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Il campionato più bello del mondo
(doveva correre l’anno 2010 e per i mondiali mega schermo in mensa, permessi per orari elastici causa partite... la sottoscritta a tenere a bada quattro telefoni...)
Quanto costa un pallone? Poco, se hai il portafoglio ben imbottito.
Un'enormità se con la stessa cifra una famiglia può sopravvivere per sei mesi.
Quanto costano un paio di scarpette da calcio, anche di una sotto-sotto-marca?
Niente. Non costano niente perché Jabu non solo non se le può permettere, ma non saprebbe neanche dove comprarle.
Jabu vorrebbe giocare a pallone, ma non ha tempo: deve lavorare.
I fuoristrada dell'Hotel Lion devono sempre essere puliti e lucidi per le foto che i turisti mostreranno ad amici e parenti al ritorno dal loro "avventuroso" viaggio nel cuore dell'Africa.
Però appena può una partitella con un vecchio pallone sgonfio e due rami per porta, magari in mezzo ad una stradina polverosa, non se la lascia scappare. Gli amici fanno a gara per averlo nella propria squadra: il gioco di piedi di Jabu è fenomenale e quando lui scende in campo - si fa per dire - non c'è storia.
IERI
Un anno fa Jabu, nel parcheggio dell'Hotel, ha scambiato qualche tiro al pallone con il viziatissimo figlio di Mr. Rossetti, e anche se scalzo, ha avuto partita vinta, anche con il pallone di cuoio con cui il ragazzo si pavoneggiava.
Rossetti jr si era divertito molto, Jabu aveva avuto una bella mancia e nei giorni seguenti i due ragazzi, con il linguaggio internazionale del gioco, avevano organizzato qualche partita con il personale dell'albergo e con altri ospiti.
Rossetti Senior aveva debitamente documentato le partite e un suo amico di Milano, vedendo le prodezze di Jabu, è riuscito a farlo arrivare in Italia.
I piedi di quel ragazzo avrebbero camminato su un tappeto di euro.
OGGI
Jabu è spaesato. C'è freddo e nebbia, il sole non scalda, la gente parla e lui non capisce. Non ha amici. Deve mettere le scarpe anche per stare in casa, e la casa – una sorta di collegio – ha piccole finestre che danno su strade puzzolenti e rumorose. Non si vede un solo albero lì intorno.
Ogni giorno deve giocare a pallone, per ore e ore: hanno trovato un ragazzo – Malik - che parla la sua lingua. Malik è contento: per pochi euro e due pasti al giorno tutto quello che deve fare è tradurre per Jabu gli ordini dell'allenatore.
Ma Jabu non si diverte più.
Ogni domenica ci sono le partite importanti, da studiare davanti alla TV, le partite di riscaldamento con gli eroi del campionato, ma le gambe hanno perso la voglia di correre, le scarpette non gli fanno sentire il tenero e il fresco dell'erba.
Jabu poi non capisce perché alla fine della partita non si può far festa tutti insieme, ma si parte su pullman diversi, guardandosi in cagnesco.
Lo hanno rimandato al suo paese, quasi senza salutarlo, insieme ad un sogno infranto, regalandogli magliette e scarpette. Ma le scarpette restano nella loro bella scatola: sulle strade polverose si gioca meglio a piedi scalzi.
Piedi scalzi, sorrisi e un tuffo giù al fiume: il più bel campionato del mondo.
Niente trofei ma una contagiosa allegria. Anche per il pallone sgonfio.
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Susanna: è passata una settimana e il calcio alla TV continua a lasciarmi indifferente.
Mi piace di più scrivere, storie strane con personaggi strani ma normali. Come voi.