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L'Italia che vince

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1L'Italia che vince Empty L'Italia che vince Mer Apr 07, 2021 9:19 pm

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Nella sua camera da letto, Camillo soffriva per il caldo di quel luglio da poco cominciato. Costretto nel letto col piede ingessato, a causa di una caduta, riusciva a muoversi ben poco. Sentiva che il suo vigore di uomo giovane era ancora tutto integro, ma doveva soffocarlo e farsi servire come un bamboccio. Quella impertinente della domestica aveva messo le stampelle fuori dalla sua portata e doveva chiamarla per forza, ma quando gli avrebbero tolto il gesso l’avrebbe fatto vedere lui chi era Camillo Brogi.
Per prima cosa avrebbe licenziato quella ragazzotta di campagna che sua madre teneva in casa e che lo accudiva dal giorno dell’incidente. Quella era un impertinente nata, sua madre la lodava dicendo continuamente che era una brava ragazza, ma a lui tutto sembrava tranne che brava.
Il corpo inzuppato di sudore lo tormentava, aveva la sensazione di stare per essere lessato. La sua carceriera lo teneva chiuso come in gabbia, con quella maledetta finestra sempre chiusa.
«Itala!»
La ragazza arrivò sbuffando.
«Che ti serve, don Camillo?»
«Ti ho detto cento volte di non chiamarmi così! Apri quella maledetta finestra, che qui non si respira!» brontolò lui, rosso di rabbia.
«Il dottore ha detto che guai ai colpi d’aria, devi avere pazienza.»
«Ma sono tutto bagnato. Aiutami a cambiarmi, almeno!»
 Con la faccia un poco schifata, la donna lo aiutò a sfilare la parte superiore del pigiama.
“Puzza d’ aglio fracico. Mado’, che fetore!” pensò, storcendo il naso.
Suonarono alla porta.
Itala corse ad aprire, lasciando Camillo a torso nudo.
Il dottore entrò nella stanza, annusando l’aria.
«Buongiorno, carissimo! Eh, capisco che fa caldo, ma non puoi stare certo così. E poi non si respira qua dentro.»
Camillo scosse la testa, tenendosi la fronte con una mano, mentre la domestica arrivava col pigiama pulito.
«Dotto’, visto che lo dovete visitare, mettetecelo voi il pigiama a don Camillo, che a me fa un po’ senso. Sapete, so’ signorina!»
Svelta lasciò il pigiama sul letto e si dileguò chiudendo la porta.
«Quella è signorina… ma se ha i baffi più lunghi dei miei» sbottò, stizzito, l’uomo nel letto.
Il dottore ridacchiò.
«Scusa Camillo, ma ti ha chiamato: don. Per caso hai intenzione di prendere i voti? Oppure sei diventato nobile.»
«Dottore, mi meraviglio di te. Sono anni che curi mia madre e mi conosci bene. Lo sai che non sopporto i preti. Nobile lo sono solo nell’animo e sudato nel corpo.»     
Poco dopo il dottore, visitato il paziente, uscì dalla stanza. Itala sopraggiunse dalla cucina a passo svelto e lo accompagnò alla porta.  Prima di andar via, il medico, le raccomandò di sistemare Camillo sulla sedia a rotelle e di portarlo fuori per far prendere aria alla camera.
Nell’orto dietro casa, Camillo ritrovò un poco di pace. Si fece portare i suoi fogli da disegno e raccomandò di essere lasciato solo.
Il suo orizzonte era l’orto con zucchine, melenzane, pomodori ed erbe aromatiche, che lui osservava interessato.
 Sua madre, Adele, con passo felpato lo raggiunse. Non vista, covava con occhi il suo figliolo, disegnatore pubblicitario, che lavorava saltuariamente, ma che secondo il suo modesto parere aveva un grande talento. Si avvicinò di soppiatto e si fermò alle sue spalle.
Una melanzana, con lunghe ciglia e un bikini mozzafiato, sorrideva dal disegno.
«Bella!»
Lui, annuì sospirando.
Gerardo, l’amico di sempre, era appena entrato dal cancello aperto. Si avvicinò e gli ammollò una sonora pacca sulla spalla.
«Camillo nostro, come va?»
«Tolgo il gesso a giorni. Non vedo l’ora.»
«Bene. Oggi pomeriggio c’è la semifinale Italia-Polonia. Prepara la bandiera e metti le birre in frigo, viene pure Aldo, così guardiamo la partita tutti insieme.»  
«C’è un solo problema. Da quando mi hanno ingessato la tv è nella mia camera da letto. Se per voi va bene, la partita la vedremo là.»
«Ci conosciamo da una vita. Ogni stanza diventa stadio di fronte alla squadra di Bearzot. Stavolta vinceremo!  Tu che ne pensi, Camillo?»
«Preferisco non dire niente, sai per scaramanzia…»
Più in là Adele e Itala raccoglievano la cicoria.
«Secondo me, si stanno montando la testa, tutti quanti.  Al mercato, all’ufficio postale, ovunque vai si parla solo dell’Italia ai mondiali. Neanche bastasse vincere una partita per dimenticare tutti i guai» brontolò Adele.
