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Il pomo di Eva Empty Il pomo di Eva

Messaggio Da Different Staff Mar Lug 27, 2021 10:22 am

Torino, domenica 3 novembre 1929 ore 08:30
 
TARIFFARIO PRESTAZIONI
 
SEMPLICE… ₤1,50
DOPPIA… ₤2,50
¼ D’ORA… ₤3,16
½ ORA ….₤5,00
ASCIUGAMANO E SAPONE ₤0,5
 
ORD.  N 871 ANNO 1929 (VIII) E.F.
 
Aurelio De Santis, maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, chiude l'ombrello, spinge il portone di legno ed entra nella villetta a due piani in stile liberty.
A quell'ora del mattino la casa di tolleranza "Il Pomo di Eva" di Corso Raffaello è deserta.
Appena mette piede nell'ingresso, il silenzio viene interrotto dalle note di "Giovinezza".
Sposta lo sguardo su un'elegante voliera in ferro battuto alla sua destra.
 
“Nella vita e nell'asprezza
Il tuo canto squilla e va…"
 
Un merlo indiano, nero come le camicie celebrate da quella marcetta, gli dà il suo personale benvenuto.
«Maresciallo!»
Una donna scende con passo pesante la scala che porta al piano superiore, ansimando.
«Meno male che siete qui! Vi ho fatto chiamare non appena… Mon Dieu, che tragedia!»
De Santis riconosce Madame Estelle, la tenutaria. Cinquant’anni portati male, altrettanti chili di troppo e un pallore che, nonostante il belletto, mette in bella evidenza le occhiaie scure.
«Dov’è?» chiede.
«Fuori, al lavatoio. Suivez-moi, vi faccio strada.»
In città corrono voci che Madame Estelle sia un’ex ballerina del Moulin Rouge caduta in disgrazia. Secondo De Santis, invece, è tutta una farsa. La ruffiana è francese tanto quanto lui e, al massimo, potrà aver ballato alla festa di San Giovanni.
Escono in cortile e si dirigono verso un capannotto in muratura che funge da lavanderia a uso domestico.
Appena entrato nel lavatoio, il maresciallo nota Alfredo Nobili, il medico del paese. Sta fumando appoggiato a un grosso lavabo in marmo ma, quando lo scorge, spegne il toscano e lo saluta.
«Maresciallo, buongiorno. Venga, da questa parte.»
De Santis apprezza che il dottore abbia usato il "lei" invece del "voi" tanto amato dai membri del Partito. Il medico si dirige verso uno sgabuzzino alto più di due metri e mezzo e abbastanza profondo, ricavato da una nicchia nel muro.
«È qui. Non l'ho spostata, mi sono limitato a misurare il polso per verificare il decesso.»
Dentro lo sgabuzzino, appeso a una trave, c'è il cadavere di una giovane donna.
«Mi aiuti a tirarla giù, per cortesia dottor Nobili.» La liberano dalla corda e la adagiano sul pavimento in pietra.
«Che peccato, una ragazza così bella!» commenta il medico.
De Santis annuisce. È davvero una delle ragazze più belle che abbia mai visto. Alta, mora. Un viso d'angelo e due gambe che non finiscono mai.
Nobili la esamina in cerca di contusioni e ferite, soffermandosi sul collo.
Il maresciallo, invece, ne approfitta per ispezionare meglio lo sgabuzzino.
Carponi tra tinozze, saponi e asciugamani puliti, nota un oggetto metallico luccicare a terra.
«Questo di chi è?» In mano stringe un orecchino ovale, del diametro di un paio di centimetri.
La tenutaria si avvicina.
«Non lo so. Qualcuna delle ragazze lo avrà perso.»
De Santis lo osserva, poco convinto. Non che lui se ne intenda di gioielli, è roba da donne, ma sa distinguere i preziosi dalla bigiotteria. Quello che ha in mano sembra proprio oro, con incastonata al centro un'elegante pietra rosso scuro, probabilmente granato. Non il genere di cose che una prostituta indosserebbe.
«Signora, potrebbe mostrarmi la stanza della ragazza?»
«Certo, andiamo di sopra»
Escono dal lavatoio e, fatti pochi passi, il maresciallo nota che la recinzione della proprietà è interrotta da un cancelletto di ferro alto circa un metro e trenta.
«Questa cos’è, un’entrata di servizio?»
«Sì, lo era quando hanno fatto costruire questo immobile, ma io la tengo sempre chiusa a chiave.»
De Santis saggia la tenuta del cancello. È mezzo marcio, volendo lo si potrebbe aprire con un paio di calci ben assestati. In ogni caso, riflette, un uomo abbastanza giovane e di media statura non avrebbe alcuna difficoltà a scavalcarlo.
 
La stanza della vittima si trova al piano superiore della villetta.
Non è grande ma, all'apparenza, decorosa e pulita. L'arredamento è essenziale ma non privo di eleganza. Un letto in ferro battuto, due comodini e un armadio a due ante posto di fronte al letto. Di fianco all'armadio, una consolle con specchiera.
Non si può dire che lì dentro regni l'ordine ma non c'è nulla che faccia pensare a una colluttazione.
Negli stipi della consolle, gli attrezzi del mestiere. Cipria, rossetti, belletti di ogni tipo. Ma anche orecchini (questi sì, di bigiotteria) preservativi e olio lubrificante.
Nell’ultimo cassetto, qualche lettera ricevuta dalla famiglia e un taccuino per annotare le piccole spese.
Le lenzuola sono in disordine, ma si tratta pur sempre della stanza di una prostituta. No, per quel che De Santis può vedere, qui non ci sono segni di colluttazione o violenza. Nessuna traccia di sangue o altro che faccia pensare che la vittima sia stata uccisa lì.
 
