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1Intimità Empty Intimità Lun Giu 07, 2021 12:24 pm

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Palmanova, maggio 1968
Giulio, amico mio, non c’è bisogno che io continui a avere incubi sgradevoli e ripetitivi per farti intuire quanto sto male. Passare quindici mesi in questa caserma è come portarmi dietro, a lungo, una valigia di cemento. Impossibile per me cavarmela con un giro in piazza, la sera. La tristezza resta attaccata comunque, è come se avessi perso la vista, tutto l’intorno scompare.
Con il  taglio dei capelli la mia testa ha preso la forma di un pallone da rugby,  pure la sua ombra mi fa paura. Spero di rifarmi con te che hai avuto la fortuna di essere esonerato e alla prima licenza trovarti grasso e trasandato come un banchiere fallito. Bancario, perdonami, scherzo.
La caserma è rintanata nell’estremità occidentale di Palmanova, un posto squadrato, che con le sue linee rette si conquista la stessa impenetrabilità e noia di un museo egizio. Fortunato tu te ne stai a Pettinengo, un’oasi di pace che irradia cultura, amicizia, serenità e belle ragazze.  Sto leggendo, nei pochi momenti di libertà, quindi la notte,  un libro di Kerouac di cui avevo sentito molto parlare nella nostra striminzita associazione culturale di Pettinengo. Quando ho iniziato a leggerlo mi sono presa una mezza sbronza con il vino della mensa e mi sono trovato subito nei panni del protagonista.
Il narratore viaggia in autostop, un po’ come abbiamo fatto noi  quando frequentavamo il centro sociale, stravaganti e cupi come animali notturni. Non te lo fare sfuggire.
Dai vetri appannati del  bagno appare il panorama spettrale della caserma, ma questo è l’unico posto dove posso scrivere tranquillo, senza disturbare nessuno, che qui disturbi pure se respiri.
Domani la lezione quotidiana di scienze militari durerà due ore prive di interesse, almeno da parte mia. Mi rifarò dopo nello spaccio dove c’è un Joukebox  di vecchia generazione,  le canzoni che contiene farebbero storcere la bocca pure a mio nonno. Quando posso sto lì intorno a fumarmi una sigaretta a scrocco, e a ascoltare pezzi umiliati dall’età e dal volume basso.
Ho nascosto nello zaino le pillole per dimagrire e pure se scheletrico quando sono a pezzi  ne mando giù una. Qui ho a disposizione tutto il tempo per lo sfacelo, una bella occasione per i miei piccoli vent’anni .
Non so quanto del mio passato contrapposto a questa vita inutile mi  potrà aiutare.
Un caporale, al quale ho fatto scoprire Guccini, mi ha proposto una gita divertente a  Grado, una specie di Rimini del nord. Gli ho risposto che se scavalcavo ancora il muro sarei finito nel carcere di Peschiera.
Dopo una sonora pacca sulle mie spalle esili ha aggiunto: ‘Penso a tutto io, tranquillo.’
La mattina dopo con la sua vecchia automobile abbiamo raggiunto Grado.
 Prima di sfiorare il mare, il caporale si è esibito in una decina di ‘pipìììì’ con il clacson  quando sfioravamo ogni essere femminile  vivente. Un qualunquismo sbalorditivo  che giustificava dicendo:  ‘Qualcuna ci darà retta.’ Come se quello fosse per noi un diritto, farci dare retta.
A un certo punto, mentre il caporale arrestava  l’auto per accendersi con comodo una sigaretta, sono sceso per sgranchirmi le gambe e me ne sono trovata una davanti. Ho provato a scusarmi per la volgarità e brutalità di quel richiamo sonoro, credo di essere pure arrossito. Lei incuriosita si è fermata. E mi  ha spiazzato dicendo che lì lo fanno tutti, non era affatto grave. Tranquillizzato il mio spirito ho insistito nel chiederle un appuntamento per una pizza. Lei  mi ha scritto il suo indirizzo su uno scontrino della spesa, aggiungendo un: ‘Vieni a trovarmi quando vuoi.’
Il caporale che aveva seguito la scena a breve distanza, colmo di scetticismo per quella conoscenza che avrebbe potuto aprire scenari  futuri impensabili, senza mezze parole ha detto  che sicuramente quella donna è una che ‘fa la vita’. Ho risposto che se faceva la vita o la morte a me non importava, era piacevole e gentile.  Dopodiché con un lungo giro ce ne siamo ritornati in caserma, senza aver consumato nemmeno un caffè.
‘ Se ti servono soldi te li presto io,  al primo vaglia da casa me li ridarai.’ Ha detto  contento di aver scongiurato la mia tristezza infinita.
Ho cominciato a guardarlo con occhio diverso. La generosità dell’invito, e della sua allegria non ha pari nella mia breve storia militaresca. E non ho voluto deluderlo dicendogli che di vaglia da casa ne arrivavano ben pochi, forse nessuno.
Il giorno dopo avevo la camicia già madida di sudore come a una fila all’ufficio postale prima di leggere la targhetta sul portone. Anche se l’apparizione della donna in abiti modesti, scongiurava tutti i miei timori che fosse davvero una professionista.
‘Dai entra’,  altro non aveva detto dopo essersi appropriata del minuscolo bagaglio floreale che stringevo in mano,  e del mio miglior sorriso.
Onestamente la sua figura in ambiente domestico  sembrava meno carina. Fortuna che ho sempre avuto un debole per le donne poco carine, le trovavo più autentiche e stimolanti di quelle belle, sempre in posa.
La casa era molto essenziale, un divano mezzo sfondato, una scrivania di plastica, una moka su un fornello acceso. Un  televisore vecchio modello appoggiato su una piattina di legno. La zuccheriera alla portata di chiunque.  La mia impressione era che mi aveva accettato, materializzato all’improvviso, ma che nutriva un certo timore, non ce la faceva la mia divisa a scongiurarlo. Con i minuti abbiamo cominciato a spostarci nella zona buia della casa. Con i minuti lei cominciava a comportarsi come se mi volesse lì davvero, e io mi rasserenavo. Lei  voleva farmi entrare almeno per un po’ nella sua vita, con la sua bocca  soffiava sulla mia tazzina, null’altro mi interessava più. Eravamo una coppia non del  tutto perfetta, ma funzionavamo. Lo capivo pure dal campanello che suonava più volte e che lei ignorava.
Tu Giulio tieni la bocca chiusa su questa confidenza,  soprattutto con Irene.
Con molta franchezza ti dico che ho richiesto la visita medica, con la donna è stato un bel momento, ma quanti avranno avuto quel  bel momento? Ho pensato pure che qualsiasi risposta del medico avrebbe avvalorato l’idea di non frequentarla più.
Poi, all’ultimo momento ho rinunciato alla visita e a non vederla più. Quando ci siamo rincontrati, oltre che sentirmi un verme mi sono dato un pugno in testa per assicurarmi che si fosse riempita di nuovo di cervello. Cosa poteva avermi attaccato oltre a un pizzico di pacata felicità?
Dopo essermi controllato per l’ennesima volta in bagno e aver riempito di schiuma il lavandino per l’ennesimo lavaggio mi sono convinto di non avere nulla di diverso,  e che avrei dovuto solo  imparare a vivere.
Da essere umano sostanzialmente insicuro ho sempre temuto le malattie veneree.
La sua leggerezza, il suo disordine che tanto mi erano piaciuti avevano amplificato la mia pena.
Più o meno verso le sette del mattino del giorno dopo mi stavo preparando per affrontare una giornata come tante altre, forse un po’ più serena.
 Ho guardato fuori della finestra verso il distributore, quella di un buon caffè non era una cattiva idea, non ne potevo più del  ‘bibitone’ della mensa. Stavo per uscire dalla camerata quando sento un urlo quasi animalesco.  Mi giro e vedo il mio amico Marcello sul pavimento in preda a dei sussulti strani.
 Mi prende un colpo, tremava tutto e aveva la bocca serrata, non riuscivo a normalizzarlo, cercavo di farlo respirare.  Urlavo a ripetizione  il suo nome, come un forte rimprovero. Lui aveva gli occhi sbarrati.
Capisco di colpo che non ne so nulla di come agire. Ci sono tanti militari intorno, ma sono solo.
Disperato chiedo:  ‘Aiutatemi ! Aiutatemi!’
Tra un letto a castello e l’altro si fa spazio un soldato medico. ‘Bravo’, - mi dice, - ma ora fai fare a me.
Mi tolgo di mezzo, ma non troppo, non perdo di vista Marcello. Lo caricano su di una barella insieme a tutti i suoi sintomi, sembra agonizzante. La barella scompare dentro  un’ambulanza.
Troppo forte la scena per me, cado sul pavimento, singhiozzando in posizione fetale.
 Penso a mia madre, a mio padre, a mio fratello. Non c’è nessuno di loro lì.
Singhiozzando urlo di nuovo: ’ Marcello! Marcello!’
 Il medico si occupa pure di me. Mi fa una puntura.  L’angoscia sparisce.
Dopo un paio di ore un infermiere si siede accanto a me, mi misura la pressione.
‘Il tuo amico Marcello ha avuto un grave attacco epilettico, lo cureranno nell’ospedale militare di Udine, stai tranquillo, dice.’
A Marcello, dopo che si è ripreso, hanno raccontato tutto l’accaduto e soprattutto quanto fossi disperato nel vederlo star male commovendo tutti i cuori di pietra della caserma.
Lui non ricordava nulla. E ora era lui che si preoccupava per me, chiedendo informazioni continue.
Ciao, Andrea
 
