Ehmm… allora… Oggi è il 28 aprile, io sono Fabiano Colasanti e… mmh… Sì, questo è il video numero uno. Dietro di me vedete, ecco… (si sposta di lato per mostrare le persone alle sue spalle) mia moglie Marta, la vedete che fa “ciao ciao” con la mano. Poi, lì sul divano il mio amico Frank con sua moglie Rose e la loro figlia Elena di quindici anni. Bene. Allora… Abbiamo deciso di lasciare una testimonianza, forse dovrei dire semplicemente un diario, non so, comunque il racconto di questa… stavo per dire “avventura” ma non mi sembra il caso… (voce di Marta, da lontano); ah sì, Marta suggerisce “tragedia” e ha ragione… Non per noi, comunque. Io mi sono chiesto… Noi ci siamo chiesti, per molte settimane, quale sentimento animasse questa nostra decisione: sì, certo, tragedia; ci mancherebbe! Un’immane tragedia, ma di più ancora, se solo mi venisse la parola giusta… Ma la vera parola, alla fine abbiamo deciso (si gira verso l’altro uomo), vero Frank? La vera parola è speranza. A cominciare da noi cinque, qui in questo bunker, e alle centinaia, speriamo migliaia che nel mondo hanno trovato un rifugio sicuro, come il nostro. E… ecco… Allora: questo è il nastro numero uno, ed è necessario fare un breve riepilogo, a favore di chi, eventualmente, troverà il video. Preciso che spero che nessuno lo veda perché vorrebbe dire che siamo morti ma, nel caso… boh?
Dell’asteroide ovviamente sapete. Per placare l’ansia, all’inizio, eruditi parrucconi ci hanno spiegato la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, e la sporadica e casuale uscita dall’orbita di alcuni di essi a causa dell’azione congiunta dell’attrazione dei due pianeti. Questo l’ho capito anch’io che sono solo un carrozziere; che poi quel cazzo di asteroide (voce di Marta, poco comprensibile)… scusa cara, m’è scappata. Insomma quel sasso s’è spostato e ha deciso di venire sulla Terra. Peccato che abbia un diametro di un chilometro e mezzo, il maledetto (risatina nervosa). Non devo riepilogare qui il significato di un impatto di tale genere perché fra pochi giorni lo scopriremo tutti e, se state vedendo questo nastro, vuol dire che l’avete vissuto anche voi e ne siete sopravvissuti.
Arrivo al sodo, dai, che qui c’è da fare per prepararsi all’ora X ed è inutile dire cose che tutti voi già sapete. Questo è solo il nastro uno con la nostra presentazione, e quindi concludo: io ho speso gli ultimi quindici anni della mia vita a prepararmi. Frank, che ho conosciuto cinque anni fa, dice che in America quelli che si preparano ai grandi disastri si chiamano prepper. Bene: sono un prepper; sempre stato. Frank fa il veterinario. Ha studiato in Italia, poi ha conosciuto Rosa, che lui chiama Rose, e si è fermato qui; anche lui la pensava come me e alla fine abbiamo deciso di metterci assieme, e il suo contributo è stato prezioso. Qui abbiamo tutto. Il bunker è solidissimo, abbiamo un grande magazzino pieno di cibo, una sorgente d’acqua con purificatore, attrezzi, armi, tutto. E a quegli stronzi che mi prendevano per il culo, che dicevano che ero un fanatico complottista, che buttavo via i soldi, dico solo: adesso voi crepate, io mi salverò (voce di Marta, singhiozzi di Elena); sì Marta, che si fottano! Anni a mangiare merda per quel branco di idioti… (si vede Marta che si alza e si avvicina allo schermo. La registrazione viene interrotta).
È sempre il 28 aprile. Insomma, ho un po’ esagerato, mi scuso. Sono umano, sento anch’io la tensione. Marta mi ha sgridato per le ultime parole che ho detto prima (voce di Marta); sì cara, te l’ho detto, hai ragione. Diciamo allora: mi dispiace moltissimo per tutti perché stanno per morire. I simpatici e gli antipatici, i buoni e i cattivi, i tanti amici che lasciamo indietro e anche quegli stronzi che mi hanno sempre preso in giro. Va bene così, Marta? Mi dispiace! È naturale, no? Moriranno tutti, certo che mi dispiace! Ma noi vivremo. E vivremo grazie al fatto che io e Frank abbiamo costruito questo bunker, l’abbiamo attrezzato e sistemato. Qui ci potremmo stare mesi, belli tranquilli. Sono un po’ preoccupato per Elena, poverina… Lei è piccola è capisce meno queste cose. Ehi, Elena, vieni qui, fatti fare un primo piano, dai! (Si avvicina la ragazzina e si mette di fronte al monitor del computer; ha un viso spaventato). Visto com’è bellina la nostra Elena? Dai, Elena, tranquilla, qui sei con mamma e papà e tutto andrà bene.
