I figli della pioggia
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 5 - Sala da Ballo
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I figli della pioggia
Quel che rimane della città del vento è una fila di grattacieli spezzati.
Jurek guida veloce verso di loro, sollevando la cenere dal fondo di quello che un tempo era il lago Michigan. Alle sue spalle, nel cassone, sente tintinnare le pentole appese, come campanelle.
«Buon Natale» dice, mentre aumenta la velocità dei tergicristalli. Più si avvicinano a Chicago, più sono avvolti dal vorticare delle ceneri, «sembra proprio che nevichi.»
Keruj accavalla le piccole gambe rosse. Sta appollaiato sulla spalla del suo Alter, con lo sguardo in avanti.
«Quando inizierà a piovere» dice, «si ricoprirà tutto di melma appiccicosa.»
«Non lamentarti, ci pagano bene.»
L’ingresso alla città è preceduto da una fila di blocchi di cemento piantati sul terreno e migliaia di buchi, alcuni ricoperti da grate, altri fumanti. Condotti di aereazione e scarichi della città sotterranea. Li sormonta una collina artificiale sulla cui sommità spuntano decine di semisfere di vetro.
Jurek viene accompagnato fino a un parcheggio interrato da alcuni soldati. Sono tutti umani, indossano una divisa verde scuro a attorno alla bocca tengono avvolta una striscia di stoffa per difendersi dalla cenere. Nessuno di loro osa guardarlo in viso.
«Sono all’antica, da queste parti» dice.
«Un po’ di rispetto non gusta» sentenzia Keruj, emettendo qualche sbuffo di fumo dalle narici.
«Non dire sciocchezze» mugugna Jurek, legandosi i capelli bianchi in una coda prima di scendere dal furgone.
«Maestro Jurek!» sente urlare.
Si volta e si inchina, portando la mano alla fronte.
«Sindaco Fanim, è un piacere conoscerla» dice.
Fanim è circondato da una corte di umani, il suo Alter gli svolazza intorno alla testa, nero e lucido come ossidiana, dello stesso colore degli occhi del sindaco.
«Come ha intuito fossi io?» chiede.
«Signore, non sono poi tanti gli Alter d’ombra» dice Jurek.
«Oh, certo. Come non è facile incontrare un Alter di fuoco come il suo» Fanim scoppia in una bella risata.
«Lui è Minaf» continua Fanim, indicando il suo Alter, «e lei è la nostra Babaja, Eliza. Mentre lei è Aria, una delle Prime sacerdotesse.»
Una donna anziana e una giovane ragazza escono dal gruppo degli umani e si toccano la fronte.
«Saranno loro ad accompagnarla alla mia villa» conclude Fanim, «io sono qua di passaggio, mi hanno avvisato che stavate arrivando e ne ho approfittato. Sto lasciando la città, ma avremo piacere di rivederci alla cerimonia. Non vedo l’ora di assaggiare i suoi piatti.»
Fanim si allontana, non prima di aver lanciato uno sguardo fugace alla ragazza.
«Signore, per noi è un onore averla qua» mormora Eliza.
«La ringrazio, ma non sia troppo cerimoniosa, non serve. Piuttosto, ho portato con me dell’attrezzatura…»
«Non servirà» interviene Aria, «abbiamo tutto ciò che serve nelle cucine.»
Jurek si volta a guardarla bene. Per essere un’umana è piuttosto alta, tiene i capelli chiari ordinati in una crocchia. Gli occhi sono neri e non si abbassano nell’incrociare quelli rossi di lui. Quando sorride le si alza solo l’angolo sinistro delle labbra e le si forma una profonda fossetta impertinente.
«E allora andiamo» dice Jurek, battendo le mani e sprigionando una luce calda, intermittente come brace al vento.
La Babaja si inchina, mentre Aria continua a sorridere. Jurek le fa l’occhiolino.
Un passaggio coperto li porta sino in cima alla collinetta e poi attraverso un largo portone all’interno della cupola più grande.
Dentro cambiano la temperatura e l’odore dell’aria, che sa di gomma bruciata. Jurek storce il naso.
«Si abituerà presto» dice Aria, «qua poi l’odore è più forte perché siamo sopra l’Abisso. È il canale principale della città, l’unico che attraversa tutti i livelli.»
Il gruppo percorre una scala che scende fino al bordo della voragine. Il rumore che proviene dal fondo è un rombo costante, come un lamento. Jurek si sporge dalla ringhiera e guarda giù. Può vedere quattro, cinque livelli al massimo, il resto della città è solo un alone innaturale sul fondo. Centinaia di ascensori salgono e scendono per collegare i vari livelli e si fermano in piccole stazioni gialle che sembrano sospese nel vuoto.
«Questo è il primo livello» dice la Babaja, «l’unico che abbia un cielo.»
Jurek alza la testa e vede le nuvole muoversi lente oltre il vetro della cupola. Qualche fiocco di cenere ci si posa sopra, ma subito scivola via.
«Andate molto in profondità?» chiede Jurek.
«Trentadue livelli.»
«Però» esclama Jurek. Non si aspettava che Chicago fosse così grande, «dalle mie parti si sa poco del Midwest» confessa.
«Quanto è grande Baltimora?»
«È molto più piccola, un solo livello, molto esteso.»
«Alma e umani vivono tutti insieme?» chiede Aria, stupita.
Jurek annuisce.
Lasciano l’Abisso e si incamminano per un sentiero di ghiaia, lasciandosi alle spalle il rumore e addentrandosi in una zona ricca di vegetazione. Acqua pulita gocciola sulle piante tropicali e numerose cupole forniscono la luce naturale.
La villa del sindaco Fanim è una struttura dall’architettura antica, quasi gotica, così alta che arriva a toccare il soffitto del livello.
«La sala da ballo, dove si terrà la cerimonia della Rinascita, è all’ultimo piano» dice Aria, quindi si china verso Eliza, «signora, lei non salga» sussurra, «ci penso io.»
La Babaja si inchina e si allontana.
«Adesso che siamo soli puoi darmi del tu» dice Jurek, iniziando a salire i primi gradini della scalinata esterna.
«Preferirei di no, signore. Qua vigono ancora le antiche leggi. Non potrei neppure guardarla negli occhi.»
«Però lo fai.»
Aria si limita a scuotere le spalle e in silenzio finisce di salire le scale e spalanca la porta della sala da ballo, una stanza rotonda il cui soffitto altri non è che una delle cupole di vetro.
All’interno c’è confusione. L’orchestra sta accennando alcune sonate, mentre i bambini che dovranno partecipare alla cerimonia fanno le prove, controllati dalle Prime. Sono in fila e ridono, facendosi i dispetti. Le loro chiome bianche sono raccolte in piccole trecce decorate con i nastri che simboleggino il loro presunto Alter, ipotizzato dalla Babaja in base al colore dei loro occhi.
Mentre compiono il giro della sala, Jurek e Keruj discutono su come posizionare i tavoli per il buffet, sulle alzate e le decorazioni.
«Certo che è strano» dice Aria, d’un tratto, mentre osserva i bambini che fanno finta di bere il Latte del Cielo «non conosciamo quasi le nostre città eppure tutti conoscono lei.»
«Perché sono il migliore. Non troverà nessuno che cucina con la magia come me.»
«Di sicuro è il migliore a vantarsi.»
Jurek scoppia a ridere. La ragazza lo stuzzica e il gioco gli piace.
«Sono anche il migliore a ballare, vuoi provare?»
Aria lo guarda dritto negli occhi e Jurek ha uno strano tuffo al cuore. Nessuno lo aveva mai guardato così, neanche tra gli appartenenti alla sua razza.
«Perché mi fa questo?» chiede lei, «sa benissimo che non posso toccarla.»
«Ti do il permesso.»
«Non dica assurdità.»
L’orchestra sta suonando un valzer leggero.
«Balliamo senza toccarci. Dimmi di sì o lo dirò alla Babaja.»
Jurek la ammonisce con l’indice e sorride.
«E balliamo» sbuffa Aria.
I due si mettono uno di fronte all’altro, vicini, con i palmi a pochi centimetri. Jurek sente il profumo di lei e nota che i suoi occhi sono così scuri che non si distinguono le pupille.
«Un, du’…» dice e iniziano a danzare.
Dapprima sono rigidi, ma il valzer è lento e riescono a sincronizzare il respiro, il dai e vai dei piedi, i battiti delle ciglia. Le bambine li vedono, qualcuna sceglie una compagna e inizia a ballare. Keruj tiene il tempo battendo le piccole mani e produce una miriade di scintille. La gonna lunga di Aria si alza e lascia scoperte le caviglie. Lei sorride, di quel beffardo e malinconico sorriso storto con una fossetta sola.
Poi di colpo la musica finisce e loro si fermano, ansimanti.
«È quasi ora di cena» dice Jurek, «ti preparo qualcosa? Ci vuole un attimo, basta una bistecca, ci metto una mano sopra e il gioco è fatto.»
Aria lo fissa, come se stesse cercando di leggergli dentro.
«Ho un’idea migliore» dice.
Aria si è sciolta i capelli e veste un completo blu scuro, con una gonna aderente che le arriva alle ginocchia.
«Keruj è meglio si nasconda» dice, «dove stiamo andando gli Alma non si vedono spesso.»
«Mi devo travestire?» chiede Jurek.
«Mimetizzare» puntualizza Aria, aprendo la borsetta e tirando fuori una cuffia, «metti questa per non far vedere il colore dei capelli.»
Jurek sospira e indossa la cuffia, mentre Keruj s’infila nella borsetta.
Sono fermi a una delle tante stazioni poste a intervalli regolari lungo l’anello che circonda l’Abisso.
«Ci sono ascensori che fermano a tutti i livelli. Noi prendiamo il diretto per il ventunesimo…» spiega Aria, salendo su una cabina e sedendosi.
«Perché è dove si mangia meglio» conclude Jurek.
«Esatto.»
L’ascensore comincia la discesa con un lieve scossone. Dai vetri della cabina Jurek nota le diversità di ogni livello.
«Ci sono dei livelli quasi interamente agricoli» spiega Aria, «altri residenziali o commerciali.»
Jurek annuisce, ma non è attento come dovrebbe. È incantato da come lei muove le mani mentre parla e da come annuisce, dandosi ragione ogni volta che finisce un concetto.
«Parlami di te, invece» chiede Jurek, d’improvviso.
Aria si blocca, si morde un labbro.
«Inizi lei» dice.
«C’è poco da dire. Non ho parenti in vita, non ho affetti. Viaggio molto, ma alla fine sono sempre solo. Fine.»
«Non è solo, c’è Keruj.»
«Ma lui è me e io sono lui, non conta.»
«In che senso?»
«Siamo un’entità singola. Al punto che se si allontana troppo proviamo dolore.»
«Molto dolore?»
«Se ti staccassero un braccio, quanto dolore proveresti?»
«Parecchio.»
«Già. Ora però è il tuo turno, raccontami.»
«Vivo da sempre al convento delle Prime, ma sono ancora una novizia, non so neanche come distillare la pioggia per ottenere il Latte del Cielo. Mia madre è morta durante il parto, non ho mai conosciuto mio padre. Fine.»
«Ci somigliamo» sussurra Jurek, allungando la mano verso quella di Aria.
«Purtroppo no» dice lei, allontanando il braccio.
L’ascensore frena piano, con un leggero rinculo, e le portiere si aprono sibilando.
Il ventunesimo è un livello con il soffitto basso, le case sono tutte a un piano, di lamiera o muratura leggera. Le luci colorate dei negozi e dei locali si fondono con quelle bianche delle bancarelle lungo le strade strette. Una cortina di fumo copre ogni cosa, come una leggera nebbia mattutina.
«Cibo da strada» dice Jurek, entusiasta.
Passano diverse ora a passeggiare e a mangiare. Jurek sente sapori diversi, chiede indicazioni a chi prepara il cibo, prende appunti, trova idee.
«È bello qua, non trova?» chiede Aria, mentre finisce di leccarsi le dita.
«Sembra proprio che la gente sia felice.»
«Sì, ma è solo un’impressione. In realtà mancano un sacco di cose, a partire da quelle importanti, come diritto di voto o dal divieto di viaggiare, fino alle cose frivole, come doversi tingere i capelli quando diventano bianchi, per non confondersi con voi.»
«Non potete lasciare Chicago?»
«Solo gli Alma possono. Sarebbe bello se il Latte del Cielo donasse la magia anche agli umani, così saremo tutti sullo stesso piano.»
«Potremo esserlo comunque.»
«Non dica assurdità. La magia è un fattore che crea troppo squilibrio. Il sindaco Fanim può far sparire nel buio l’intera città in meno di un minuto. Da domani potrebbe revocare i privilegi degli Alma, ma saremo davvero uguali?»
Jurek sospira. Aria ha ragione.
«Qualche umano ha provato a bere il Latte» continua lei, fermandosi, «che io sappia, sono tutti morti. Ma potrebbe anche non essere vero, bugie per non farci nemmeno provare.»
«Mi spiace.»
«La verità è che siete figli maledetti. La pioggia bianca ha creato voi e ucciso tutto quello che stava in superficie. Ti sembra uno scambio equo?»
«Mi hai dato del tu.»
Aria alza le spalle e riprende a camminare.
«Varrà poco» dice Jurek, «ma mi piacerebbe se le cose cambiassero. Non so come, certo, ma un modo ci deve essere.»