«Signo’ e che vuoi fare. Quelli i maschi sono tutti fissati per il pallone. Pure don Dino alla predica ha tifato per l’Italia.»
«Beh, se ci fa una preghiera speciale don Dino, allora vinciamo sicuro» ridacchiò la signora e rientrò in casa, lamentandosi per il solito mal di schiena.
La domestica, furtiva, si allontanò in fondo all’orto dove raccolse menta e salvia. Tirò fuori dalla tasca un piccolo sacchetto di stoffa, nel quale infilò le erbe, e nascose l’oggetto nel reggiseno capiente, facendo attenzione a non essere vista.
Don Camillo le aveva fatto perdere il sonno. Sì, era vero, aveva quel sudore asprigno che la disturbava, ma quello era l’odore del maschio, quello naturale… e doveva abituarcisi. Il fatto di essere ignorata da quello, però, la faceva imbestialire e quando una sua amica le aveva parlato di una maga che preparava filtri d’amore, si era decisa ad agire. Voleva vendicarsi di quel borioso, non è che credeva a queste cose, ma, tanto per divertirsi alle sue spalle, aveva deciso di provarci.
La fattucchiera, dalla quale era passata il giorno prima, le aveva detto che per preparare il filtro d’amore, e far innamorare un uomo, bastava mettere nel sacchetto, che le aveva dato: due foglie di menta, tre di salvia e aggiungere un ciuffo di peli intimi prelevati dopo una giornata di sudore. L’ uomo ignaro doveva inebriarsi di quell’ odore come fosse una cosa naturale. Occorrevano però alcuni giorni di recitazione di una formula, prima di mettere in atto il progetto.
Il sacchetto doveva stare a contatto col seno, dodici ore a destra e dodici a sinistra, e quando si cambiava lato occorrere recitare.
Menta e salvia, erbe care
fatelo innamorare.
Parti della mia natura
agite con cura.
Alle cinque i tre amici erano pronti per la partita, ma Itala non compariva a portare le birre e le patatine.
La ragazza stufa di sentirsi dire, da don Camillo, che sembrava un porcospino, con quei peli sopra le labbra, stava trafficando in bagno, con il rasoio del giovane, e per la fretta e l’emozione si era fatta qualche taglietto che stava cercando di tamponare. Nel cambiare lato al sacchetto aveva poi recitato sei volte la formula magica.
All’ennesima chiamata, comparve con un vassoio colmo, a testa bassa e un cerotto sul labbro superiore.
«Itala, che ti è successo?» disse Camillo vedendola.
«Nulla, Stavo assaggiando il soffritto e mi sono scottata.»
«Ah, ferita in battaglia, allora…» intervenne Gerardo ridendo.
Raggiunta la signora Adele, la ragazza le sedette accanto. Dalle finestre aperte giungeva la voce del telecronista che commentava la partita. In ogni casa si fremeva, s’intonavano cori.  Dalla loro finestra giungevano le grida voci gioiose dei tre amici.
«Hai visto! Anche se siamo qui, la partita la sentiamo anche noi.»
Erano passati una ventina di minuti circa, quando un grido, che pareva un boato, arrivò alle due donne, che si guardarono costernate.
«Corri Itala, che quello a furia di agitarsi sicuramente è caduto...»
La domestica, svelta, si diresse verso casa, seguita dal lamento di Adele che ripeteva: «Figlio, figlio mio…»
Entrò nella stanza, ma nessuno se ne accorse. Osservò sullo schermo la replica del gol, che Paolo Rossi aveva segnato al ventiduesimo, e rimase ferma con le braccia incrociate.
“E ti pareva, solo un goal! Loro e il pallone, per poco non facevano venire un coccolone alla povera signora”
Camillo si voltò e, vedendola, la guardò con aria interrogativa.
«Che stai a fare lì, il palo della luce? Muoviti vai a prendere altre birre. Ce n’è un frigo pieno.»
«Subito, don Camillo» disse lei, scandendo bene il don, poi s’ affrettò in cucina, mentre il giovane borbottava infastidito.
Quando tornò da Adele era visibilmente contrariata.
«Signora mia, questi sfegatati, fanno così quando si fa goal. Perciò non ti preoccupare, se sentiremo gridare di nuovo, si tratta solo del pallone che entra nella rete.»
Mentre le donne stavano nell’orto, davanti alla tv le birre scorrevano giù per gola dei giovanotti, che scalmanati facevano il tifo.
Al secondo goal dell’Italia esplose un boato.
Poco dopo i due amici chiesero a Camillo: «Noi andiamo a fare la sfilata, te la senti di venire con noi?»
«Certo!»
«E come farai col gesso?»
«Mi metto sul sedile posteriore con la gamba distesa, non mi perderei la sfilata per niente al mondo.»
Partirono strombazzando.
«Quanta confusione» commentò la signora Adele.
«Ma l’Italia è l’Italia. Hai visto signo’? Anche le donne sono tutte in festa, sui balconi. Abbiamo vinto tutti!» considerò la ragazza.
Mentre erano ancora nell’orto, all’ombra del pero, arrivarono un gruppo di vicine.
