Ester apre l’armadio e si siede sul letto a guardare i suoi vestiti.
Deve uscire tra poco: Carola ha invitato tutti fuori a cena per il suo compleanno in un locale finto-fighetto del centro, dove Marzia arriverà in BMW, la festeggiata in Mercedes, Luca in bici perché lui è sempre alternativo al sistema, gli altri a caso.
Luca… se lo tirasse sotto un camion… sarebbe la soluzione ideale.
Forse a quel punto Ester riuscirebbe a evitarlo, a non cercarlo più: un bel funerale, niente fiori perché la moglie è allergica, una bella striscia sulla bara: “i tuoi compagni del liceo, sarai sempre nei nostri cuori”.
Ma Ester non è troppo ottimista a riguardo: Luca è un tipo prudente, è difficile che finisca sotto un camion, anche perché in centro, dove lui abita, i mezzi pesanti nemmeno possono circolare, dunque è più probabile che se lo ritrovi a cena tra un’ora.
Meglio prepararsi.
Guarda i suoi vestiti appesi nell’armadio, ma non li tocca, se ne resta seduta sul letto e fa solo scorrere lo sguardo da un vestito all’altro.
Non vuole andarci a quella cena, perché dovrebbe? Perché deve aspettare che Luca sia investito da un camion per smettere di vederlo? Non è più semplice che sia lei ad evitarlo?
Quasi quasi ci va a piedi a quella cena, non abita molto distante dal centro, e sarebbe una bella idea, perché il sottopassaggio della stazione che dovrebbe attraversare per raggiungere il ristorante, è la zona più malfamata della città: tasso di criminalità serale al 100%, codice rosso della sicurezza cittadina, extra comunitari cattivissimi che non vedono l’ora di farla a botte con le camionette della polizia che a profusione si dipanano nel piazzale. “Così siamo più sicuri”, dice il sindaco in odore di rielezioni.
Magari, con un po’ di fortuna, Ester potrebbe essere rapinata, oppure malmenata un po’, così a quella cena non sarebbe costretta ad andare; volendo potrebbe anche assoldare un compiacente delinquente abbastanza gentile da non farle troppo male e finire al pronto soccorso sotto shock, e da lì mandare un debole lamento via WhatsApp a Carola, con documento fotografico, per scusarsi dell’assenza: “Lo vedi Carola che proprio non posso, non l’ho fatto apposta…”
Fantasie. Tanto lo sa che a quella cena ci andrà, inutile illudersi che proprio questa volta eviterà Luca: ci prova sempre, ma non ci riesce mai.
Guarda i suoi vestiti all’interno dell’armadio e deve decidere cosa mettersi; se proprio ci deve andare a quella cena, qualcosa dovrà indossare: niente di appariscente, niente di sciatto, niente di ricercato, niente di anonimo, niente di funereo, niente di carnevalesco. Niente. Appunto.
Alla fine decide: è un vestito vecchio che nemmeno le sta troppo bene, troppo corto.
Ma tanto ha deciso che si metterà gli stivali e la giacca la coprirà abbastanza, e poi al ristorante starà seduta, mica deve ballare sui tavoli.
Be’, non è detto: se beve abbastanza, magari ci prova. A ballare sui tavoli.
Il vestito va bene, ha deciso, se lo mette.
E’ il vestito giusto per la serata che la attende, perché cinque anni fa, quando ha rivisto Luca per la prima volta dopo dieci anni che non lo incrociava nemmeno per sbaglio, lei indossava quel vestito, e quando lui è entrato in casa -che lei nemmeno l’aveva riconosciuto al cancello, in bici sotto la neve - lui le ha sorriso e le ha detto: “Ti trovo bene”, porgendole due bottiglie di vino rosso in un sacchetto di iuta.
Sono ricominciate così le cene con gli altri, per colpa di Ester.
Ha ricominciato così Ester a non riuscire a smettere di pensare a Luca, un’altra volta dopo decenni, cinque anni fa.
Non che Ester sia particolarmente sentimentale, e di complimenti in vita sua ne ha ricevuti anche di migliori, ma non da Luca, e quel “Ti trovo bene” e quel sorriso per lei, è il massimo dello sforzo che lui negli anni le abbia regalato.
E lei se lo tiene, quel complimento e quello sguardo sorridente per lei, non vuole buttarlo via, ed è rimasto attaccato a quel vestito: non particolarmente bello, nemmeno nuovo, nemmeno che le sta troppo bene.
Non importa, metterà quello, e andrà in macchina a quella cena nel ristorante del centro, così non la rapineranno in stazione e nessuno le dirà che se l’era cercata, e non si metterà tetra in un angolo perché Luca trent’anni fa non si è innamorato di lei, ma chissenefrega se quel fesso è ancora lì che va in bici sotto la neve…e nemmeno ballerà sui tavoli per farsi notare.
Be’ dipende, se c’è troppo vino che gira nel locale finto-fighetto del centro e Marzia comincia con la sua solita lagna della serie: “anche i ricchi col Mercedes piangono” , magari un giro di flamenco sul tavolo ci scappa.