«Spiegatemi un po'...» dice il maresciallo seduto alla consolle in stile Impero posta all'ingresso della casa di tolleranza, «come si chiamava la ragazza e quanti anni aveva?»
«Si chiamava Rosaria, il cognome non lo so. Aveva ventun'anni ed era meridionale. Siciliana, credo.» risponde Madame Estelle.
«Chi l'ha trovata?»
«L'ha trovata la signora.» interviene Nobili. «Io sono arrivato stamattina, poco dopo le 8:30 per i controlli periodici. Sa, il rispetto delle norme igieniche, le condizioni di salute delle regazze...»
«Sì, vada pure avanti»
«Quando ho chiesto alla signora di chiamare le ragazze per la visita medica, sono scese tutte tranne Rosaria.»
«Pensavo che fosse nella sua stanza a riposare, come le altre.» puntualizza la tenutaria «Ma non c'era.»
«E allora che ha fatto?»
«Sono scesa a controllare se fosse al lavatoio. È stato allora che ho visto lo sgabuzzino semiaperto.»
De Santis prende una delle nazionali senza filtro che porta sempre con sé e la accende.
«Da quanto lavorava qui?»
«Dodici… no mi scusi, tredici giorni.»
«Ne è sicura?»
«Bien sûr, tra due giorni ci sarà il cambio.»
«Il cambio?»
«Le ragazze, vous savez, ogni quindici giorni le cambiamo. Vanno a lavorare da un'altra parte e arriva un nuovo gruppo che le rimpiazza. Per evitare indiscrezioni e problemi, lei capisce.»
Certo che ha capito. Le ragazze non fanno in tempo a conoscere i clienti abituali che subito vengono mandate a esercitare altrove. Quale migliore garanzia di discrezione e riservatezza?
«Quindi non è possibile che Rosaria possa avere incontrato un cliente diciamo… troppo assiduo, uno che si fosse invaghito di lei?»
«Mais non, lo escluderei.»
«Quante sono le ragazze che lavorano qui?»
«Cinque. Sei, con la povera Rosaria.»
«Le vada a chiamare, vorrei interrogarle. Una alla volta, se non le dispiace.»
Mentre Madame Estelle sale di nuovo le scale, non senza difficoltà, il dottor Nobili si rivolge al maresciallo con un filo di voce.
«Maresciallo, dovrò eseguire un'autopsia ma posso già dirle che non si tratta di suicidio.»
«Come lo ha capito?»
«Ha le vertebre cervicali fratturate, ma gli ematomi presenti sul collo non sono compatibili coi segni che la corda avrebbe dovuto provocare.»
«Significa che quando gliel’hanno stretto alla gola era già morta?»
«Esatto. Il sangue non scorreva più.»
De Santis non ne è stupito. Anche a lui quella faccenda è sembrata da subito molto strana. Perché suicidarsi proprio in quello sgabuzzino, per quanto alto e capiente, quando si ha a disposizione la propria stanza?
«E con cosa sarebbero compatibili i lividi, secondo lei?»
Il dottore apre la mano destra mostrando le cinque dita aperte.
«Pensa che l'abbiano strangolata?»
«Sarò più preciso dopo l'esame autoptico ma sì, gli ematomi a mio parere sono stati provocati da mani che hanno stretto con forza, fino a ucciderla.»
 
De Santis congeda l'ultima ragazza con un cenno della mano. Dagli interrogatori non è riuscito a ricavare granché.
Rosaria, in vita, sembra essere stata un tipo solitario e riservato, poco incline a socializzare con le "colleghe", se così le si può chiamare. Le ragazze non si sono mostrate troppo addolorate per la sua scomparsa, a dire il vero. Sembra che tutte quante, chi più chi meno, provassero nei suoi confronti una sorta d’invidia di cui al maresciallo, per il momento, sfuggono le motivazioni.
«Direi che qui ho finito. Prima di andare, però, avrei bisogno di sapere chi è stato l’ultimo cliente di Rosaria.»
«Maresciallo, per questioni di riservatezza io non posso…» Madame Estelle impallidisce ancora di più.
«Signora, ho bisogno di quel nome. Lo devo sentire come persona potenzialmente informata sui fatti, non è accusato di nulla, al momento.»
«Ma si tratta di un cliente, comment dire, particolare.»
«Forse non sono stato chiaro. Se non mi fornisce quel nominativo sarà lei a essere accusata di intralcio alla giustizia.»
La donna rassegnata, prende un pezzo di carta e scarabocchia un nome.
Il maresciallo appena lo legge, serra le labbra emettendo un flebile "uhm".
«Devo tornare in caserma adesso. Lei si tenga a disposizione e se le viene in mente qualcos'altro me lo faccia sapere.»
De Santis recupera il cappotto dall'attaccapanni all'ingresso. Ha appena cominciato ad allacciare il primo bottone quando:
“Suoni la tromba, intrepido, io pugnerò da forte, bello è sfidar la morte gridando libertà...”
il merlo indiano comincia a cantare.
«Le piace Bellini?» domanda stupito che una donna di quel mestiere si interessi all’opera.
«Chi?» chiede Madame Estelle.
«Bellini. La sua gracula ha appena cantato una famosa aria da I Puritani.»
«Ah non, pas du tout. Non gliel'ho insegnata io, neanche so chi sia questo Bellini. Avrà sentito qualche cliente che la cantava, ripete tutto quello che ascolta.»
 
 
Domenica 3 novembre 1929, ore 16
 
Aurelio De Santis è seduto alla scrivania. La pioggia batte insistente sulle vetrate della caserma. Fa accomodare l'uomo vestito di nero mentre pensa a come cominciare il discorso.
«Signor prevosto, l'ho fatta convocare per una faccenda molto delicata. In primo luogo, voglio rassicurarla. Questo è un colloquio strettamente riservato e quanto mi dirà non uscirà da questo ufficio.»
L'uomo lo interrompe con un gesto della mano.
«È per quella faccenda della ragazza morta al Pomo di Eva, vero?»
De Santis annuisce, sollevato che il parroco sia andato subito al punto.
«Sì. Ammetto, non senza un certo imbarazzo, che quella sera ero lì. E che ho avuto, diciamo, un incontro con la ragazza.» continua il sacerdote.
«Signor prevosto…»
«No. Mi faccia finire, maresciallo. È vero, ho peccato e di questo renderò conto a Dio, quando sarà il momento. Ma giuro su Nostro Signore che non ho ucciso io quella poveretta.»
Il colloquio viene interrotto da due colpi alla porta. Il piantone di turno si affaccia, costernato.
«Maresciallo, mi scusi, c'è una telefonata per lei. Il signor podestà.»
 