Arrivano in una piazza, un lastricato regolare e una fontana, un gruppo di musicisti sta suonando per qualche spicciolo. Sono tutti concentrati e sudati, con una sigaretta spenta tra le labbra, come un vezzo.
«Cosa suonano?» chiede Jurek.
«È rock ‘n roll. Musica del secolo scorso, da queste parti va molto di moda.»
«Da queste parti se vedono una ragazza e un tizio con una cuffia ridicola che ballano si scandalizzano?»
Aria ride, si sistema una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Jurek le stringe la mano e stavolta lei ricambia.
«Pensavo fossi molto più caldo» dice lei.
«Se vuoi posso esserlo» risponde lui.
Alcuni ragazzi ballano attorno alla fontana e si uniscono a loro. Danzano con le mani giunte, con una musica di tanto tempo prima, di prima del Disastro, quando gli Alma ancora non esistevano, quando la pioggia era solo acqua. Quando tutti gli uomini erano uguali.
Appena tornano al primo livello si accorgono che ha iniziato a piovere. Sulle cupole si vedono nitide le gocce dense e viscose che esplodono sul vetro e poi scivolano giù, bianche e appiccicose.
«Ci siamo» sussurra Aria.
L’orchestra smette di suonare e gli invitati, che prima danzavano al centro della sala, si dispongono in due ali, per lasciar passare i bambini.
Jurek sta finendo di rimpiazzare alcune portate del buffet, ma anche lui si ferma per guardare la cerimonia.
I bambini avanzano con passo cadenzato, le guance arrossate, gli occhi lucidi. Stringono tra le mani un bicchiere di cristallo. Non sono più i monelli della sera prima, ora si fa sul serio. Il sindaco Fanim li tocca sul capo, quando gli passano accanto. Circondata dalle Prime, la Babaja li aspetta su di un palchetto situato nella parte opposta da cui sono entrati.
Aria è accanto a lei, vestita con un lungo abito rosso. Regge la caraffa con il Latte del Cielo, trema un poco. Jurek le sorride, ma lei sembra non vederlo.
Uno a uno i bambini si inginocchiano davanti alla Babaja e porgono il loro bicchiere. Lei versa qualche goccia di Latte dentro il calice e invita il bambino a bere, con la preghiera di rito.
Il piccolo chiude gli occhi.
«È l’ora» dice.
Beve e rimane qualche attimo immobile, poi inizia a tremare. Le Prime lo circondano e lo sostengono. Posano una cesta con un cuscino davanti alle sue ginocchia. Il bambino ha una scossa che lo costringe a inarcare la schiena, poi si butta in avanti e vomita. Avvolto da una placenta sottile come una ragnatela, dalla bocca espelle il suo Alter. Le Prime lo recuperano dal cesto e lo lavano, quindi lo consegnano al bambino, che di solito piange.
Ogni bambino riceve un grande applauso e si ricongiunge alla famiglia. La maggior parte sono Alter di acqua e aria, come quelli dei loro genitori e come la maggior parte degli Alma. Solo una bambina dai nastri gialli, come aveva previsto la Babaja, espelle un luminoso Alter di luce e viene sommersa dagli applausi.
Jurek, però, ha occhi solo per Aria. È assente, molto composta, non certo come ha imparato a conoscerla in quei due giorni. Quando l’ultimo bambino ha finito, la vede sorridere e alzare lo sguardo alla cupola, dove la pioggia continua a battere. Quando riabbassa il viso lo cerca, dietro le alzate, e gli fa un occhiolino, come quello che lui le aveva fatto la prima volta che si erano visti. Chiude gli occhi e beve un sorso di Latte del Cielo.
Qualcuno la nota e inizia a urlare. Aria si accascia, con le mani strette al collo. La caraffa le si frantuma davanti alle ginocchia. Un rivolo di sangue le esce dal naso e ai lati della bocca si sono formate piccole bolle scure.
Jurek agisce in fretta, salta sul buffet, rovescia le pietanze a terra, si fa largo tra la folla e sale sul palchetto. Eliza è immobile, con la bocca spalancata. Le Prime hanno abbandonato il palco, tenendo il volto coperto dalle mani.
Jurek abbraccia Aria e la solleva da terra. Lei apre la bocca e inizia a vomitare un denso fiotto di liquido scuro. Lui le tiene la fronte, le pulisce le labbra con la manica della giacca, la ripara dalla vista degli altri. È allora che vede le ombre tremare intorno a lui e sottili filamenti uscire dagli angoli bui. Il sindaco Fanim è in piedi, con le braccia larghe, i palmi rivolti verso l’alto. Il suo Alter, Minaf, è una palla informe e vibrante di tenebra. Le braccia d’ombra si avvicinano striscianti ai piedi di Aria.
«Signore!» urla Jurek, «la prego, signore, la risparmi. Sta morendo, lo vede anche lei. Lasci un corpo da seppellire, la prego!»
Fanim abbassa lentamente le braccia e china il capo.
«Non dovrei…» sussurra, «portala via, falla sparire dalla mia vista!»
Jurek tiene Aria tra le braccia e si allontana svelto, con il corpo della ragazza che gli pare leggerissimo.
Quando Aria riprende conoscenza, Jurek le accarezza la fronte.
«Non agitarti» le dice, «e bevi un po’.»
Sta guidando già da un’ora, in mezzo al fango che si è formato sul fondo del lago Michigan.
«Sono viva?» mormora Aria, sedendosi meglio e dando una sorsata d’acqua dalla bottiglia che gli porge Jurek.
«Sì, sei viva e stai bene, nonostante tutto.»
«Quindi è possibile… bere il Latte e non morire.»
«Per te sì, per un umano penso di no.»
«Ma io…»
«Ho una teoria. Non sei umana, almeno, lo sei per metà. Penso tuo padre fosse un Alma. Sei il frutto di una relazione blasfema. La mia teoria però va oltre, credo che tuo padre sia Fanim.»
«Fanim?» esclama Aria.
«Lo penso seriamente. Ha esitato, prima, avrebbe potuto inghiottirci in un secondo, invece non solo ha aspettato, ma ci ha fatti andare via.»
«Non vuol dire nulla. Anzi, è una prova che non sia lui mio padre. Non avrebbe mai rischiato, sapendo che avrei potuto sopravvivere.»
«Il problema non è sopravvivere o meno. Ti ha lasciata andare perché non pensava che, nonostante fossi una meticcia, potessi avere un Alter dormiente dentro di te. Soprattutto uno del tipo che ti è uscito dalla bocca.»
Jurek indica dietro di sé, nel sedile posteriore. Aria si volta e vede Keruj che tiene sul grembo un piccolo batuffolo nero e tremante.
«Lei è Aira» dice, «il tuo Alter.»
Aria rimane un attimo zitta, senza quasi respirare, poi, piano, grosse lacrime le scivolano sulle guance.
Nel cassone, le padelle e le pentole tintinnano come campanelle. Forse le cose stanno per cambiare.
Jurek guida veloce verso di loro, sollevando la cenere dal fondo di quello che un tempo era il lago Michigan. Alle sue spalle, nel cassone, sente tintinnare le pentole appese, come campanelle.
«Buon Natale» dice, mentre aumenta la velocità dei tergicristalli. Più si avvicinano a Chicago, più sono avvolti dal vorticare delle ceneri, «sembra proprio che nevichi.»
Keruj accavalla le piccole gambe rosse. Sta appollaiato sulla spalla del suo Alter, con lo sguardo in avanti.
«Quando inizierà a piovere» dice, «si ricoprirà tutto di melma appiccicosa.»
«Non lamentarti, ci pagano bene.»
L’ingresso alla città è preceduto da una fila di blocchi di cemento piantati sul terreno e migliaia di buchi, alcuni ricoperti da grate, altri fumanti. Condotti di aereazione e scarichi della città sotterranea. Li sormonta una collina artificiale sulla cui sommità spuntano decine di semisfere di vetro.
Jurek viene accompagnato fino a un parcheggio interrato da alcuni soldati. Sono tutti umani, indossano una divisa verde scuro a attorno alla bocca tengono avvolta una striscia di stoffa per difendersi dalla cenere. Nessuno di loro osa guardarlo in viso.
«Sono all’antica, da queste parti» dice.
«Un po’ di rispetto non gusta» sentenzia Keruj, emettendo qualche sbuffo di fumo dalle narici.
«Non dire sciocchezze» mugugna Jurek, legandosi i capelli bianchi in una coda prima di scendere dal furgone.
«Maestro Jurek!» sente urlare.
Si volta e si inchina, portando la mano alla fronte.
«Sindaco Fanim, è un piacere conoscerla» dice.
Fanim è circondato da una corte di umani, il suo Alter gli svolazza intorno alla testa, nero e lucido come ossidiana, dello stesso colore degli occhi del sindaco.
«Come ha intuito fossi io?» chiede.
«Signore, non sono poi tanti gli Alter d’ombra» dice Jurek.
«Oh, certo. Come non è facile incontrare un Alter di fuoco come il suo» Fanim scoppia in una bella risata.
«Lui è Minaf» continua Fanim, indicando il suo Alter, «e lei è la nostra Babaja, Eliza. Mentre lei è Aria, una delle Prime sacerdotesse.»
Una donna anziana e una giovane ragazza escono dal gruppo degli umani e si toccano la fronte.
«Saranno loro ad accompagnarla alla mia villa» conclude Fanim, «io sono qua di passaggio, mi hanno avvisato che stavate arrivando e ne ho approfittato. Sto lasciando la città, ma avremo piacere di rivederci alla cerimonia. Non vedo l’ora di assaggiare i suoi piatti.»
Fanim si allontana, non prima di aver lanciato uno sguardo fugace alla ragazza.
«Signore, per noi è un onore averla qua» mormora Eliza.
«La ringrazio, ma non sia troppo cerimoniosa, non serve. Piuttosto, ho portato con me dell’attrezzatura…»
«Non servirà» interviene Aria, «abbiamo tutto ciò che serve nelle cucine.»
Jurek si volta a guardarla bene. Per essere un’umana è piuttosto alta, tiene i capelli chiari ordinati in una crocchia. Gli occhi sono neri e non si abbassano nell’incrociare quelli rossi di lui. Quando sorride le si alza solo l’angolo sinistro delle labbra e le si forma una profonda fossetta impertinente.
«E allora andiamo» dice Jurek, battendo le mani e sprigionando una luce calda, intermittente come brace al vento.
La Babaja si inchina, mentre Aria continua a sorridere. Jurek le fa l’occhiolino.
Un passaggio coperto li porta sino in cima alla collinetta e poi attraverso un largo portone all’interno della cupola più grande.
Dentro cambiano la temperatura e l’odore dell’aria, che sa di gomma bruciata. Jurek storce il naso.
«Si abituerà presto» dice Aria, «qua poi l’odore è più forte perché siamo sopra l’Abisso. È il canale principale della città, l’unico che attraversa tutti i livelli.»
Il gruppo percorre una scala che scende fino al bordo della voragine. Il rumore che proviene dal fondo è un rombo costante, come un lamento. Jurek si sporge dalla ringhiera e guarda giù. Può vedere quattro, cinque livelli al massimo, il resto della città è solo un alone innaturale sul fondo. Centinaia di ascensori salgono e scendono per collegare i vari livelli e si fermano in piccole stazioni gialle che sembrano sospese nel vuoto.
«Questo è il primo livello» dice la Babaja, «l’unico che abbia un cielo.»
Jurek alza la testa e vede le nuvole muoversi lente oltre il vetro della cupola. Qualche fiocco di cenere ci si posa sopra, ma subito scivola via.
«Andate molto in profondità?» chiede Jurek.
«Trentadue livelli.»
«Però» esclama Jurek. Non si aspettava che Chicago fosse così grande, «dalle mie parti si sa poco del Midwest» confessa.
«Quanto è grande Baltimora?»
«È molto più piccola, un solo livello, molto esteso.»
«Alma e umani vivono tutti insieme?» chiede Aria, stupita.
Jurek annuisce.
Lasciano l’Abisso e si incamminano per un sentiero di ghiaia, lasciandosi alle spalle il rumore e addentrandosi in una zona ricca di vegetazione. Acqua pulita gocciola sulle piante tropicali e numerose cupole forniscono la luce naturale.
La villa del sindaco Fanim è una struttura dall’architettura antica, quasi gotica, così alta che arriva a toccare il soffitto del livello.
«La sala da ballo, dove si terrà la cerimonia della Rinascita, è all’ultimo piano» dice Aria, quindi si china verso Eliza, «signora, lei non salga» sussurra, «ci penso io.»
La Babaja si inchina e si allontana.
«Adesso che siamo soli puoi darmi del tu» dice Jurek, iniziando a salire i primi gradini della scalinata esterna.
«Preferirei di no, signore. Qua vigono ancora le antiche leggi. Non potrei neppure guardarla negli occhi.»
«Però lo fai.»
Aria si limita a scuotere le spalle e in silenzio finisce di salire le scale e spalanca la porta della sala da ballo, una stanza rotonda il cui soffitto altri non è che una delle cupole di vetro.
All’interno c’è confusione. L’orchestra sta accennando alcune sonate, mentre i bambini che dovranno partecipare alla cerimonia fanno le prove, controllati dalle Prime. Sono in fila e ridono, facendosi i dispetti. Le loro chiome bianche sono raccolte in piccole trecce decorate con i nastri che simboleggino il loro presunto Alter, ipotizzato dalla Babaja in base al colore dei loro occhi.
