Ero lì fra le squasse
Ero lì, seduto sul narghilè
m’ero sparato un bozzolo di fumi
e la mia mente fumava fave e cicorie
e il gusto dei peperoni fritti m’anneriva
letteralmente lo stomaco.
Un servitore del locale mi portò un bianco d’uovo
e mi disse di berlo d’un fiato e di sparire all’orizzonte
altrettanto d’un fiato.
Mi sentii un mendicante mentre gli effluvi del fumo
mi facevano sbandare come il Titanic.
Un gatto di strada m’adocchiò per i bisogni
e mi pregò di essere centrato
e devo dire che centrò bene
rovinando il mio ego,
per la prima volta mi ritrovai
nel settore urinario.
Ma ero per caso un lampione
che s’era fumato la luce?
Non capivo più nulla di me,
cercai allora un mastro che mi segasse via dal terreno.
Un passante mi sussurrò.
“Oggi è tutto chiuso, provi a scrivere una mail domani”.
“Ma come”, non vedi che sono un lampione, non ce l’ho le mani”.
“Cazzi tuoi allora”.
Già il dubbio mi logorava se il centro fosse il vero problema
o quell’odore nauseabondo che mi stordiva le inferiorità.
Compresi allora d’esser veramente assuefatto nella mente,
un fumatore copioso dai gusti neri e bianchi.
Uno che nemmeno dentro un uovo sodo avrebbe trovato il bianco.
Stanco del non capire decisi di non capire
e feci quel che dovevo…
Girai i perni del culo
e me ne andai mendico per le vie
chiedendo in elemosina qua e là
qualche squassa da rancurare ne o stomego,
pardon ne a lampadina led.