 
Domenica 10 novembre 1929
 
Che il prevosto avesse un debole per il sesso femminile e non disdegnasse una visita al Pomo di Eva, di tanto in tanto, era il classico segreto di Pulcinella.
Ma cosa poteva averlo spinto a uccidere Rosaria? Forse la ragazza lo stava ricattando? Però, se le cose stavano così, perché non rivolgersi a Madame Estelle, invece di strangolarla? No, il ricatto non lo convinceva del tutto come movente. E poi non aveva nessuna prova. 
«Aurelio? Aurelio, mi stai ascoltando?»
 De Santis torna di botto sul pianeta Terra e si trova di fronte sua sorella, intenta a sparecchiare.
«Come?»
«Ti ho chiesto se vuoi un caffè.»
«No grazie, a posto così. Complimenti per la cena, era tutto buonissimo.»
«Sei distratto stasera. Problemi al lavoro?»
Esce sulla veranda e si accende l'ennesima nazionale.
Ha mentito. Non è stanchezza la sua, ma preoccupazione.
Il podestà gli ha telefonato in caserma ben quattro volte negli ultimi cinque giorni. Non vuole scandali e preme affinché la morte di Rosaria venga archiviata al più presto come suicidio. Ma è fin troppo chiaro che quella ragazza è stata ammazzata. L'autopsia ha confermato lo strangolamento e sta a lui trovare il colpevole. Solo che, a una settimana dal ritrovamento del cadavere, ancora non sa dove sbattere la testa.
In cortile, suo nipote Riccardo sta aggiustando la sua Bianchi.
«Bella, vero zio?» gli fa il ragazzo, dando una pacca sul manubrio della bici.
Il maresciallo tira una lunga boccata di fumo.
«Non sei di molte parole stasera. È per l'omicidio di Rosaria?»
«E tu che ne sai, la conoscevi?»
«Sì e no.»
«Che vuol dire?»
«Eh zio, bella com'era la conoscevano tutti in città. Almeno di fama.»
De Santis squadra il nipote. Ha già diciott’anni, anche se sua madre lo vede ancora come un ragazzino con le braghe corte. Non si stupirebbe se anche lui, sporadicamente, usufruisse dei servigi del Pomo di Eva.
«Senti zio, se ti dico una cosa prometti che non ne parli con mamma?»
Il maresciallo lo incita a proseguire con un gesto della mano.
«Ecco vedi, io e i ragazzi, una volta a  settimana facciamo una gara.»
«Una gara?»
«In bicicletta. Si parte da Porta Palatina, chi arriva primo a Corso Raffaello vince.»
«E cosa vince?»
«I soldi di una marchetta.»
«Ah. E tu vai… voglio dire, vinci spesso?»
«Sono un buon corridore, lo sai.» sorride Riccardo»
«Però dicono che uno di noi si sia fatto un po' prendere negli ultimi tempi.»
«Spiegati meglio.»
«Sembra che questo mio amico avesse perso propriola testa per Rosaria e che lei ricambiasse. Tanto che si vedevano tutte le sere dopo che lei… insomma dopo che aveva finito di lavorare.»
«Sono voci o notizie certe?»
«No, me lo ha confidato proprio lui.»
«E chi sarebbe questo amico?»
«Doro. Doro Ferraris.»
 «Il figlio del podestà?»
 
 
Lunedì 11 novembre 1929
 
Teodoro Ferraris, detto Doro, un armadio alto un metro e novanta, fa quasi impressione. Rannicchiato al tavolo della cucina di casa sua, si direbbe un bambino troppo cresciuto.
«Giuro che non sono stato io.»
Il maresciallo, seduto davanti al ragazzo, sorseggia malvolentieri una tazza di carcadè. Il “tè degli Italiani”, a lui sembra solo una brodaglia troppo dolce. Gli è stato offerto per pura cortesia, ma è chiaro che la sua visita non è affatto gradita.
«Io Rosaria la amavo. Non avrei mai potuto farle del male.» continua il giovane.
Pam!
Uno schiaffo risuona,implacabile, sulla guancia di Doro
«Ma non ti vergogni?» Sua madre, Adele Giraudo in Ferraris, un donnone di 170 cm, muscoli da massaia e spalle da facchino, inveisce contro il figlio. «Non ti rendi conto che stai coprendo la tua famiglia di ridicolo e di vergogna? Amare una donna di malaffare, sei uscito di senno?»
Doro si massaggia la guancia.
«Mamma…»
«Taci, che come ti ho fatto, ti disfo.»
«E voi?» punta il dito contro De Santis, «Come vi permettete di venire a gettare fango su una famiglia rispettabile come la nostra?»
«Signora cercate di calmarvi.» il maresciallo posa la tazza.
«E anche tu, puoi stare tranquillo» dice al ragazzo. «Come ho già detto non sei accusato di nulla, voglio solo sapere qualcosa in più di te e Rosaria. Anzi, che ne dici se usciamo fuori? Ti offro una sigaretta.»
Sulla veranda, Doro sembra rincuorarsi un po’ e comincia a parlare.
«Maresciallo, mia madre non ci crede che io provi dei sentimenti per Rosaria. Secondo lei dovrei pensare solo a sposare una brava ragazza, che faccia quanti più figli possibile da dare alla patria. Perdoni la sincerità, ma io a volte non la sopporto proprio. È persino peggio di mio padre, con tutto che lui pensa solo alla sua carriera politica.»
De Santis annuisce. È noto che la "signora podestà" sia una fascista ancor più convinta del marito.
«Ma mi creda almeno lei,» continua Doro, «Io Rosaria l'amavo veramente. Avrei fatto di tutto pur di farle cambiare vita. Sarei stato disposto anche a lasciare la mia famiglia e la città, ma lei non ne voleva sapere.» conclude con le lacrime agli occhi.
Se il giovane Ferraris sta fingendo, è davvero un attore eccezionale.
«Quando l'hai vista per l'ultima volta?»
«La sera stessa della sua morte.»
«Vi incontravate al lavatoio, non è vero?»
Il ragazzo fa sì con la testa, imbarazzato.
«Quella sera avevamo anche avuto una piccola discussione.»
«Perché?»
«I soliti motivi. Lei diceva che dopo la sua partenza avrei dovuto mettere la testa a posto e sposare una donna onesta. E io non volevo che lei partisse.»
«Hai notato qualcosa di strano quella sera, qualcuno che si aggirava attorno al Pomo di Eva?»
«Sì. Adesso che mi ci fa pensare, mentre mi allontavo mi è parso di sentire qualcuno canticchiare. Ma ho pensato a qualche ubriaco che rientrava a casa.»
«Torniamo dentro ti va? Qua comincia di nuovo a piovere.»
 