Mentre compiono il giro della sala, Jurek e Keruj discutono su come posizionare i tavoli per il buffet, sulle alzate e le decorazioni.
«Certo che è strano» dice Aria, d’un tratto, mentre osserva i bambini che fanno finta di bere il Latte del Cielo «non conosciamo quasi le nostre città eppure tutti conoscono lei.»
«Perché sono il migliore. Non troverà nessuno che cucina con la magia come me.»
«Di sicuro è il migliore a vantarsi.»
Jurek scoppia a ridere. La ragazza lo stuzzica e il gioco gli piace.
«Sono anche il migliore a ballare, vuoi provare?»
Aria lo guarda dritto negli occhi e Jurek ha uno strano tuffo al cuore. Nessuno lo aveva mai guardato così, neanche tra gli appartenenti alla sua razza.
«Perché mi fa questo?» chiede lei, «sa benissimo che non posso toccarla.»
«Ti do il permesso.»
«Non dica assurdità.»
L’orchestra sta suonando un valzer leggero.
«Balliamo senza toccarci. Dimmi di sì o lo dirò alla Babaja.»
Jurek la ammonisce con l’indice e sorride.
«E balliamo» sbuffa Aria.
I due si mettono uno di fronte all’altro, vicini, con i palmi a pochi centimetri. Jurek sente il profumo di lei e nota che i suoi occhi sono così scuri che non si distinguono le pupille.
«Un, du’…» dice e iniziano a danzare.
Dapprima sono rigidi, ma il valzer è lento e riescono a sincronizzare il respiro, il dai e vai dei piedi, i battiti delle ciglia. Le bambine li vedono, qualcuna sceglie una compagna e inizia a ballare. Keruj tiene il tempo battendo le piccole mani e produce una miriade di scintille. La gonna lunga di Aria si alza e lascia scoperte le caviglie. Lei sorride, di quel beffardo e malinconico sorriso storto con una fossetta sola.
Poi di colpo la musica finisce e loro si fermano, ansimanti.
«È quasi ora di cena» dice Jurek, «ti preparo qualcosa? Ci vuole un attimo, basta una bistecca, ci metto una mano sopra e il gioco è fatto.»
Aria lo fissa, come se stesse cercando di leggergli dentro.
«Ho un’idea migliore» dice.
Aria si è sciolta i capelli e veste un completo blu scuro, con una gonna aderente che le arriva alle ginocchia.
«Keruj è meglio si nasconda» dice, «dove stiamo andando gli Alma non si vedono spesso.»
«Mi devo travestire?» chiede Jurek.
«Mimetizzare» puntualizza Aria, aprendo la borsetta e tirando fuori una cuffia, «metti questa per non far vedere il colore dei capelli.»
Jurek sospira e indossa la cuffia, mentre Keruj s’infila nella borsetta.
Sono fermi a una delle tante stazioni poste a intervalli regolari lungo l’anello che circonda l’Abisso.
«Ci sono ascensori che fermano a tutti i livelli. Noi prendiamo il diretto per il ventunesimo…» spiega Aria, salendo su una cabina e sedendosi.
«Perché è dove si mangia meglio» conclude Jurek.
«Esatto.»
L’ascensore comincia la discesa con un lieve scossone. Dai vetri della cabina Jurek nota le diversità di ogni livello.
«Ci sono dei livelli quasi interamente agricoli» spiega Aria, «altri residenziali o commerciali.»
Jurek annuisce, ma non è attento come dovrebbe. È incantato da come lei muove le mani mentre parla e da come annuisce, dandosi ragione ogni volta che finisce un concetto.
«Parlami di te, invece» chiede Jurek, d’improvviso.
Aria si blocca, si morde un labbro.
«Inizi lei» dice.
«C’è poco da dire. Non ho parenti in vita, non ho affetti. Viaggio molto, ma alla fine sono sempre solo. Fine.»
«Non è solo, c’è Keruj.»
«Ma lui è me e io sono lui, non conta.»
«In che senso?»
«Siamo un’entità singola. Al punto che se si allontana troppo proviamo dolore.»
«Molto dolore?»
«Se ti staccassero un braccio, quanto dolore proveresti?»
«Parecchio.»
«Già. Ora però è il tuo turno, raccontami.»
«Vivo da sempre al convento delle Prime, ma sono ancora una novizia, non so neanche come distillare la pioggia per ottenere il Latte del Cielo. Mia madre è morta durante il parto, non ho mai conosciuto mio padre. Fine.»
«Ci somigliamo» sussurra Jurek, allungando la mano verso quella di Aria.
«Purtroppo no» dice lei, allontanando il braccio.
L’ascensore frena piano, con un leggero rinculo, e le portiere si aprono sibilando.
Il ventunesimo è un livello con il soffitto basso, le case sono tutte a un piano, di lamiera o muratura leggera. Le luci colorate dei negozi e dei locali si fondono con quelle bianche delle bancarelle lungo le strade strette. Una cortina di fumo copre ogni cosa, come una leggera nebbia mattutina.
«Cibo da strada» dice Jurek, entusiasta.
Passano diverse ora a passeggiare e a mangiare. Jurek sente sapori diversi, chiede indicazioni a chi prepara il cibo, prende appunti, trova idee.
«È bello qua, non trova?» chiede Aria, mentre finisce di leccarsi le dita.
«Sembra proprio che la gente sia felice.»
«Sì, ma è solo un’impressione. In realtà mancano un sacco di cose, a partire da quelle importanti, come diritto di voto o dal divieto di viaggiare, fino alle cose frivole, come doversi tingere i capelli quando diventano bianchi, per non confondersi con voi.»
«Non potete lasciare Chicago?»
«Solo gli Alma possono. Sarebbe bello se il Latte del Cielo donasse la magia anche agli umani, così saremo tutti sullo stesso piano.»
«Potremo esserlo comunque.»
«Non dica assurdità. La magia è un fattore che crea troppo squilibrio. Il sindaco Fanim può far sparire nel buio l’intera città in meno di un minuto. Da domani potrebbe revocare i privilegi degli Alma, ma saremo davvero uguali?»
Jurek sospira. Aria ha ragione.
«Qualche umano ha provato a bere il Latte» continua lei, fermandosi, «che io sappia, sono tutti morti. Ma potrebbe anche non essere vero, bugie per non farci nemmeno provare.»
«Mi spiace.»
«La verità è che siete figli maledetti. La pioggia bianca ha creato voi e ucciso tutto quello che stava in superficie. Ti sembra uno scambio equo?»
«Mi hai dato del tu.»
Aria alza le spalle e riprende a camminare.
«Varrà poco» dice Jurek, «ma mi piacerebbe se le cose cambiassero. Non so come, certo, ma un modo ci deve essere.»
Arrivano in una piazza, un lastricato regolare e una fontana, un gruppo di musicisti sta suonando per qualche spicciolo. Sono tutti concentrati e sudati, con una sigaretta spenta tra le labbra, come un vezzo.
«Cosa suonano?» chiede Jurek.
«È rock ‘n roll. Musica del secolo scorso, da queste parti va molto di moda.»
«Da queste parti se vedono una ragazza e un tizio con una cuffia ridicola che ballano si scandalizzano?»
Aria ride, si sistema una ciocca bionda dietro l’orecchio.
Jurek le stringe la mano e stavolta lei ricambia.
«Pensavo fossi molto più caldo» dice lei.
«Se vuoi posso esserlo» risponde lui.
Alcuni ragazzi ballano attorno alla fontana e si uniscono a loro. Danzano con le mani giunte, con una musica di tanto tempo prima, di prima del Disastro, quando gli Alma ancora non esistevano, quando la pioggia era solo acqua. Quando tutti gli uomini erano uguali.
Appena tornano al primo livello si accorgono che ha iniziato a piovere. Sulle cupole si vedono nitide le gocce dense e viscose che esplodono sul vetro e poi scivolano giù, bianche e appiccicose.
«Ci siamo» sussurra Aria.
L’orchestra smette di suonare e gli invitati, che prima danzavano al centro della sala, si dispongono in due ali, per lasciar passare i bambini.
Jurek sta finendo di rimpiazzare alcune portate del buffet, ma anche lui si ferma per guardare la cerimonia.
I bambini avanzano con passo cadenzato, le guance arrossate, gli occhi lucidi. Stringono tra le mani un bicchiere di cristallo. Non sono più i monelli della sera prima, ora si fa sul serio. Il sindaco Fanim li tocca sul capo, quando gli passano accanto. Circondata dalle Prime, la Babaja li aspetta su di un palchetto situato nella parte opposta da cui sono entrati.
Aria è accanto a lei, vestita con un lungo abito rosso. Regge la caraffa con il Latte del Cielo, trema un poco. Jurek le sorride, ma lei sembra non vederlo.
Uno a uno i bambini si inginocchiano davanti alla Babaja e porgono il loro bicchiere. Lei versa qualche goccia di Latte dentro il calice e invita il bambino a bere, con la preghiera di rito.
Il piccolo chiude gli occhi.
«È l’ora» dice.
Beve e rimane qualche attimo immobile, poi inizia a tremare. Le Prime lo circondano e lo sostengono. Posano una cesta con un cuscino davanti alle sue ginocchia. Il bambino ha una scossa che lo costringe a inarcare la schiena, poi si butta in avanti e vomita. Avvolto da una placenta sottile come una ragnatela, dalla bocca espelle il suo Alter. Le Prime lo recuperano dal cesto e lo lavano, quindi lo consegnano al bambino, che di solito piange.
Ogni bambino riceve un grande applauso e si ricongiunge alla famiglia. La maggior parte sono Alter di acqua e aria, come quelli dei loro genitori e come la maggior parte degli Alma. Solo una bambina dai nastri gialli, come aveva previsto la Babaja, espelle un luminoso Alter di luce e viene sommersa dagli applausi.
Jurek, però, ha occhi solo per Aria. È assente, molto composta, non certo come ha imparato a conoscerla in quei due giorni. Quando l’ultimo bambino ha finito, la vede sorridere e alzare lo sguardo alla cupola, dove la pioggia continua a battere. Quando riabbassa il viso lo cerca, dietro le alzate, e gli fa un occhiolino, come quello che lui le aveva fatto la prima volta che si erano visti. Chiude gli occhi e beve un sorso di Latte del Cielo.
Qualcuno la nota e inizia a urlare. Aria si accascia, con le mani strette al collo. La caraffa le si frantuma davanti alle ginocchia. Un rivolo di sangue le esce dal naso e ai lati della bocca si sono formate piccole bolle scure.
Jurek agisce in fretta, salta sul buffet, rovescia le pietanze a terra, si fa largo tra la folla e sale sul palchetto. Eliza è immobile, con la bocca spalancata. Le Prime hanno abbandonato il palco, tenendo il volto coperto dalle mani.
Jurek abbraccia Aria e la solleva da terra. Lei apre la bocca e inizia a vomitare un denso fiotto di liquido scuro. Lui le tiene la fronte, le pulisce le labbra con la manica della giacca, la ripara dalla vista degli altri. È allora che vede le ombre tremare intorno a lui e sottili filamenti uscire dagli angoli bui. Il sindaco Fanim è in piedi, con le braccia larghe, i palmi rivolti verso l’alto. Il suo Alter, Minaf, è una palla informe e vibrante di tenebra. Le braccia d’ombra si avvicinano striscianti ai piedi di Aria.
«Signore!» urla Jurek, «la prego, signore, la risparmi. Sta morendo, lo vede anche lei. Lasci un corpo da seppellire, la prego!»
Fanim abbassa lentamente le braccia e china il capo.
«Non dovrei…» sussurra, «portala via, falla sparire dalla mia vista!»
Jurek tiene Aria tra le braccia e si allontana svelto, con il corpo della ragazza che gli pare leggerissimo.
Quando Aria riprende conoscenza, Jurek le accarezza la fronte.
«Non agitarti» le dice, «e bevi un po’.»
Sta guidando già da un’ora, in mezzo al fango che si è formato sul fondo del lago Michigan.
«Sono viva?» mormora Aria, sedendosi meglio e dando una sorsata d’acqua dalla bottiglia che gli porge Jurek.
«Sì, sei viva e stai bene, nonostante tutto.»
«Quindi è possibile… bere il Latte e non morire.»
«Per te sì, per un umano penso di no.»
«Ma io…»
«Ho una teoria. Non sei umana, almeno, lo sei per metà. Penso tuo padre fosse un Alma. Sei il frutto di una relazione blasfema. La mia teoria però va oltre, credo che tuo padre sia Fanim.»
«Fanim?» esclama Aria.
«Lo penso seriamente. Ha esitato, prima, avrebbe potuto inghiottirci in un secondo, invece non solo ha aspettato, ma ci ha fatti andare via.»
«Non vuol dire nulla. Anzi, è una prova che non sia lui mio padre. Non avrebbe mai rischiato, sapendo che avrei potuto sopravvivere.»
«Il problema non è sopravvivere o meno. Ti ha lasciata andare perché non pensava che, nonostante fossi una meticcia, potessi avere un Alter dormiente dentro di te. Soprattutto uno del tipo che ti è uscito dalla bocca.»
Jurek indica dietro di sé, nel sedile posteriore. Aria si volta e vede Keruj che tiene sul grembo un piccolo batuffolo nero e tremante.
«Lei è Aira» dice, «il tuo Alter.»