Beh… Mancano quattro giorni all’impatto e siamo pronti. Siamo pronti. Il bunker è chiuso e devo dire che abbiamo fatto benissimo ad arrivare per tempo, che qualcuno che lo sapeva ha incominciato a supplicarci, poi a minacciarci, che dovevamo portarli qui con noi e altre stronzate simili. Ci minacciavano, capite? Poi io ho tirato fuori la mia Browning Buckmark 22 e ho sparato tre colpi in aria; non è una gran pistola, secondo me, ne ho di migliori e più letali, ma questa ha un’aria cattivissima; e quegli stronzi… (si guarda intorno, per vedere se Marta è nei paraggi), insomma: la gente sa che vado regolarmente al poligono, è una cosa che da tempo faccio sapere a tutti; come si dice? “Uomo avvisato…”. E siamo arrivati qui, ci siamo chiusi dentro e buona notte. Adesso finiamo di sistemare un po’ le ultime cose ma, onestamente, è già tutto abbastanza a posto. Vuol dire che cercheremo di passare il tempo. Abbiamo anche la Playstation! (Sorride). Cazzo, ho pensato davvero a tutto!
2 maggio. Mancano tre ore all’impatto. Noi guardiamo da uno schermo tivù quel coso che si avvicina. Fa impressione. A trenta chilometri al secondo… Pare che prima dello schianto già lo spostamento d’aria, tremendo, ucciderà decine di migliaia di persone.
Allora… Elena non la vedete, in questo video, perché le abbiamo dato dei tranquillanti; adesso dorme in cameretta, sua madre la vigila… poverina, pensa alle amichette che non vedrà più… è piccola, non può capire. Mi ringrazierà.
Ieri abbiamo sentito bussare alla porta esterna del bunker, poi dei colpi più secchi, cadenzati; credo che abbiano cercato di entrare usando i picconi. Stanno freschi! Ti pare che non abbia pensato che al momento critico quegli imbecilli non capissero l’errore che avevano fatto? Di sottovalutare il pericolo, di prendermi per il culo! Hai voglia di picconare! Sotto il cemento c’è una lastra d’acciaio di un centimetro. Piccona, piccona…
Adesso metto in pausa. Riprenderò al momento dell’impatto.
(Pausa)
Eccoci. Vi giuro che sento le pulsazioni a mille. Anche Frank, lo vedete, non ha proprio la faccia rilassata, eh Frank? Rose ha detto che non vuole comparire in questo video, è nella sua stanza che prega. Sì, forse si dovrebbe pregare ma… come devo dire? Io non sono molto bravo in queste cose. Mi andrebbe una sigaretta, cazzo, ma qui dentro non si può. Quanto manca, Frank? (voce di Frank) Sì sì, lo so, c’è il contatore qui… (Lunga pausa).
Eccoci. Dieci secondi.
Nove.
Otto.
Sette.
Beh, ve lo dico… mi sento quasi male…
Quattro.
Tre.
Due.
Uno.
(Lunga pausa).
Frank, tu senti nulla? Marta, hai sentito qualcosa?
(Pausa).
Sento un tremito. Come un brontolio. Lo senti, Frank? Sì, ecco le onde d’urto…
(Pausa. Le immagini si fanno leggermente tremolanti).
Sì, ecco. Adesso lo sentiamo bene. Un tremito… Direi che sta crescendo di intensità… La fine del mondo in diretta. Là fuori sono già tutti morti. Tutti. Tutti quei cazzoni che non ci hanno pensato, che non ci hanno creduto. Adesso chiudo, scusate ma la tensione mi opprime.
Siamo vivi. Come vedete. Mmh… sì… è il 3 maggio ed è tutto finito. Il tremito, il terremoto, quel che era, è durato ore. Non credevo. Qui nessun danno. Siamo vivi e vegeti, tutto funziona normalmente. Ogni comunicazione con l’esterno è ovviamente interrotta. E… niente, che devo dire? Adesso stiamo vedendo come organizzarci, qui sotto, quanto aspettare prima di andare a vedere di sopra come sta il mondo… Vi farò sapere.
Beh, è dura. Cazzo, gente, è davvero dura. Non lo immaginavo, sarò sincero.
Io e Frank abbiamo aspettato una decina di giorni per sicurezza, perché ovviamente ci siamo informati sui detriti, i fumi, insomma: non è che ti arriva in testa un affare del genere e tu due ore dopo esci e ti fai una passeggiata. Ma… Cazzo, non immaginavo…
Ho dimenticato di dire che oggi è il 27 maggio. Insomma, il 13 io e Frank abbiamo aperto l’oblò in cima al pozzo, che dà accesso a una specie di vestibolo con una porta per la quale si esce all’aperto. Quella che avevano cercato di sfondare, ne ho parlato in uno dei primi video. Questo vestibolo è interrato su tre lati, fra rocce e protezioni naturali. Lo sapevo che avrebbe retto. Io e Frank avevamo le maschere con l’ossigeno, ovviamente, per via delle polveri che sapevamo avrebbero saturato l’aria. Abbiamo aperto.