 
Palmanova, Maggio 1968
Cara Irene,
sono andato in bagno in mutande mettendomi alle spalle l’aria satura di chiuso e disordine della camerata, non ci sono tende alle finestre ed è entrato ordinato tutto il paesaggio. Manca il pericolo di fili d’erba tra le dita,  è fatto solo di asfalto, camion e camionette.
Mi sono immaginato l’espressione spaventata di mia madre nel vedermi apparire così, le sarebbe andata di traverso la colazione. L’ho combinata grossa a sottomettermi a questa triste circostanza del servizio militare, avrei dovuto trovarmi una vocazione migliore e prendere la fuga.
Non so nemmeno cosa sia la patria, mi sento un mercenario, un soldato di ventura a stare qui.
Non hanno mai ribollito di politica i nostri discorsi e se l’accennavo, la politica, ti facevo ridere e basta.
L’occupazione della scuola è stata comunque preziosa per conoscerci meglio, e annullare il gelo del distacco di età. Che poi non ho mai capito, nel nostro piccolo, perché i disastri tuoi si chiamassero ferite, e le sconfitte mie delusioni. Secondo me erano la stessa cosa, non la scampavi tu, non la scampavo io.
Ho visto in tv che in Francia fanno sul serio gli studenti,  sono pure riusciti a coinvolgere la classe operaia in uno sciopero gigantesco. Adesso chi te lo spiega che l’Andrea che conosci  è ridotto proprio male in un posto dove è obbligato a salutare pure chi non conosce e a tenere i capelli rasati come un monaco buddista?
Il capitano di ispezione mi ha scoperto mentre scavalcavo il muro di recinzione per uscire, sembrava aver catturato un pericoloso criminale. Non ce la facevo più a stare qui dentro.
Posso essere sincero? A me quando facevi la ribelle durante l’occupazione della scuola, eri sembrata esagerata. Come se tutto fosse studiato per vedere le mie reazioni,  un test di controllo.
Ora il mio ruolo qual è? Mi autorizzi a volerti bene?
Questa notte ho sognato una mucca che mi guardava ferma in mezzo al piazzale della caserma. E io ero impaurito, ma non dalla mucca, dal fatto che potesse cadere e che avrei potuto fare ben poco per sollevarla. Poi ho avuto l’impressione che anche tu mi guardavi, ma eri leggera e avrei potuto sollevarti.
Non prendermi per pazzo. Che sogno strano. Quando ti sogno e quando ti scrivo mi sento meno solo.
Baci. Andrea.
 
