Lo trovò sotto la pergola. Dormiva sulla sedia a dondolo, con al polso l’orologio ormai demodée, dono degli ex colleghi quando lo Stato gli diede il placet per arrugginire, un tomo scartabellato sulle flosce gambe. Sul prato agostano dimorava una fotografia, il ricordo ingiallito della moglie scomparsa, il segnalibro. Il portacenere sopra il tavolino era sconsolatamente pieno. Intristita, con delicatezza lo svegliò. Alcuni affettuosi convenevoli, carezze, e poi gli disse:
- Papà, vieni a stare con noi. Giulio chiede sempre del nonno. Abitiamo lontano, lo sai.
Lui stava ormai quieto coi ricordi, lei non capiva, sorrise.
- Grazie tesoro. Ci penserò. Hai visto dove ho lasciato la chitarra?