Dio mio! Ero preparato al peggio. Credevo di esserlo. Anche se era tarda mattina, il cielo era oscuro come nelle peggiori giornate invernali, quando gli stratocumuli incombono, neri e minacciosi, oscurando il Sole; l’aria medesima era… grigia! L’aria grigia per la sospensione di polveri che impiegheranno chissà quanto per depositarsi. E il paesaggio! Non un albero era più visibile, non una pianta, costruzioni vicine, niente. Solo una coltre polverosa che ricopriva tutto. Il vento fischiava sollevando continui mulinelli di materiale. Io e Frank ci siamo guardati e siamo immediatamente rientrati.
Abbiamo deciso di lasciar passare un altro paio di settimane prima di tornare fuori di nuovo. È stato questa mattina. Abbiamo fatto fatica ad aprire la porta esterna perché si è depositata moltissima terra, sottile più della sabbia marina, contro l’ingresso. Merda, se ci penso… Potevamo fare la fine del topo… Abbiamo pulito per bene tutto lo spiazzo davanti al bunker, e deciso che ogni tre o quattro giorni saremmo usciti per ripulire e controllare se l’aria fosse diventata respirabile.
Per il resto, nulla. Elena mi preoccupa perché è molto apatica. Rose continua a passare le giornate in camera sua a pregare. Fortuna che c’è Marta che tiene un po’ in ordine il bunker. E per oggi è tutto.
Sono davvero stanco. Sono passate altre tre settimane, oggi è… vediamo… il 18 giugno.
Madonna! Mi vedo in video mentre faccio questa registrazione e faccio paura; bianco, con la barba lunga; credo di avere perso anche un paio di chili. Lo so che è passato un sacco di tempo dall’ultimo video ma, onestamente, non c’è molto da dire.
Ogni qualche giorno usciamo. La polvere continua a galleggiare nell’aria rendendola irrespirabile; io e Frank dobbiamo usare le maschere, di ossigeno ne abbiamo ancora un po’… Puliamo lo spiazzo verso cui si apre la porta del bunker, per non restare bloccati, ve l’ho già raccontato, no? Però non ci sono più grossi mucchi di sabbia e polvere. Credo che sarebbe meglio uscire più di rado e risparmiare le bombole d’ossigeno. Beh… ecco… vi aggiornerò presto.
Eccoci. Questo è il quinto video. O il sesto, boh? Siamo al 25 luglio e la situazione è quella già detta. Fuori l’aria è irrespirabile e il cielo nero. Credo che la polvere stia diminuendo, o almeno lo spero. Ma certo che il Sole non si vede e che il paesaggio attorno a noi è davvero scoraggiante. Non mi chiedo neppure che fine abbiano fatto le case, le città; la risposta la conosco. Mi preoccupa Frank. Sua moglie Rose passa le giornate a pregare. Bah! Sua figlia è gravemente depressa, credo. Prende tranquillanti come se fossero mentine ma non è che ne avessimo una grande scorta, per la misera! E Frank… È sempre più apatico. Fa quello che deve fare ma in maniera automatica, senza slancio. Non è più il Frank che conoscevo. Io, invece, ho i nervi saldi. So cosa voglio. È quello per cui mi sono sempre preparato in questi anni. Questa disgrazia è stata la mia occasione per mettermi alla prova e io, ve lo assicuro, non cedo. Io, non, cedo. Fortunatamente Marta regge bene, anche se la vedo pensierosa; beh, certo, la capisco.
Quel cazzone di Frank sta mollando. Sta seduto sul divano e gioca con la Play. Almeno tiene le cuffie. Mi sa che gli devo fare un discorsetto… Rose passa la giornata in camera con quella zombie di Elena (voce di Marta). Ma sì, Marta! Ho capito che ha solo quindici anni, ma pare una zombie! Neppure per mangiare si fa vedere; quel coglione di Frank è inutile quanto la figlia e qui devo fare tutto io (voce di Marta). Ma piantala un po’, pure tu! (Il video finisce bruscamente).
Salve! Mi dispiace trascurare questo diario, o come lo volete chiamare, ma qui nel bunker non è che succedano cose eccitanti che valgano la pena di essere raccontate. Ci si alza, si mangia, ci si stravacca sul divano… Nessuno parla, nessuno ha voglia di fare un cazzo… Ah, la data, già… Vediamo… Siamo al 12 settembre. Però! Più di quattro mesi.
Allora, vediamo… Qui dentro le cose vanno male.