Bologna, maggio 1968
Cara  Irene  ti ringrazio con ritardo per aver riportato il mio gatto a casa,  suggerendo di tenerlo sotto controllo,  altrimenti avrebbe continuato a fare la sua puzzolente pipì  nel tuo giardino. Io ti ho detto che pure lui è uno spirito libero e mi hai mandato a quel paese. Credo che sia stata la prima volta che ci siamo conosciuti. Con l’occupazione tutto è cambiato, e hai cominciato a filare con il mio caro amico Andrea. Lui ha rilevato la mia quota d’affetto e tu hai abbandonato la mia carcassa come faceva il mio gatto nel tuo giardino con le sue piccole prede.
‘Voglio uscire in fretta da questa storia,’ hai detto durante l’ultima gita. Sei entrata nel bagno dell’autogrill con l’anello che ti avevo regalato all’anulare e ne sei uscita senza, dopo aver spinto il bottone dello scarico.
Spero tu non l’abbia buttato davvero nel water e sia stata solo finzione, mi era costato un occhio.
Abbiamo perso due notti in camera doppia senza sfiorarci, alimentando solo il rancore, di cui ancora mi sfugge la ragione. Dicevi che io non facevo abbastanza per te, troppo preso dal mio lavoro in banca, e che ero insolente come tutti  i bancari. Io, scoraggiato, ti ho chiesto di sollevare i tacchi perché ci stavi mettendo sotto la mia giovane vita.
Che poi quel  lavoro in banca che così ti faceva schifo mi permetteva di invitare una ragazzina come te a cena in un buon ristorante, di avere una bella automobile, e di passare un paio di giorni in hotel,  invece che in campeggio con una scomoda, soffocante e ridicola tenda canadese.
 Chissà se Andrea conosce la nostra storia, sono certo che non gli hai raccontato niente.
Quando ritornerò dal corso per lavorare in cassa, spero di rivederti , e spero pure che tu la smetta di negarti al telefono,  io nella scrittura neppure sono troppo  bravo a esprimermi.
 A poterlo fare ti raggiungerei, pure con una macchina a pedali.        Baci, Giulio
 
Pettinengo, maggio 1968
Caro Andrea mio, non ho dimenticato le settimane di occupazione passate insieme.
All’inizio sembravi uno che stesse lì per caso, non avevi nemmeno i jeans  a campana come gli altri e non ti puzzava l’alito di fumo. Pensavi solo a concludere la scuola e a andartene in vacanza con la tua ombra, il tuo compagno di banco Giulio. Mi chiamavi spesso ‘piccola’, per rassicurarmi non per sminuirmi.
Ero io a corteggiarti, io a cercare le tue mani grandi mentre facevamo finta di dormire nel sacco a pelo. O meglio, tu non avevi il sacco a pelo, dormivi nel mio. Per non essere troppo alto piegavi le ginocchia e la tua bocca si incollava alla mia tutta la notte. Non riesco a capire come non ci mancasse il respiro.
 E continuavano pure nel bagno della scuola, i baci, lì dove era tutto possibile.
Sono molto fiera di te, Andrea. Sul serio. C’è un mondo in ogni cosa che mi racconti, e quando finirai il servizio militare te lo dimostrerò. Chiamami più spesso, pure mia madre sa che stiamo insieme. Voglio sentire la tua voce, voglio capire perché in caserma sei tanto infelice.
Non puoi immaginare quanto ho pianto nel leggere la tua richiesta di autorizzazione per volermi bene. Nessuno mai mi aveva chiesto una cosa simile, nessuno mai mi aveva detto parole simili.
Sei di un altro pianeta, Andrè. Che Dio ti benedica.
Non so se è un buon segno che tu in sogno mi accosti a una mucca, ma conoscendo quanto sei buono e ingenuo, mi sono commossa.
Baci, Irene
 
Bologna, maggio 1968
Caro Andrea,
in banca sto cercando di mettere su una specie di sindacato alternativo, di base. Un sindacato che ci aiuti a superare problemi incresciosi, tipo che per lavorare in cassa sono a Bologna da quasi due mesi per un corso.
Anche se l’impresa sta diventando impossibile e rischio pure il licenziamento. Qui fanno presto a darti un calcio nel culo. Per questo vogliono tenermi lontano.
Ci vorrebbe pure qui Mario Capanna, lui è una forza della natura. Ma di noi si occupa mai nessuno, siamo considerati dei privilegiati. Io dico che siamo sfigati.
Comincio a avere nostalgia della nostra piccola Pettinengo.  Andrè ti ricordi quando facevamo collezione di ragazze che non ci salutavano? Una collezione anomala che ci faceva ammazzare dalle risate, seduti fino a notte fonda, d’estate e d’inverno sui gradini sbeccati della chiesa,  in compagnia di un pacchetto striminzito di sigarette da dieci.   
Ti voglio bene, Andrè. C’è un posto da militare pure per me?
Giulio
 