«E voi ve ne state qui, come se non fosse successo niente? Signore mie, ci dobbiamo organizzare per la finale dell’undici luglio!»
E spiegarono per filo e per segno, all’attenta Italia e alla stralunata Adele, il loro programma.
Bisognava cucire una bandiera, ma non una qualunque, doveva essere almeno dieci, dodici metri e tutte dovevano collaborare. Occorreva reperire biancheria di grosse dimensioni di colore bianco, rosso e verde da unire in un unico capo.
Considerando che l’orto di casa Brogi era, a loro dire, il più grande di tutto il circondario, nei vialetti si potevano sistemare sedie in sequenza, di modo che ognuna di loro potesse cucire l’orlo, una volta fissati tra loro gli elementi base, della bandiera.
Quella notte Camillo eccitato per la vittoria coniò il titolo per il disegno che stava realizzando: “L’Italia che vince”.  Mai titolo gli sembrò così appropriato.
Il mattino seguente raggiunse l’orto con le stampelle che bonariamente la domestica gli aveva lasciato accanto al letto e si mise a disegnare.
Itala stava andando a innaffiare le piante e gli passò accanto senza fermarsi.
«Aspetta un momento!» disse lui.
Le mostrò il bozzetto che aveva realizzato: la sagoma di donna con un cesto infilato in un braccio.
«Ti piace?»
«Bello! Che rappresenta?
«Non si vede? L’Italia…»
«Don Cami’, lavoraci un altro poco. Torno dopo, ora vado a innaffiare le piante, che hanno sete.»
L’uomo riprese il suo disegno, quando pensò che fosse finito richiamò Itala.
«Cosa mi dici, adesso?»
«Bello, è bello, però…»
«Però, cosa? Parla, dannazione!»
«Ma non lo vedi? Gli hai fatto un vestito che sembra il ritratto di tua nonna che sta nel salone. Povera Italia! Perché non gli fai un vestito più moderno?»
Camillo rimase pensieroso, poi aggiunse: «E per il resto?»
«Il cesto non è un gran che! Le zucchine possono pure andare, ma i pomodori devono essere più rossi, sennò vuol dire che l’Italia ha i pomodori acerbi. E poi l’uva… l’uva deve essere bianca. »
«Perché bianca?»
«Perché a me piace così!» rispose vaga, non poteva certo dire, a quel presuntuoso, che nel cesto dell’Italia ci volevano i colori della bandiera…
Il pomeriggio le donne si disposero, con le sedie, nell’orto per cucire l’orlo della mega bandiera. Adele aveva chiesto a suo figlio di disegnare in casa, perché l’orto serviva a loro, volevano dare testimonianza del loro contributo allo spirito calcistico della nazione.
Camillo guardava dalla finestra quel serpentone di stoffa tricolore che si allungava nel suo orto, sospeso da terra dalle donne intente a cucire l’orlo. Intanto cercava di completare il disegno che gli era stato richiesto da una ditta di prodotti locali da esportare all’estero.
Itala col caldo aveva messo una veste scollata ed era tutta raggiante; ogni tanto non vista infilava la mano nel reggiseno per sistemare qualcosa. Quel sacchetto di stoffa col filtro d’amore, impregnato del suo sudore, le stava cominciando a pizzicare. Meno male che la sera stessa avrebbe messo in atto il suo piano.
Camillo osservava le donne cucire e lo colpì, in particolare, il volto della sua giovane domestica, colorito dal sole con i capelli che s’arricciavano sulle guance; era un’immagine naturale, genuina. Ebbe come un lampo e in poco tempo terminò il suo lavoro.
Intanto la bandiera gigante era finita. Le donne, in tutte le case, parevano uccelli che si agitavano. La loro missione era compiuta, ma volevano assistere alla partita insieme ai loro uomini; in ogni cucina preparavano ogni ben di dio, per essere poi libere, quella sera, di assistere al grande evento.
Camillo aveva accettato a malincuore la presenza di sua madre e Itala. Non poteva lanciarsi, insieme ai suoi amici, in commenti arditi e parolacce, come era loro abitudine. I giovanotti si sistemarono seduti sul suo letto, lui preferì la sedia a rotelle, per sentirsi più sicuro. Le donne avevano aggiunto due sedie accanto al comò e apparecchiato un tavolino con le vivande e le bibite.
Finalmente dallo stadio, Santiago Bernabeu, cominciò la partita Italia- Germania ovest.
Commossa Adele disse: «Vedi, Itala, c’è anche il presidente Pertini!»
«E anche il principe Giancarlos» disse seria la ragazza.
«Si chiama Juan Carlos» puntualizzò Aldo, facendole tacere entrambe. 
Tutti rimasero con gli occhi fissi allo schermo. Quando Cabrini sbagliò il rigore a Gerardo stava scappando un: «Porca p…» ma, una gomitata Camillo, lo fermò.
«Porca palla…» aggiunse in fretta.