Aria rimane un attimo zitta, senza quasi respirare, poi, piano, grosse lacrime le scivolano sulle guance.
Nel cassone, le padelle e le pentole tintinnano come campanelle. Forse le cose stanno per cambiare.
Different Staff- Admin
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Re: I figli della pioggia
Ciao autore
Il tuo racconto mi ha impegnata abbastanza nella lettura per quanto è denso di immagini, suggestioni, personaggi. Qui la Fantasia regna sovrana e il fatto di aver centrato il genere non è in discussione.
L’incipit è sorprendente, lo trovo in assoluto la parte migliore del testo. Una immagine forte e deliziosa nonostante tu descriva un mondo incenerito.
Bella la trovata degli alter coi nomi al contrario. Ottima la descrizione della città sotterranea con i suoi livelli. Mi è piaciuta tantissimo la sala dove si può vedere il cielo. Insomma tutto il contorno dei personaggi è davvero forte e ben descritto. La storia in sé mi ha convinta un po’ meno, ma resta in ogni modo una bella storia soffusa di tanta tenerezza e magia. Per cui complimenti.
Ti segnalo al une cose che mi sono appuntata durante la lettura in modo che in fase di revisione tu possa porci attenzione.
«Un po’ di rispetto non gusta» (refuso)Alter gli svolazza intorno alla testa, nero e lucido come ossidiana, dello stesso colore degli occhi del sindaco.
Questa frase ha una costruzione faticosa.
«Però» esclama Jurek. (Mettilo il punto esclamativo!)
Anche questa costruzione può essere alleggerita.
Qui nello stesso dialogo passi dal tu al lei e poi di nuovo al tu.
«Keruj è meglio si nasconda»
«metti questa per non far vedere il colore dei capelli.»
Petunia- Moderatore
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Re: I figli della pioggia
Nel complesso un buon racconto questo.
Non sono pienamente soddisfatto e probabilmente la "colpa" è dell'incipit.
Ha ragione Petunia, l'inizio è strepitoso.
Leggo le prime righe e sono catturato al 100%, ho l'acquolina in bocca. Mi immagino la scena post apocalittica, i tuoi due protagonisti che girano per strade deserte come due mercenari reietti(lo so che sono cuochi e le pentole sbatacchiano di dietro, però io me li immagino così).
Anche il resto è ben scritto: la suddivisione della città per piani, il rito dei bambini, il loro doppio custodito dentro i loro corpi, tutto bello.
Però io sento troppo la dissonanza tra un inizio grandioso, epico, e una narrazione che per tutto il suo corso è perlopiù pacata, non lenta, però quasi riflessiva sino all'epilogo finale.
Ripeto, un buon racconto, molto valido, ma che con dello sprint in più sarebbe stato fantastico. Che poi magari la colpa è solo mia che mi sono fatto suggestionare troppo dalle mie aspettative.
Non sono pienamente soddisfatto e probabilmente la "colpa" è dell'incipit.
Ha ragione Petunia, l'inizio è strepitoso.
Leggo le prime righe e sono catturato al 100%, ho l'acquolina in bocca. Mi immagino la scena post apocalittica, i tuoi due protagonisti che girano per strade deserte come due mercenari reietti(lo so che sono cuochi e le pentole sbatacchiano di dietro, però io me li immagino così).
Anche il resto è ben scritto: la suddivisione della città per piani, il rito dei bambini, il loro doppio custodito dentro i loro corpi, tutto bello.
Però io sento troppo la dissonanza tra un inizio grandioso, epico, e una narrazione che per tutto il suo corso è perlopiù pacata, non lenta, però quasi riflessiva sino all'epilogo finale.
Ripeto, un buon racconto, molto valido, ma che con dello sprint in più sarebbe stato fantastico. Che poi magari la colpa è solo mia che mi sono fatto suggestionare troppo dalle mie aspettative.
Byron.RN- Maestro Jedi
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Re: I figli della pioggia
Bellissima idea la tua città verticale e belli anche gli Alter. Tutta la fantasia che hai messo nel racconto è molto bella ma (è sempre così: un maledetto ma) avresti dovuto rileggerlo e magari snellirlo un po'. Petunia ti ha segnalato alcuni errori e io te ne segnalo un altro: Jurek viene accompagnato fino a un parcheggio interrato da alcuni soldati sarebbe meglio Jurek viene accompagnata da alcuni soldati fino a un parcheggio interrato. Un ottimo lavoro comunque.
Antonio Borghesi- Cavaliere Jedi
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Re: I figli della pioggia
Sapendolo prima, bisognerebbe poter leggere un fantasy e un pamphlet alternati in modo da non rischiare l'overdose di genere, soprattutto per quanto riguarda i fantasy che rischiano di assomigliarsi tra loro un po' troppo.
Dico questo perché i fantasy che sto leggendo tendono a presentarci un mondo post apocalittico in cui l'umanità per un motivo o per l'altro vinee sottomessa da creature fantastiche uscite dal disastro che l'umanità stessa ha provocato.
Anche in questo racconto la fantasia, la capacità di disegnare le atmosfere e gli scenari sono di ottimo livello, la storia si dipana senza intoppi e si legge con grande piacere e, cosa che non guasta a un vecchio romanticone come me, il finale è proprio bello.
Aria me la sono immaginata bellissima, quasi eterea mentre Jurek lo vedo più come Kristoff di Frozen.
Mi è piaciuta moltissimo l'idea che gli Alter abbiano il nome dei loro "proprietari" al contrario.
Nel complesso una buona prova, al netto di qualche refuso già segnalato precedentemente, piaciuto anche questo racconto davvero tanto.
Dico questo perché i fantasy che sto leggendo tendono a presentarci un mondo post apocalittico in cui l'umanità per un motivo o per l'altro vinee sottomessa da creature fantastiche uscite dal disastro che l'umanità stessa ha provocato.
Anche in questo racconto la fantasia, la capacità di disegnare le atmosfere e gli scenari sono di ottimo livello, la storia si dipana senza intoppi e si legge con grande piacere e, cosa che non guasta a un vecchio romanticone come me, il finale è proprio bello.
Aria me la sono immaginata bellissima, quasi eterea mentre Jurek lo vedo più come Kristoff di Frozen.
Mi è piaciuta moltissimo l'idea che gli Alter abbiano il nome dei loro "proprietari" al contrario.
Nel complesso una buona prova, al netto di qualche refuso già segnalato precedentemente, piaciuto anche questo racconto davvero tanto.
paluca66- Maestro Jedi
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Re: I figli della pioggia
Il racconto è scritto molto bene, ha una buona costruzione e una logica ed è il piacevole risultato di una serie di idee geniali. L’unico vero difetto che ho riscontrato è quello di aver inserito fin troppe situazioni ed elementi che mi hanno un po’ confuso. C’è materiale a sufficienza per farne qualcosa di più corposo, consentendo al lettore di comprendere meglio, attraverso una descrizione più articolata, i ruoli dei singoli personaggi. L’impressione che ho avuto è che tu abbia cercato di dire tutto quello che la tua fantasia ti dettava, nel rispetto del vincolo dei 18000 caratteri, a scapito della chiarezza. Sarebbe stato meglio, a mio avviso, semplificare un po’ la vicenda; ne avrebbe guadagnato la chiarezza, soprattutto per quelli come me che, non amando molto il genere, hanno più bisogno di altri di essere portati un po’ per mano.
Sposo l’osservazione di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sulla rappresentazione “post-apocalittica” di vari brani fantasy qui letti e aggiungo che mi avrebbe piacevolmente meravigliato trovare in qualche racconto una visione più ottimistica del futuro dell’umanità. L’avrei trovato spiazzante e quindi interessante.
Sposo l’osservazione di [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] sulla rappresentazione “post-apocalittica” di vari brani fantasy qui letti e aggiungo che mi avrebbe piacevolmente meravigliato trovare in qualche racconto una visione più ottimistica del futuro dell’umanità. L’avrei trovato spiazzante e quindi interessante.
Danilo Nucci- Cavaliere Jedi
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Re: I figli della pioggia
All'inizio ho un po' faticato a entrare nella storia, non riuscivo molto a seguire i personaggi: troppi tutti insieme. Poi, quando Aria e Jurek sono rimasti soli l'interesse piccante è aumentato, la lettura mi è risultata più fluida e anche i dialoghi mi sono sembrati più leggeri e verosimili.
Questi Alter assomigliano terribilmente ai Daimon di His Dark Materials: un caso micidiale o un'ispirazione affascinata da altre letture? ci dirai.
Anche la città pozzo è un classico della fantascienza, qui è ben descritta e mi è piaciuta, come tutto il racconto del resto.
Questi Alter assomigliano terribilmente ai Daimon di His Dark Materials: un caso micidiale o un'ispirazione affascinata da altre letture? ci dirai.
Anche la città pozzo è un classico della fantascienza, qui è ben descritta e mi è piaciuta, come tutto il racconto del resto.
SuperGric- Padawan
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Re: I figli della pioggia
Questo è uno dei fantasy più belli che ho letto.
La lettura è piacevole e le descrizioni, accurate, solo qualche volta eccessive.
C'è tanta, tantissima fantasia, ma sempre lasciando al lettore la possibilità di capire, senza dovere spiegare ogni volta le situazioni.
Hai creato un mondo interessante, completo e complesso, che avrebbe la possibilità di essere approfondito in un lavoro più corposo.
complimenti.
La lettura è piacevole e le descrizioni, accurate, solo qualche volta eccessive.
C'è tanta, tantissima fantasia, ma sempre lasciando al lettore la possibilità di capire, senza dovere spiegare ogni volta le situazioni.
Hai creato un mondo interessante, completo e complesso, che avrebbe la possibilità di essere approfondito in un lavoro più corposo.
complimenti.
FedericoChiesa- Cavaliere Jedi
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Re: I figli della pioggia
Si è vero, l'inizio è molto bello.
I vortici di cenere, il lago Michigan, quel suono delle pentole che tintinnano nel retro del furgone. Vedere un mondo per la prima volta, decine di dettagli e di cose nuove che ti investono tutte insieme. Un po' ti stordisce e un po' ti fa l'occhiolino, come Jurek ad Aria. Un promessa per quel che verrà.
Ma io trovo che sia davvero un crescendo, che migliori sequenza dopo sequenza. Mi piace il modo in cui rilascia le informazioni che ti servono a comprendere meglio quel mondo che nella prima scena ti è arrivato addosso tutto insieme. Senza fretta, senza trascurare nulla, mantenendo quella promessa fatta.
Strepitosa la scena in cui i bambini partoriscono i loro alter, forse il punto più alto di tutta la storia e l'occhiolino di lei prima di bere il Latte.
Ecco, forse è il finale a deludermi un po'. Non nella sua sostanza, nel modo in cui la storia va a finire, ma nei tempi. Ho come l'impressione che ti fosse rimasto poco spazio e che per questo su certe spiegazioni tu sia dovuto andare un po' di fretta.
Aria figlia di una relazione blasfema, il sindaco che potrebbe essere suo padre. Entrambi i dettagli ci stanno, mi convincono del tutto, ma se il resto del racconto fa proprio della mancanza di fretta il suo punto di forza, sul finale quella forza viene meno e ti lascia con la sensazione di un'accelerata improvvisa, forse un po' troppo brusca.
Certo, è anche una questione di gusti. Spesso nelle storie mi piacciono le code lunghe, che la storia finisca un po' prima di dove finisce la pagina, che resti ancora un po' di tempo, per abituarmi a quando non ci saranno più parole.
Ed è così soprattutto nei racconti che mi conquistano. E questo lo ha fatto, in tutto e per tutto. E allora va bene anche quel finale che scende rapido come una goccia di pioggia. Va bene lo stesso.
Bellissima storia.
I vortici di cenere, il lago Michigan, quel suono delle pentole che tintinnano nel retro del furgone. Vedere un mondo per la prima volta, decine di dettagli e di cose nuove che ti investono tutte insieme. Un po' ti stordisce e un po' ti fa l'occhiolino, come Jurek ad Aria. Un promessa per quel che verrà.
Ma io trovo che sia davvero un crescendo, che migliori sequenza dopo sequenza. Mi piace il modo in cui rilascia le informazioni che ti servono a comprendere meglio quel mondo che nella prima scena ti è arrivato addosso tutto insieme. Senza fretta, senza trascurare nulla, mantenendo quella promessa fatta.
Strepitosa la scena in cui i bambini partoriscono i loro alter, forse il punto più alto di tutta la storia e l'occhiolino di lei prima di bere il Latte.
Ecco, forse è il finale a deludermi un po'. Non nella sua sostanza, nel modo in cui la storia va a finire, ma nei tempi. Ho come l'impressione che ti fosse rimasto poco spazio e che per questo su certe spiegazioni tu sia dovuto andare un po' di fretta.
Aria figlia di una relazione blasfema, il sindaco che potrebbe essere suo padre. Entrambi i dettagli ci stanno, mi convincono del tutto, ma se il resto del racconto fa proprio della mancanza di fretta il suo punto di forza, sul finale quella forza viene meno e ti lascia con la sensazione di un'accelerata improvvisa, forse un po' troppo brusca.
Certo, è anche una questione di gusti. Spesso nelle storie mi piacciono le code lunghe, che la storia finisca un po' prima di dove finisce la pagina, che resti ancora un po' di tempo, per abituarmi a quando non ci saranno più parole.
