Alla vigilia del suo ottantottesimo compleanno, quella sera Franco aveva mancato per la prima volta una battuta nella sua settantenaria carriera su un palco teatrale.
I suoi compagni di scena avevano tirato dritto come se nulla fosse, dando l’impressione di non essersene nemmeno accorti, ma a lui non la facevano di certo, aveva intercettato quel momento impercettibile di sorpresa nei loro occhi.
Alla fine dello spettacolo gli applausi erano stati scroscianti come sempre e lui era stato in prima fila a riceverli e poi nel camerino le solite pacche sulle spalle, i soliti complimenti, insomma tutto come sempre.
Ma quella notte Franco si era girato e rigirato nel letto incapace di prendere sonno, quella battuta mancata continuava a girargli nella mente ingigantita dal buio e dal silenzio della stanza.
Accanto a lui Gloria, la compagna di una vita, fingeva di dormire ma ascoltava impotente la sofferenza del marito chiedendosi che cosa lo tormentasse; quando era rincasato la sera prima lei aveva percepito che c’era qualcosa che non andava ma lui aveva accennato a un leggero mal di testa e si era chiuso in un silenzio impossibile da scalfire.
La mattina successiva era uscita come sempre a fare la spesa lasciando dormire il marito che sembrava essersi un po’ quietato sul finire della notte ma al suo rientro lo aveva trovato seduto in poltrona con accanto un bastone.
Lo aveva squadrato con sospetto e poi gli aveva chiesto cosa fosse accaduto.
«Come mai quel bastone?»
«Un piccolo incidente mentre scendevo dal letto, sono inciampato nel tappeto e mi si è stortata la caviglia. Niente di grave ma credo che stasera non sarò in grado di recitare».
«Chiamo immediatamente il Dottor Grimaldi e sentiamo cosa dice».
«Lascia perdere Grimaldi, è una cosa da poco, te l’ho detto; piuttosto, per favore, chiama in teatro e avverti che non mi sento bene e stasera non potrò recitare. Mi sostituirà Alberto».
«E perché non hai chiamato tu?»
«Gloria, per favore, non ho dormito bene stanotte, ho un leggero mal di testa… fammi questo favore e poi lasciami riposare».
Gloria si era voltata lasciandolo solo sulla poltrona e con la certezza che la sera prima fosse successo qualcosa, anche se non sapeva esattamente cosa.
Aveva telefonato e sistemato le cose a modo suo.
Alle sei in punto Gloria era entrata nella stanza di Franco e senza convenevoli inutili lo aveva esortato: «Preparati che dobbiamo andare a teatro».
«Ma cosa stai dicendo? Non sono in grado di recitare con questo piede, non mi reggo senza il bastone!»
«Non ho detto che devi recitare, ma andiamo a teatro a sostenere i tuoi compagni. E poi mi hanno detto che ci tengono a festeggiare il tuo compleanno alla fine dello spettacolo; non puoi deluderli».
«No, che non posso» si era arreso in poco più che un sussurro.
«Il taxi arriva un quarto alle sette, fatti trovare pronto» aveva concluso Gloria ed era uscita dalla stanza.
Franco si era alzato, si era diretto in bagno e si era guardato allo specchio.
Finalmente si era lasciato andare e le lacrime avevano cominciato a rigargli il volto mentre singhiozzava come un bambino; aveva aperto l’acqua e cominciato a lavar via quella tristezza dal volto.
Il sipario si apre e in sala si fe silenzio.
Al centro della scena Alberto e Paola sono seduti intorno a un tavolo, lei asciuga dei bicchieri con uno strofinaccio mentre lui legge un giornale.
Dopo il primo scambio di battute, Alberto ha un attimo di esitazione, si ferma, guarda il pubblico e, inaudito, chiede scusa, poi, come niente fosse, riparte dalla battuta precedente.
La scenetta si ripete altre quattro volte tra lo sconcerto del pubblico, poi Alberto si avvicina al bordo del palco e rivolgendosi direttamente alle persone sedute in sala pronuncia un breve monologo.
«Chiediamo scusa a tutti ma questa sera, come sapete, a causa di un incidente domestico, il nostro Franco non può essere con noi sul palco a recitare la sua parte».
Intanto alle sue spalle gli altri attori della compagnia escono e si allineano uno accanto all’altro.
«Ho provato a sostituirmi a lui ma, come avete potuto vedere, è una parte troppo difficile per chiunque non sia Franco. A questo punto, visto che avete pagato il biglietto e siete venuti a teatro per noi, lo spettacolo deve andare avanti per cui – e, a questo punto, si rivolge proprio a Franco seduto in prima fila – Franco devo chiederti di salire sul palco e recitare la tua parte».
Mentre un applauso sempre più forte parte dal pubblico che si alza in piedi, Franco capisce che tocca a lui, non può deludere tutte quelle persone lì attorno ma, soprattutto, non può tradire i suoi compagni che ancora credono nelle sue capacità.
Allunga la mano verso il bastone ma Gloria lo precede: «Franco, questo non ti serve, lo sappiamo tutti e due» gli dice con una dolcezza infinita e, dopo un delicato bacio sulle labbra lo invita ad andare.
«Vi chiediamo una mezz’oretta di pazienza, il tempo che il nostro Franco si vesta e si trucchi; nel frattempo potrete usufruire di un veloce spuntino nella hall offerto da Franco stesso che oggi festeggia i suoi ottantotto anni».
Mentre il sipario si chiude, Franco entra nel suo camerino e il pubblico sciama verso la hall, tocca a Gloria, ancora seduta al suo posto, sentire una lacrima che scende sulla guancia: è una lacrima piena d’amore e di felicità.