“Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi , il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.”
Mc 2, 13-14
Nel piccolo mare della Galilea il sole di primavera affondava lento, colorando di rosso e di oro la sera. Gli oleandri, i papiri, le palme, le barche sulle rive, persi i loro colori, erano appena scivolati silenziosi nell’ombra, quando una colonna di soldati romani lasciò Cafarnao. Levi, dal terrazzo della sua casa, si soffermò a guardarla come rapito. La centuria marciava ordinata e sicura, consapevole e fiera della sua forza. Procedeva a velocità costante, impavida, verso un orizzonte sconosciuto. Poi l’imbrunire la rese una sagoma indistinta, quasi inoffensiva e la inghiottì.
L’ordine era stato ancora una volta ristabilito. Con la daga e il pilum una quarantina di svogliati legionari avevano facilmente avuto la meglio contro un centinaio di zeloti, male armati, disorganizzati e pieni di rabbia. I soldati, al riparo dei loro scudi, avevano lasciato che i rivoltosi si sfogassero con il consueto lancio di pietre, mentre il resto della centuria, senza scomporsi, aveva tenuto il presidio agli accessi delle strade. Poi quaranta fanti, disposti in assetto di guerra, avevano caricato brutalmente la folla disordinata, annientandola.
Levi non aveva visto quasi nulla di tutto questo, ne aveva sentito solo un vago clamore. Seduto sul suo scranno da gabelliere, all’ombra di un grande cedro, aveva contato tutto il giorno denari, quinari e sesterzi. I suoi quindici esattori erano famosi in tutta la Galilea per la solerzia nella riscossione dei tributi. Applicavano interessi altissimi agli anticipi delle imposte e, in caso di mancato pagamento, confiscavano senza alcuna pietà ogni bene disponibile. Temuti e odiati dalla popolazione, persino più degli invasori romani, avevano reso Levi un uomo ricco, potente e solo. Anche i dottori della Legge e i farisei odiavano Levi e i suoi esattori. Ai loro occhi Levi era il pubblicano, l’impuro che si arricchiva con le sacrileghe monete di Augusto e Tiberio, il peccatore che violava quotidianamente il primo dei comandamenti.
Dal lago di Tiberiade si alzò improvvisa una brezza che scosse le tende e fece sbattere le porte delle case. Era la primavera, con il suo tepore, il suo profumo, la sua infinita novità.
Levi fece un lungo respiro. Qualcosa stava succedendo. In quella giovane notte senza luna, con il favore di miliardi di stelle, avvertì dentro di sé una misteriosa e potente energia vincere ogni dubbio e ogni timore. Ogni angolo buio fu conquistato dalla luce, senza tregua. Era in attesa di qualcuno, qualcuno di sconosciuto. Sapeva che, seguendolo senza riserve, tutto sarebbe cambiato. Sarebbe stato liberato per sempre dal denaro, dai romani, dalle accuse dei sacerdoti. Si guardò dentro, vide se stesso e si domandò: “Levi il pubblicano, Levi l’usuraio, Levi lo strozzino…ma dov’è Matteo?”
Il giorno seguente fece finta di niente, come se quella fosse stata solo una suggestione, frutto della debolezza di un momento. Riprese quindi le sue usuali attività, si incontrò con un funzionario del prefetto per discutere di alcuni pignoramenti, con due cambiavalute della Giudea per richiedere alcuni risarcimenti e con alcuni proprietari terrieri per trattare delle vendite. All’ingresso di Cafarnao vide una piccola folla avvicinarsi ma non ci fece caso, svoltò verso casa e, seduto al banco delle imposte, continuò a contare le monete del giorno prima. Contava e dimenticava. Spazientito, rovesciò allora il denaro dal banco tra l’incredulità dei suoi assistenti. Chinò il viso, lo nascose nelle sue mani affusolate che non avevano mai conosciuto la fatica, e ruppe in un pianto liberatorio. Uno sconosciuto, accompagnato da un numeroso seguito, giunse intanto davanti ai gabellieri. Nessuno in città conosceva il nome di quell'uomo coperto di polvere dalla tunica ai sandali. Si diceva venisse dal sud della Galilea. Il forestiero fissò Levi e con voce ferma, alzando la mano come a indicare la via, gli disse “Seguimi”. La resa dell’uomo all’uomo si era compiuta. Levi alzò lo sguardo e divenne Matteo.
Ultima modifica di Andrea Bernardi il Dom Mar 10, 2024 9:55 am - modificato 2 volte.