Ed è così soprattutto nei racconti che mi conquistano. E questo lo ha fatto, in tutto e per tutto. E allora va bene anche quel finale che scende rapido come una goccia di pioggia. Va bene lo stesso.
Bellissima storia.
Asbottino- Cavaliere Jedi
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Re: I figli della pioggia
Sull'originalità della storia e la fantasia che ci hai messo, non si discute. Ce ne sono ampie dosi.
La bellezza della immagini neppure si discute: c'è cura nel tuo tratto scrittorio.
A me però, in questa storia, sono mancati i perché.
Leggendo sono stato assalito da prima un perché, poi due, poi tre, poi ne ho perso il conto.
Siamo in un mondo del futuro nel quale la società è collassata, o si è comunque alterata, con l'arrivo della Pioggia di Latte.
Perché?
Cioè, perché proprio il latte, o qualcosa che ricorda il latte?
Sembra che la PdL abbia effetti letali sugli umani, dato che ha distrutto tutto il mondo, e non oso pensare al ciclo dell'acqua che c'è ora sulla Terra.
Anche se in realtà la Pioggia stessa ha fatto una cosa bella, ha generato o comunque fatto apparire gli Alma, che dovrebbero essere umani in grado di usare la magia, come Jurek. Caratterizzati dall'avere i capelli del tutto bianchi.
Ma perché? Cioè, qual è il legame tra Alma e la Pioggia?
Non l'ho compreso.
Gli Alma sono immuni agli effetti della PdL? Non è specificato.
Ne sono un prodotto, dovrebbero esserlo. E' solo folklore? Non sappiamo.
In realtà la pioggia può essere trattata e diventare un Latte portentoso. Che è comunque letale per gli adulti, se bevuto.
A meno che a berla siano i bambini. In questo caso fa loro generare gli Alter, doppioni di sè ma molto piccoli (bleah).
..
Perché?
Cioè, cosa sono e che cosa rappresentano gli Alter? Sappiamo solo quel che dice Jurek, cioè che sono parte di se stessi, che si prova dolore ad allontanarsene (e se te lo uccidono? Possono morire?)
Ma più ancora: che funzione hanno gli Alter? A cosa servono?
Keruj parla solo all'inizio, sembra quasi una sorta di diavoletto tentatore, di voce della coscienza, poi scompare del tutto, oscurato, annichilito, dal rapporto nascente tra Jurek e Aria.
Perché?
Man mano che la storia avanza, capiamo il quadro: Jurek è stato chiamato fin da Baltimora perché è il miglior cuoco in circolazione a saper usare la magia per cucinare, e serve a Chicago per preparare il banchetto di celebrazione per i nuovi bambini che avranno un loro Alter.
..
Perché?
Si intuisce a grandi linee che la cosa è tutta pilotata dal Sindaco, ma non c'è quasi nulla che lasci tracciare un quadro della società di Chicago in questo bizzarro contesto, eccetto il divario onnipresente tra privilegiati e tapini.
Tutto sembra andare per il meglio. Jurek affina il legame con Aria, visitano assieme un livello inferiore della città, arriva la fatidica cerimonia. I bambini sputazzano fuori il loro Alter (bleah) e una tra essi ne riceve in dono uno rarissimo di luce. Come era stato in realtà già previsto dalla Babaja (che sa di strega russa).
..
Perchè?
Cioè, la fitta trama degli Alter si arricchisce di particolari che però in nulla aiutano a capirne il funzionamento.
A quel punto, Aria commette davanti a tutti un atto sacrilego e beve il Latte.
Perché? Nella storia non c'è alcun accenno al fatto che desideri aredentemente avere un Alter.
Non può neanche credere che bere il Latte dia poteri magici: il Latte uccide gli adulti e, ne ha la prova sotto gli occhi, i bambini che lo bevono sputazzano un Alter, non diventano maghi.
Non sembra esserci alcuna connessione tra Alter e magia. Puoi avere l'uno senza avere l'altro.
Se li hai entrambi sei probabilmente molto ben messo in questa società.
Ma allora perché Aria beve quel dannato Latte?
Il finale che ne segue è breve e violento, con annessa raffica di perché.
Il Sindaco cerca di terminare Aria col suo potentissimo Alter d'ombra: deduciamo che il Sindaco sia probabilmente legislatore, giudice e boia di una città che ha plasmato a suo comodo.
Ma se sta cercando di ucciderla è evidente che il Latte NON ha effetti letali sugli adulti e il Sindaco vuole coprire tutto questo.
Perchè?
Poi però l'intervento di Jurek salva Aria, o meglio, il Sindaco all'ultimo si trattiene dall'ucciderla e permette loro di andarsene via.
Perché?
Jurek ci suggerisce che Aria possa essere prima figlia di un incesto umano-Alma, poi la figlia segreta del Sindaco (su che base? Perché? Cosa sai che noi non sappiamo, Jurek?!)
Ma il Sindaco è un Alma? C'è una singola mezza frase che lo lascia intuire all'inizio.
Ma va bene, accettiamo la teoria di Jurek per buona.
Hai creato un complotto parentale nelle 5 righe finali senza darci un mezzo chiavistello per riuscire a leggerlo.
Perché??
Anche le implicazioni finali sono del tutto oscure.
Adesso sappiamo che il Latte bevuto da un adulto non è letale. O non lo è se sei una meticcia umana/Alma? Che non siamo affatto sicuri Aria lo sia.
Non ti uccide ma ti fa (coerentemente) generare un Alter. Di un tipo rarissimo.
Che non sappiamo quale sia, perché è solo un batuffolo nero.
E' un Alter d'ombra? Come quello di Fanim? Quindi Aria è proprio figlia del Sindaco?
Non lo sapremo.
Come non sapremo perché questa cosa dovrebbe cambiare il corso del mondo, come l'ultima frase suggerisce.
Scusami se ho dissezionato il tuo racconto in maniera così pedante e minuziosa, Autor-.
Ma sai perché l'ho fatto?
Perché mi piace quel che hai scritto, mi piace che tu abbia saputo creare un vero mondo fantasy, e quindi mi agito il doppio sulla sedia quando non riesce a piacermi il modo in cui hai assemblato il dolce con ingredienti così gustosi.
Perché sulla tematica del nostro Alter, qualcosa di indivisibile da noi, io ci avevo scritto un mini nel vecchio SPS, magari qualcuno se li ricorda ancora: i Sint.
Per cui amo questo argomento, mi affascina tantissimo.
Perché ci vedo del potenziale per qualcosa di più grosso, molto più grosso.
Queste sono idee buone che possono essere messe al servizio di un mini-romanzo o qualcosa del genere.
Ci sono idee da affinare, logiche di trama da sviscerare molto di più, ma il potenziale è fantastico.
Come racconto da 18k caratteri non mi hai convinto. Troppi punti oscuri, troppe cose accadono perché hanno un senso nella tua logica, ma non in quella di chi legge.
Troppa carne al fuoco.
Gli Alter sono un maxi-tema che da solo vale 18k caratteri e anche di più. Dovevi investire tutto su questo. Erano l'arma vincente.
Dovevano avere tutto lo spazio e catalizzare l'attenzione. Guarda Keruj: poche battute all'inizio e poi scompare.
Incrociandoli col resto del mondo che hai creato, svaniscono, diventano accessori e aprono le porte a tutti i perché che mi sono venuti fuori leggendo.
Ti do anche un consiglio più materiale, Autor-.
Attenzionissima ai nomi simili. Alma e Alter sono parole brevi in A e pure simili in grafia.
Sono andato avanti fin oltre la metà pensando gli uni fossero gli altri e viceversa con effetti lesivi sulla reale comprensione del tuo fantasy.
Mettici pure Aria (altro corto con la A) e siamo a posto.
Specie nei fantasy, differenziare graficamente i nomi. Sempre. Studiali proprio perché siano diversi tra loro e non confondibili!
Anche nell'ottica tu voglia creare qualcosa di più da questa ambientazione, cosa che ti consiglio.
Chiudo con una nota di colore.
La pioggia che distrugge il mondo come lo conosciamo e obbliga i sopravvissuti a reinventarsi, tra l'altro facendo emergere poteri paranormali/magici, è il soggetto dell'ultimo lavoro del maestro dei rompicapo sci-fi/fantasy Hideo Kojima: Death Stranding.
Non lo conoscerai e non penso rientri nei tuoi interessi, ma ti assicuro che ha delle atmosfere assurde che in parte il tuo lavoro mi ha ricordato.
Lì, la pioggia invecchia di anni qualsiasi cosa tocchi, vivente o non vivente, con effetti che puoi immaginare.
A rileggerci, e tieni da conto il mio consiglio: puoi tirarne fuori qualcosa di bello e di valore da questa storia.
La bellezza della immagini neppure si discute: c'è cura nel tuo tratto scrittorio.
A me però, in questa storia, sono mancati i perché.
Leggendo sono stato assalito da prima un perché, poi due, poi tre, poi ne ho perso il conto.
Siamo in un mondo del futuro nel quale la società è collassata, o si è comunque alterata, con l'arrivo della Pioggia di Latte.
Perché?
Cioè, perché proprio il latte, o qualcosa che ricorda il latte?
Sembra che la PdL abbia effetti letali sugli umani, dato che ha distrutto tutto il mondo, e non oso pensare al ciclo dell'acqua che c'è ora sulla Terra.
Anche se in realtà la Pioggia stessa ha fatto una cosa bella, ha generato o comunque fatto apparire gli Alma, che dovrebbero essere umani in grado di usare la magia, come Jurek. Caratterizzati dall'avere i capelli del tutto bianchi.
Ma perché? Cioè, qual è il legame tra Alma e la Pioggia?
Non l'ho compreso.
Gli Alma sono immuni agli effetti della PdL? Non è specificato.
Ne sono un prodotto, dovrebbero esserlo. E' solo folklore? Non sappiamo.
In realtà la pioggia può essere trattata e diventare un Latte portentoso. Che è comunque letale per gli adulti, se bevuto.
A meno che a berla siano i bambini. In questo caso fa loro generare gli Alter, doppioni di sè ma molto piccoli (bleah).
..
Perché?
Cioè, cosa sono e che cosa rappresentano gli Alter? Sappiamo solo quel che dice Jurek, cioè che sono parte di se stessi, che si prova dolore ad allontanarsene (e se te lo uccidono? Possono morire?)
Ma più ancora: che funzione hanno gli Alter? A cosa servono?
Keruj parla solo all'inizio, sembra quasi una sorta di diavoletto tentatore, di voce della coscienza, poi scompare del tutto, oscurato, annichilito, dal rapporto nascente tra Jurek e Aria.
Perché?
Man mano che la storia avanza, capiamo il quadro: Jurek è stato chiamato fin da Baltimora perché è il miglior cuoco in circolazione a saper usare la magia per cucinare, e serve a Chicago per preparare il banchetto di celebrazione per i nuovi bambini che avranno un loro Alter.
..
Perché?
Si intuisce a grandi linee che la cosa è tutta pilotata dal Sindaco, ma non c'è quasi nulla che lasci tracciare un quadro della società di Chicago in questo bizzarro contesto, eccetto il divario onnipresente tra privilegiati e tapini.
Tutto sembra andare per il meglio. Jurek affina il legame con Aria, visitano assieme un livello inferiore della città, arriva la fatidica cerimonia. I bambini sputazzano fuori il loro Alter (bleah) e una tra essi ne riceve in dono uno rarissimo di luce. Come era stato in realtà già previsto dalla Babaja (che sa di strega russa).
..
Perchè?
Cioè, la fitta trama degli Alter si arricchisce di particolari che però in nulla aiutano a capirne il funzionamento.
A quel punto, Aria commette davanti a tutti un atto sacrilego e beve il Latte.
Perché? Nella storia non c'è alcun accenno al fatto che desideri aredentemente avere un Alter.
Non può neanche credere che bere il Latte dia poteri magici: il Latte uccide gli adulti e, ne ha la prova sotto gli occhi, i bambini che lo bevono sputazzano un Alter, non diventano maghi.
Non sembra esserci alcuna connessione tra Alter e magia. Puoi avere l'uno senza avere l'altro.
Se li hai entrambi sei probabilmente molto ben messo in questa società.
Ma allora perché Aria beve quel dannato Latte?
Il finale che ne segue è breve e violento, con annessa raffica di perché.
Il Sindaco cerca di terminare Aria col suo potentissimo Alter d'ombra: deduciamo che il Sindaco sia probabilmente legislatore, giudice e boia di una città che ha plasmato a suo comodo.
Ma se sta cercando di ucciderla è evidente che il Latte NON ha effetti letali sugli adulti e il Sindaco vuole coprire tutto questo.
Perchè?
Poi però l'intervento di Jurek salva Aria, o meglio, il Sindaco all'ultimo si trattiene dall'ucciderla e permette loro di andarsene via.
Perché?
Jurek ci suggerisce che Aria possa essere prima figlia di un incesto umano-Alma, poi la figlia segreta del Sindaco (su che base? Perché? Cosa sai che noi non sappiamo, Jurek?!)
Ma il Sindaco è un Alma? C'è una singola mezza frase che lo lascia intuire all'inizio.
Ma va bene, accettiamo la teoria di Jurek per buona.
Hai creato un complotto parentale nelle 5 righe finali senza darci un mezzo chiavistello per riuscire a leggerlo.
Perché??
Anche le implicazioni finali sono del tutto oscure.