«Maresciallo, ancora qui?» Adele esce dalla cucina, le mani sui fianchi.
«Signora, sto solo facendo il mio lavoro.»
«E fareste bene a occuparvi di faccende più importanti del suicidio di una sgualdrina.»
«Di cosa mi debba occupare io non sono affari che vi riguardino.» De Santis si accomoda sul divano del salotto.
«Ho bisogno di parlare anche con vostro marito, non vi dispiace se lo aspetto qui, vero?»
Il maresciallo prende, dal tavolino da tè, una cornice in argento con una foto che ritrae Il podestà e sua moglie il giorno del battesimo di Doro.
«Posso chiedervi una cosa, signora?»
Adele lo squadra spazientita, le braccia incrociate.
«Gli orecchini che indossate in questa foto, sono d'oro?»
«Oro e granato. Un cimelio di famiglia, perché?»
«Niente. Volevo fare un regalo a mia moglie.» De Santis esibisce un sorriso innocente. «Tra poco festeggiamo dieci anni di matrimonio e volevo farle una sorpresa. E siccome noi uomini di queste cose non ne sappiamo nulla…»
«Sono un pezzo unico. Li indosso solo in occasioni speciali.»
«Capisco. A proposito, lei e suo marito domenica sera dove eravate?»
«A teatro, a vedere l'opera.»
«Che opera davano?»
«I Puritani di Bellini»
«Interessante! E siete tornati subito a casa dopo la rappresentazione?»
«Sì. Ma non vorrà mica insinuare che...»
«Io non insinuo proprio nulla.»
Il maresciallo posa la cornice e un’idea comincia finalmente a balenare nel suo cervello quando:
“Suoni la tromba e intrepido, io pugnerò da forte…”
La porta si apre, il podestà Guerrino Ferraris entra in casa, canticchiando. Petto in fuori, mento all’insù, un’andatura che ricorda molto il passo dell'oca.
«Maresciallo, che ci fate qui?»
De Santis controlla di avere ancora abbastanza sigarette. La giornata si preannuncia lunghissima.
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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Lug 27, 2021 11:47 pm

Mi è piaciuto molto questo giallo d’epoca. Mi ha ricordato un po’ l’atmosfera del commissario Ricciardi di de Giovanni e il maresciallo De Santis ricorda un po’ il Brigadiere Maione di quella serie. Ho apprezzato molto la ricostruzione del periodo e di quel particolare ambiente che hai saputo descrivere assai bene. L’unica cosa di cui ho qualche dubbio è la comparsa delle sigarette “Nazionali”, che riterrei un po’ più recenti degli anni 20-30, ma potrei sbagliarmi.
Ragioni di spazio probabilmente ti hanno obbligato/a a sintetizzare la vicenda che, a mio avviso, merita un’estensione molto più ampia. Ci ho trovato materiale sufficiente per un vero e proprio romanzo giallo.
Qualche piccolo refuso, soprattutto nella seconda parte, ma la forma mi è parsa molto buona.
“mia madre non ci crede che io provi dei sentimenti per Rosaria”. Visto che Rosaria è morta, forse stava meglio “che io provassi”.
Ottimo lavoro.

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Messaggio Da Molli Redigano Mer Lug 28, 2021 12:03 am

Faccio un commento non in linea col regolamento perché sono un po' stanco ed è ora di andare a letto. Mi è piaciuto moltissimo. Chi è l'assassino: il podestà o la signora podestà?

Ci ritorno.
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Messaggio Da paluca66 Mer Lug 28, 2021 8:51 am

Car* aut* dimmi che non avevi già impostato questo racconto per il primo step e... non ti credo!
Scherzi a parte, luci ed ombre in questo racconto, (più luci che ombre, a dire il vero) come era già successo per il primo step: racchiudere un racconto giallo in così poco spazio costringe a delle scelte inevitabili e le tue sono in gran parte condivisibili. Forse avresti potuto sorvolare sulla parte riferita al parroco (quella che più di tutte mi ha fatto pensare che il racconto fosse già impostato per il primo step almeno a livello di idee), però è anche vero che in un giallo che si rispetti qualche sospettato in più oltre al colpevole ci vuole altrimenti che giallo è!
Il finale, invece, mi è piaciuto molto, hai lasciato sospeso il giudizio, libertà al lettore di scegliere chi sia il colpevole (personalmente penso siano stati entrambi, insieme), molto rischioso in un giallo ma ogni tanto bisogna pur rischiare...
Ottima la scrittura, i dialoghi, a un certo punto ho pensato di non trovare nemmeno un refuso, poi hai inserito una maiuscola in "che ritrae Il podestà" che mi ha fatto capire che sei uman* (o lo hai fatto apposta per farcelo credere?), splendida la ricostruzione dell'epoca.
Unico appunto? Possibile che il figlio del podestà si sia innamorato della bella Rosaria nel giro di così poco tempo? ma forse è solo perché io fatico a credere ai colpi di fulmine!