Frank è totalmente apatico. Mi preoccupa. Sì, insomma… all’inizio pensavo fosse una risorsa, ma adesso… Neppure risponde se gli parli e, ve lo dico, la cosa mi fa veramente incazzare. Sua figlia sta chiusa in camera con la madre. Prima pregavano, adesso… che ne so? Marta non lo so… dice che ho ragione e che devo avere pazienza con gli altri… Ma come sarebbe a dire? Qui se non ci fossi io andrebbe tutto in malora. E anche Marta, adesso è di là che dorme, potrebbe appoggiarmi di più. Boh? Io sono fatto con un’altra stoffa. Esco ogni tanto; da solo, perché Frank non fa più un cazzo. La polvere diminuisce, almeno a quanto capisco, ma serviranno altri mesi prima di poter respirare senza maschere. La sabbia non si accumula più contro la porta, e io posso diradare le mie uscite.
Miracolo! Elena è emersa dalla sua reclusione volontaria e si è fatta vedere a pranzo. “Pranzo” è un eufemismo per dire che ciascuno mangia le sue razioni in un diverso angolo della sala comune, quella che vedete qui nei video. Musi lunghi, ruminare di mascelle. Però sono contento per Elena; è proprio una bella ragazzina. Sì, proprio bellina, sono contento che si faccia vedere.
Frank è sbroccato. Non potete capire, ha proprio dato di matto. Abbiamo litigato, mi ha minacciato… Non potevo permetterglielo, siete d’accordo? Qui si sopravvive se tutti siamo presenti, consapevoli, collaborativi. Gli ho fracassato una bottiglia in testa e lui è stramazzato. L’ho dovuto fare, ci minacciava, gridava cose senza senso. Gli ho legato le mani e l’ho trascinato in camera. Voglio che si sappia che è stata tutta colpa sua. Marta mi è testimone, vero Marta? (Marta tiene gli occhi bassi). Sono molto deluso. Mi aspettavo di più da lui. È crollato come un bambino spaurito, gli è venuta una crisi isterica. Rose è intervenuta a difesa del marito ma le ho mollato un pugno in faccia; cosa dovevo fare? Ma vi rendete conto? Viviamo in un bunker, cristodidio, bisogna mantenere la calma, ragionare, stare tranquilli… e questi perdono la testa, mettendo in pericolo anche me, anche Marta. Non posso permetterlo. Elena, poverina, ha visto tutto ed è corsa in camera a piangere. Vedrò di parlarle…
Oggi è il primo ottobre. Io non sono una psicologo. Ho sempre fatto il carrozziere cercando di informarmi, di capire con la mia testa, di studiare. Ma non sono uno psicologo. Non posso comprendere cosa sia passato per le loro teste. Insomma, Frank è scappato. Senza maschera, senza bombola d’ossigeno. Secondo me è morto soffocato nel giro di dieci minuti. Una volta che usciremo da qui troveremo il suo cadavere non tanto lontano. Cazzi suoi. Dico male? Il problema è che Rose si è messa a fare un gran casino, strilli, urla, insensate accuse a me, dico: a me! Ma se è grazie a me se è ancora viva! E la sapete la cosa paradossale? Marta non si è messa a dare ragione a Rose? Credo siano comportamenti da donne, cazzo ne so? Si mettono a strillare contro il maschio Alfa per ripicca, credo, per invidia, per stupidità femminile. Ma non devono esagerare. Lo dico qui, in questo video, e vi chiamo a testimoni: io ho fatto il mio dovere, io ho salvato Marta, e Frank e la sua famiglia; ma attenzione che c’è un limite, e sono a un passo dal superarlo.
No, no, no… pure Marta a rompere il cazzo. Ma cosa vogliono, queste femmine rompicoglioni? (Si sente la voce concitata di Marta in lontananza. Il video viene interrotto).
Siamo arrivati al 15 ottobre e sta andando tutto a puttane. Ho dovuto chiudere a chiave Rose con Elena nella loro stanza, e Marta nella sua. Capite? Devo uscire per vedere se l’ingresso è sgombro, se l’aria va ripulendosi e quelle cose lì, ma ho paura che le donne mi vogliano chiudere fuori. Teste di cazzo! In particolare Rose, che continua a dire che le ho ucciso il marito, con quella vocina isterica che mi fa uscire matto. Marta… non so… Lei non dice molto ma non sono più molto sicuro di lei. E dire che ho fatto tutto questo per loro. Io, solo io! Mi dispiace per Elena, carina, lei non c’entra nulla ma, capite? Non potevo rischiare. Comunque devo fare un discorsetto con la ragazza, sono sicuro che mi capirà. È ormai una donnina, lei, sono sicuro di poterle parlare.
Che vadano a fare in culo. Mi frega una sega di Rose, ma sono stupito per Marta. Ma cosa le è preso? Ma sapete cosa vi dico? La legge della sopravvivenza. Sì. Le ho cacciate fuori, quelle due pazze isteriche. Ho preso la pistola e glie l’ho sventolata sotto il naso. Brutte stronze puttane. Via dai coglioni. Non vi va bene tutto quello che ho fatto per voi, brutte troie? Allora fuori! Ho dato loro le maschere, un po’ di cibo, che si arrangino! Non vi va bene come gestisco il bunker? Non ci sono problemi, fuori avete tutto lo spazio che volete. Teste di cazzo di donne stronze.
