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Come un fiore tra le spine

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Messaggio Da Albemasia Lun Giu 24, 2024 12:11 am

Il rombo di una moto in strada ruppe la quiete del pomeriggio inoltrato. Luca si svegliò di colpo.
I suoi occhi si aprirono al buio della stanza appena rischiarata dalla luce opalina del pc ancora acceso. Aveva trascorso la nottata a giocare online a Fortnite e ora la testa gli doleva. Si stirò con uno sbadiglio tra le lenzuola sgualcite, infine decise di alzarsi.
L’appartamento era silenzioso, a quell’ora i genitori erano al lavoro e sua sorella a scuola, perciò a piedi nudi si diresse in bagno.
Come ogni volta evitò accuratamente di rivolgere lo sguardo allo specchio, che gli avrebbe rimandato l’immagine di un adolescente stropicciato, come la maglietta stinta e i boxer stazzonati che indossava da giorni. Non ricordava da quanto tempo non si guardava più allo specchio, sicuramente da mesi, considerando che i capelli erano cresciuti così tanto che se li sentiva ricadere in ciuffi unti sulle spalle ossute e pallide.
Ignorò anche il richiamo della doccia di cui il suo corpo avrebbe sicuramente beneficiato; perché sbattersi per lavarsi, se l’unica persona che doveva sopportare la sua presenza era lui stesso?
Andò in cucina e guardò nel microonde: come ogni giorno sua madre gli aveva lasciato un piatto di pasta e una porzione di verdure. Eliminò dal piatto la verdura e accese il microonde per scaldare la pasta.
Mentre se ne stava seduto al tavolo, lo sguardo gli cadde sulla portiera del frigo tappezzata di magneti colorati, post-it e disegni di Rebecca. Al centro, in mezzo a tutti gli altri, spiccava un foglio strappato da un quaderno dove, in uno stampatello irregolare, sua sorella aveva scritto “CIAO LUCA. BUONA GIORNATA”. Il messaggio era suggellato col disegno di un fiore dai petali arcobaleno.
A Luca scappò un sorriso; non era insolito che la sorellina gli lasciasse messaggi simili sparsi in giro. Del resto non lo vedeva praticamente mai, perché quando lei era a casa, lui era perennemente chiuso in camera e quando lui si svegliava, la sorella era a scuola da un pezzo.
Però qualche volta Luca era entrato in piena notte nella stanza di Rebecca, rimanendo in piedi a guardarla dormire. Si stupiva di quanto stesse crescendo in fretta e questo gli ricordava, con una punta di apprensione, che il tempo non risparmiava nessuno, nemmeno lui, recluso volontario nella sua stanza. Allora una sorta di ansia vibrante lo afferrava alla gola, così sgusciava fuori da quella cameretta sotto gli sguardi ammiccanti degli unicorni colorati, per rifugiarsi tra le quattro mura buie, ma rassicuranti, della propria stanza. Lì si sentiva al sicuro.
Per sottrarsi a quel pensiero si sedeva al pc, apriva l’icona del gioco e si calava nella vita virtuale del proprio avatar, pronto a ingaggiare battaglie che a Luca parevano più vere della vita reale. Era il solo modo che conosceva per mettere a tacere il dolore e il senso di colpa verso tutti. Anche verso se stesso.
E pensare che fino a un paio d’anni prima sua madre gli aveva dato il tormento perché stesse a casa a studiare, invece di passare interi pomeriggi fuori con gli amici a scorrazzare in giro per la città in motorino.
Poi l’ansia aveva preso a tormentarlo ogni mattina; non sapeva da dove venisse quella sensazione, ma ogni giorno che passava si sentiva sempre più inadeguato. Lui e il mondo ormai correvano a velocità diverse e così aveva smesso di giocare a calcio, di uscire con gli amici e una mattina aveva cominciato perfino a saltare la scuola. I suoi non la smettevano di stargli addosso, finché una sera suo padre gli aveva staccato il pc, urlandogli dietro che era stufo di vederlo attaccato a internet invece che sui libri. Quella volta la sua rabbia era esplosa e Luca aveva inveito contro il padre, vomitandogli in faccia: “Ti odio!”.
Da allora qualcosa si era rotto dentro e col tempo la sua stanza era diventata il suo rifugio dal mondo.
Da due anni tutto il suo universo era racchiuso lì.
Il rumore della chiave nella serratura raschiò il silenzio dell’appartamento e Luca capì che stava rientrando qualcuno. Mise il piatto nel lavandino, afferrò una bottiglia di Coca Cola dal frigo e scivolò in camera sua.
«Sono tornata». Era sua madre. Luca sapeva che ce l’aveva con lui. Spesso lei gli parlava attraverso la porta della sua stanza chiusa, senza aspettarsi una risposta. Doveva essere straordinariamente ostinata, pensò Luca, che come sempre non rispose.
«Oggi c’era una coda in centro…» continuò lei.
Lui sentì che si stava sfilando le scarpe.
«Piove che Dio la manda e c’è un ingorgo pazzesco».
Luca pensò alla pioggia, al ricordo della sensazione delle gocce sulla pelle. Sospirò.
Poi avvertì la presenza della madre dietro la porta, ne sentiva il respiro. Per un attimo fu tentato di avvicinarsi, aprire quella porta e abbracciarla.
Invece fece una mezza giravolta sulla poltrona da gaming, si calcò le cuffie in testa e si tuffò in quel mondo digitale che gli era così familiare. Sarebbe stata un’altra lunga notte di battaglie.
 