Deve uscire tra poco: Carola ha invitato tutti fuori a cena per il suo compleanno in un locale finto-fighetto del centro, dove Marzia arriverà in BMW, la festeggiata in Mercedes, Luca in bici perché lui è sempre alternativo al sistema, gli altri a caso.
Luca… se lo tirasse sotto un camion… sarebbe la soluzione ideale.
Forse a quel punto Ester riuscirebbe a evitarlo, a non cercarlo più: un bel funerale, niente fiori perché la moglie è allergica, una bella striscia sulla bara: “i tuoi compagni del liceo, sarai sempre nei nostri cuori”.
Ma Ester non è troppo ottimista a riguardo: Luca è un tipo prudente, è difficile che finisca sotto un camion, anche perché in centro, dove lui abita, i mezzi pesanti nemmeno possono circolare, dunque è più probabile che se lo ritrovi a cena tra un’ora.
Meglio prepararsi.
Guarda i suoi vestiti appesi nell’armadio, ma non li tocca, se ne resta seduta sul letto e fa solo scorrere lo sguardo da un vestito all’altro.
Non vuole andarci a quella cena, perché dovrebbe? Perché deve aspettare che Luca sia investito da un camion per smettere di vederlo? Non è più semplice che sia lei ad evitarlo?
Quasi quasi ci va a piedi a quella cena, non abita molto distante dal centro, e sarebbe una bella idea, perché il sottopassaggio della stazione che dovrebbe attraversare per raggiungere il ristorante, è la zona più malfamata della città: tasso di criminalità serale al 100%, codice rosso della sicurezza cittadina, extra comunitari cattivissimi che non vedono l’ora di farla a botte con le camionette della polizia che a profusione si dipanano nel piazzale. “Così siamo più sicuri”, dice il sindaco in odore di rielezioni.
Magari, con un po’ di fortuna, Ester potrebbe essere rapinata, oppure malmenata un po’, così a quella cena non sarebbe costretta ad andare; volendo potrebbe anche assoldare un compiacente delinquente abbastanza gentile da non farle troppo male e finire al pronto soccorso sotto shock, e da lì mandare un debole lamento via WhatsApp a Carola, con documento fotografico, per scusarsi dell’assenza: “Lo vedi Carola che proprio non posso, non l’ho fatto apposta…”
Fantasie. Tanto lo sa che a quella cena ci andrà, inutile illudersi che proprio questa volta eviterà Luca: ci prova sempre, ma non ci riesce mai.
Guarda i suoi vestiti all’interno dell’armadio e deve decidere cosa mettersi; se proprio ci deve andare a quella cena, qualcosa dovrà indossare: niente di appariscente, niente di sciatto, niente di ricercato, niente di anonimo, niente di funereo, niente di carnevalesco. Niente. Appunto.
Alla fine decide: è un vestito vecchio che nemmeno le sta troppo bene, troppo corto.
Ma tanto ha deciso che si metterà gli stivali e la giacca la coprirà abbastanza, e poi al ristorante starà seduta, mica deve ballare sui tavoli.
Be’, non è detto: se beve abbastanza, magari ci prova. A ballare sui tavoli.
Il vestito va bene, ha deciso, se lo mette.
E’ il vestito giusto per la serata che la attende, perché cinque anni fa, quando ha rivisto Luca per la prima volta dopo dieci anni che non lo incrociava nemmeno per sbaglio, lei indossava quel vestito, e quando lui è entrato in casa -che lei nemmeno l’aveva riconosciuto al cancello, in bici sotto la neve - lui le ha sorriso e le ha detto: “Ti trovo bene”, porgendole due bottiglie di vino rosso in un sacchetto di iuta.
Sono ricominciate così le cene con gli altri, per colpa di Ester.
Ha ricominciato così Ester a non riuscire a smettere di pensare a Luca, un’altra volta dopo decenni, cinque anni fa.
Non che Ester sia particolarmente sentimentale, e di complimenti in vita sua ne ha ricevuti anche di migliori, ma non da Luca, e quel “Ti trovo bene” e quel sorriso per lei, è il massimo dello sforzo che lui negli anni le abbia regalato.
E lei se lo tiene, quel complimento e quello sguardo sorridente per lei, non vuole buttarlo via, ed è rimasto attaccato a quel vestito: non particolarmente bello, nemmeno nuovo, nemmeno che le sta troppo bene.
Non importa, metterà quello, e andrà in macchina a quella cena nel ristorante del centro, così non la rapineranno in stazione e nessuno le dirà che se l’era cercata, e non si metterà tetra in un angolo perché Luca trent’anni fa non si è innamorato di lei, ma chissenefrega se quel fesso è ancora lì che va in bici sotto la neve…e nemmeno ballerà sui tavoli per farsi notare.
Be’ dipende, se c’è troppo vino che gira nel locale finto-fighetto del centro e Marzia comincia con la sua solita lagna della serie: “anche i ricchi col Mercedes piangono” , magari un giro di flamenco sul tavolo ci scappa.