DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA
Non è difficile vederti dall’altro lato della strada, mentre cammini in direzione opposta alla mia: non c’è anima viva in quel momento, né per strada, e neppure sul marciapiede.
Tu hai rallentato il passo per guardare la vetrina di un negozio chiuso e non mi hai visto, ma io mi fermo, appoggio a terra la borsa della spesa e quando ti giri ti saluto facendoti un cenno con la mano.
Mi vedi subito e attraversi la strada per raggiungermi e io arretro istintivamente di qualche passo nel vederti arrivare: mantenere le distanze con te è una regola che seguo da decenni, perché tu per me sei sempre troppo vicino, troppo dentro.
Meglio che io ti stia un po’ lontana, almeno fisicamente: questo periodo aiuta.
Ti abbassi la mascherina e mi sorridi, lo faccio anche io e ti dico: “Caspita ma che mascherina professionale, l’hai trovata al mercato nero?”
“Da ieri è obbligatoria, ce la danno quando entriamo in ufficio, anzi dobbiamo prenderla e firmare in portineria.”
Me lo immaginavo che stessi andando al lavoro anche in questi giorni di chiusura totale, lo so che ti rintani volentieri al terzo piano, anche quando non ci sono pandemie in atto, figuriamoci adesso quanto te la godi. Del resto hai la borsa portadocumenti a tracolla, è quasi ora di cena e siamo a metà strada dalla Prefettura, casa mia e casa tua, facile capire la tua traiettoria. Anche la mia: uguale e contraria alla tua e a te.
“Ah, credevo che anche i vostri uffici fossero chiusi.”
“Infatti sono chiusi al pubblico, ma qualcuno deve pur tenere aperto per il lavoro ordinario e le emergenze, e io sono, tra i colleghi della mia sezione, quello che abita più vicino.
“Incorreggibile stakanovista come al solito, o punti al mezzo busto in bronzo nel cortile della Prefettura?”
Ridi, “No mi basta come premio la possibilità di evitare per tutto il giorno, sei giorni su sette, la vista dell’adolescente che si trascina ciondolando da una stanza all’altra della casa.”
“Immaginavo, e ti invidio ferocemente: io l’adolescente che ciondola e cerca la rissa, me lo devo sopportare h24: una delle gioie collaterali dello smart working, ma… pensi di allagare il terzo piano e organizzare una solitaria battaglia navale?”
“No, ma se porto delle mazze da golf posso fare una partita con lanci eccellenti, può andare anche un monopattino, ma non saprei dove comprarlo in questo momento.”
“Se vuoi ti presto i pattini a rotelle che usavo per schettinare in tangenziale nel 74, durante le domeniche dell’austerità, dovrebbero essere ancora da qualche parte nella cantina dei miei.”
“Sì anche io li avevo e li usavo in tangenziale in quelle domeniche, si inchiodavano in ogni momento e ho fatto di quei voli…e a pensarci, deve essere stata l’ultima che ho visto le strade deserte come questa, a quest’ora.”
Passa un tuo collega dall’altro lato della strada, ti saluta e quasi me lo presenti, ma tra distanziamenti e mascherine d’ordinanza, non è il momento migliore per socializzare con i Dirigenti del capoluogo.
Peccato, perché quel tizio l’ho sentito parlare a più convegni, mi sarebbe piaciuto conoscerlo.
Magari per la prossima pandemia organizzi meglio le presentazioni.
Chiacchieriamo ancora per qualche minuto e non lo so nemmeno di cosa ti sto parlando di preciso: sono sempre troppe le cose che ti devo dire, e troppo poco il tempo a disposizione, dunque dico a caso quello che mi viene in mente, tanto è già ora di tornare a casa e preparare la cena, e anche tu sei di corsa, perché Laura ti sta aspettando con il tappetino srotolato in sala, per la ginnastica online.
Giusto: è giovedì, il giorno della ginnastica, e mi dici che è importante mantenere gli stessi orari delle lezioni in presenza. Ma certo, lo so che sei un abitudinario pignolo, monotono e vagamente patologico.
E io sono peggio di te: mi piacciono sempre le stesse cose, le stesse persone. Purtroppo.
Ti saluto portandomi alle labbra la mano per un bacio da lontano, come una dama dell’Ottocento in versione pandemica, con la mano inguainata in un guanto di lattice, e tu mi sorridi e fai la stessa cosa: ti porti la mano alle labbra e poi accompagni il bacio muovendo le dita nell’aria, come a spostarlo verso di me.
Mi riaggiusto la mascherina sulla bocca, a protezione da virus e baci aerei e il sole che tramonta lento sui binari silenziosi mi accompagna a casa, in direzione ostinata e contraria a te.