Luca sbadigliò e con lo sguardo appannato lanciò un’occhiata al cellulare: quasi le cinque di pomeriggio. Di nuovo.
Tra poco sua madre sarebbe rientrata dal lavoro e un borbottio allo stomaco gli ricordò che non mangiava dalla sera prima.
Si alzò e, stropicciandosi gli occhi, trascinò i piedi fino alla cucina. Nel microonde un altro piatto di pasta, ma sul tavolo dove sedeva di solito stavolta c’era qualcosa di nuovo. Si avvicinò per osservare meglio: era una minuscola piantina, un cactus in miniatura con un fiore giallo in cima. Accanto era posato un biglietto con la solita grafia di Rebecca: “È UN REGALO. MI PIACE PERCHE’ PUNGE COME TE, MA LE SPINE SERVONO A PROTEGGERE IL FIORE.”
Luca la esaminò con curiosità, infine prese delicatamente il vasetto e lo portò in camera sua. Sedette davanti al computer in cerca di notizie su come prendersi cura del minuscolo cactus col fiore giallo. Fissò lo schermo per un po’, poi andò alla finestra, l’aprì e sollevò la tapparella quel tanto che bastava perché un raggio di sole colpisse la piantina posata sul davanzale. Arretrò e guardò la scena soddisfatto. 
Grazie a un fiore - dopo settecentosettantacinque giorni di buio - luce e aria erano entrati di nuovo nella stanza.
Da dietro i vetri ora Luca poteva osservare la strada che pulsava di vita.


https://www.differentales.org/t3088-la-capsula-della-memoria#36195:


Ultima modifica di Albemasia il Mar Giu 25, 2024 11:58 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Achillu Lun Giu 24, 2024 9:13 am

Ciao, Albemasia.

Questo è un argomento che mi sta molto a cuore. Intanto sto pensando alla povera Rebecca che va a scuola anche di pomeriggio, ma comunque non c'è niente di strano perché potrebbe essere un tempo pieno oppure un doposcuola.
Poi c'è una questione per me importante: una persona che si rompe un osso può guarire da sola, senza sistemare la frattura e mettere il gesso? Eppure spesso diamo per scontato che un disturbo mentale possa guarire senza un intervento specialistico.