La tensione era alle stelle, tutto poteva accadere. Alla fine del primo tempo fecero uno spuntino. Poi tutti zitti col cuore in gola e le birre che andavano e venivano. Finite quelle sul tavolo, Gerardo andò a fare di nuovo rifornimento; era alla sua quarta bottiglia, forse anche quinta. Al gol di Tardelli gridò così forte che la testa parve esplodergli. Un dolore lancinante alle tempie lo fece accasciare sul letto.
«Che hai, Gerardo?» gli chiese Aldo.
«Mal di testa» disse con un filo di voce e si accasciò nuovamente.
«Forse, è meglio se resti disteso con gli occhi chiusi.»
«No, voglio vedere la partita.»
Nonostante cercasse di resistere, Gerardo vinto dalle fitte alla testa si distese sul lenzuolo fresco di bucato. Itala lo aveva cambiato proprio quel pomeriggio. Quando vide il giovane che sprofondava nel cuscino di Camillo, sotto il quale lei aveva nascosto il misterioso sacchetto, la ragazza impallidì e tracannò anche lei una birra per dimenticare.
Sciò, sciò! Leva quella capoccia zozza dar cuscino” pensava, lanciando occhiate furibonde al poveraccio, che disteso non poteva accorgersene.
Anzi Gerardo considerando che con gli occhi chiusi il dolore era più sopportabile, si rilassò. Gli sembrava di stare in una foresta. Sentiva uno strano profumo di erbe, ma più forte gli arrivava un odore umano, selvaggio, come di una specie conosciuta, che ricordava poco. Ma sì! Era odore di donna, conturbante, genuino, che lo avvinse in una semi veglia, fino a quando l’urlo finale che sanciva la vittoria dell’Italia sulla Germania lo destò.
«Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!»
Gerardo parve destarsi completamente e si sollevò dal letto per festeggiare con gli amici. Prima di uscire di casa risentì quell’odore, che lo aveva turbato poco prima; a due passi da lui c’era Itala che sparecchiava il tavolo.
I tre amici partirono per la sfilata, il sogno si era avverato. L’euforia della vittoria li gasava e frecciarono per le strade festanti. Gerardo pareva rinato. Era un emozione troppo forte che lo allontanò da quello strano fascino femminile che l’aveva rapito poco prima.
Le donne, accodandosi alla folla che accorreva da ogni parte, avanzarono per il viale principale del paese, a passo di danza, con la bandiera, immensa, che aveva unito tutti i cuori italiani.
A mezzanotte i fuochi d’artificio illuminarono il cielo.
“Allora i sogni esistono” pensava Camillo, ebbro di birra e di felicità.
Quando posò la testa sul cuscino sentì anche lui uno strano odore, oltre a quello di Gerardo c’erano degli effluvi che lo confondevano, ma che gli aprivano la strada della mente verso una miriade di progetti per il suo lavoro.
Quando al mattino, sul tardi, Itala lo accompagnò sull’orto, gli parve che il sogno che stava facendo continuasse e sentiva ancora attorno a sé quell’odore sconosciuto.
La ragazza gli era vicina.
«Visto che ieri notte c’è stata baldoria, potevi rimanere ancora un poco a letto, don Camillo.»
Questa volta non lo urtò essere chiamato “don”, anzi lo fece sentire quasi importante. Solo quando Itala si allontanò, sentì che gli mancava qualcosa: era l’odore, quell’odore strano e selvatico che pareva emanare quella figura femminile che, pur non essendo bella, aveva comunque un certo fascino.
“Ma che diavolo sto pensando?” si chiese e intanto la chiamò.
«Vieni qui, ho bisogno di te» le disse con una strana dolcezza.
Itala strabuzzò gli occhi e si sentì sciogliere tutta. Slegò i capelli che si era annodati per il caldo e si avvicinò.
 “Vuoi vedere che, niente, niente, quello stupido filtro funziona?” pensò.
Lui prese la cartellina e tirò fuori il disegno “L’Italia che vince”.
«Dimmi cosa ne pensi, ora?»
 Itala incantata osservò l’immagine di una donna vestita con camicia bianca, gonna verde e una rosa rossa tra i capelli. Al braccio un cestino colmo di zucchine, pomodori e uva bianca. Quella donna aveva il suo volto.
«Ma sono io.» balbettò impacciata.
Vedendo lo strano sorrisetto sul viso della ragazza, lui aggiunse: «Non farti illusioni, non mi piaci tu, ma quello che riesci a vedere nelle cose.»
«Va bene. Agli ordini, don Camillo!» concluse lei, mettendosi sull’attenti.
Il giorno stesso la domestica fu mandata all’ufficio postale, con un grosso plico, per spedire una raccomandata. 
Qualche tempo dopo tutti i muri erano tappezzati da un manifesto pubblicitario col volto di Itala.
Camillo, al lavoro nell’orto, la chiamò.
«Avrei bisogno di un tuo parere su questo disegno.»  
Lei sorrise contenta.
«Non montarti la testa però, anche se la tua faccia è in bella mostra sui tutti i muri, tu resti sempre tu» disse Camillo, che non voleva darle soddisfazione.
 «E chi se la monta, mi sono persino stirata i ricci…don Camillo» rispose lei, scandendo il don, come sempre.