Adesso sappiamo che il Latte bevuto da un adulto non è letale. O non lo è se sei una meticcia umana/Alma? Che non siamo affatto sicuri Aria lo sia.
Non ti uccide ma ti fa (coerentemente) generare un Alter. Di un tipo rarissimo.
Che non sappiamo quale sia, perché è solo un batuffolo nero.
E' un Alter d'ombra? Come quello di Fanim? Quindi Aria è proprio figlia del Sindaco?
Non lo sapremo.
Come non sapremo perché questa cosa dovrebbe cambiare il corso del mondo, come l'ultima frase suggerisce.
Scusami se ho dissezionato il tuo racconto in maniera così pedante e minuziosa, Autor-.
Ma sai perché l'ho fatto?
Perché mi piace quel che hai scritto, mi piace che tu abbia saputo creare un vero mondo fantasy, e quindi mi agito il doppio sulla sedia quando non riesce a piacermi il modo in cui hai assemblato il dolce con ingredienti così gustosi.
Perché sulla tematica del nostro Alter, qualcosa di indivisibile da noi, io ci avevo scritto un mini nel vecchio SPS, magari qualcuno se li ricorda ancora: i Sint.
Per cui amo questo argomento, mi affascina tantissimo.
Perché ci vedo del potenziale per qualcosa di più grosso, molto più grosso.
Queste sono idee buone che possono essere messe al servizio di un mini-romanzo o qualcosa del genere.
Ci sono idee da affinare, logiche di trama da sviscerare molto di più, ma il potenziale è fantastico.
Come racconto da 18k caratteri non mi hai convinto. Troppi punti oscuri, troppe cose accadono perché hanno un senso nella tua logica, ma non in quella di chi legge.
Troppa carne al fuoco.
Gli Alter sono un maxi-tema che da solo vale 18k caratteri e anche di più. Dovevi investire tutto su questo. Erano l'arma vincente.
Dovevano avere tutto lo spazio e catalizzare l'attenzione. Guarda Keruj: poche battute all'inizio e poi scompare.
Incrociandoli col resto del mondo che hai creato, svaniscono, diventano accessori e aprono le porte a tutti i perché che mi sono venuti fuori leggendo.
Ti do anche un consiglio più materiale, Autor-.
Attenzionissima ai nomi simili. Alma e Alter sono parole brevi in A e pure simili in grafia.
Sono andato avanti fin oltre la metà pensando gli uni fossero gli altri e viceversa con effetti lesivi sulla reale comprensione del tuo fantasy.
Mettici pure Aria (altro corto con la A) e siamo a posto.
Specie nei fantasy, differenziare graficamente i nomi. Sempre. Studiali proprio perché siano diversi tra loro e non confondibili!
Anche nell'ottica tu voglia creare qualcosa di più da questa ambientazione, cosa che ti consiglio.
Chiudo con una nota di colore.
La pioggia che distrugge il mondo come lo conosciamo e obbliga i sopravvissuti a reinventarsi, tra l'altro facendo emergere poteri paranormali/magici, è il soggetto dell'ultimo lavoro del maestro dei rompicapo sci-fi/fantasy Hideo Kojima: Death Stranding.
Non lo conoscerai e non penso rientri nei tuoi interessi, ma ti assicuro che ha delle atmosfere assurde che in parte il tuo lavoro mi ha ricordato.
Lì, la pioggia invecchia di anni qualsiasi cosa tocchi, vivente o non vivente, con effetti che puoi immaginare.
A rileggerci, e tieni da conto il mio consiglio: puoi tirarne fuori qualcosa di bello e di valore da questa storia.
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Re: I figli della pioggia
Cara Penna, non c’è che dire, è un bel racconto, scritto con padronanza di linguaggio, anche se alcuni appunti mi consento di farteli più avanti, sempre nello spirito di DT.
Un fantasy ambientato nel futuro, con una Terra devastata da qualche evento di cui però non dici praticamente nulla, mentre sarebbe importante per inquadrare la situazione. Soprattutto perché la città che descrivi è così particolare.
Mi piace quando piano piano mi si porta dentro la storia, centellinando informazioni e descrizioni: in un racconto breve è un azzardo, posso perdersi dei pezzi, ma ti è andata bene.
La storia è originale, mi è piaciuta davvero, la trama ben impostata per dare spazio ai vari momenti, attraverso cui ci presenti anche i vari personaggi oltre che l’occasione che li porta a interagire tra loro, utilizzando molto i dialoghi per sopperire a spiegazioni che appesantirebbero il testo.
Ad una prima lettura il ritmo mi sembrava lento, poi – dopo aver sistemato alcune cosucce – mi sono immersa meglio in questa bella storia d’amore. Il finale è un attimo affrettato, ma i finali sono come gli incipit, a volte bastardotti.
La fatica della lettura mi è derivata anche dai nomi che hai scelto. I nomi sono sempre uno scoglio, o almeno per me lo sono: devono/dovrebbero essere musicali tra loro, associarsi in modo chiaro ai protagonisti: nome, descrizione, personaggio. Non te li devi confondere. Qui hai scelto Aria/Alma Jurek/Keruy... (se non era per il commento di Petunia, non mi sarei accorta dei nomi al contrario!) troppo vicini come lettere inziali.
Inoltre a volte mancando un “dice/risponde/replica” lui o lei, dovevo tornare indietro e ricostruire il passaggio di voce, nonostante fossero solo in due. Non dico ad ogni frase, ma ogni “più” tanto.
Il finale è arrivato all’improvviso: avresti potuto creare un po’ di suspense con un’Aria che rischia la morte, un viaggio con qualche peripezia... un classico che non stanca mai, per quanto scontato possa essere.
Quando Fanim concede a Jurek di portare via Aria, cosa lo ha convinto? Il tono del ragazzo? Non ne descrivi il tenore, o il tono supplichevole. Tutto viene liquidato in due righe e il lettore rimane perplesso. E anche il sussurrare, perché sussurra? Concede qualcosa di inusuale, una concessione del potere, andrebbe enfatizzata per essere fatta pesare nella sua eccezionalità. Poi si capisce che, forse, è per via della presunta paternità, ma resta comunque la perplessità. Al pari delle altre scene che hai costruito, qui andrebbe sviluppata parimenti.
Paletti: la sala c’è ed è portante; il cuoco pure, anche se non parli molto di cosa ha preparato, qui ci starebbe qualche guizzo culinario futurista, giusto per farci ingolosire un po’; luoghi ok, anche se poteva essere qualsiasi altro luogo paletto.
Le mie note: purtroppo allungano il commento, non sono cose importanti e nulla tolgono alla gradevolezza del racconto, credimi, però si notano e, per me, le frasi incriminate stridevano un poco. Vedrai tu se accettarle o meno.
L’ingresso alla città è preceduto da una fila di blocchi di cemento piantati sul terreno e da migliaia di buchi,
Jurek viene accompagnato da alcuni soldati fino a un parcheggio interratoda alcuni soldati. altrimenti sembra che il parcheggio sia interrato dai soldati
avvolta una striscia di stoffa per, difendersi dalla cenere
non gusta non guasta
Si volta e si inchina, portando la mano alla fronte. Qui non è intuitivo capire chi parla.
ossidiana,dello lo stesso colore
Prime Sacerdotesse se Prime è maiuscolo, mi sembra corretto anche il Sacerdotesse
...alla collinetta e poi, attraverso un largo portone, all’interno... un paio di virgole
...vetro della cupola. Qualche fiocco di cenere ci si posa sopra, ma subito scivola via. Se è sulla cupola che si posa la cenere, e non sulle nuvole, forse --- vetro della cupola, sulla quale o su cui si posa qualche fiocco di cenere ci si posa sopra, che subito scivola via ... mi sembra fili meglio.
esclama Jurek, che non si aspettava che se esclama ci vuole un punto esclamativo
e in silenziofinisce di salire le scale sale le scale fino in cima e spalanca la porta della sala da ballo
«Parecchio.» «Già. Appunto.Ora...
, con un leggerorinculo sobbalzo rinculo mi sa più di movimento orizzontale, in un ascensore userei sobbalzo
In realtà mancano un sacco di cose, a partire da quelle importanti, come diritto di voto odal divieto di viaggiare, ecc fino alle cose frivole... non penso che “manchi” il divieto di viaggiare, semmai è un qualcosa che c’è e non lo si vorrebbe
Da queste parti, se vedono una ragazza e un tizio con una cuffia ridicola che ballano, si scandalizzano
ferma perguardare osservare la, assistere alla cerimonia
Beve e rimane qualche attimo Chi beve. Manca il soggetto, anche se è palese sia il bimbo
bambino, chedi solito piange. Anche se il rito riguarderà tutti i bambini, qui stai parlando di un solo bimbo. Io avrei aggiunto , come quasi tutti i bambini dopo di lui.
Ho notato che usi il “qua” anziché “qui”: entrambi sono praticamente equipollenti, solo che a volte musicalmente una frase suona meglio con “qui”. O almeno personalmente le frasi rilette diversamente mi si rendevano meglio.
Babaja mi ha ricordato Baba Jaga, un personaggio che ho trovato di frequente in favole russe, di solito una vecchiaccia o una strega, non molto amata in genere.
Un fantasy ambientato nel futuro, con una Terra devastata da qualche evento di cui però non dici praticamente nulla, mentre sarebbe importante per inquadrare la situazione. Soprattutto perché la città che descrivi è così particolare.
Mi piace quando piano piano mi si porta dentro la storia, centellinando informazioni e descrizioni: in un racconto breve è un azzardo, posso perdersi dei pezzi, ma ti è andata bene.
La storia è originale, mi è piaciuta davvero, la trama ben impostata per dare spazio ai vari momenti, attraverso cui ci presenti anche i vari personaggi oltre che l’occasione che li porta a interagire tra loro, utilizzando molto i dialoghi per sopperire a spiegazioni che appesantirebbero il testo.
Ad una prima lettura il ritmo mi sembrava lento, poi – dopo aver sistemato alcune cosucce – mi sono immersa meglio in questa bella storia d’amore. Il finale è un attimo affrettato, ma i finali sono come gli incipit, a volte bastardotti.
La fatica della lettura mi è derivata anche dai nomi che hai scelto. I nomi sono sempre uno scoglio, o almeno per me lo sono: devono/dovrebbero essere musicali tra loro, associarsi in modo chiaro ai protagonisti: nome, descrizione, personaggio. Non te li devi confondere. Qui hai scelto Aria/Alma Jurek/Keruy... (se non era per il commento di Petunia, non mi sarei accorta dei nomi al contrario!) troppo vicini come lettere inziali.
Inoltre a volte mancando un “dice/risponde/replica” lui o lei, dovevo tornare indietro e ricostruire il passaggio di voce, nonostante fossero solo in due. Non dico ad ogni frase, ma ogni “più” tanto.
Il finale è arrivato all’improvviso: avresti potuto creare un po’ di suspense con un’Aria che rischia la morte, un viaggio con qualche peripezia... un classico che non stanca mai, per quanto scontato possa essere.
Quando Fanim concede a Jurek di portare via Aria, cosa lo ha convinto? Il tono del ragazzo? Non ne descrivi il tenore, o il tono supplichevole. Tutto viene liquidato in due righe e il lettore rimane perplesso. E anche il sussurrare, perché sussurra? Concede qualcosa di inusuale, una concessione del potere, andrebbe enfatizzata per essere fatta pesare nella sua eccezionalità. Poi si capisce che, forse, è per via della presunta paternità, ma resta comunque la perplessità. Al pari delle altre scene che hai costruito, qui andrebbe sviluppata parimenti.
Paletti: la sala c’è ed è portante; il cuoco pure, anche se non parli molto di cosa ha preparato, qui ci starebbe qualche guizzo culinario futurista, giusto per farci ingolosire un po’; luoghi ok, anche se poteva essere qualsiasi altro luogo paletto.
Le mie note: purtroppo allungano il commento, non sono cose importanti e nulla tolgono alla gradevolezza del racconto, credimi, però si notano e, per me, le frasi incriminate stridevano un poco. Vedrai tu se accettarle o meno.
L’ingresso alla città è preceduto da una fila di blocchi di cemento piantati sul terreno e da migliaia di buchi,
Jurek viene accompagnato da alcuni soldati fino a un parcheggio interrato
avvolta una striscia di stoffa per, difendersi dalla cenere
non gusta non guasta
Si volta e si inchina, portando la mano alla fronte. Qui non è intuitivo capire chi parla.
ossidiana,
Prime Sacerdotesse se Prime è maiuscolo, mi sembra corretto anche il Sacerdotesse
...alla collinetta e poi, attraverso un largo portone, all’interno... un paio di virgole
...vetro della cupola. Qualche fiocco di cenere ci si posa sopra, ma subito scivola via. Se è sulla cupola che si posa la cenere, e non sulle nuvole, forse --- vetro della cupola, sulla quale o su cui si posa qualche fiocco di cenere ci si posa sopra, che subito scivola via ... mi sembra fili meglio.
esclama Jurek, che non si aspettava che se esclama ci vuole un punto esclamativo
e in silenzio
«Parecchio.» «
, con un leggero
In realtà mancano un sacco di cose, a partire da quelle importanti, come diritto di voto o
Da queste parti, se vedono una ragazza e un tizio con una cuffia ridicola che ballano, si scandalizzano
ferma per
Beve e rimane qualche attimo Chi beve. Manca il soggetto, anche se è palese sia il bimbo
bambino, che
Ho notato che usi il “qua” anziché “qui”: entrambi sono praticamente equipollenti, solo che a volte musicalmente una frase suona meglio con “qui”. O almeno personalmente le frasi rilette diversamente mi si rendevano meglio.
