Elton mezzo mozzo

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 Elton mezzo mozzo

Elton, detto mezzo fiasco, decise di dare un taglio alla sua esistenza che era stata dimezzata dopo la perdita del caro e fido pastore armadillo imbarcandosi sul veliero Urcamurca come mezzo mozzo di mezzana…

Il comandante Picardo, mezzo meticcio da parte materna e mezzo siberiano per metà caucasico di parte paterna, a detta di molte voci era in realtà un figliò a metà tra due pescatori del mezzogiorno.
Per farla mezza e dimezzare questo racconto passeremo subito senza mezzi termini al succo della storia.
Il veliero era un vecchio brigantino con mezze vele e un mezzo albero di trinchetto e un mezzo cassero ma questo non importava a Elton che aveva solo voglia di stare in mezzo al mare.
Giunti a mezza strada da Capo di Buona Speranza le speranze di arrivare a una meta sicura si dimezzarono in quanto il capitano Picardo, detto mezza gamba, si trovava in mezzo a fortissimi dubbi sulla rotta da seguire per doppiare nel mezzo esatto il capo.
Ma come ogni cosa la soluzione sta nel mezzo e così il veliero, dopo essersi trovato in mezzo a una furiosa tempesta, trovò il mezzo per approdare all’isola di Pago Pago facendosi trainare da delle mezze calzette di marinai che con molta fatica in un mezzogiorno di fuoco e acqua, con l’ausilio di funi dimezzate nella loro lunghezza, erano riusciti a trainare la nave, a mezzo di barchini usati come mezzo di salvezza.
In fondo questa era una mezza vittoria per tutti.
Intanto in Inghilterra l’armatore della nave, che aveva diviso a metà i diritti del carico con un faccendiere mezzo argentino e mezzo calabrese, era in mezzo a una bufera giudiziaria per via di certe mezze mazzette date per alcuni mezzi anfibi forniti al ministero della marina.
Elton mezzo fiasco anche lui aveva il suo bel da fare come mezzo mozzo di bordo addetto al mozzaggio delle teste dei calamari indisciplinati che non volevano saltare nelle reti che per via dell’usura erano utilizzabili per metà.
Il fermo del veliero, nonostante le speranze, non fu il giusto mezzo per porre rimedio agli errori del capitano in quanto durò più della meta del tempo necessario e quella fu la prima mezza goccia che rese il bicchiere pieno a metà.
Mezza ciurma s’ammutinò in parte mentre l’altra mezza s’ammutinò dall’altra mezza parte tanto che non si capiva più chi stava in mezzo e cominciarono a volare mezze parole tra i marinai che alla fine si scornarono tra loro, senza mezzi termini, creando un mezzo parapiglia in cui finì in mezzo Elton mezzo mozzo che per ironia della sorte fu l’unico incolpato della mezza rivolta.
Il capitano Picardo, che vedeva di mezz’occhio il malcapitato Elton, tirato in mezzo per puro caso,
lo condannò senza processo a impiccagione a mezzo di forca appesa all’albero di mezza della nave.
E così finì la mezza storia di Mezzo Mozzo finito in mezzo al mare in una storia appunto che era la sua mezza storia a mezzo di un veliero che era in mezza proprietà tra due tizi che per arrivare al profitto non guardavano a mezzi mezzi e poi si sa che il fine giustifica i mezzi e noi di questo siamo mezzi contenti e allora buona notte in questa notte che è ancora una mezza sera.

Un "mezzo' capolavoro, surreale e umoristico quanto basta.
Basterebbe calibrare certe forzature, basterebbe mitigare le esagerazioni per renderlo ancora più godibile.
Ma sei tu per primo a doverci credere, caro Gian. 
E il tuo talento stupirebbe il mondo letterario intero.
Un abbraccione.

Molto simpatico questo pezzo che è sicuramente stato molto più difficile pensare e scrivere di quanto non lo sia leggerlo a testimonianza di una padronanza nella scrittura sicuramente di alto livello. Una piccola fiaba che andrebbe bene, a mio parere, anche per un pubblico di bambini. Bravo davvero. 
Se posso permettermi ti segnalo, a mio parere, un qualcosa che non va proprio all'inizio, quando presenti il comandante Picardo: in quel periodo manca qualcosa, forse un verbo o forse una frase che segua la principale.

Grazie Tom e Paluca. Certo il tempo giova a veder lo scritto meglio. Queste scritture hanno l'obbligo del tutto d'un fiato quando vengono realizzate.
Un buon bicchiere di vino e una revisione darebbero quella stiratura in più al racconto... Certo è che nemmeno ho finito il pezzo e già sono oltre e il poveretto rimane lì. Sulla frase hai ragione Puluca... togliendo un "che" s'aggiusta il periodo, grazie non me ne ero accorto.

Ciao, Gian.

La mezza ciurma che si ammutina per metà mentre l'altra mezza ciurma si ammutina per l'altra metà mi ha fatto piegare in due dalle risate. Ci tenevo a fartelo sapere

Grazie e alla prossima!

Grazie Achi ti inviterò per un mezzo spritz al Pedrocchi che è mezzo chiuso e mezzo aperto lì in mezzo del centro di Padova...

Ciao  @Flash Gordon al secolo Gian 
il tuo scritto unisce sagacia e divertissement ed è una deliziosa fiaba senza tempo. Mi piace la tua libertà nello scrivere, te l’ho sempre detto, ma alcune cose puoi correggerle per dare ancora più valore al tuo lavoro. Per esempio la punteggiatura. Virgola che separa soggetto dal verbo, o punteggiatura mancante in alcuni periodi che lasciano a mezzo respiro mentre si legge. Te lo ha detto anche  @tommybe. Credi di più in quello che fai 

Grazie Pet, grazie veramente e te lo dico col cuore.
Sì, hai perfettamente ragione senza alcun dubbio.
Nasco con una forma mentis poetica e solo dopo, molto tempo dopo ho preso a scrivere altro, per tal motivo nel DNA non ho la visione del testo in ogni suo aspetto, vedo solo il lato creativo, quello del senso e non della forma. Mi accade questo anche quando dipingo o creo.
In realtà sono uno spirito barbaro o meglio una tigre che se messa in gabbia dà il peggio di sé, sono molto felino come carattere.
Spesso sono talmente preso dal senso che perdo tutto il resto e queste scritture per me è fondamentale scriverle d'un botto, in pochissimo tempo, quel tempo in cui l'idea e le parole sono automaticamente messe in fila. Ovvio dopo va curato tutto il resto ma nella mia testa il dopo non esiste perché già sto scrivendo altro o provando qualche testo da recitare.
Me lo dicono tutti di andare lento, riesco farlo solo quando creo e li sto ore e ore immerso in quel che faccio con molta calma.
La scrittura per me è un fuoco sacro che nasce e muore in un istante.
Devo cercare di adeguare la mente anche alla revisione del testo, altrimenti son fuori da certi canoni.
Grazie ancora