2L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Gio Apr 08, 2021 12:10 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Un racconto bizzarro che rispetta i paletti richiesti. Disegnatore, giardino, camera. Estate 1982 senza ombra di dubbio. Sul genere... un umorismo forzato. Nulla che mi abbia realmente strappato una risata di cuore. Molti stereotipi e pochi guizzi.
C’è tanta carne al fuoco. Pure il filtro d’amore... (idea simpatica) 
Non vorrei fare la “maestrina”, ma ti segnalo alcune sviste:

Non vista, covava con occhi il suo figliolo (con gli occhi? Con occhi meravigliati? Manca qualcosa)

il medico, le raccomandò (virgola tra soggetto e predicato...)

stare per essere lessato (un po’ bruttino mettere due infiniti vicini)
Nulla, Stavo assaggiando (maiuscola dopo la virgola)

E poi in generale una punteggiatura non sempre corretta e un uso sovrabbondante di aggettivi possessivi (suo, sua etc)
Un racconto brillante, ma un po’ opaco. Non so se il tempo sia stato tiranno, ma si sente la necessità di una ulteriore revisione. 
Comunque il genere umoristico è, tra i due proposti, quello più difficile (per mio modo di vedere), quindi ti faccio senz’altro i complimenti per esserti cimentat@ in questa prova così complessa.

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3L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Gio Apr 08, 2021 6:17 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto abbastanza simpatico ma non mi hai convinto sul lato umoristico. Ci sono vari refusi un Italia invece di Itala, frecciarono per le strade invece di sfrecciarono, le stava cominciando a pizzicare invece di la stava cominciando a pizzicare ma anche altri. Una buona rilettura non farebbe male. Anzi forse anche più di una.

4L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Ven Apr 09, 2021 2:41 pm

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Cara Autrice, caro Autore,

un racconto simpatico, umoristico, ma che forse poteva osare un po' di più per strappare realmente la risata (sul finale mi aspettavo più "confusione" creata da quel filtro d'amore). La scrittura è scorrevole però l'aggiunta di qualche capoverso avrebbe agevolato la lettura.
Forse è solo una mia impressione ma quando camillo dice agli amici che la televisione è in camera sua, sembra che sia il televisore ad essere ingessato.
Comunque buon lavoro, anche se avresti potuto osare di più.
Complimenti.
Grazie.


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

5L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Ven Apr 09, 2021 11:19 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Non sono rimasto soddisfattissimo di questo racconto per alcuni motivi.
In primis perché sembra barcamenarsi tra più idee: leggendo si ha continuamente l'impressione che stia per succedere qualcosa di tragicomico e invece no.
I personaggi non escono dal proprio ruolo, non mischiano le carte, non "osano", passami il termine, andare fuori dal seminato.
A differenza di altri racconti umoristici, questo aveva tutti i requisiti per lanciarsi nel campo del pecoreccio o della caciara demenziale (ambiti che, se fatti bene, mi divertono da matti), e invece il tutto si riduce a una storia che strappa il sorriso più per la sua delicatezza, in certi punti, che non per l'umorismo stesso.
Bisognava osare di più, a parer mio.

Parlando dello stile, l'ho trovato un po' compassato, e questo anche non mi ha convinto molto. C'è una patina come di desueto in certe espressioni che poco s'intonano a un passato in fin dei conti recente.
I già citati errorini di forma o di battitura contribuiscono a dare l'idea di un lavoro non curato come avrebbe potuto essere.

6L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Dom Apr 11, 2021 9:21 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

La trama è semplice, non banale ma da cui non sprizza qualcosa di particolarmente interessante che faccia dire: però!
Qualche tentativo di essere originale l’ho visto nell’inserire un rimando ad un Don Camillo di guareschiana memoria (quello sì che era umorismo, è dal ’52 che quei film e da prima i romanzi, ci fanno ridere di gusto, visti e rivisti hanno sempre la capacità di sorprendere) o una fattucchiera, pensiero immediato a Paperon de’ Paperoni.
I commenti arditi? No, i commenti arditi no, che poi arrossisco.
Però per il resto è uno spaccato di vita ordinaria nel 1982, con qualcosa di assolutamente replicabile oggi: una partita da vedere con gli amici, a casa del malcapitato ingessato.
I paletti ci sono: certo che era una bandiera da “protezione ponteggi” se bisogna mettere all’opera tanta gente e in tanto spazio!
Insomma un discreto lavoro, con un paio di dubbi sulla punteggiatura, che riporta per un momento alla più semplice quotidianità di anni fa, senza internet, (a)social, cellulari, ma che non riesce a trasmetterne appieno lo spessore a chi, quegli anni, non li ha vissuti.
Anche il titolo è scontato, dato il paletto scelto, anche se – per una pubblicità – non è male.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

7L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Dom Apr 11, 2021 11:31 am

Ospite


Ospite

Meraviglioso!
Itala e Camillo sono esilaranti.
Itala, soprattutto, è una potenza. Raccoglie pigiami, raccoglie cicoria, si taglia la peluria sul labbro. Si innamora. Lei è il vero motore del racconto. 
Camillo sembra un tonno spiaggiato, dedicato alla sua gamba e al suo disegnino.
Itala comanderà pure su quello. E su un Gerardo, amico rompi, infoiato dal casareccio filtro d'amore.
Amo Itala, e amo te, autrice o autore sconosciuto.


p.s
La sonora pacca sulla spalla dell'amico è un gesto comico, semplice, realistico.
Che mi appartiene.

