C'era una chiesa

storia che colpisce e provoca, in ognuno di noi, la risalita di ricordi similari.
in pratica, insomma, riesce a emozionare.
ci sarebbe voluta un po' più di cura nella stesura, inserendo la punteggiatura adeguata, comunque è un bel lavoro.

Intenso e sincero.
Emozioni di tempi passati, con la processione a coinvogere un intero paese.
Due piccoli appunti: le lascrime durante la festa mi sembrano eccessive e la fascia blu, buttala lì. Pensavo alla fascia tricolore del sindaco.
Bello.

Ciao Penna. Bello questo racconto, che peraltro riesco a immaginarlo avendo, per professione, partecipato a molte processioni paesane. Con 100 parole ben dosate hai saputo dare un'emozione e un significato pieno al tuo racconto. Grazie.

Ciao Aut-

La divisa con la fascia blu se non sbaglio è quella della polizia. Spesso le autorità sono invitate anche alle cerimonie religiose e questa non fa eccezione. Il bambino che si mimetizza tra la folla mi suggerisce un figlio illegittimo perché "il figlio del poliziotto", soprattutto se è alto in grado e segue la processione in divisa, è in realtà ben conosciuto in paese ed è impossibile mimetizzarsi.
Questo è il contesto che mi sono ricostruito leggendo il tuo racconto. E in questo contesto il racconto è azzeccato, ben raccontato e con una trama ben definita.
Peccato che non ci siano né i morti né le stelle. Davvero peccato.

Grazie e alla prossima.

Un bel cento, carico di rimpianto.
Anche se leggendo si sente molto la nostalgia per il passato e per alcune scelte sbagliate, quello che mi ha colpita di più è il rapporto mancato tra padre e figlio: il padre porta una fascia ma il protagonista sembra riconoscerne l'autorità solo a posteriori.
Mi dispiace non aver capito del tutto perchè il bambino dovrebbe piangere (senza riuscirci) alla vista del padre in processione: per orgoglio, ma essendo orgoglioso non lo fa? Perchè il padre sacrifica il loro rapporto a favore del lavoro?
La libera interpretazione della punteggiatura non mi ha convinta del tutto (nella prima frase, per esempio, abbiamo un cimitero accanto a una statua dietro l'altare...) e in alcune frasi manca proprio. Non so...
Un cento carico di emozioni, che una struttura più solida avrebbe fatto risaltare di più.

Bello. Inizio coi complimenti perché davvero hai costruito un bel cento, caro autore. Io provengo da un piccolissimo paese dell’entroterra siciliano e lì le tradizioni legate alla fede sono ancora forti e radicate. Si aspetta ogni anno la festa del santo patrono con grande trepidazioni e le tradizioni si mischiano al folklore in un modo che solo chi ha l’ha vissuto può capire. Sei riuscito a rendere con le parole quelle emozioni che vedevo nella gente del mio paese. Un tocco di sana nostalgia a volte non guasta. Insomma, complimenti!

Un bel 100 che emoziona, una serie di situazioni che travolge il lettore in modo genuino. La mancanza di un caro, si palesa quando non possiamo più trasmettergli il nostro amore. Perché pensiamo di non averne dato o ricevuto abbastanza. Forse un pò fuori tema rispetto ai paletti: i morti o le stelle. Anch'io non ho ben capito le lacrime durante la processione, ma ci spiegherai, probabilmente fanno parte di un tuo ricordo. Ottima prova, grazie!

Ciao autore.

Un bel cento evocativo il tuo, personale o meno che sia. Storia brevissima di uno spaccato intimo, sembra quasi di vederla quella processione, di essere lì.

Da rivedere la forma del testo, qualche respiro, qualche pausa.

Grazie e a rileggerci.

Grazie a tutti di cuore.
Piccole note...
Una chiesa, accanto al cimitero e una statua di un santo, ergo parlo di morti in quanto che i vivi li trovi solo il due novembre e nemmeno... e di quel santo che fa da guardiano appunto ai morti. Seconda parte del mini mini minor parlo del babbo che è morto e quindi fa parte di quel cimitero come corporale rimanenza fra altri compari di "defunzione". Le stelle erano personali e lì comprendo la mancanza esterna dovuta alle cento parole, il mi babbo era un tenente e aveva due stelle sulla divisa e io con quelle mostrine da bimbo ci ho molto giocato... Il racconto è un continuum, un flash istantaneo in movimento come le funzioni foto che oggi abbiamo sugli smartphone. Doveva essere un'immagine continua appunto, senza pause, quel percorso della processione da me descritto con tre preposizioni che ho unito con due "e" di congiunzione all'uopo adatte.
E non volevo stoppare la narrazione che doveva essere un ultimo canto d'unione col babbo da ciò che la vita aveva diviso per diverso tempo, non avrei più diviso nulla per nulla al mondo. Il bimbo si commuoveva al passaggio della processione nel vedere il proprio babbo andar dietro e siccome il bimbo era Conan il cimmerio e un cimmerio non piange io trattenevo ogni emozione così come è stato per il suo funerale. 
E ora che ho lasciato sulla lapide una foto del babbo che con gli occhi guarda lontano lo immagino con la sua divisa che rompe le palle, lì nelle stelle, ai poveri automobilisti e a qualche sindaco e magari gli fa pure girare le palle delle stelle appunto...
Grazie ancora dei commenti preziosi sempre per crescere. Sciaoooo.

Una seconda piccolissima nota...
Il mi babbo era comandante della polizia e mia madre l'ostetrica del paese e io ho vissuto nel film "Pane, amore e..." ed ero un bimbo famoso in loco e tutti me conoscevano e nessuno se faceva li zebedeus propri e riferivano tutto a babbo e a mammà e nun potevo ire a nessun luogo a limonare in santa pace e insomma me giravano un pochetto le stelle pure a me... e vi posso assicurare veramente che tra i figli dei compaesani Al Bano e Romina ero a pari livello di rottura balls, ce mancasse pure che me chiedevano tografi...

Ecco una foto dalle teche del comitato storico delle feste patronali di tanti anni fa e nella foto il mio babbo in divisa accanto alla statua del santo e il racconto ovviamente è dedicato a lui...