Elena no.
Elena no, carina. Perché mai?
Elena starà qui con me.
Non ci avevo fatto caso ma, sapete? È già sviluppatella… Incomincia a essere davvero bellina. Mi farà compagnia e si occuperà di me. E adesso che siamo soli abbiamo tutte le provviste per noi. Possiamo stare qui sotto un sacco di tempo. Davvero! Adesso vado da lei. Solo per parlarle.
29 aprile 2024
Dell’asteroide ovviamente sapete. Per placare l’ansia, all’inizio, eruditi parrucconi ci hanno spiegato la fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, e la sporadica e casuale uscita dall’orbita di alcuni di essi a causa dell’azione congiunta dell’attrazione dei due pianeti. Questo l’ho capito anch’io che sono solo un carrozziere; che poi quel cazzo di asteroide (voce di Marta, poco comprensibile)… scusa cara, m’è scappata. Insomma quel sasso s’è spostato e ha deciso di venire sulla Terra. Peccato che abbia un diametro di un chilometro e mezzo, il maledetto (risatina nervosa). Non devo riepilogare qui il significato di un impatto di tale genere perché fra pochi giorni lo scopriremo tutti e, se state vedendo questo nastro, vuol dire che l’avete vissuto anche voi e ne siete sopravvissuti.
Arrivo al sodo, dai, che qui c’è da fare per prepararsi all’ora X ed è inutile dire cose che tutti voi già sapete. Questo è solo il nastro uno con la nostra presentazione, e quindi concludo: io ho speso gli ultimi quindici anni della mia vita a prepararmi. Frank, che ho conosciuto cinque anni fa, dice che in America quelli che si preparano ai grandi disastri si chiamano prepper. Bene: sono un prepper; sempre stato. Frank fa il veterinario. Ha studiato in Italia, poi ha conosciuto Rosa, che lui chiama Rose, e si è fermato qui; anche lui la pensava come me e alla fine abbiamo deciso di metterci assieme, e il suo contributo è stato prezioso. Qui abbiamo tutto. Il bunker è solidissimo, abbiamo un grande magazzino pieno di cibo, una sorgente d’acqua con purificatore, attrezzi, armi, tutto. E a quegli stronzi che mi prendevano per il culo, che dicevano che ero un fanatico complottista, che buttavo via i soldi, dico solo: adesso voi crepate, io mi salverò (voce di Marta, singhiozzi di Elena); sì Marta, che si fottano! Anni a mangiare merda per quel branco di idioti… (si vede Marta che si alza e si avvicina allo schermo. La registrazione viene interrotta).
È sempre il 28 aprile. Insomma, ho un po’ esagerato, mi scuso. Sono umano, sento anch’io la tensione. Marta mi ha sgridato per le ultime parole che ho detto prima (voce di Marta); sì cara, te l’ho detto, hai ragione. Diciamo allora: mi dispiace moltissimo per tutti perché stanno per morire. I simpatici e gli antipatici, i buoni e i cattivi, i tanti amici che lasciamo indietro e anche quegli stronzi che mi hanno sempre preso in giro. Va bene così, Marta? Mi dispiace! È naturale, no? Moriranno tutti, certo che mi dispiace! Ma noi vivremo. E vivremo grazie al fatto che io e Frank abbiamo costruito questo bunker, l’abbiamo attrezzato e sistemato. Qui ci potremmo stare mesi, belli tranquilli. Sono un po’ preoccupato per Elena, poverina… Lei è piccola è capisce meno queste cose. Ehi, Elena, vieni qui, fatti fare un primo piano, dai! (Si avvicina la ragazzina e si mette di fronte al monitor del computer; ha un viso spaventato). Visto com’è bellina la nostra Elena? Dai, Elena, tranquilla, qui sei con mamma e papà e tutto andrà bene.
Beh… Mancano quattro giorni all’impatto e siamo pronti. Siamo pronti. Il bunker è chiuso e devo dire che abbiamo fatto benissimo ad arrivare per tempo, che qualcuno che lo sapeva ha incominciato a supplicarci, poi a minacciarci, che dovevamo portarli qui con noi e altre stronzate simili. Ci minacciavano, capite? Poi io ho tirato fuori la mia Browning Buckmark 22 e ho sparato tre colpi in aria; non è una gran pistola, secondo me, ne ho di migliori e più letali, ma questa ha un’aria cattivissima; e quegli stronzi… (si guarda intorno, per vedere se Marta è nei paraggi), insomma: la gente sa che vado regolarmente al poligono, è una cosa che da tempo faccio sapere a tutti; come si dice? “Uomo avvisato…”. E siamo arrivati qui, ci siamo chiusi dentro e buona notte. Adesso finiamo di sistemare un po’ le ultime cose ma, onestamente, è già tutto abbastanza a posto. Vuol dire che cercheremo di passare il tempo. Abbiamo anche la Playstation! (Sorride). Cazzo, ho pensato davvero a tutto!