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Messaggio Da Petunia Mer Lug 28, 2021 9:52 am

Ciao Autor@

mi è piaciuto leggere questo piccolo giallo dal sapore dei tempi andati. Anche io ho notato una certa similitudine con una delle puntate del commissario Ricciardi e comunque non mi è dispiaciuto.
Buona la caratterizzazione dei personaggi e l’ambientazione.
Forse è un racconto che avevi progettato per il primo step, concorso anche con questa sensazione. Il prevosto, la prostituta è il genere ci sarebbero stati tutti. Ti è stato sufficiente introdurre il dubbio di una falsa identità da ballerina del Moulin Rouge e qualche battuta in francese e lo hai potuto spendere in modo molto intelligente.
Con 18000 battute certo hai potuto sviluppare meglio la trama anche se ci sarebbe spazio per farne qualcosa di più consistente.
Mi sarebbe piaciuto leggere gli interrogatori alle altre prostitute e magari avresti potuto instillare qualche dubbio in più sul lettore.
Rimane comunque una bella e piacevole lettura. Il racconto è scritto molto bene. Complimenti
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Messaggio Da Akimizu Mer Lug 28, 2021 11:30 am

Un amarcord del primo step. Scelta coraggiosa, visti i problemi che tutti abbiamo incontrato nello stringere un giallo in... No, aspetta, il primo step erano 12000 caratteri, qui invece si parla di 18000. E infatti si nota la differenza. Non ho sentito la costrizione, né la sintesi forzata. Nel racconto c'è tutto, non manca nulla. Due sole cose: la prima riguarda l'aspetto della ragazza uccisa. Mi pare la tua una descrizione un po' forzata, certo, nella morte si vede ancora che è bella, ma mi sarebbe parso più veritiero e sicuramente più d'impatto anche una descrizione più cruda del suo aspetto, che ne so, del volto livido, gli occhi fuori dalle orbite, della saliva ai lati della bocca, cose insomma che ti aspetteresti di vedere in un cadavere morto per strangolamento. La seconda cosa riguarda la testimonianza di Doro, capisco tutto, ma che non riconosca il padre che canticchia e lo confonda per un ubriaco mi pare troppo.
Per il resto mi è piaciuto immergermi nella lettura, è molto accurato come sintassi e come ambientazione, buoni anche i personaggi. Insomma, a me è piaciuto parecchio!
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Messaggio Da Antonio Borghesi Mer Lug 28, 2021 7:01 pm

Nel tuo giallo che scorre perfetto c'è, secondo la mia opinione, un inciampo: Nessuna traccia di sangue o altro che faccia pensare che la vittima sia stata uccisa lì. Ti ricordo che la vittima è stata trovata impiccata e addirittura strangolata. Perchè cercare tracce di sangue? Nulla che comunque incida su tutto il resto del testo che è di ottima fattura e con solo qualche piccolo refuso. Il finale aperto lascerà il dubbio su chi abbia ucciso la povera prostituta: il podestà, la moglie o entrambi? Il canto dell'animale parlante non risolve nulla. La coppia tornava insieme da Teatro. Io opto per entrambi. In effetti bisogna essere in due per impiccare un cadavere. Brav@
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Messaggio Da Fante Scelto Ven Lug 30, 2021 3:08 pm

Alle prime battute mi sembrava tutto troppo didascalico e impostato, come se si sentisse la mano dell'autore nell'impostare la storia con un taglio forzatamente anni '30.
Poi invece col progredire del racconto tutto si è amalgamato meglio e il risultato è stato molto più coinvolgente.
Credo che tu abbia gestito bene lo spazio a disposizione, creando un giallo che sfrutta ogni singolo carattere disponibile per adempiere a tutti i crismi del caso, e apprezzo anche il finale aperto, che così non ti ha obbligato a corse contro le battute per farci stare tutto quanto.
Insomma, narrativamente parlando ottimo lavoro.

Stilisticamente ci siamo. Lo stile è un pochino compassato ma si adatta bene al periodo storico. Come detto, inizia in un modo non molto soddisfacente, poi migliora a vista d'occhio e va che è un piacere.
Più o meno tutti i personaggi hanno la loro caratterizzazione e questo aiuta a visualizzarli.

Ho qualche dubbio di logica in alcuni punti, in particolare la faccenda del canto. Il lavatoio dove è avvenuto l'omicidio è nel cortile della casa, il merlo si trova nell'ingresso dell'edificio. Non ho chiaramente idea delle distanze effettive, ma se il merlo ha sentito la canzoncina dell'assassino, o era molto vicino o questi canticchiava davvero forte.
E canticchiare dopo aver appena ammazzato qualcuno non è il massimo, specie se stai cercando di dileguarti senza che nessuno ti noti.

A parte questo, il tuo mi sembra un ottimo lavoro.
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Messaggio Da Susanna Ven Lug 30, 2021 10:34 pm

Bel giallo, ricorda anche a me Di Giovanni, ma anche De Luca di Lucarelli.
Concordo che possa essere stato preparato per il primo step: forse non era ancora pronto ad essere letto, o magari fuori tempo massimo. Se l’aut* vorrà dircelo, sta bene. In ogni caso è un racconto ben strutturato, con un ritmo a mio parere adatto all’epoca, sia come metodologia di indagine che come approccio ad un delitto maturato in un ambiente così particolare, con frequentazioni spesso particolari.
Ho trovato un buon equilibrio tra narrazione e dialoghi, così come il peso dato ai particolari che soddisfino i paletti dello step.
Alla fine non ci dici chi è l’assassino e non mi è spiaciuto: ogni lettore sceglie il colpevole in chi magari gli sta più antipatico.
Devo dire che ero presa bene dalla storia che non mi sono accorta delle incongruenze che ti hanno segnalato altri commentatori: mi sa che devo stare più attenta oppure leggere da più sveglia. Il pomo di Eva 2802931698