Babaja mi ha ricordato Baba Jaga, un personaggio che ho trovato di frequente in favole russe, di solito una vecchiaccia o una strega, non molto amata in genere.
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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"
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Re: I figli della pioggia
Applausi a pioggia da parte mia. Finalmente un bellissimo fantasy. Non ho molto da dire, sono stato rapito già dalla prima frase e da lì è stato tutto un crescendo continuo.
Quello che dirò da qui in avanti sono impressioni e consigli da fan del tuo testo, in nessun modo sono critiche. Poche volte mi sono trovato di fronte a un testo così ben scritto.
Partiamo dall'atmosfera che hai creato, Ecco tutto può essere racchiusa in quella prima frase che è una vera bomba. Tutto quello che descrivi è di facile intuizione e ogni dettaglio aiuta a comprendere la storia in pieno. Non ci sono troppi orpelli ed è tutto necessario.
Per quanto riguarda i personaggi sono tutti ottimi anche quelli che non occupano un ruolo di rilievo. Gli alter mi hanno ricordato i Daimon di "queste oscure materie" (uno dei miei libri fantasy preferiti) quindi ottimo. Una considerazione però mi sento di farla. la penso come Fante, i nomi al contrario mettono molta confusione, ma è una cosa di poco conto e che risolveresti in breve tempo.
L'eroe e la sua Quest si rivelano alla fine e questo mi fa già sognare su possibili sviluppi.
L'unica cosa che mi è mancata è quella sfumatura di minaccia incombente, qualcosa di grosso che bolle in pentola. Intuisco che il cattivo sarà molto probabilmente Fanim ma mi sarebbe piaciuto qualcosa in più, soprattutto perché all'inizio magari il ritmo è un pochino lento. Anche in questo caso però si tratta di sfumature.
Qui concludo.
I non posso che farti i complimenti mi è piaciuto di brutto non avevo mai messo dei 10 nella mia classifica da quando partecipo a questo concorso ma qui te lo sei meritato tutto. Grazie.
Quello che dirò da qui in avanti sono impressioni e consigli da fan del tuo testo, in nessun modo sono critiche. Poche volte mi sono trovato di fronte a un testo così ben scritto.
Partiamo dall'atmosfera che hai creato, Ecco tutto può essere racchiusa in quella prima frase che è una vera bomba. Tutto quello che descrivi è di facile intuizione e ogni dettaglio aiuta a comprendere la storia in pieno. Non ci sono troppi orpelli ed è tutto necessario.
Per quanto riguarda i personaggi sono tutti ottimi anche quelli che non occupano un ruolo di rilievo. Gli alter mi hanno ricordato i Daimon di "queste oscure materie" (uno dei miei libri fantasy preferiti) quindi ottimo. Una considerazione però mi sento di farla. la penso come Fante, i nomi al contrario mettono molta confusione, ma è una cosa di poco conto e che risolveresti in breve tempo.
L'eroe e la sua Quest si rivelano alla fine e questo mi fa già sognare su possibili sviluppi.
L'unica cosa che mi è mancata è quella sfumatura di minaccia incombente, qualcosa di grosso che bolle in pentola. Intuisco che il cattivo sarà molto probabilmente Fanim ma mi sarebbe piaciuto qualcosa in più, soprattutto perché all'inizio magari il ritmo è un pochino lento. Anche in questo caso però si tratta di sfumature.
Qui concludo.
I non posso che farti i complimenti mi è piaciuto di brutto non avevo mai messo dei 10 nella mia classifica da quando partecipo a questo concorso ma qui te lo sei meritato tutto. Grazie.
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Re: I figli della pioggia
Dopo gli ultimi tre commenti cosa potrei dire io, senza fare figuracce?
Potrei alzare le braccia e dire: Mi astengo.
Sei un fenomeno, autore. Bravissimissimo.
Mi sto appassionando a un genere che neppure conoscevo. E non penso di fare un torto agli altri se affermo che il tuo strepitoso racconto rivoluzionerà la mia classifica.
Un abbraccione
Potrei alzare le braccia e dire: Mi astengo.
Sei un fenomeno, autore. Bravissimissimo.
Mi sto appassionando a un genere che neppure conoscevo. E non penso di fare un torto agli altri se affermo che il tuo strepitoso racconto rivoluzionerà la mia classifica.
Un abbraccione
Ospite- Ospite
Re: I figli della pioggia
C’è un Autore in gara con due racconti?
Perché praticamente potrei farti il commento identico a quello che ho fatto a “Pluto Planet Power”, mi ritrovo in tutto quello che ho scritto di là.
La differenza unica e sola, per quanto mi riguarda, concerne il finale, che qui è più chiaro e più autoconclusivo, ma poi per il resto confermo che da un fantasy mi aspetto esattamente questo.
Come ho detto, però, la correttezza di scrittura e di aderenza al genere non corrisponde al mio gusto personale: cioè, non sarei sincero se dicessi che mi è piaciuto leggere questo racconto, anche perché essendo un mondo che non mi appartiene faccio davvero fatica a seguire trama e personaggi. Ma ciò non mi impedisce di essere oggettivo, e racconti come questo sono il motivo per il quale credo che, alla fine della classifica, ci sarà un KO tecnico tra fantasy e pamphlet (ma poi questa spetterà ad Achillu raccontarcelo).
Un gran lavoro, secondo me. Complimenti, Autore.
E comunque sono d'accordo con Tom: a questo punto è proprio difficile commentare ulteriormente il tuo racconto. Mi dispiace per chi verrà dopo
Perché praticamente potrei farti il commento identico a quello che ho fatto a “Pluto Planet Power”, mi ritrovo in tutto quello che ho scritto di là.
La differenza unica e sola, per quanto mi riguarda, concerne il finale, che qui è più chiaro e più autoconclusivo, ma poi per il resto confermo che da un fantasy mi aspetto esattamente questo.
Come ho detto, però, la correttezza di scrittura e di aderenza al genere non corrisponde al mio gusto personale: cioè, non sarei sincero se dicessi che mi è piaciuto leggere questo racconto, anche perché essendo un mondo che non mi appartiene faccio davvero fatica a seguire trama e personaggi. Ma ciò non mi impedisce di essere oggettivo, e racconti come questo sono il motivo per il quale credo che, alla fine della classifica, ci sarà un KO tecnico tra fantasy e pamphlet (ma poi questa spetterà ad Achillu raccontarcelo).
Un gran lavoro, secondo me. Complimenti, Autore.
E comunque sono d'accordo con Tom: a questo punto è proprio difficile commentare ulteriormente il tuo racconto. Mi dispiace per chi verrà dopo
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
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Re: I figli della pioggia
Ciao Penna.
Tante informazioni messe lì, interessanti per capire il mondo che hai voluto creare, ma (soprattutto nella prima metà del racconto) poco amalgamate con la narrazione. A me dispiace, perché in questo mare di informazioni si perdono le scene in cui Aria acquisisce la consapevolezza della propria volontà di trasgredire la legge, che sono il vero fulcro del racconto.
Jurek è un personaggio che mi lascia perplesso; poco amalgamato con la sua mansione, quella del cuoco. Non conosce Chicago eppure, alla fine del racconto, si sostituisce al narratore onnisciente spiegando un sacco di cose.
A proposito di narrazione onnisciente, sia pure focalizzata su Jurek: scopriamo delle informazioni a volte superflue per l'economia del racconto, ma non ci viene spiegata una cosa forse più interessante sul come mai gli Umani non possono toccare gli Alma eppure la Babaja e le Prime sono Umane, possono addirittura toccare gli Alma, possono perfino preparare i loro bambini per la cerimonia, e si prendono pure cura degli Alter appena partoriti.
Il secolo del rock'n'roll è il XX, comunque il rock non muore mai e gli concediamo anche il XXI.
Durante la lettura mi sono inceppato solo su "a attorno" al posto di "e attorno".
La scena più riuscita è la cerimonia della stanza da ballo: è in assoluto quella più mostrata e meno spiegata del racconto; sembra davvero di essere lì e addirittura penso che sia un peccato assistere a un solo parto mentre sugli altri la narrazione sorvola.
Il genere è fantasy, lo spazio è gli Usa, il tempo è il XXII secolo, il personaggio è solo il cuoco, la stanza da ballo c'è.
Grazie e alla prossima.
Tante informazioni messe lì, interessanti per capire il mondo che hai voluto creare, ma (soprattutto nella prima metà del racconto) poco amalgamate con la narrazione. A me dispiace, perché in questo mare di informazioni si perdono le scene in cui Aria acquisisce la consapevolezza della propria volontà di trasgredire la legge, che sono il vero fulcro del racconto.
Jurek è un personaggio che mi lascia perplesso; poco amalgamato con la sua mansione, quella del cuoco. Non conosce Chicago eppure, alla fine del racconto, si sostituisce al narratore onnisciente spiegando un sacco di cose.
A proposito di narrazione onnisciente, sia pure focalizzata su Jurek: scopriamo delle informazioni a volte superflue per l'economia del racconto, ma non ci viene spiegata una cosa forse più interessante sul come mai gli Umani non possono toccare gli Alma eppure la Babaja e le Prime sono Umane, possono addirittura toccare gli Alma, possono perfino preparare i loro bambini per la cerimonia, e si prendono pure cura degli Alter appena partoriti.
Il secolo del rock'n'roll è il XX, comunque il rock non muore mai e gli concediamo anche il XXI.
Durante la lettura mi sono inceppato solo su "a attorno" al posto di "e attorno".
La scena più riuscita è la cerimonia della stanza da ballo: è in assoluto quella più mostrata e meno spiegata del racconto; sembra davvero di essere lì e addirittura penso che sia un peccato assistere a un solo parto mentre sugli altri la narrazione sorvola.
Il genere è fantasy, lo spazio è gli Usa, il tempo è il XXII secolo, il personaggio è solo il cuoco, la stanza da ballo c'è.
Grazie e alla prossima.
Re: I figli della pioggia
Ciao. Che bel racconto.
Colonna sonora:
Somewhere Else Before degli E.S.T., soprattutto il brano “From Gagarin’s Point of View”.
La pulci (eviterò i refusi, alcuni ci sono, come sempre):
1. – Mentre lei è Aria, una delle Prime sacerdotesse. – Non credo questo sia un refuso, credo che “sacerdotesse” tu l’abbia scritta minuscola con un significato. A mio parere, se “Prime” lo scrivi maiuscolo, anche la parola seguente deve esserla.
2. – Un, du’…- Può essere che certe forme dialettali possano anche esistere tra duecento anni, ma allora vanno spiegate. L’ho sentito un poco stonato.
3. – In realtà mancano un sacco di cose, a partire da quelle importanti, come diritto di voto o dal divieto di viaggiare…- La frase non funziona, a mio parere. Sarai d’accordo che è più appropriato -…come il diritto di voto, quello di viaggiare…-
4. – Sarebbe bello se il latte (…) ma saremo davvero uguali? - Dopo “sarebbe” scrivi “saremo” e “potremo”. Poi scrivi due righe sotto “potrebbe” e fai seguire “”saremo”.
5. – Arrivano in una piazza, un lastricato (…) È rock’n roll”. – Si, specifici subito che è musica del secolo scorso. Siamo avanti di duecento anni, e già il rock’n roll, che non è il rock come lo intendiamo oggi, è praticamente ascoltato da pochissimi aficionados. Difficile immaginare che tra cento anni ancora si ascolterà, più difficile ancora immaginarlo tra duecento anni. Ma è tutta la frase che la trovo anacronistica. Hai descritto quello che accadeva nei sixteen nelle piazze di Monaco, e ancora oggi nei sottopassaggi delle stazioni ferroviarie o delle metropolitane.
6. Trovo ingiustificato il finale, bello, ma poco credibile. In quale società può accadere che una persona, peraltro con un incarico di un certo rilievo, da impedita a scegliere perché svenuta, può essere tranquillamente “sequestrata” per seguire un uomo con cui è nata una simpatia di tre giorni? E lei, che nemmeno si pone il problema. Anche la “deduzione del Sindaco è troppo campata per aria.
Riferimenti artistici / letterari:
1. Preludio alla fondazione – Isaac Asimov, per come hai descritto benissimo la città, che mi ha ricordato molto la descrizione del romanziere di Trantor.
2. Il manga “The Legend of Mother Sarah” di Kaisuhiro Otomo e Takumi Nagayasu per come hai descritto il sistema di trasporto di Jurek, con le pentole che sbattono dietro. Un qualcosa del genere accade anche negli spostamenti di Sarah, nella finzione fantascientifica.
Considerazioni finali:
È un racconto che mi è piaciuto molto. Il mondo che hai creato è fantastico ma credibile. Succede veramente poco, giusto un minimo di colpo di scena, ma non credo che tu abbia voluto scrivere qualcosa di diverso. Questo racconto è un bel momento romantico e con un messaggio di speranza spostato in avanti nel tempo, con qualche invenzione riuscita. Mi è piaciuta molto la pioggia di latte, che mi ha ricordato quella drammatica che dà il via all’Eternauta di Héctor Oesterheld. Anche le "Prime" mi hanno ricordato le Bene Gesserit di Dune. Grazie per avercelo fatto leggere.