2 maggio. Mancano tre ore all’impatto. Noi guardiamo da uno schermo tivù quel coso che si avvicina. Fa impressione. A trenta chilometri al secondo… Pare che prima dello schianto già lo spostamento d’aria, tremendo, ucciderà decine di migliaia di persone.
Allora… Elena non la vedete, in questo video, perché le abbiamo dato dei tranquillanti; adesso dorme in cameretta, sua madre la vigila… poverina, pensa alle amichette che non vedrà più… è piccola, non può capire. Mi ringrazierà.
Ieri abbiamo sentito bussare alla porta esterna del bunker, poi dei colpi più secchi, cadenzati; credo che abbiano cercato di entrare usando i picconi. Stanno freschi! Ti pare che non abbia pensato che al momento critico quegli imbecilli non capissero l’errore che avevano fatto? Di sottovalutare il pericolo, di prendermi per il culo! Hai voglia di picconare! Sotto il cemento c’è una lastra d’acciaio di un centimetro. Piccona, piccona…
Adesso metto in pausa. Riprenderò al momento dell’impatto.
(Pausa)
Eccoci. Vi giuro che sento le pulsazioni a mille. Anche Frank, lo vedete, non ha proprio la faccia rilassata, eh Frank? Rose ha detto che non vuole comparire in questo video, è nella sua stanza che prega. Sì, forse si dovrebbe pregare ma… come devo dire? Io non sono molto bravo in queste cose. Mi andrebbe una sigaretta, cazzo, ma qui dentro non si può. Quanto manca, Frank? (voce di Frank) Sì sì, lo so, c’è il contatore qui… (Lunga pausa).
Eccoci. Dieci secondi.
Nove.
Otto.
Sette.
Beh, ve lo dico… mi sento quasi male…
Quattro.
Tre.
Due.
Uno.
(Lunga pausa).
Frank, tu senti nulla? Marta, hai sentito qualcosa?
(Pausa).
Sento un tremito. Come un brontolio. Lo senti, Frank? Sì, ecco le onde d’urto…
(Pausa. Le immagini si fanno leggermente tremolanti).
Sì, ecco. Adesso lo sentiamo bene. Un tremito… Direi che sta crescendo di intensità… La fine del mondo in diretta. Là fuori sono già tutti morti. Tutti. Tutti quei cazzoni che non ci hanno pensato, che non ci hanno creduto. Adesso chiudo, scusate ma la tensione mi opprime.
Siamo vivi. Come vedete. Mmh… sì… è il 3 maggio ed è tutto finito. Il tremito, il terremoto, quel che era, è durato ore. Non credevo. Qui nessun danno. Siamo vivi e vegeti, tutto funziona normalmente. Ogni comunicazione con l’esterno è ovviamente interrotta. E… niente, che devo dire? Adesso stiamo vedendo come organizzarci, qui sotto, quanto aspettare prima di andare a vedere di sopra come sta il mondo… Vi farò sapere.
Beh, è dura. Cazzo, gente, è davvero dura. Non lo immaginavo, sarò sincero.
Io e Frank abbiamo aspettato una decina di giorni per sicurezza, perché ovviamente ci siamo informati sui detriti, i fumi, insomma: non è che ti arriva in testa un affare del genere e tu due ore dopo esci e ti fai una passeggiata. Ma… Cazzo, non immaginavo…
Ho dimenticato di dire che oggi è il 27 maggio. Insomma, il 13 io e Frank abbiamo aperto l’oblò in cima al pozzo, che dà accesso a una specie di vestibolo con una porta per la quale si esce all’aperto. Quella che avevano cercato di sfondare, ne ho parlato in uno dei primi video. Questo vestibolo è interrato su tre lati, fra rocce e protezioni naturali. Lo sapevo che avrebbe retto. Io e Frank avevamo le maschere con l’ossigeno, ovviamente, per via delle polveri che sapevamo avrebbero saturato l’aria. Abbiamo aperto.
Dio mio! Ero preparato al peggio. Credevo di esserlo. Anche se era tarda mattina, il cielo era oscuro come nelle peggiori giornate invernali, quando gli stratocumuli incombono, neri e minacciosi, oscurando il Sole; l’aria medesima era… grigia! L’aria grigia per la sospensione di polveri che impiegheranno chissà quanto per depositarsi. E il paesaggio! Non un albero era più visibile, non una pianta, costruzioni vicine, niente. Solo una coltre polverosa che ricopriva tutto. Il vento fischiava sollevando continui mulinelli di materiale. Io e Frank ci siamo guardati e siamo immediatamente rientrati.