Ciò premesso, sono molto contento che tu abbia affrontato l'argomento. C'è di tutto: ansia e ludopatia, che sono disturbi mentali, e hikikomori, di cui invece non sono sicuro di conoscere la natura. In un racconto così breve ho l'impressione che la parte "ansia" sia trattata in modo superficiale, mentre il resto mi sembra abbastanza approfondito.

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Andrea Bernardi Lun Giu 24, 2024 10:29 am

Quanta forza misteriosa si nasconde in piccoli gesti!
Bello.
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Messaggio Da Albemasia Lun Giu 24, 2024 3:20 pm

Achillu ha scritto:Ciao, Albemasia.

Questo è un argomento che mi sta molto a cuore. Intanto sto pensando alla povera Rebecca che va a scuola anche di pomeriggio, ma comunque non c'è niente di strano perché potrebbe essere un tempo pieno oppure un doposcuola.
Poi c'è una questione per me importante: una persona che si rompe un osso può guarire da sola, senza sistemare la frattura e mettere il gesso? Eppure spesso diamo per scontato che un disturbo mentale possa guarire senza un intervento specialistico.

Ciò premesso, sono molto contento che tu abbia affrontato l'argomento. C'è di tutto: ansia e ludopatia, che sono disturbi mentali, e hikikomori, di cui invece non sono sicuro di conoscere la natura. In un racconto così breve ho l'impressione che la parte "ansia" sia trattata in modo superficiale, mentre il resto mi sembra abbastanza approfondito.

Grazie e alla prossima.
Ciao @Achillu, grazie per il tuo commento.
"Hikikomori", come certo saprai, è un'espressione mutuata dalla lingua giapponese che sta a significare semplicemente "stare in disparte". Che poi è ciò che queste persone fanno: si ritirano volontariamente dal mondo. 
Per quello che ne so le cause di questa scelta possono essere molteplici e spesso derivano dal senso di inadeguatezza verso le richieste da parte del mondo della scuola, della famiglia o anche del mondo del lavoro. Ma non solo.
A volte a monte c'è un disagio psichico, come la depressione anche di tipo maggiore, oppure ci sono origini traumatiche come situazioni di bullismo percepite come insostenibili o separazioni conflittuali tra i genitori subite in famiglia. 
In soggetti particolarmente fragili e sensibili la risposta può essere, purtroppo, il ritiro sociale. 
Addirittura molte famiglie con figli in ritiro sociale a seguito di diagnosi neuropsichiatriche hanno "scoperto" che i loro ragazzi soffrivano di disturbi dello spettro autistico ad alto funzionamento.
In realtà l'Hikikomori "puro" non deriva da problematiche di tipo psichiatrico, ma tant'è, quando un ragazzo si ritira dal mondo le etichette servono a poco.
Ciò che serve è la consapevolezza del problema da parte della famiglia e il desiderio del ragazzo di farsi aiutare. Ma la maggior parte non accetta cure e addirittura rifiuta il dialogo coi familiari.
Quando si parla di "Hikikomori" non si delinea una vera e propria "ludopatia", nel senso che sono due sfere distinte.
Nel ragazzo in ritiro sociale il ricorso compulsivo a internet (videogames, social...) è una modalità per rimanere in contatto con il mondo esterno. Togliere loro internet (come ha fatto il padre del protagonista del racconto) significherebbe togliere loro anche questo ultimo contatto e può avere conseguenze catastrofiche. Il tasso di suicidi infatti è molto elevato tra questi ragazzi.

Si tratta di un mondo troppo complesso il nostro, con richieste troppo performanti che spesso schiacciano i soggetti più fragili e per molti di loro (sempre di più, purtroppo) questo comporta la chiusura in se stessi, che a volte può diventare totale. 
Ma c'è sempre una possibilità e il minuscolo cactus col fiore giallo ne è la dimostrazione. 

