.
“Ma sei scemo?” ripeté lei.
“Non puoi capire, è una questione personale!” tagliò corto facendole segno con la mano di andarsene.
“Si può sapere cosa stai facendo? Fai casino, io vorrei dormire!” insisté lei.
“Amore, mi hanno bocciato il racconto, ti rendi conto?” disse lui sconsolato.
“Di nuovo?” esclamò lei allargando le braccia. “Di nuovo!” ripeté lui.
“Cosa avresti intenzione di fare adesso? Rompere i coglioni per tutta la notte?” si stizzì la moglie.
Lui si strinse nelle spalle: “E tutto il giorno, se necessario!”
“Tu sei matto! Tu e tutti i tuoi amici del blog. Io vado a letto, vedi di non fare casino che ne hai già fatto abbastanza” disse lei scuotendo la testa.
“Buonanotte amore mio, domani sarà tutto finito” sorrise lui.
Cercò di concentrarsi. Scrisse un paio di righe ma le cancellò subito. Si morse la lingua. Pensò ancora al 1600, al satellite di Giove, alla chiesa, agli utenti. Scrisse altre due righe. Un giorno di ordinaria follia. Un bel titolo, anche se non sapeva per quale racconto vista la moria di contenuti e idee.
Le ore passavano, la palpebra calava e la notte non era più giovane. Vinto dalla stanchezza, salvò il file sul desktop con quel folle titolo. Un file vuoto. Andò a letto sperando di sognare Europa. O che Giordano Bruno gli apparisse in sogno per dargli un’idea. La moglie russava come un trombone e infine si addormentò cullato da quella dolce musica notturna.
L’indomani mattina, per fortuna, non lavorava. Non aveva nemmeno sentito la moglie uscire di casa. Molto lentamente uscì dal torpore, aveva la bocca impastata e le ossa rotte. Nulla, il vuoto. Per un istante pensò che avesse sognato. Recuperò il telefono, fece il log in alla sua casella di posta e presto s’accorse che non aveva sognato, ma che quanto ricordava della sera prima era la realtà, dura e pura. Nessun colpevole in libertà.
Si alzò di scatto dal letto per andare in bagno. Passò dal corridoio e vide il PC abbandonato sul pavimento. Fu tentato di dargli un calcio e distruggerlo in mille pezzi, ma si trattenne. Mentre si lavava la moka gorgogliava e fischiava sul fornello spargendo caffè dappertutto. “Maledizione!” pensò.
Con una goccia di caffè in corpo uscì di casa e scese le scale come un pazzo, rischiando almeno un paio di volte di capottarsi e fracassarsi il cranio. Varcò il portone e per un soffio non travolse la vecchia del terzo piano che lanciò un urlò ed esclamò: “Piano, giovanotto!”
Lui si girò accennando un inchino: “Buona giornata, signora!”
Corse fino all’agenzia di viaggi, a meno di un chilometro da casa sua. La serranda si stava alzando in quel momento. Impaziente, attese qualche minuto prima che l’impiegata girò la chiave della porta per aprirla e, con un sorrisone, gli diede il benvenuto.
“La faccio accomodare un attimo nell’anticamera” disse con voce melliflua.
“Mi piglia per il culo,” pensò. “La ringrazio molto” rispose ad alta voce.
“Mi scusi per l’attesa,” disse l’impiegata facendo segno all’Utente di accomodarsi sulla sedia davanti la scrivania, “come posso esserle utile?”
“Vede,” sussurrò lui, “non sono sicuro che mi possa aiutare.”
“Mi dica,” sorrise, “sono certa che troveremo la soluzione più adatta alle sue esigenze” ribatté lei convinta.
“Io vorrei andare su Europa” disse l’utente.
L’impiegata dell’agenzia scoppiò a ridere appoggiandosi allo schienale della sedia: “Ma certo che la posso aiutare. Abbiamo molte destinazioni in Europa, le capitali europee sono molto gettonate. Abbiamo Parigi, Londra, Amsterdam, Berlino. Ma posso tranquillamente consigliarle anche Praga, Sofia o, perché no, Istanbul.”
“Non mi sono spiegato,” disse l’Utente piantandole gli occhi addosso, “io voglio andare su Europa!”
“Europa?” esclamò lei sorpresa, “mi scusi ma non la seguo.”
“Esatto. Europa. Il satellite di Giove.”
“Ho capito,” disse lei con gli occhi spalancati, “penso di poterla aiutare. La farei attendere ancora qualche minuto nell’anticamera. La collega che sarà qui fra poco è specializzata per questo tipo di viaggi.”
L’impiegata s’allontanò nel retrobottega, prese il cellulare e compose il 113. “Pronto, polizia? Chiamo dall’agenzia di viaggi UltraSpazio in via Roma. C’è un matto che vuole andare su Giove. Secondo me è psicopatico. Fate presto!”
La volante della polizia arrivò davanti all’agenzia di viaggi dopo pochi minuti. L’Utente attendeva pensante su una delle poltroncine. Aveva il culo sudato. Quando vide i poliziotti scendere dall’auto capì che la collega dell’impiegata non sarebbe mai arrivata.
Con molta calma si alzò e si avviò verso l’uscita. I poliziotti lo videro uscire. Lui gli sorrise e con passo tranquillo s’allontanò dall’agenzia.