Palmanova, Maggio 1968
 
Giulio, ti ricordi di Marcello, quell’amico di cui ti ho parlato a lungo? Dopo una bella cura in ospedale e che credo dovrà seguire per molto, è tornato in caserma. Come mi ha visto mi ha abbracciato e si è commosso. Mi sono commosso pure io.
Mi fa uno strano effetto averlo qui, è come se avessi paura che riaccada di nuovo la sua malattia e ora tendo a allontanarmi. Sono un vigliacco pauroso.
Lui che ha fatto l’artistico, ha voluto farmi un ritratto prima di tornare a casa congedato.
Su una cartellina verde presa in fureria, ha disegnato me a matita, seduto. Tutto in cinque minuti.
 Che io in cinque minuti non riuscirei a disegnare nemmeno una fetta di mortadella.
Tutti  hanno cambiato atteggiamento con me, è come se il mio dolore tremendo per l’ epilessia di Marcello fosse stato qualcosa di eroico. Mi salutano e mi vogliono  bene.
 Al  bar non riesco a pagarmi un caffè, e pure quando sono solo, il barista, che è un militare come me, dice: Pagato.
 Il ritratto è talmente fatto bene che Marcello deve avermi scattato una foto.
Ciao.
Andrea

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2Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 12, 2021 12:19 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Ciao, Autore.
Io non ho capito una cosa: perché mettere delle date che nessuno metterebbe mai al mondo? Cioè, chi è che daterebbe una lettera con mese e anno, senza il giorno? A me questo particolare ha colpito fin dalla prima lettura.
C'è un altro appunto che mi sono fatto: soprattutto la prima lettera mi sembra in forma epistolare solo per rispettare il must del concorso; mi correggerai se sbaglio, ma mi sono chiesto più volte chi è che scriverebbe una lettera in questo modo. La risposta non poteva che essere una: l'Autore di questo racconto.
Intimo, come suggerisce il titolo, e pure pieno di avvenimenti, che le tue lettere sanno raccontare molto bene.
Io ribadisco che qui siamo a livelli altissimi di scrittura, quindi il mio unico consiglio potrebbe essere appunto quello di datare le lettere con il giorno e, magari, di rendere le lettere (soprattutto le prime) un po' meno raccontate. C'è anche qualche refusetto qui e là che sparirà in fase di editing.
Davvero, per me è un racconto molto ben riuscito e che lascia in mente immagini bellissime, come pochi Autori riescono a fare. Una tra tutte, che mi ha colpito tantissimo e che ho proprio visto, è la "collezione di ragazze che non ci salutavano", e non è certo la migliore del racconto, tanto per rendere l'idea di come tu riesca a colpire con le parole.
Complimenti!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

3Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 12, 2021 5:32 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

"Andrè ti ricordi quando facevamo collezione di ragazze che non ci salutavano?"
Bellissima immagine che varrebbe da sola la lettura di questo e, voglio esagerare, anche di tutti gli altri racconti. 
Sei un artista dei particolari, crei immagini che si "vedono" facilmente apparendo immediatamente immagini vere, rotonde e tridimensionali. 
Complimenti.
Se proprio devo trovarci un limite - devo proprio ? - direi che è quello che non sempre il quadro generale, il senso della storia, riesce ad arrivare così potente come l'insieme dei particolari.
Ma il vizio di trovare sensi è un mio personale limite. Sarà perchè amo Vasco Rossi

4Intimità Empty Re: Intimità Dom Giu 13, 2021 11:00 am

Ospite


Ospite

In molti siamo convinti che un uomo si innamori di una donna per la sua bellezza. Secondo me Andrea vive la sua storia con la ragazza di Grado per quello che lei gli dà: 'tutto, attenzioni e corpo' . Lei sembra un personaggio secondario, perfino mediocre nella vicenda amara di Andrea, ma la mia sensazione, e l'autore mi correggera' se sbaglio, è che lei sia la vera protagonista del racconto, anche se questo non è bastato a farle ottenere un nome. Probabilmente l'autore ha voluto solo proteggerla. Sembra tutto maledettamente vissuto, vero.

5Intimità Empty Re: Intimità Lun Giu 14, 2021 9:13 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao Aut@

il titolo più aderente al testo è il tuo. Intimità. Mi ricorda un vecchio rotocalco settimanale femminile a mezza strada tra Famiglia Cristiana e Grand Hotel (una specie di Novella 2000 di qualche anno fa. Non so neppure se esistano ancora queste pubblicazioni) Quel giornale lo comprava la mia zia e lo leggevo quasi di nascosto soprattutto perché c’era una rubrica che conteneva le lettere delle donne a una pseudo consulente d’amore e altre faccende. La rivista era tipicamente femminile e tra lavori a maglia e pettegolezzi su Albano e Romina piuttosto che Celentano e la Mori, con abbondanti servizi sull’avvenenza di Mal (quanto mi piaceva all’epoca), le donne confessavano abbastanza senza pudori le proprie vicissitudini amorose. Non erano Cenerentole o Belle addormentate, ma donne in carne e ossa che parlavano dell’amore in modo di cui non avevo sentito mai parlare. 
Scusa la digressione, ma le tue lettere mi hanno suscitato un po’ le stesse emozioni. Come sbirciare nella vita di qualcun altro. Vita vera, fatta a volte di piccoli segreti, di sensazioni, di episodi comunque in grado di lasciare una ruga. Perché con l’età sto imparando ad amare anche quelle, le rughe.
Tutto questo per dirti che la tua prova mi è piaciuta. Non ho neppure fatto caso se i paletti siano rispettati o meno. Che poi non è compito nostro saperlo.