8L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Dom Apr 11, 2021 10:19 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto simpatico, che si legge piacevolmente e senza intoppi.
La forma è corretta nel suo complesso, a livello sintattico, ma ci sono tante imprecisioni. Te ne segnalo alcune:
un impertinente= un’impertinente, perché è femminile
un emozione= un’emozione
ti ha chiamato: don= ti ha chiamato “don”
il medico, le raccomandò= il medico le raccomandò
gli ammollò= gli mollò
sai per scaramanzia= sai, per scaramanzia
occorrere recitare.= occorreva recitare (senza punto, meglio i due punti)
La ragazza stufa= La ragazza, stufa
arrivarono un gruppo= arrivò un gruppo
e frecciarono= e sfrecciarono
lo accompagnò sull’orto= nell’orto
Paletti: ci sono la camera da letto, l’estate del 1982, l’orto, il pittore.
Il racconto ha una sfumatura umoristica, ma non mi ha strappato risate, solo qualche bonario sorriso.

9L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Mar Apr 13, 2021 10:19 am

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Un racconto scorrevole, simpatici e ben condotti i personaggi (Itala il personaggio migliore).
La storia non decolla mai veramente. Penso che hai messo in tavola molti spunti interessanti che non sono stati sfruttati al pieno delle loro potenzialità.
Itala si taglia i baffi e arriva con un cerotto sul labbro e finisce tutto in due secondi? No, qui potevi davvero raggiungere livelli esilaranti. 
Il filtro d'amore che influenza Gerardo, il filtro d'amore che fa presa su don Camillo, tutti momenti narrativi che secondo me potevi sviluppare, giocandoci un po'. Ci sono un po' di occasioni mancate (mancate in ambito umoristico, sia chiaro)
Bisognava rischiare di più, a mio personale avviso. Ora resta un racconto simpatico con dei personaggi ben delineati ma che fa appena sorridere un po'.
Resta comunque un buon lavoro.
Ele

A ImaGiraffe garba questo messaggio

10L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Mar Apr 13, 2021 10:29 am

Yoghi69


Viandante
Viandante

Il racconto è piacevole ma sembra mancargli qualcosa. Diverte, ma si poteva osare di più visto che i personaggi e la trama si prestavano a ulteriori equivoci e gli spunti possibili erano molti. Ci sono vari errorini di forma già sottolineati. I paletti sono pienamente rispettati. Il personaggio di Itala è ben tratteggiato e l'idea del filtro d'amore l'ho trovata molto simpatica.

11L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Mar Apr 13, 2021 11:29 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Nella scrittura come anche nel cinema o nel teatro è molto più complicato far ridere che far piangere. Il dramma o la tragedia ti consentono pause anche lunghe, mentre l’umorismo richiede un ritmo che è molto difficile mantenere per tutta la durata dello spettacolo o per tutta la lunghezza della prova letteraria.
Per questo reputo comunque coraggiosa e degna di ammirazione la tua scelta di volerti cimentare con il genere. Il racconto presenta ottimi spunti umoristici che forse non sono stati sfruttati a dovere.
I vincoli sono stati osservati, ma lo sforzo di stare entro i limiti imposti probabilmente ha compromesso il rispetto del genere umoristico che solitamente è avvantaggiato in presenza di una trama lineare e semplice.
Le imprecisioni formali sono già state evidenziate, ma non ti sarà difficile eliminarle.

12L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Mer Apr 14, 2021 10:25 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Anche io devo concordare con tutti quelli che mi hanno proceduto.
Si percepisce che sei andato avanti un pò col freno a mano tirato.
Il racconto è gradevole, leggero, ma come ti hanno detto dovevi osare di più.
Sembra sempre che possa accadere qualcosa di dirompente e invece puntualmente i personaggi trovano rifugio in una narrazione più canonica. Soprattutto il finale mi ha deluso, sinceramente avevo immaginato che avessi caricato d'attesa tutto il brano per un grosso fuoco d'artificio finale e invece tutto finisce in modo decisamente ordinario.
Itala è il personaggio che sei riuscito a caratterizzare meglio, Camillo invece è un pò appannato, spicca davvero poco.
La considero una prova positiva, però manca quello sprint necessario per fare decollare il racconto.