Abbiamo deciso di lasciar passare un altro paio di settimane prima di tornare fuori di nuovo. È stato questa mattina. Abbiamo fatto fatica ad aprire la porta esterna perché si è depositata moltissima terra, sottile più della sabbia marina, contro l’ingresso. Merda, se ci penso… Potevamo fare la fine del topo… Abbiamo pulito per bene tutto lo spiazzo davanti al bunker, e deciso che ogni tre o quattro giorni saremmo usciti per ripulire e controllare se l’aria fosse diventata respirabile.
Per il resto, nulla. Elena mi preoccupa perché è molto apatica. Rose continua a passare le giornate in camera sua a pregare. Fortuna che c’è Marta che tiene un po’ in ordine il bunker. E per oggi è tutto.
Sono davvero stanco. Sono passate altre tre settimane, oggi è… vediamo… il 18 giugno.
Madonna! Mi vedo in video mentre faccio questa registrazione e faccio paura; bianco, con la barba lunga; credo di avere perso anche un paio di chili. Lo so che è passato un sacco di tempo dall’ultimo video ma, onestamente, non c’è molto da dire.
Ogni qualche giorno usciamo. La polvere continua a galleggiare nell’aria rendendola irrespirabile; io e Frank dobbiamo usare le maschere, di ossigeno ne abbiamo ancora un po’… Puliamo lo spiazzo verso cui si apre la porta del bunker, per non restare bloccati, ve l’ho già raccontato, no? Però non ci sono più grossi mucchi di sabbia e polvere. Credo che sarebbe meglio uscire più di rado e risparmiare le bombole d’ossigeno. Beh… ecco… vi aggiornerò presto.
Eccoci. Questo è il quinto video. O il sesto, boh? Siamo al 25 luglio e la situazione è quella già detta. Fuori l’aria è irrespirabile e il cielo nero. Credo che la polvere stia diminuendo, o almeno lo spero. Ma certo che il Sole non si vede e che il paesaggio attorno a noi è davvero scoraggiante. Non mi chiedo neppure che fine abbiano fatto le case, le città; la risposta la conosco. Mi preoccupa Frank. Sua moglie Rose passa le giornate a pregare. Bah! Sua figlia è gravemente depressa, credo. Prende tranquillanti come se fossero mentine ma non è che ne avessimo una grande scorta, per la misera! E Frank… È sempre più apatico. Fa quello che deve fare ma in maniera automatica, senza slancio. Non è più il Frank che conoscevo. Io, invece, ho i nervi saldi. So cosa voglio. È quello per cui mi sono sempre preparato in questi anni. Questa disgrazia è stata la mia occasione per mettermi alla prova e io, ve lo assicuro, non cedo. Io, non, cedo. Fortunatamente Marta regge bene, anche se la vedo pensierosa; beh, certo, la capisco.
Quel cazzone di Frank sta mollando. Sta seduto sul divano e gioca con la Play. Almeno tiene le cuffie. Mi sa che gli devo fare un discorsetto… Rose passa la giornata in camera con quella zombie di Elena (voce di Marta). Ma sì, Marta! Ho capito che ha solo quindici anni, ma pare una zombie! Neppure per mangiare si fa vedere; quel coglione di Frank è inutile quanto la figlia e qui devo fare tutto io (voce di Marta). Ma piantala un po’, pure tu! (Il video finisce bruscamente).
Salve! Mi dispiace trascurare questo diario, o come lo volete chiamare, ma qui nel bunker non è che succedano cose eccitanti che valgano la pena di essere raccontate. Ci si alza, si mangia, ci si stravacca sul divano… Nessuno parla, nessuno ha voglia di fare un cazzo… Ah, la data, già… Vediamo… Siamo al 12 settembre. Però! Più di quattro mesi.
Allora, vediamo… Qui dentro le cose vanno male.
Frank è totalmente apatico. Mi preoccupa. Sì, insomma… all’inizio pensavo fosse una risorsa, ma adesso… Neppure risponde se gli parli e, ve lo dico, la cosa mi fa veramente incazzare. Sua figlia sta chiusa in camera con la madre. Prima pregavano, adesso… che ne so? Marta non lo so… dice che ho ragione e che devo avere pazienza con gli altri… Ma come sarebbe a dire? Qui se non ci fossi io andrebbe tutto in malora. E anche Marta, adesso è di là che dorme, potrebbe appoggiarmi di più. Boh? Io sono fatto con un’altra stoffa. Esco ogni tanto; da solo, perché Frank non fa più un cazzo. La polvere diminuisce, almeno a quanto capisco, ma serviranno altri mesi prima di poter respirare senza maschere. La sabbia non si accumula più contro la porta, e io posso diradare le mie uscite.