6Intimità Empty Re: Intimità Mer Giu 16, 2021 7:14 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Non sono riuscito a seguire il filo logico che molto probabilmente esiste tra le varie lettere. Ammetto che non mi hai nemmeno convinto della possibilità reale di una storia come quella che tu hai cercato di raccontare epistolarmente. Forse sta lì il problema: le lettere. La scrittura è ben costruita e non ho visto nessun errore da matita rossa.

7Intimità Empty Re: Intimità Ven Giu 18, 2021 6:25 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao di nuovo autore

Ho riassaporato le tue lettere. Non c’è un vero racconto, ma allo stesso tempo questo tuo racconto ė più racconto di altri. Prima di tutto è pieno di belle emozioni e di una appare te semplicità perché vedere il mondo con “La tua penna” non è affatto semplice. Sinceramente non mi capacito del perché questo tuo lavoro siamo rimasto fino a oggi nelle retrovie, come se non fosse abbastanza letto. Ma è tutt’alto che da tenere nelle retrovie!
Queste frasi me le sono segnate perché sanno racchiudere un modo di vedere il mondo che è proprio dei poeti.
ascoltare pezzi umiliati dall’età e dal volume basso. 

minuscolo bagaglio floreale che stringevo in mano

Cosa poteva avermi attaccato oltre a un pizzico di pacata felicità?

Manca il pericolo di fili d’erba tra le dita, 


e tante tante altre perle. Sei certamente tra le mie scelte.

8Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 19, 2021 11:38 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

se dico che non mi è piaciuto?
vado controcorrente, lo so, ma preferisco dire il vero che fingere.
le lettere sono coinvolgenti e cariche di emozione, questo è chiaro e tondo, ma non sono riuscito a farmele entrare. mi lasciano neutro.
ci sono alcuni errori di formattazione e dei refusi, ma nulla di grave.
però, ripeto, non mi rimane nulla su cui riflettere.


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9Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 19, 2021 2:05 pm

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Leggendo questo pezzo ho avvertito la sensazione netta che tra quelle righe non ci sia quasi nulla d'inventato. Solo verità, confidenze, cose intime, come ci suggerisce il titolo.
Probabilmente le uniche invenzioni riguardano i paletti, ovvero la città di Pettinengo, l'amico che lavora in banca, forse l'occupazione della scuola. Marcello, Giulio, Irene, Andrea invece sono veri, magari hanno solo nomi diversi. Anche la ragazza senza nome di Grado esiste.
L'autore fa trasparire tutte le sue paure, l'angoscia per un anno buttato nel cesso, a fare cose senza senso dentro una caserma. Per fortuna c'è quella ragazza ad anestetizzare le sue paure, anche se non è bellissima le sue attenzione servono a riempire di vita l'animo svuotato di quel ragazzo.

10Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 19, 2021 3:03 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Car* aut*,
ci sono tante cose sì e alcune cose no in questo tuo racconto.
Una delle cose che più mi ha colpito positivamente è la capacità che hai di inserire qua e là delle immagini che sono poesia pura e che fanno capire la padronanza che hai con la scrittura e la facilità di tradurre in parole ciò che la maggior parte di noi è in grado di vedere solo con gli occhi (e magari con il cuore).
Proprio per questo avresti potuto (avendone il tempo, naturalmente) dare una rilettura in più al racconto per eliminare i (piccoli) refusi sparsi un po' ovunque e che stonano tanto con la bellezza delle immagini di cui sopra: spazi doppi, impaginazione che va e viene, parole o lettere rimaste nella tastiera.
Bene i paletti anche se il dubbio più grande mi rimane sul genere, nel senso che sembra un bel racconto travestito da "epistolare" solo grazie alle date e alle firme all'inizio e alla fine di ogni periodo.
Non so se riuscirò a spiegare cosa intendo ma la sensazione è che il racconto non sia "vissuto" internamente da chi scrive ma che quest'ultimo sia un narratore esterno.
Chi scrive(va) una lettera non racconta o, per lo meno, non principalmente ma, soprattutto, comunica al suo interlocutore, sensazioni, pensieri, emozioni: ecco, questo mi è sembrato che mancasse all'interno di un racconto che, comunque, resta una gran bella prova.


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11Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 19, 2021 3:52 pm

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao e grazie per aver scritto per noi. Salto i pochi refusi, in realtà non li ho contati e rimarcati perché dopo tre quarti della prima pagina...ho smesso di sottolineare e scrivere appunti. Comunque erano pochi e soprattutto sviste. E sempre, quando rinuncio a cercare le pulci è perché mi sopravviene l'urgenza di arrivare in fondo al racconto. Ed è strano che questo racconto mi piaccia. Non ci sono quei colpi di scena, quei guizzi che mi fanno alzare il sopracciglio e allora  vuole dire che sei veramente abile a scrivere e capace di convincermi a leggere per piacere e non per dovere un racconto come questo. Ti rileggerò alla fine, quando dovrò votare, stanne cert@.

12Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 19, 2021 6:48 pm

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Beh, l’autore non può che essere di genere maschile e non può non aver fatto il servizio militare. Continuo nel tentativo di identikit dicendo che deve avere una certa età e deve essere stato testimone dell’epoca. Un po’ come me che purtroppo non sono l’autore del racconto. Purtroppo perché questo stile di scrittura mi piace molto.
In comune con Andrea ho il sofferto servizio militare di leva, anche se non mi sono mai sentito un mercenario (se non sbaglio il compenso ai miei tempi erano 600 lire al giorno). Meno che mai un soldato di ventura, ma piuttosto un coglione già laureato e sposato costretto a fare le cose più inutili e assurde.
Ho anche in comune il lavoro di bancario, anche se iniziato un po’ dopo. In più ho vissuto quel periodo per cui le piccole osservazioni che provo a fare sono dettate dall’esperienza.
Il termine “centri sociali” lo trovo più contemporaneo. All’epoca si parlava di Case del popolo, da un lato e circoli parrocchiali o circoli A.C.L.I. dall’altro.
“Dai vetri appannati del bagno appare il panorama spettrale della caserma, ma questo è l’unico posto dove posso scrivere tranquillo” Una bella fortuna per Andrea essere riuscito a trovare nel bagno “l’intimità” necessaria per scrivere quelle lettere. Nei bagni della mia caserma non sarei riuscito a scrivere nemmeno una cartolina, te lo assicuro…
“E’ una che fa la vita” è un’espressione molto borghese e puritana che non avrei usato all’epoca.
“Ero insolente come tutti i bancari” Anche questa è una frase che per oggi è perfetta ma all’epoca era poco ammessa l’insolenza nelle banche, te lo assicuro.
Molto bello l’episodio di Marcello che ho trovato molto vero anche perché mi ha ricordato un caso analogo capitato nella mia camerata.
L’apparizione fugace di Pettinengo mi ha fatto sorridere come tutte le volte che anche in altri racconti l’amena località è stata tirata in ballo a forza.

Tutte piccolezze che non mi fanno cambiare idea sulla qualità del racconto.

13Intimità Empty Re: Intimità Lun Giu 21, 2021 10:38 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Aut*

Il tuo è sicuramente un racconto intimo ma lo è fin troppo per me. Mi sono sentito per gran parte della lettura fuori da ogni dinamica come se non riuscissi a capire il linguaggio dei personaggi. Inoltre la prima lettera non aiuta perché l'ho trovata troppo lunga e didascalica. Quando poi parte lo scambio è come se non riuscissi più a entrare in connessione con i tuoi personaggi. 
Ti ringrazio e ti faccio i complimenti per aver superato uno step così difficoltoso.

14Intimità Empty Re: Intimità Mar Giu 22, 2021 10:17 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Caro aut*, quando ho visto il titolo, come [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] mi sono ricordata di un settimanale che mia madre ha comprato per tanti anni. Ricordo le letture delle novelle, molte dichiarate storie vere, in cui si palesavano frasi forti come “baci appassionati pieni di sensualità”, “fare l’amore”...  anche in letture popolari.
Mia mamma faceva finta di niente, se le leggevo: meglio far finta di niente che trovarsi di fronte a domande allora imbarazzanti. Ricordo la lettera di una ragazza che scrisse al direttore del giornale per chiedere i sintomi di una eventuale gravidanza! Ricordi. Anch’io chiedo venia per la digressione, ma evidentemente il titolo è azzeccato.
Questo scambio epistolare, anche se non c’è un filo che lega le lettere che ne agevoli la visualizzazione temporale, assomiglia molto ad una serie di monologhi: in effetti ogni lettera che non sia una semplice serie di informazioni sul quotidiano, è un monologo, cui affidiamo talvolta le parole che non riusciamo a dire alle persone, anche quando si tratta di parlare di una gita, di una serata no...
Tra le pagine ho trovato anch’io molta poesia, molte emozioni, da qui l’impressione che sia stato affidato ad una serie di lettere l’intimità che avrebbe potuto dare origine anche ad un bel racconto intero.
Forse, come scambio epistolare, la prima lettera è molto lunga, che avresti potuto suddividere in più parti, ma comprendo anche quante cose volevi far dire al tuo personaggio, subito, per farci entrare in intimità.
Penso che prima di redigere la cinquina lo dovrò riprendere.
Per il momento è un bel lavoro, non facile gestirne l’insieme. Complimenti.

Sui paletti non voglio dilungarmi più di tanto: sono stati inseriti nel racconto in giusta misura.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

15Intimità Empty Re: Intimità Mar Giu 22, 2021 10:33 pm

miichiiiiiiiiiii

miichiiiiiiiiiii
Younglings
Younglings

Ciao, inizio subito col dirti che il titolo è una gran illusione (sempre secondo il mio punto di vista), mi sarei aspettata molta più intimità anche in altri sensi, poi credo che la prima lettera sia troppo lunga e pesantuccia.
Riguardo la forma epistolare ci sono parecchie cose da dire, per esempio non ha senso non datare le lettere, perché tra l'altro è anche molto importante sapere dopo quanto tempo ritorna la risposta, poi non so se per distrazione o disposizione scelta da te qualche volta fai diversi spazi inutili e altre non vai a capo quando invece dovresti.
L'insieme delle lettere è un po' confusionario e vago.
Non trovo comunque altri particolari errori...

16Intimità Empty Re: Intimità Mer Giu 23, 2021 11:35 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Credo che la lunghezza e l'eccessiva narrazione della nella prima lettera penalizzino parecchio l'efficacia del racconto. Non la sua qualità, perchè quella è evidentemente alta, ma quanto vuoi lasciare al lettore. Che rimane spiazzato anche da un finale che non c'è... Piccole istantanee di un periodo di vita che vengono mostrate a chi ti legge.
Putroppo non mi ha convinto del tutto, anche se resta un buon lavoro.
Complimenti.
Grazie


______________________________________________________

I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

17Intimità Empty Re: Intimità Ven Giu 25, 2021 11:32 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Mi ha colpito la delicatezza del registro linguistico usato, molto emozionale, molto tarato sul non colpire duro il lettore, neppure nei passaggi potenzialmente più duri, come quello di Marcello.
Una scelta evidentemente precisa che, azzardo, è anche parte della sensibilità personale dell'autore.
Mi è piaciuto altresì il buon tratteggiare della storia attraverso queste lettere, che sì, forse sono più un racconto mascherato da lettere, ma fanno comunque il loro dovere senza stridere.
Mi sono perso in qualche punto nel trittico di mani scriventi, ma ho recuperato.