13L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Gio Apr 15, 2021 10:31 am

mirella


Padawan
Padawan

Il racconto presenta un quadretto abbastanza realistico della provincia italiana, nella quale una partita di calcio, evento molto sentito a livello nazionale, diventa un avvenimento eccezionale a cui tutti partecipano con entusiasmo. Anche le donne fanno la loro parte, confezionando striscioni da esibire in corteo. Benché ingessato, vi partecipa anche Camillo Brogi disegnatore pubblicitario.
Camillo sopporta a stento l’infermiera dispettosa e baffuta che lo accudisce, ma alla fine è proprio da lei che trae ispirazione per rappresentare l’Italia nel manifesto.
Il testo, poco impegnativo, si legge agilmente e rispetta le prescrizioni imposte dallo step, ma mi sembra poco umoristico e mi lascia poco. Non mi soffermo sulle imperfezioni formali, sulle quali ti è già stato detto.

14L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Gio Apr 15, 2021 12:20 pm

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao. Ho letto volentieri il tuo racconto. Ho sorriso, mai riso, e forse sta qui, nel quadro dello step, il limite di questo racconto che fuori dal contesto invece apprezzo per come hai tratteggiato i personaggi. Ho trovato alcuni refusi, così come la punteggiatura non sempre è stata da me condivisa. I paletti ci sono, ma il racconto non è umoristico. È bello perché è simpatico ma non "punge" d'ironia. A rileggerci.

15L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Ven Apr 16, 2021 11:21 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Credo che l'idea di fondo, concepita nel rispetto dei paletti imposti da questa fase del contest, sia molto buona. Voglio dire che il pregio del racconto, a mio avviso, sta nel backround temporale che hai saputo creare e che io ritengo molto verosimile basandomi su ciò che mi è stato tramandato da chi quell'estate speciale l'ha veramente vissuta. La tua "Italia che vince" sta proprio in quell'idea di famiglia, di contesto familiare e, più allargato, di situazione che accomuna un po' tutti quando di mezzo ci sono i mondiali di calcio. Ecco, credo che l'aut questo lo abbia ben reso.

Per ciò che concerne gli errori che ti sono già stati ampiamente segnalati, non posso che consigliarti varie riletture. Pensa che per me la caccia al refuso nei miei testi, la ricerca di "bellezza narrativa" (boh, forse sto dicendo una cazzata), sono diventate una malattia da quando faccio parte della famiglia di SPS / DT. Anche perché, come hai visto, non sfugge niente.

Paletti. Rispettati per camera da letto, orto / giardino, personaggi e 1982. Anch'io faccio un plauso per il personaggio di Itala, veramente ben caratterizzato. 
Genere. Umorismo "leggero", "velato"? Non saprei. Come è stato detto da chi mi ha preceduto, l'aut ha seminato parecchie rampe di lancio lungo il racconto, da cui però nessun missile è partito. Mi dispiace, ma dal punto di vista del genere, credo che il racconto sia abbastanza anonimo.

Insomma, racconto perfettibile.

16L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Ven Apr 16, 2021 10:33 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto leggero, simpatico, ben caratterizzato ma non umoristico: questo è il primo grande limite.
Gli altri paletti sono tutti rispettati, anche molto bene direi; Itala è davvero un personaggio riuscitissimo.
Quello che non va proprio è la presenza di troppi refusi, punteggiatura compresa: forse non hai avuto il tempo di rileggere ma ti consiglio sempre una o due riletture attente e, se possibile, anche di far leggere il racconto a un terzo che possa rilevare più facilmente i refusi.


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17L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Dom Apr 18, 2021 10:41 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao aut*

Il tuo è un buon racconto, simpatico ma secondo me poteva esserlo molto di più. Sembra che tu non  abbia voluto calcare la mano oppure non hai avuto tempo. Non so ma il risultato così non è totalmente convincente. 
Avevi tutto affinché diventasse un vero capolavoro. Itala è sicuramente il personaggio più riuscito. e quel rituale d'amore è talmente assurdo che mi ha fatto ridere di cuore. Forse è stato l'unico momento in cui ho riso veramente tanto. 
Ci sono molti refusi.
tutto sommato è un racconto sufficiente ma quello che dispiace è che poteva essere molto di più.
brav* ma non bravissim*

18L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Dom Apr 18, 2021 11:10 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

umorismo leggero, forse anche troppo, in questo racconto.
è comunque scorrevole, si lascia leggere senza alcun problema.
buone le idee di fondo, dai disegni all'elisir; discrete le descrizioni.
devo fare un appunto sulla punteggiatura, un po' troppo ballerina e assolutamente da rivedere.
c'è qualche altro refuso, tipo parole mancanti, ma niente di gravissimo.
tutto sommato non mi dispiace.