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Messaggio Da gipoviani Sab Lug 31, 2021 12:25 am

Scrivere un bel racconto giallo è difficilissimo. Occorre avere una piccola idea geniale che chiuda il racconto e risolva il mistero in tempi rapidi. 
Di questo racconto mi piace tantissimo la prima parte. ben ritratta l'epoca e  l'atmosfera del fascio e delle case chiuse. Meno la seconda parte e la chiusura dal punto di vista giallistico. 
Ti manca quella idea geniale di cui sopra. L'indizio merlo canterino è, spero non me ne vorrai, un po' semplice se non vogliamo dire infantile. Andrebbe bene per una storia di Topolino, non per un un giallo per adulti.
Poi quale è il movente? Quelle donne nella logica dei borghesi si comprano e non si uccidono. Un po' di soldi e sarebbe partita un po' prima della quindicina. Qualche parola alla maitresse e ella avrebbe proibito a Rosaria di vedere il piccolo podestà.
D'altra parte sembra che lei fosse la prima a non voler caricare la storia fra lei e il giovane di troppi significati. 
Comunque mi sono divertito a leggerti, e questo per me è tantissimo.


Ultima modifica di gipoviani il Ven Ago 06, 2021 2:25 am - modificato 2 volte.

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Messaggio Da Ospite Sab Lug 31, 2021 9:46 am

Tra le somiglianze manca solo quella di Coliandro, lo vedo bene infiltrarsi tra le prostitute,
anche se lui non fuma.
Insomma un buon lavoro, veramente un buon lavoro, autore.
Tutti i personaggi sono ben caratterizzati.
La voce narrante composta.
Le immagini si avvicendano con calma inesorabile.
Il risultato è plateale, l'assassino, gli assassini vengono scoperti.
Il giuggiolone che ha provocato tutto scompare molto presto.
Ma pure questo è giusto.
Bravissimo.
Le Nazionali le fumavo sotto il militare, facevano schifo, erano forti e costavano veramente poco.
Quando mi offrivano una Marlboro, era come bere una coppa di champagne per uno abituato al Tavernello.

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Messaggio Da Arunachala Sab Lug 31, 2021 9:07 pm

anche questo è un bel pezzo.
ben scritto, scorrevole quanto basta, intrigante il giusto.
non ho notato errori di sorta, forse un paio di refusi e niente altro.
segnalo pure io il fatto che si cerchino tracce di sangue, anomalo, visto che la ragazza è appesa.
e trovo un po' strano che il figlio non abbia riconosciuto la voce del padre.
per il resto solo complimenti

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Messaggio Da ImaGiraffe Mer Ago 04, 2021 2:03 pm

Ciao Aut*

ti chiedo scusa ma è chiaro che questo sia un racconto riciclato dal primo step. Ma questo non è assolutamente un punto negativo. È scritto bene e la storia si sviluppa la meglio. Non ho molte critiche da fare al testo perché è stata una lettura piacevole di certo le battute in più ti hanno permesso di spigare meglio i fatti. 
Grazie e Complimenti.
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Messaggio Da Ospite Mer Ago 04, 2021 2:44 pm

Ci sono tornato su, per me è importante il giudizio degli altri.
Dopo la prima lettura mi piaceva, ora ancor di più.
Non l'ha scritto il solito sprovveduto, come me.
C'è dietro una mano vistosa di idee e argomenti. Mano affidabile e sicura.
Complimenti.

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Messaggio Da Byron.RN Gio Ago 05, 2021 11:13 am

A me il racconto nel complesso è piaciuto.
La dinamica è abbastanza classica, non molto originale, però è scritto bene e ha una buona atmosfera.
La sensazione di fondo è che la storia sia leggermente compressa, non ariosa, ma questo è dovuto al limite di battute che rende praticamente impossibile sviluppare un giallo in maniera ottimale.
L'unica cosa che mi lascia davvero perplesso è il finale. Un giallo prevede l'individuazione certa dell'assassino o degli assassini, mentre qui è tutto troppo aperto: è stata la mamma del ragazzo? Il padre? Sono stati tutti e due? Gli indizi porterebbero a pensare che i coniugi abbiano agito assieme, anche per il discorso della simulazione dell'impiccagione, però a me rimane impressa la descrizione della donna, un donnone con muscoli da massaia e spalle da facchino, e allora mi chiedo, non è che questa energumena abbia fatto tutto da sola, canticchiano serenamente l'opera della sera prima?
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Messaggio Da SisypheMalheureux Gio Ago 05, 2021 12:06 pm

Mi riallaccio ai commenti precedenti che dicono che il racconto sia scritto tecnicamente bene.
Forse il problema è proprio questo: un giallo classico, forse anche troppo classico,  una scrittura molto misurata quasi da "compitino". Credo che sia per quello che tanti hanno scritto che ricorda il tal romanzo o la tal serie TV. Manca, a mio parere, forse un po' di suspence e di emozione, e probabilmente non sei riuscito (o riuscita) a svicolarti dai cliché del genere letterario. Ho apprezzato il finale aperto prorio perché lo rende un po' meno "classico da manuale". Ti farei notare alcune incongruenze all'interno della trama ma già le hanno sottolineate. Una discreta prova, tutto sommato anche se non al livello di altri racconti che presentano una qualità davvero molto alta Credo che la scrittura sia stata un po' penalizzata anche dal numero di battute limitato.
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Messaggio Da Hellionor Gio Ago 05, 2021 12:11 pm

Il tuo racconto mi è piaciuto, la storia scorre bene, il registro narrativo è coerente e i personaggi ben caratterizzati.
La storia del podestà che canticchia e il figlio non lo riconosce mi ha leggermente infastidito (subito no, perché ho pensato che Doro potesse non riconoscere il canticchiamento del padre non avendolo mai sentito canticchiare, erano periodi durante i quali apparire impeccabili era vitale), sul finale quando il podestà entra in casa canticchiando... così mi rendi poco credibile il mancato riconoscimento. Direi che è l'unico elemento che stona un poco. 
Il resto scorre in maniera credibile, e questo è un punto a favore. Podestà e signora hanno lavorato in sinergia per liberarsi di Rosaria, e non hanno bisogno di avere una ragione credibile per averlo fatto. Erano fascisti, liberarsi delle persone di troppo era la regola, non l'eccezione. 
Un ottimo lavoro, brav.
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Messaggio Da Asbottino Gio Ago 05, 2021 4:02 pm