La formattazione, a livello formale, non è perfetta. C'è anche qualche espressione che non mi convince del tutto, una su tutte: impenetrabilità e noia come un museo egizio.
Diavolo, non sarà un ambiente vivace, ma il museo egizio per me è una figata assurda. Very Happy

E' stata una lettura molto piacevole e delicata, nonostante il mio poco empatizzare coi protagonisti. Voglio dire, il periodo che ho passato in caserma a Foligno lo ricordo con grande affetto, la differenza, me ne rendo conto, è che non mi ci aveva obbligato nessuno (la leva obbligatoria per la mia generazione non esisteva già più).

18Intimità Empty Re: Intimità Ven Giu 25, 2021 12:27 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Caro Autore,
molti passaggi sono veramente poetici, delicati, intimi.
Però trovo le lettere poco collegate e la mancanza di una scoria che colleghi i diversi episodi che vengono raccontati.
L'ho letto con piacere... ma a pezzi, con immagini che rimangono impresse ma che restano un po' isolate.

19Intimità Empty Re: Intimità Ven Giu 25, 2021 12:57 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao.
La descrizione dello stato d’animo di un ragazzo di quell’epoca che affronta il servizio militare mi sembra più che veritiera.
Il disagio di questo ragazzo viene fuori dal fatto che fa uso di amfetamine(?): Ho nascosto nello zaino le pillole per dimagrire e pure se scheletrico quando sono a pezzi ne mando giù una.
e va con altre donne, pur fidanzato con Irene, a cui chiede il permesso di amarla.
 
C’è lo smarrimento, il senso di libertà, la complicità con gli altri e poi questo triangolo amoroso che non si chiude.
 
Alcune cose non mi sono chiare, forse perché, come hanno detto anche altri, da tanta intimità inevitabilmente si viene esclusi.
 
La prima lettera è veramente troppo lunga, a discapito delle altre in cui magari avresti potuto spiegare meglio alcune cose.


...è come se il mio dolore tremendo per l’epilessia di Marcello fosse stato qualcosa di eroico.
Questa non l’ho capita.
Perché la partecipazione a un dolore, l'essere sensibile per un amico che soffre viene interpretata come un atto eroico?
insomma, far entrare tutto, con certi paletti, non era proprio facile!

20Intimità Empty Re: Intimità Ven Giu 25, 2021 4:08 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

"si conquista la stessa impenetrabilità e noia di un museo egizio."


Per carità, de gustibus.  Crying or Very sad




"Fortunato tu te ne stai a Pettinengo,"



"Fortunato tu, che te ne stai a Pettinengo,"





"Quando ho iniziato a leggerlo mi sono presa una mezza sbronza con il vino della mensa"


"Quando ho iniziato a leggerlo mi sono preso una mezza sbronza con il vino della mensa"



Il soggetto è Andrea, non mezza sbronza (c. oggetto). Vino della mensa? Metanolo della mensa. Prost






"Come se quello fosse per noi un diritto, farci dare retta."



"Come se quello fosse un diritto: farci dare retta."



"per noi" a mio gusto è superfluo, c'è già il ci di farci.




"Il giorno dopo avevo la camicia già madida di sudore"


Pignoleria: non credo che l'aggettivo "madida" possa essere applicato a un tessuto. Qui ci stava bene "camicia pezzata".




"La zuccheriera alla portata di chiunque."



Chiedo venia, ma questa proprio non l'ho capita.




"non ne potevo più del  ‘bibitone’ della mensa."


Latte o caffè mischiati con bromuro. Una leggenda durante la leva.




"‘Il tuo amico Marcello ha avuto un grave attacco epilettico,"



Mi spiace contraddirti, nell'ultima lettera dici che Marcello è ritornato in caserma. Non poteva essere, con un attacco epilettico sarebbe stato riformato seduta stante.




"A me quando facevi la ribelle durante l’occupazione della scuola, eri sembrata esagerata."



"Quando facevi la ribelle durante l’occupazione della scuola, mi eri sembrata esagerata."


Secondo me sta meglio, ma sarebbe bastata soltanto una virgola dopo "A me," per dare alla frase un'intonazione più corretta.




Orbene, intanto il titolo lo trovo molto pertinente alle missive riportate. Per giustificare quanto dico cito la lettera di Giulio a Irene. Alla faccia dell'amico che se ne sta rinchiuso in caserma a Palmanova! In generale, comunque, si tratta veramente di lettere molto intime tra gli scriventi.


Come ti hanno già segnalato, la formattazione è veramente pessima, ma si può migliorare. Come ha notato  [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link], le date sono incomplete, ci manca il giorno. Avresti fatto meglio a non metterle del tutto. Inoltre: Cara Irene, a capo; Caro Andrea, a capo. O no?


Nel complesso comunque la lettura è stata piacevole. Hai ben reso lo stato d'animo di Andrea "costretto" al servizio militare. Hai altrettanto ben reso tutta la lealtà di Irene nei confronti di Andrea, nonostante l'incursione mandrillesca dell'amico Giulio. Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se Andrea avesse saputo della loro "gita".


In ultimis, una considerazione puramente personale che, devo ammetterlo, mi ha un poco allontanato dal tuo racconto. Capisco quegli anni difficili e particolari, ma perché tutta questa avversione per il servizio militare obbligatorio? Io sono stato uno degli ultimi, penso, a farlo obbligatoriamente. A vent'anni che voglia hai di andare appresso a un manipolo di esaltati (non tutti erano così, per fortuna) che ti urlano dietro? Ma l'Italia chiamò e l'ho fatto senza tante storie. Ecco, lo rifarei cento volte. Anzi, dico di più, servirebbe più adesso che allora, in quanto a valori universali, disciplina ed educazione. Ribadisco, pensiero mio eh.