“È lui, è lui!” gridò l’impiegata indicando ai poliziotti l’Utente che si stava allontanando. Lui, ormai scoperto, iniziò a correre infilandosi in una strada a senso unico rispetto al senso di marcia sul quale si trovava l’auto della polizia. I poliziotti furono presi alla sprovvista e titubarono un attimo prima di salire sulla volante e lanciarsi all’inseguimento dell’Utente a sirene spiegate. Questo consentì al fuggitivo di guadagnare un discreto vantaggio.
Braccato dalla polizia – nel frattempo le volanti erano diventate tre o quattro, allertate dai colleghi – l’Utente era comunque intenzionato a portare a termine ciò che aveva in testa. La chiesa di Maria Ausiliatrice distava soltanto qualche centinaio di metri.
Le sirene della polizia rimbombavano tra le pareti dei palazzi che facevano da cassa di risonanza. Un baccano infernale. Qualche passante, ignaro di quanto stava accadendo, vide sfrecciare l’Utente sul marciapiede inseguito dalla polizia. “Al ladro! Al ladro!” urlò qualcuno.
L’Utente s’infilò in chiesa. Si ricompose e cerco di soffocare il fiatone per non destare sospetti tra i pochi fedeli presenti tra i banchi. Udì, provenienti dall’esterno, le frenate delle volanti della polizia che si fermavano sul sagrato. L’Utente percorse la navata laterale e sgattaiolò in sacrestia.
“Finalmente!” esclamò sbuffando.
“Posso aiutarti, figliolo?” disse il prete con la stola in mano che si era visto l’Utente piombare in sacrestia.
“Perdono, padre, perdono perché ho peccato!” esclamò l’uomo con voce greve e affannata.
“Non è questo il luogo né il momento per assolverti. Sto per dire messa. Potrai tornare subito dopo per la confessione” disse il prete pacatamente.
Un nugolo di poliziotti irruppe disordinatamente gettandosi sull’Utente.
“Per l’amor del cielo non spargete sangue nella casa del Signore!” urlò il sacerdote visibilmente spaventato.
“Aiuto! Aiuto! Sono innocente!” urlava l’Utente mentre i poliziotti lo ammanettavano. “Il racconto! Era bellissimo! Mi sono impegnato tanto! Maledetti paletti! Sono innocente!” urlò ancora l’utente.
“Cammina!” disse uno dei poliziotti che lo trascinava via.
L’Utente giaceva distrutto nell’anticamera di sicurezza del commissariato.
“È quello lì?” chiese il commissario all’agente che piantonava la porta.
“Sissignore” rispose prontamente l’uomo.
“Portatelo nel mio ufficio!” esclamò il commissario.
Poco dopo. “Resistenza a pubblico ufficiale, resistenza all’arresto, violazione di proprietà privata, violazione di luogo sacro e se vogliamo possiamo aggiungere procurato allarme e disturbo dalla quiete pubblica” disse il commissario, “che dobbiamo fare?”
“A me lo chiede?” ribatté l’Utente.
“Non prendiamoci in giro! La sua posizione è tutt’altro che tranquilla. Non farei tanto il gradasso fossi in lei!” tuonò il dirigente.
“Commissario! Sono andato in agenzia viaggi e ho chiesto di poter andare su Europa. Mi hanno preso per matto!” sbuffò l’Utente.
“L’impiegata dell’agenzia dice che lei voleva andare su Giove!”
“Esatto! Bastava dirmi che non avevano a disposizione certi tipi di viaggi.”
“Ma si rende conto di quello che sta dicendo? E se anche fosse, cosa ci dovrebbe fare su Giove?” chiese il commissario.
“Su Europa, satellite di Giove. Ambientare il racconto.”
“Quale racconto?”
“Quello di Different Rooms!”
“Chi? Vabbè, lasci stare. E perché è entrato in chiesa e ha minacciato il prete?”
“Non ho minacciato nessuno. Potevo stare su Giove o in chiesa. Nell’anticamera della chiesa.”
“L’anticamera?”
“In realtà ho fatto l’anticamera di casa, poi quella dell’agenzia, la sacrestia e l’anticamera di sicurezza, spero andrà bene.”
“Bene per cosa, scusi.”
“Per il racconto. Vede, a ogni step c’è una stanza differente, a ‘sto giro è l’anticamera.”
“Senta se ne vada! Io non ne voglio più sapere, se la vedrà il magistrato. Se ne vada!” urlò il commissario.
“Ma si può sapere dove cazzo sei stato? Ma che cazzo fai? Mi fai stare in pensiero. Non telefoni, non scrivi, non rispondi al telefono! Spero tu non abbia fatto cazzate perché ti faccio nero!” tuonò la moglie appena l’Utente rientrò a casa.
“Amore, non ti arrabbiare, è stata una giornata difficile ma…”
“Sentiamo, cos’hai da dire a tua discolpa!”
“Ho il racconto!”
“Sai una cosa? Ma vai a cagare, tu e loro!” sbottò lei prima di chiudersi in bagno sbattendo la porta.
L’Utente andò in corridoio per recuperare il PC che aveva abbandonato la sera prima. Entrò in studio e lo posò sulla scrivania prima di accenderlo. Aprì il file word che aveva salvato. Prima di iniziare a scrivere, l’istinto gli suggerì di guardare la posta:
E-mail ricevuta alle 22:25 del 01 aprile 2022.
“Gentile Utente, il CdL ti augura buon pesce d’aprile. Ti aspettiamo su DifferenTales per l’inizio del settimo step!”