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19L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Lun Apr 19, 2021 12:11 pm

gdiluna

gdiluna
Younglings
Younglings

Devo accodarmi a molti dei commenti precedenti: lo spunto è buono, il contesto storico è reso molto bene, il personaggio di Itala illumina per la sua freschezza ma tutto ciò non basta. Non basta a far ridere per i troppi spunti lasciati a metà, non basta a far sentire partecipi questo protagonista troppo scialbo, non basta a rendere il testo indimenticabile una chiusura debole. Peccato!

https://parolemiti.net/

20L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Gio Apr 22, 2021 12:34 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Questo racconto soffre troppo nella resa, rispetto alla potenzialità che avrebbe potuto avere. Purtroppo, resta amaramente tutto nelle intenzioni.
Chi ha commentato prima di me ti ha già dato diversi spunti; io provo a dartene uno in più: è troppo lungo.
Per riuscire a far riflettere il lettore suscitandone allo stesso momento l'ilarità non bisogna dilungarsi troppo su descrizioni e immagini, arricchendo poi il tutto con un'aggettivazione eccessiva che, nel triste connubio con i numerosi errori (soprattutto di punteggiatura) e refusi rendono la lettura ostica e pesante.
Come ti ha detto  [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], a titolo di esempio, basta una sola scena azzeccatissima per arrivare dritti allo scopo, e quella dei baffi - concordo - lo era proprio.
Così com'è, il racconto ha bisogno di una profonda sistemata, e diventerebbe davvero una piccola perla. Spero tu ci possa rimettere mano, per regalarci una lettura diversa.
Un abbraccio.


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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

21L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Gio Apr 22, 2021 5:02 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao
Racconto dal gusto strano.
Non mi ha fatto impazzire, ma non mi è dispiaciuto leggerlo.
Non so come dirlo, sono combattuta.
Se alcune cose sono buttate lì con troppa leggerezza, per altre ho sentito una familiarità non sconosciuta.
Come se fossimo parenti, quasi cugini, e mi avessi raccontato un pezzetto della tua storia. 
Ci ho letto genuina semplicità, come se avessi cercato le parole giuste per farmi ridere, a volte senza riuscirci e già questo mi ha fatto sorridere. Così fanno (o facevano) certi ragazzi per fare colpo sulle ragazzine.
Premierò questo, il tentativo di strapparmi un sorriso con un modo garbato
Un po' come per Itala, non voglio premiarti per te, ma per quello che hai suscitato. 
...non mi piaci tu, ma quello che riesci a vedere nelle cose.

22L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Ven Apr 23, 2021 1:54 pm

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Di questo racconto mi piace l'intimità che è riuscito a creare, perchè tra le righe si percepisce davvero l'impalpabile piacere delle cose semplici e genuine che ancora si potevano gustare in quel periodo: poi siamo tutti cambiati, siamo diventati altro, più sofisticati, più pretenziosi, forse. Diversi, insomma.
Itala che se va a giro sfoggiando i suoi baffetti e che ricorre al filtro d'amore incarna alla perfezione l'immagine di ragazza che adesso s'incontrerebbe difficilmente, eppure la sua fierezza conquista, il fatto che non demorda e ricorra alla sue risorse interiori dovrebbe essere uno stimolo per le generazioni attuali. Anche Camillo che accetta di essere accudito come un bambino, riflette l'uomo ancora un pò infantile che si crogiola tra le donne: anche questa figura di maschio, a mio parere, è un pò cambiata. 
Ecco, il merito di questo racconto per me è come sia riuscito a far emergere con una scrittura genuina e senza fronzoli, dei personaggi autentici di quel periodo storico.
Il testo comunque ha dei problemi, sembra scritto di getto senza una direzione definita da seguire, tante svolte, ma nessuna davvero scritta per divertire: crei le situazioni, alzi la palla ma nessuno arriva per schiacciare.
Peccato, perchè nel testo c'è un bel potenziale, anzi un bel punto di vista, solido e convincente.

23L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Ven Apr 23, 2021 4:22 pm

Ospite


Ospite

Sembra che questo racconto piaccia solo a me.
C'è pure una brutta virgola tra il soggetto e il predicato, in una frase.
Vedrò cosa potrò fare.
Che poi a me il principe Giancarlos e quel ' Chi se la monta' finale hanno fatto ridere, eccome.

24L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Mar Apr 27, 2021 9:33 am

miichiiiiiiiiiii

miichiiiiiiiiiii
Younglings
Younglings

Innanzitutto trovo questo racconto molto leggero nel senso positivo, però per come è scritto prevale molta confusione, molto probabilmente è un mio punto di vista, ma a un certo punto, più o meno verso la metà, non capisco più i soggetti.
Come ha evidenziato qualcuno, prima di me, utilizzi qualche virgola di troppo.
Però tutto sommato i paletti sono rispettati, mi piace troppo anzi tutto il percorso artistico del disegnatore.
L'Italia che vince 3067611402

25L'Italia che vince Empty Re: L'Italia che vince Mar Apr 27, 2021 4:43 pm

The fallen

The fallen
Younglings
Younglings

Ho letto tutte le critiche, senza dubbio plausibili, a questo tuo racconto. 
E delle critiche bisogna far tesoro, ciò non toglie che a me piace moltissimo, c'è poco da fare, e l'ho letto quattro volte e più lo leggo e più mi piace. Itala è fantastica, l'hai dipinta splendidamente, si vede che non scrivi umoristico come genere preferito ma l'intenzione è seria ed è metà del premio. Mi hai regalato immagini che per qualche motivo mi hanno ricordato quando ero piccolo, forse perché Don Camillo è stato il secondo libro che ho letto per intero, a quattro anni, dopo i Tre Moschettieri, e quindi magari è per questo che vinci facile con me. Grazie.

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