Miracolo! Elena è emersa dalla sua reclusione volontaria e si è fatta vedere a pranzo. “Pranzo” è un eufemismo per dire che ciascuno mangia le sue razioni in un diverso angolo della sala comune, quella che vedete qui nei video. Musi lunghi, ruminare di mascelle. Però sono contento per Elena; è proprio una bella ragazzina. Sì, proprio bellina, sono contento che si faccia vedere.
Frank è sbroccato. Non potete capire, ha proprio dato di matto. Abbiamo litigato, mi ha minacciato… Non potevo permetterglielo, siete d’accordo? Qui si sopravvive se tutti siamo presenti, consapevoli, collaborativi. Gli ho fracassato una bottiglia in testa e lui è stramazzato. L’ho dovuto fare, ci minacciava, gridava cose senza senso. Gli ho legato le mani e l’ho trascinato in camera. Voglio che si sappia che è stata tutta colpa sua. Marta mi è testimone, vero Marta? (Marta tiene gli occhi bassi). Sono molto deluso. Mi aspettavo di più da lui. È crollato come un bambino spaurito, gli è venuta una crisi isterica. Rose è intervenuta a difesa del marito ma le ho mollato un pugno in faccia; cosa dovevo fare? Ma vi rendete conto? Viviamo in un bunker, cristodidio, bisogna mantenere la calma, ragionare, stare tranquilli… e questi perdono la testa, mettendo in pericolo anche me, anche Marta. Non posso permetterlo. Elena, poverina, ha visto tutto ed è corsa in camera a piangere. Vedrò di parlarle…
Oggi è il primo ottobre. Io non sono una psicologo. Ho sempre fatto il carrozziere cercando di informarmi, di capire con la mia testa, di studiare. Ma non sono uno psicologo. Non posso comprendere cosa sia passato per le loro teste. Insomma, Frank è scappato. Senza maschera, senza bombola d’ossigeno. Secondo me è morto soffocato nel giro di dieci minuti. Una volta che usciremo da qui troveremo il suo cadavere non tanto lontano. Cazzi suoi. Dico male? Il problema è che Rose si è messa a fare un gran casino, strilli, urla, insensate accuse a me, dico: a me! Ma se è grazie a me se è ancora viva! E la sapete la cosa paradossale? Marta non si è messa a dare ragione a Rose? Credo siano comportamenti da donne, cazzo ne so? Si mettono a strillare contro il maschio Alfa per ripicca, credo, per invidia, per stupidità femminile. Ma non devono esagerare. Lo dico qui, in questo video, e vi chiamo a testimoni: io ho fatto il mio dovere, io ho salvato Marta, e Frank e la sua famiglia; ma attenzione che c’è un limite, e sono a un passo dal superarlo.
No, no, no… pure Marta a rompere il cazzo. Ma cosa vogliono, queste femmine rompicoglioni? (Si sente la voce concitata di Marta in lontananza. Il video viene interrotto).
Siamo arrivati al 15 ottobre e sta andando tutto a puttane. Ho dovuto chiudere a chiave Rose con Elena nella loro stanza, e Marta nella sua. Capite? Devo uscire per vedere se l’ingresso è sgombro, se l’aria va ripulendosi e quelle cose lì, ma ho paura che le donne mi vogliano chiudere fuori. Teste di cazzo! In particolare Rose, che continua a dire che le ho ucciso il marito, con quella vocina isterica che mi fa uscire matto. Marta… non so… Lei non dice molto ma non sono più molto sicuro di lei. E dire che ho fatto tutto questo per loro. Io, solo io! Mi dispiace per Elena, carina, lei non c’entra nulla ma, capite? Non potevo rischiare. Comunque devo fare un discorsetto con la ragazza, sono sicuro che mi capirà. È ormai una donnina, lei, sono sicuro di poterle parlare.
Che vadano a fare in culo. Mi frega una sega di Rose, ma sono stupito per Marta. Ma cosa le è preso? Ma sapete cosa vi dico? La legge della sopravvivenza. Sì. Le ho cacciate fuori, quelle due pazze isteriche. Ho preso la pistola e glie l’ho sventolata sotto il naso. Brutte stronze puttane. Via dai coglioni. Non vi va bene tutto quello che ho fatto per voi, brutte troie? Allora fuori! Ho dato loro le maschere, un po’ di cibo, che si arrangino! Non vi va bene come gestisco il bunker? Non ci sono problemi, fuori avete tutto lo spazio che volete. Teste di cazzo di donne stronze.
Elena no.
Elena no, carina. Perché mai?
Elena starà qui con me.
Non ci avevo fatto caso ma, sapete? È già sviluppatella… Incomincia a essere davvero bellina. Mi farà compagnia e si occuperà di me. E adesso che siamo soli abbiamo tutte le provviste per noi. Possiamo stare qui sotto un sacco di tempo. Davvero! Adesso vado da lei. Solo per parlarle.
29 aprile 2024