21Intimità Empty Re: Intimità Ven Giu 25, 2021 7:03 pm

gdiluna

gdiluna
Younglings
Younglings

Di queste lettere mi hanno colpito l'effusione di immagine poetiche fortemente emotive e la "freddezza" della narrazione degli eventi. Amori, tradimenti, "eroismi", amicizie, sono raccontate come se fossero visti in un esame microscopico, o necroscopico? Non saprei dirti che cosa mi ha suscitato questa impressione, forse solo il fatto che non sono riuscito ad essere coinvolto. Ho fatto il militare pochissimi anni dopo ma qualcosa non quadra tra i miei ricordi e il tuo racconto: "lezione di scienze militari"? Quindi un allievo ufficiale che insegna Guccini e fa gite con un caporale? "Al bar non riesco a pagarmi un caffè"? Quindi davvero è un AUC e accetta il caffè pagato dal soldato barista? Forse sono solo dettagli ma mi hanno staccato dallo scorrere della storia, forse anche perché una "storia" non c'è; non che sia obbligatorio ma aiuterebbe.

https://parolemiti.net/

22Intimità Empty Re: Intimità Sab Giu 26, 2021 10:14 am

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Sono partito un po' prevenuto, devo ammetterlo. Non amo molto il racconto epistolare. E all'inizio ho sentito il freno a mano un po' tirato, come se l'autore fosse costretto in uno spazio troppo piccolo per le sue capacità, come se in quelle condizioni fosse più difficile raggiungere quell'intimità del titolo, quasi una dichiarazione di intenti. Ma poi ci riesce, alla fine la bravura e la capacità di creare un rapporto intimo con il lettore prevalgono. Se devo trovare un difetto al racconto è che è un po' sbilanciato. Molto spazio alla prima lettera e poi le altre più brevi, un fuoco incrociato a creare un triangolo che da sostanza alla trama ma che forse non aggiunge nulla in termini di intensità, e finisce persino per distrarre un po' da quelli che sono i pregi, dalla qualità della scrittura e certe immagini che ti si piantano come un chiodo nella testa. Nel complesso l'ho letto con grande piacere. Funziona perché mi da l'impressione di non inventare nulla e che molte siano esperienze di prima mano, sensazioni recuperate dal passato. Piaciuto.


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23Intimità Empty Re: Intimità Lun Giu 28, 2021 10:34 pm

Arianna 2016

Arianna 2016
Maestro Jedi
Maestro Jedi

L’impressione che ho è che le lettere di Andrea riportino la reale esperienza autobiografica dell’autore nel periodo della leva militare. Ci sono sensazioni di tristezza, di solitudine, di lontananza da casa e di abbandono che mi sembrano molto reali e vissute.
Addirittura mi sembra vero il sogno della mucca.
La lettera di Giulio a Irene invece sembra molto un espediente narrativo per raccontare dei fatti al lettore.
La resa complessiva del racconto viaggia tra alti e bassi: belli, personali e poetici alcuni particolari, l’insieme però rimane un po’ dispersivo. Da un certo punto di vista, d’altro canto, questo rende il racconto più “aderente alla realtà”, perché appunto la realtà non è mai costruita a tavolino in modo coerente, ma è un insieme di particolari che, semplicemente, accadono.
Le mie frasi preferite:
- pezzi umiliati dall’età e dal volume basso
- non ci sono tende alle finestre ed è entrato ordinato tutto il paesaggio
- Lui ha rilevato la mia quota d’affetto
 
Invece non mi ha convinto definire Pettinengo “un’oasi di pace che irradia cultura, amicizia, serenità e belle ragazze”: mi sembra davvero un po’ forzato, poi magari Phoenix e Midgard mi correggeranno.
 
I paletti sembrano un po’ incastrati a forza, ma ci sono.
Ci sarebbe da sistemare qualcosa nella forma.

24Intimità Empty Re: Intimità Mar Giu 29, 2021 11:29 pm

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Molto bello, davvero ben scritto. Dal punto di vista della struttura è da evidenziare, almeno secondo me, che la prima lettera si divora le altre, non solo come lunghezza, ma come stile, immagini e contenuti. Tutta la composizione risulta quindi sbilanciata e il racconto, invece di salire di toni, cala. Certo, ricercare un perfetto andamento in un racconto che racconto non è, mi rendo conto, è una pretesa eccessiva, ma non posso farne a meno. Finita la lettura mi rimangono dentro delle belle immagini, certo, ma poco di organico, e il messaggio principalmente (se c'è) si perde. Un autore ottimo un poco vittima del genere, ecco, a cui secondo me si è appoggiato troppo, avrebbe dovuto essere più ribelle.
Alla prossima


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25Intimità Empty Re: Intimità Gio Lug 01, 2021 9:15 am

Hellionor

Hellionor
Admin
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Alla terza rilettura mi sento di dire che la prima lettera probabilmente era da sola il tuo racconto ma non era aderente al genere e quindi hai inserito delle "risposte" alla lettera principale. Purtroppo c'è poco equilibrio nel testo.
Una lettera iniziale piena di tutto e piena del tuo protagonista, lunga lunga, molto intima ecco. Poi ci sono le altre lettere, che diventano quasi invisibili sotto l'ombra della prima.
Al di fuori dei paletti ti direi di rivoluzionare tutto, trasformare il racconto epistolare in racconto in prima persona (che di certo è un genere che ti è più congeniale), eliminare le altre lettere e descrivere gli episodi con una voce narrante unica.
Ora, ripeto, per quanto il testo sia scorrevole e ci siano immagini notevoli e metafore poetiche, resta un racconto sbilanciato.
A rileggerti
Ele

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