È molto bello ed evocativo questo componimento,
@Vivonic. Molto sentito, tanto che temo (e mi dispiace) ci sia dietro un coinvolgimento emotivo di natura personale.
Le immagini scelte, le descrizioni, mi hanno ricordato certe opere dei Preraffaelliti (sia poetiche che pittoriche), ma calate in una realtà e in un linguaggio dei nostri tempi. Ci sono i gigli e i ragni che "ti fanno da sarti"; il suono delle campane e dei tuoni; il canto di una ninna-nanna; e poi, il ritorno quasi brusco ai giorni nostri con quel verso nella terza strofa ("e di sicuro non puoi più ammalarti") che, con il suo vocabolario
prosaico, sa di rassegnazione e di speranza al tempo stesso.
C'è un unico punto nel quale l'ottima cadenza dei versi mi pare stentare: il terzo verso dell'ultima quartina ("so che da Dio ti han fatto una reggia") zoppica un po' nella sequenza degli accenti. Se posso permettermi un suggerimento, proverei con "so che da Dio ti hanno fatto una reggia", con la sinalefe valida anche in presenza della lettera h (muta). Oppure, spingendomi anche oltre, direi "so che lassù ti hanno fatto una reggia", con quel "lassù", così indefinito, che si rispecchia nel "qualcuno" del verso successivo.
Grazie per aver condiviso versi e sentimenti.
M.