Caspita, mi è piaciuto molto. Intanto anche se è ambientato nel passato (ok, il '29 non è così indietro nel tempo) non si fa prendere la mano e usa un linguaggio molto moderno. La scrittura è pulitissima, essenziale, rilassata e allo stesso tempo concentrata solo ed esclusivamente sulla trama, quindi funzionale al 100%. Salvo le cose che ti hanno fatto già notare, il tutto è molto ben orchestrato. Forse non originalissimo, ma per quella che è la mia scarsissima cultura in fatto di gialli lo considero un genere che lavora con le emozioni primarie e con meccanismi ripetitivi, quindi padre e figlio invaghiti della stessa donna ci sta. Bella l'idea del merlo indiano come animale parlante, perché al momento sei l'unico che ha fatto parlare un'animale che di suo parla già. Ovvio che il genere scelto escludeva qualunque fantasticheria, ma ora che ci penso un merlo indiano poteva essere usato in qualunque altro tipo di racconto e il fatto che ripeta le parole che sente è sempre un ottimo stratagemma che far sentire a un personaggio qualcosa che non avrebbe dovuto sentire.
Non mi dilungo oltre. Racconto promosso a pieni voti.

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Messaggio Da caipiroska Ven Ago 06, 2021 12:12 am

Davvero molto ben realizzata l'atmosfera di quei tempi: il fascino misterioso delle case chiuse, il francese arricciolato in molte frasi, l'orgoglio e il senso di appartenenza a un partito oggi quasi incomprensibile, gente che canticchia allegramente le arie dell'operetta... Mi è piaciuto molto leggere questo racconto che arriva diretto al centro della questione senza appesantirsi mai, mantenendo per tutta la lettura toni semplici ma efficaci.
L'unico appunto che ti posso fare è sul finale: premetto che non riesco mai a trovare il colpevole quando leggo un giallo, quindi mi aspetto quel guizzo d'intelligenza sovrumana, quell'intuizione che a me non sarebbe mai venuta per portare a termine l'indagine e scoprire chi, come e perchè.
Qui ciò non accade, o meglio gli indizi che ci dai suggeriscono tre soluzioni del caso (lui, lei oppure insieme) e, per averlo capito io, vuol dire che le varie tracce lasciate erano chiarissime. Quindi senza l'imprevedibile colpo di scena finale che di solito mi spiazza e mi fa chiudere il libro con un'enorme oh di meraviglia per l'inventiva dell'autore.
Ecco, questo mi è un pò mancato: in realtà può essere anche interessante attirare il lettore dentro il testo e renderlo davvero protagonista dell'indagine ma, a mio discutibilissimo parere, è come se il cerchio non si fosse chiuso alla perfezione.
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Messaggio Da digitoergosum Ven Ago 06, 2021 10:52 pm

Ciao Autrice / Autore.

Piccola prefazione. Sono pensionato dopo una vita come Maresciallo nei Carabinieri (che oggi, nel grado apicale, si chiama Luogotenente). Il mio occhio di riguardo nei confronti del tuo racconto è tanto oggettivo quanto soggettivo, proprio per l'esperienza che mi riguarda. Già ti anticipo che, anche sulla scorta della mia esperienza sul campo, hai fatto un bellissimo lavoro.

Le pulci:

1. Sarò un po' crudo, perdonami (e mi perdonino i commentatori che leggeranno). Mi sono trovato in molte occasioni davanti a situazioni come quella che descrivi. Non si riesce, io non riuscivo, a riconoscere una ragazza o donna bella quando è in quelle condizioni, potrebbe essere anche Miriam Leone o Brigitte Bardot ma in quel momento focalizzi altro, tanto il rappresentante delle FF.OO. che il medico legale. Nobili cerca contusioni e ferite. E' giusto, ma uno dei primi indizi per capire se l'impiccagione è falsa (non succede sempre ma spesso) è la minzione e/o defecazione spontanea. Quasi tutti i cadaveri impiccati (perdonami) se la fanno addosso. In caso contrario alzavo il sopracciglio. Potrebbe occorrerti in un altro racconto, non lo ritengo un errore da parte tua.

2. Il merlo indiano è una buona trovata, utilissimo all'indagine a livello empirico. Purtroppo non è possibile ciò che descrivi. Non essendo un racconto fantasy, non essendo nemmeno una fiaba, non è credibile. Ne ero certo, ma per scrupolo ho fatto ricerche su internet. Frasi così complesse come quelle che fai recitare all'animale non sono possibili, quantomeno senza un'addestramento lungo a fargliele memorizzare. Per capirci, il merlo non sarà mai in grado di ripetere frasi così complesse ascoltandole una sola volta.

3. Poco credibile che assassini organizzino un omicidio cantando e recandosi sul posto del misfatto dopo essere stati a teatro, peraltro agghindati e imbellettati. 