Colonna sonora:
Somewhere Else Before degli E.S.T., soprattutto il brano “From Gagarin’s Point of View”.
La pulci (eviterò i refusi, alcuni ci sono, come sempre):
1. – Mentre lei è Aria, una delle Prime sacerdotesse. – Non credo questo sia un refuso, credo che “sacerdotesse” tu l’abbia scritta minuscola con un significato. A mio parere, se “Prime” lo scrivi maiuscolo, anche la parola seguente deve esserla.
2. – Un, du’…- Può essere che certe forme dialettali possano anche esistere tra duecento anni, ma allora vanno spiegate. L’ho sentito un poco stonato.
3. – In realtà mancano un sacco di cose, a partire da quelle importanti, come diritto di voto o dal divieto di viaggiare…- La frase non funziona, a mio parere. Sarai d’accordo che è più appropriato -…come il diritto di voto, quello di viaggiare…-
4. – Sarebbe bello se il latte (…) ma saremo davvero uguali? - Dopo “sarebbe” scrivi “saremo” e “potremo”. Poi scrivi due righe sotto “potrebbe” e fai seguire “”saremo”.
5. – Arrivano in una piazza, un lastricato (…) È rock’n roll”. – Si, specifici subito che è musica del secolo scorso. Siamo avanti di duecento anni, e già il rock’n roll, che non è il rock come lo intendiamo oggi, è praticamente ascoltato da pochissimi aficionados. Difficile immaginare che tra cento anni ancora si ascolterà, più difficile ancora immaginarlo tra duecento anni. Ma è tutta la frase che la trovo anacronistica. Hai descritto quello che accadeva nei sixteen nelle piazze di Monaco, e ancora oggi nei sottopassaggi delle stazioni ferroviarie o delle metropolitane.
6. Trovo ingiustificato il finale, bello, ma poco credibile. In quale società può accadere che una persona, peraltro con un incarico di un certo rilievo, da impedita a scegliere perché svenuta, può essere tranquillamente “sequestrata” per seguire un uomo con cui è nata una simpatia di tre giorni? E lei, che nemmeno si pone il problema. Anche la “deduzione del Sindaco è troppo campata per aria.
Riferimenti artistici / letterari:
1. Preludio alla fondazione – Isaac Asimov, per come hai descritto benissimo la città, che mi ha ricordato molto la descrizione del romanziere di Trantor.
2. Il manga “The Legend of Mother Sarah” di Kaisuhiro Otomo e Takumi Nagayasu per come hai descritto il sistema di trasporto di Jurek, con le pentole che sbattono dietro. Un qualcosa del genere accade anche negli spostamenti di Sarah, nella finzione fantascientifica.
Considerazioni finali:
È un racconto che mi è piaciuto molto. Il mondo che hai creato è fantastico ma credibile. Succede veramente poco, giusto un minimo di colpo di scena, ma non credo che tu abbia voluto scrivere qualcosa di diverso. Questo racconto è un bel momento romantico e con un messaggio di speranza spostato in avanti nel tempo, con qualche invenzione riuscita. Mi è piaciuta molto la pioggia di latte, che mi ha ricordato quella drammatica che dà il via all’Eternauta di Héctor Oesterheld. Anche le "Prime" mi hanno ricordato le Bene Gesserit di Dune. Grazie per avercelo fatto leggere.
digitoergosum- Cavaliere Jedi
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Re: I figli della pioggia
Hai costruti una bellissima ambientazione. Un mondo del futuro dove le città si espandono verticalmente verso il basso. Un mondo devastato e abitato non solo da umani ma da una specie superiore che ha soggiogato l'uomo. In tutto questo la storia si perde un po'. O, per lo meno, avrebbe forse necessitato di più di un racconto per svilupparsi degnamente. Purtroppo rimane molto in sospeso. Ed è un peccato perché è davvero tutto molto interessante. Gli Alma e i loro Alter (che mi sono immaginato come dei Pokemon :-D ) sono creature fantasy ben strutturate. Forse tra le più interessanti lette nei racconti di questo step.
Per il momento ti lascio i miei complimenti in attesa, chissà, di poter leggere in futuro qualcosa di più lungo e completo.
Grazie
Per il momento ti lascio i miei complimenti in attesa, chissà, di poter leggere in futuro qualcosa di più lungo e completo.
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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.
CharAznable- Maestro Jedi
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Re: I figli della pioggia
Da segnalare:
"piantati sul terreno""piantati nel terreno"
«Un po’ di rispetto non gusta»
«Un po’ di rispetto non guasta» Refuso già segnalato.
"li porta sino in cima alla collinetta"
Se dici "alla collinetta" presupponi che il lettore conosca la collinetta. A meno che non mi sia sfuggito, non mi sembra di aver letto della collinetta prima. Quindi, meglio: "li porta sino in cima a una (generico) collinetta".
"con i nastri che simboleggino il loro presunto Alter,"
Credo volessi dire:
"con i nastri che simboleggiano il loro presunto Alter,"
La scrittura è buona, mi è piaciuto questo stile. Ho notato, impressione mia, come il testo acquistasse scorrevolezza e fluidità a mano a mano che ci si inoltra nella storia. Come se, ma non è così in realtà, lo dico per farmi capire, l'Autore sia stato catturato dalla sua stessa storia, che via via diventa più curata.
Ho capito una cosa: il mio alter è Illom. Mi piace. L'ho vomitato dopo una sbronza di Nebbiolo. Vero, questo testo lascia molte domande e poche risposte, che andrò a cercare nei miei incubi. Perché se qualcosa ti è piaciuto, ti rimane impresso nella mente e giocoforza continui a rifletterci. E' difficile commentare a questo punto, figuriamoci per me, per cui provo a dissertare circa una contaminazione di genere. Fantasy lo è certamente, ma confesso di aver pensato, a tratti, che si trattasse di un racconto di fantascienza. Eppure qualcosa di fantascientifico c'è, per esempio questa Chicago sotterranea distribuita su vari livelli collegati da ascensori. Insomma, lo zoccolo del fantasy, a mio avviso, lo fanno i personaggi. Non tanto Aria, quanto lo chef Jurek che cucina con la magia. Poi ci spiegherai, Autore, perché (uno dei tanti) lui vive (e può vivere) in superficie. Ma chi mi ha fatto più impressione è il sindaco, Fanim, presunto padre di Aria, una specie di santone sceriffo che ha potere di vita e di morte sui suoi cittadini. Sincero, mi ha un poco inquietato.
Infine, la venatura rosa: dai, si capisce subito dove andranno a parare Jurek e Aria. Non voglio dire che non c'azzecca, anzi. Credo che questo rapporto particolare non abbia invaso il campo snaturando la vera essenza del racconto.
Una piacevolissima lettura.
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: I figli della pioggia
Un fantasy ben congegnato e ben condotto, che a mio avviso risente della compressione a racconto, come già ho avuto modo di commentare in un altro fantasy in gara.
Resta una storia completa sull'evento che mi racconti ma tutto il resto, tutti i vari perché di cui ha già ampiamente parlato Fante, mi lasciano con un senso di insoddisfazione.
La scrittura è ottima e il genere è centrato in pieno, ma la grande storia che hai in mente è davvero troppo grande per entrare in un racconto breve ed essere anche totalmente convincente.
Resta un ottimo lavoro.
Ele
Resta una storia completa sull'evento che mi racconti ma tutto il resto, tutti i vari perché di cui ha già ampiamente parlato Fante, mi lasciano con un senso di insoddisfazione.
La scrittura è ottima e il genere è centrato in pieno, ma la grande storia che hai in mente è davvero troppo grande per entrare in un racconto breve ed essere anche totalmente convincente.
Resta un ottimo lavoro.
Ele
Hellionor- Admin
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Re: I figli della pioggia
BELLO BELLO BELLO, non so dire altro.
mi ha preso, catturato e portato nel mondo descritto nella storia.
non so cosa ltro dire se non fare i complimenti all'aut@.
per me è grandioso
mi ha preso, catturato e portato nel mondo descritto nella storia.
non so cosa ltro dire se non fare i complimenti all'aut@.
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Arunachala- Admin
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Re: I figli della pioggia
Proprio un bel racconto!
Forse ci sono un pò troppe informazioni condensate nel limite di battute: il mondo che ci hai proposto è ben tratteggiato e hai messo molta attenzione nella creazione della struttura di questa nuova società: hai creato un mondo e ce lo spieghi, ce lo fai vivere alla perfezione.
Però, nel dilungarti spiegandoci il tuo mondo forse alcune cose, più intime e riguardanti i personaggi, rimangono sospese e non si riesce a entrare fino in fondo in loro: forse rimangono un pò superficiali, ma questa è la mia sensazione.
Trovo molto interessante l'espediente di usare i dialoghi per spiegare allo stesso tempo tutto il racconto: grazie a questi sappiamo cosa è successo, le loro regole, il loro modo di vivere, i loro desideri.
Confesso che il passaggio da un giorno all'altro mi era proprio sfuggito: è vero che salta una riga, ma per me non è stato immediato capirlo.
Ho notato una gran cura in questo testo, un forte impegno a creare un mondo e a renderlo credibile, ma mi rimane una strana sensazione di staticità, e questo è strano perchè nel testo avvengono davvero molte cose. Forse perchè ,ma è solo il mio parere, tutto è molto concentrato, troppo compresso, eppure il ritmo del testo è lento, non si riesce a percepire un malessere o un malumore: Aria fa a un certo punto un elenco di divieti, ma non arriva il senso ribellione (o qualcosa del genere...). Il finale strizza l'occhio a qualcosa di veramente grande (forse l'amore, forse una rivolta, forse un nuovo mondo) che rimane però un pò fumoso.
Forse ci sono un pò troppe informazioni condensate nel limite di battute: il mondo che ci hai proposto è ben tratteggiato e hai messo molta attenzione nella creazione della struttura di questa nuova società: hai creato un mondo e ce lo spieghi, ce lo fai vivere alla perfezione.
Però, nel dilungarti spiegandoci il tuo mondo forse alcune cose, più intime e riguardanti i personaggi, rimangono sospese e non si riesce a entrare fino in fondo in loro: forse rimangono un pò superficiali, ma questa è la mia sensazione.
Trovo molto interessante l'espediente di usare i dialoghi per spiegare allo stesso tempo tutto il racconto: grazie a questi sappiamo cosa è successo, le loro regole, il loro modo di vivere, i loro desideri.
Confesso che il passaggio da un giorno all'altro mi era proprio sfuggito: è vero che salta una riga, ma per me non è stato immediato capirlo.
Ho notato una gran cura in questo testo, un forte impegno a creare un mondo e a renderlo credibile, ma mi rimane una strana sensazione di staticità, e questo è strano perchè nel testo avvengono davvero molte cose. Forse perchè ,ma è solo il mio parere, tutto è molto concentrato, troppo compresso, eppure il ritmo del testo è lento, non si riesce a percepire un malessere o un malumore: Aria fa a un certo punto un elenco di divieti, ma non arriva il senso ribellione (o qualcosa del genere...). Il finale strizza l'occhio a qualcosa di veramente grande (forse l'amore, forse una rivolta, forse un nuovo mondo) che rimane però un pò fumoso.
caipiroska- Cavaliere Jedi
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Re: I figli della pioggia
Ringrazio tutti per la lettura e naturalmente chi addirittura lo ha votato, il mio raccontino. Soprattutto Fausto, a cui è piaciuto molto. Grazie!
A me, invece, non è che mi garbasse poi tanto. Proprio non mi venivano idee convincenti e così ho deciso di riciclare due vecchie idee, quelle dell'alter e quella delle città sotterranee, e unirle. Il racconto poi si è scritto da solo, cercando di rispettare i canoni del genere. Il punto è che non avendo un piano preciso di cosa scrivere il finale è poco incisivo, inoltre, essendo idee vecchie già decantate, nella mia testa era tutto chiarissimo, ma in realtà, leggendo i vostri commenti, mi sono accorto che non si capisce nulla! O poco... Io poi ho questa cosa di odiare gli infodump, anche camuffati, li trovo, oltre che errati da un punto di vista formale, poco rispettosi verso i lettori. Gli infodump sono fatti per chi crede di avere lettori privi di fantasia.
È venuto fuori quindi un mezzo pastrocchio.
Infine menzione d'onore a Susanna, che ha beccato l'origine del nome Babaja!
A me, invece, non è che mi garbasse poi tanto. Proprio non mi venivano idee convincenti e così ho deciso di riciclare due vecchie idee, quelle dell'alter e quella delle città sotterranee, e unirle. Il racconto poi si è scritto da solo, cercando di rispettare i canoni del genere. Il punto è che non avendo un piano preciso di cosa scrivere il finale è poco incisivo, inoltre, essendo idee vecchie già decantate, nella mia testa era tutto chiarissimo, ma in realtà, leggendo i vostri commenti, mi sono accorto che non si capisce nulla! O poco... Io poi ho questa cosa di odiare gli infodump, anche camuffati, li trovo, oltre che errati da un punto di vista formale, poco rispettosi verso i lettori. Gli infodump sono fatti per chi crede di avere lettori privi di fantasia.
È venuto fuori quindi un mezzo pastrocchio.
Infine menzione d'onore a Susanna, che ha beccato l'origine del nome Babaja!
Akimizu- Cavaliere Jedi
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