Per la cronaca quella piantina esiste veramente ed è stata chiamata "Sandra".
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Messaggio Da Claudio Bezzi Lun Giu 24, 2024 7:11 pm

Bello, e concordo - per le parti che capisco - col tuo successivo commento. Ti segnalo una piccolissima sciocchezza: “si svegliò di colpo” e “Lentamente i suoi occhi si aprirono” sono in contraddizione

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Messaggio Da Albemasia Lun Giu 24, 2024 11:55 pm

Claudio Bezzi ha scritto: Ti segnalo una piccolissima sciocchezza: “si svegliò di colpo” e “Lentamente i suoi occhi si aprirono” sono in contraddizione
Ti ringrazio per la tua segnalazione, non l'avevo rilevata.
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Messaggio Da M. Mark o'Knee Mar Giu 25, 2024 12:00 pm

Un bel racconto, @Albemasia, scritto molto bene e senza inciampi nella lettura.
Ho qualche perplessità sul fatto che Luca possa guarire solo grazie a una piantina accompagnata dal messaggio della sorella. Alla fine, li ho sentiti più come un desiderio di riprendere la retta via che una guarigione vera e propria. Grazie anche al fatto che, nonostante tutto, il ragazzo stesso sembra non avere ancora rifiutato completamente il mondo che lo circonda; sembra voler ancora mantenere qualche appiglio per non sprofondare. E penso, per esempio, al sorriso che nasce leggendo il messaggio di sua sorella scritto su un "foglio strappato da un quaderno" e soprattutto a quando sua madre è dietro la porta e lui "Per un attimo fu tentato di avvicinarsi, aprire quella porta e abbracciarla". Quindi, più un percorso che un traguardo.
Proprio per questo, se posso darti un suggerimento, penso che dovresti terminare il racconto con la frase "Arretrò e guardò la scena soddisfatto". Le due frasi successive non mi sembra aggiungano niente a quanto già sappiamo o possiamo immaginare.
Ti segnalo qualche piccolezza.
- "Luca si svegliò di colpo. Lentamente i suoi occhi si aprirono": le due frasi si contraddicono;
- "sua sorella a scuola" nel tardo pomeriggio mi sembra un po' eccessivo, anche nel caso di un doposcuola (ma potrei anche sbagliarmi);
- "per un po’", nella parte finale, è ripetuto due volte nell'arco di tre righe.
Complimenti e alle prossime letture.
M.

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Messaggio Da Albemasia Mar Giu 25, 2024 11:55 pm

M. Mark o'Knee ha scritto:Un bel racconto, @Albemasia, scritto molto bene e senza inciampi nella lettura.
Ho qualche perplessità sul fatto che Luca possa guarire solo grazie a una piantina accompagnata dal messaggio della sorella. Alla fine, li ho sentiti più come un desiderio di riprendere la retta via che una guarigione vera e propria. 
Grazie Mark per il tuo apprezzamento.
Infatti Luca non "guarisce", ma la piantina è il gancio che lo porta a uscire dal loop dell'autoisolamento semplicemente portandolo a concedersi di aprire la finestra e di far entrare la luce in considerazione di un altro essere vivente, che è il cactus. Per far sopravvivere la piantina, Luca si apre a questa "concessione". E ti assicuro che per un ragazzo a quel livello di isolamento è un passo davvero gigantesco. 

più un percorso che un traguardo.
Esattamente

Ti segnalo qualche piccolezza.
- "Luca si svegliò di colpo. Lentamente i suoi occhi si aprirono": le due frasi si contraddicono;
Vero

- "sua sorella a scuola" nel tardo pomeriggio mi sembra un po' eccessivo, anche nel caso di un doposcuola
Purtroppo (per i bambini) il doposcuola che segue il tempo pieno si estende fino alle 18.00.


- "per un po’", nella parte finale, è ripetuto due volte nell'arco di tre righe
Vero anche questo. Nonostante l'abbia letto decine di volte (o forse proprio per questo), dopo un po' il mio cervello ha smesso di registrare certe inesattezze.

Comunque è proprio vero che un passaggio su D.T. è meglio che una revisione da parte del miglior editor.  Come un fiore tra le spine 263a
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