Gradimento del testo:

Alto, molto alto. Ciò che mi ha colpito è il metodo e il comportamento dell'investigatore, in cui mi sono specchiato. Hai inquadrato perfettamente la psicologia del Maresciallo, calato nella sua funzione, e mi sono chiesto se anche tu hai avuto esperienza nel settore delle investigazioni. Non ho trovato particolari refusi (per quelli arriva o è già arrivato il certosino, prezioso Molli), è scritto molto bene. La trama è avvincente, mi ha ricordato le indagini raccontate nei suoi romanzi da Andrea Vitali. Libri che anni fa ho divorato. Un sincero plauso al tuo lavoro.
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Messaggio Da FedericoChiesa Sab Ago 07, 2021 5:04 pm

Ottima l'ambientazione, i richiami al periodo, la caratterizzazione dei personaggi.
Mi piace anche la chiusura che lascia spazio alle libere interpretazioni, anche se penso fosse dettata dal dover limitare la lunghezza del racconto. 
Qualche ingenuità che ritengo sarebbe stata evitata scrivendo un racconto più lungo,  magari in 3 o 4 capitoli.
Complimenti.
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Messaggio Da vivonic Dom Ago 08, 2021 9:21 am

ImaGiraffe ha scritto:Ciao Aut*

ti chiedo scusa ma è chiaro che questo sia un racconto riciclato dal primo step. Ma questo non è assolutamente un punto negativo. È scritto bene e la storia si sviluppa la meglio. Non ho molte critiche da fare al testo perché è stata una lettura piacevole di certo le battute in più ti hanno permesso di spigare meglio i fatti. 
Grazie e Complimenti.
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Credo di dover intervenire per mettere fine all'idea che questo sia un racconto riciclato dal primo step. Anche se fosse, avrebbe comunque tutto il diritto di essere presente in questo step, visti i paletti; ad ogni modo, non ho neanche bisogno di sentire l'Autore per essere assolutamente certo che non è così. 
Quindi, per piacere, vi chiedo di evitare commenti che delineino in modo negativo questa possibilità del "riciclo": sia perché non è così, sia perché nulla cambierebbe anche se lo fosse.
Grazie.

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Messaggio Da vivonic Lun Ago 09, 2021 5:43 pm

Mi è piaciuto moltissimo questo racconto.
Che io non sia un amante dei marcatori temporali in grassetto a inizio paragrafo l’ho già detto più volte e lo ribadisco anche qui, soprattutto quando non è che sia prettamente funzionale giacché in mancanza non si capirebbe qualche elemento fondamentale… In DR, ahimè, viene spesso usato per sopperire al paletto temporale, e non è che io ne sia proprio un fautore.
Io conosco un vecchio locale che ha ancora esposto questo tariffario che apre il tuo racconto, in stile un po’ vintage. Ricordo che la prima volta che lo lessi mi colpì moltissimo, e mi ha fatto sorridere rivederlo qui in questo racconto.
Poi devo dirti che il racconto è costruito davvero bene, i caratteri sono stati usati in maniera sapiente per arrivare al limite massimo e tutto è molto ben scritto e scorrevole.
Un racconto giallo è sempre difficile da costruire, soprattutto quando hai un limite di battute imposto, quindi ho apprezzato davvero molto il tuo lavoro, anche perché arriva in uno step a genere libero dopo che vi è già stato lo step dedicato. Una scelta forte azzardata, ma che secondo me ha reso bene, per esempio perché comunque sei riuscito a caratterizzare benissimo i personaggi (e se in un giallo mancasse questo…).
L’unico appunto che mi ero preso quando ho letto il racconto prima dell’apertura dello step te lo ha già segnalato ottimamente Ele, quindi a me non resta che farti i complimenti.
Un ottimo lavoro!

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Messaggio Da Achillu Mar Ago 10, 2021 11:23 pm

Ciao Aut-

Personaggi: un animale parlante (la ballerina del Moulin Rouge è irrilevante)
Luogo: una villa in stile liberty
Tempo: 1929
Sgabuzzino: presente

Visto che ci hai tenuto a farlo notare, il maresciallo dà del lei a chi gli dà del lei e del voi a chi gli dà del voi, ma la cosa non è così regolare e infatti a Madame Estelle dà a volte del voi e a volte del lei. Inoltre mi sembra molto strano che il figlio del podestà si rivolga al maresciallo con il lei. Sarebbe infine da indagare se tra nipote e zio ci fosse il tu o il voi. Io vivo a nord, in Veneto una volta non si usava il lei, ma si usava il voi. Non so se fosse così anche in Piemonte. Inoltre da bambini ad adulti si dava del voi, anche agli zii e in qualche famiglia anche ai genitori. Sarebbe bello scoprire come funzionava a Torino.
Al di là dei pronomi di cortesia, l'atmosfera è sufficientemente aliena da quella contemporanea da risultare plausibile. Il maresciallo De Santis (forse all'epoca de Santis con il "de" minuscolo) è un personaggio probabilmente in largo anticipo sui tempi, la morte di una prostituta sicuramente non avrebbe valso la pena di un'indagine ai tempi. E il medico pure. Io mi immagino addirittura il medico delle case guardare le prostitute con lo stesso interesse che un veterinario dimostra per le bestie. Due personaggi così che si incontrano nello stesso tempo e luogo sono degni di essere protagonisti di una serie di racconti e non di uno solo

Grazie e alla prossima.

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Messaggio Da Molli Redigano Mer Ago 11, 2021 12:38 am

Molli Redigano ha scritto:Faccio un commento non in linea col regolamento perché sono un po' stanco ed è ora di andare a letto. Mi è piaciuto moltissimo. Chi è l'assassino: il podestà o la signora podestà?

Ci ritorno.
Allora eccomi di ritorno.

Da qualche tempo, dopo un articolo letto su una rivista, mi sono messo a cercare i vecchi "bagni pubblici" della mia città. Dopo aver letto il tuo racconto mi metterò a cercare anche i "casini".

Testo ben scritto, un giallo con tutti gli elementi che devono contraddistinguere questo genere. Personalmente non ho trovato incongruenze nella trama, anche se analizzando il tutto, sono abituato a "fare la mia indagine" in maniera più moderna, in stile più CSI che non da poliziotto o carabiniere del '29 in pieno regime fascista. E sarà stato un bel po' in difficoltà il povero investigatore De Sanctis una volta "scoperti" i principali sospettati. Mi auguro che non gli sia accaduto nulla di male.
Secondo me comunque è stata la mamma di Doro a uccidere Eva. Per gelosia. Fosse stata una ragazza normale sarebbe stata comunque gelosa, ma il fatto che fosse una puttana ha aggravato tutto.
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