I fiocchi di neve cadevano e diventavano un tutt'uno con il manto innevato misto ad acqua sulla strada. Le vetrine dei negozi riflettevano la luce proiettandola ovunque, mentre la coltre di neve sulle porte e sulle insegne assediava le entrate.
Tommy Porter camminava avanti e indietro, fuori dal negozio, con le mani sprofondate nelle tasche del cappotto grigio. Con un movimento del capo si scostò la ciocca di capelli scuri e ricci che danzava sulla fronte e inspirò aria fredda dalle narici.
Molly uscì qualche istante dopo, radiosa e sprizzante felicità da tutti i pori. Fra le braccia teneva un incarto colorato che premeva contro lo sterno protetto dal cappotto di lana color carne. Si tastò i capelli castani luminosi e gli sorrise come se lui avesse fatto una delle sue tipiche battute taglienti che inventava sul momento.
«Bene. Scusa per l'attesa, tesoro.» Provò a giustificarsi lei.
«Oh, tranquilla. Hai comperato anche il negozio, per caso?»
«Che ridere, Tom. Comunque, ho comprato al signor Bennett un delizioso puntale in ottone per il suo albero di Natale.»
«E chi ti dice che non ne abbia già uno?»
«Perché sono intima della moglie e mi ha rivelato che il loro l'hanno perduto durante il trasloco da Cincinnati.»
«E sei sicura che sarà di loro gradimento?»
«Puoi giurarci. Conosco i loro gusti.»
La dimora di Evelyn e Marcus Bennett, datore di lavoro di Molly, era un'elegante costruzione in stile vittoriano che stonava con le villette a schiera del quartiere e che si ergeva in tutta la sua grandezza dietro la chiesa di St. Charles. L'azzurrognolo delle pareti esterne sembrava fatto apposta per la neve che si depositava sul tetto e sui balconi. All'interno la casa era un'esplosione di armonia per gli occhi. Il salotto era adornato da arazzi e tappeti persiani e poltrone in pelle. Ma ciò che colpiva di più erano senz'altro le decorazioni natalizie così numerose che diminuivano lo spazio dei locali. Luci sulla mensola dell'enorme camino, su quella delle finestre e perfino sui lampadari. Poi ghirlande, sfere di cristallo e pezzi d'artigianato. L'albero di Natale era posizionato all'ingresso, tra le due scalinate con il corrimano in ottone che portavano alle stanze del piano superiore.
Evelyn Bennett accolse i due sulla porta e li abbracciò recitando un bacio immaginario.
«Oh, grazie di essere venuti, signora e signor Porter. Il domestico è momentaneamente impegnato. E poi ci tenevo ad accogliervi di persona.»
«Be', piacere nostro, signora Bennett.» Confermò Tom.
«Questo è il regalo per il compleanno di suo marito, il mese prossimo.» Disse Molly, consegnandole il pacchetto.
«Oh, se ne è ricordata, signora Porter. Attendetemi qui solo un momento. Lo porto di sopra, dove Marcus non potrà vederlo.»
Mentre si allontanava, Tom guardò la moglie, ghignando.
«Cosa non si fa, per avere una promozione.»
Era alta, snella, capelli castani raccolti in uno chignon e indossava un tailleur verde passato di moda.
Quando tornò, affabile come una perfetta padrona di casa, li condusse in salotto. Marcus, che stava intrattenendo gli altri ospiti, si voltò e andò loro incontro, facendo il baciamano a Molly e stringendo con vigore quella di Tom. Marcus Bennett era un uomo alto, robusto e con qualche chilo di troppo alla vita, a detta della moglie. I capelli color cenere tagliati a spazzola litigavano con le basette, ma il completo blu scuro gli calzava a pennello.
«Oh, che piacere che siate qui. Permettetemi di fare le restanti presentazioni. Molly, signor Porter, costoro sono Mike La Guardia, attore cinematografico di cui avrete senz'altro sentito parlare, Vanessa Litvinova, apprezzata ballerina, e il dottor Klaus Bruhl, stimato cardiochirurgo.»
I cinque si salutarono con palmi delle mani aperti o cenni di assenso. Per stemperare la tensione, Marcus Bennett raccontò un divertente aneddoto sullo studio legale di sua proprietà e tutti risero di gusto.
Poi, dopo un abbondante aperitivo a base di tartine e vino bianco, il signor Bennett invitò i suoi ospiti a entrare in una sala adiacente al salotto, dove volle mostrare loro alcune "originali novità del panorama natalizio". Si trattava di puntali in oro, argento e altri preziosi, che aveva acquistato da svariate collezioni. Tom si avvicinò alla moglie, pietrificata da quel giro espositivo e le sussurrò all'orecchio con dolcezza.
«Apprezzerà senza dubbio alcuno anche il tuo puntale in ottone.»
Intanto, il signor Bennett proseguiva la sua mostra, rivelando altri oggetti, come presepi virtuali, alberi di natale in miniatura scolpiti nel ghiaccio e fiocchi colorati con firme di personaggi famosi.
«Come potete notare, sono un amante del Natale!» Si vantò il signor Bennett.
Quando la "gita" fu terminata, gli ospiti si accomodarono nella vasta sala da pranzo, dove quadri a tema natalizio occupavano le pareti, e dove un tavolo in legno di quercia di spropositata lunghezza troneggiava al centro della stanza.
Mentre il domestico, un mingherlino asiatico dal viso scaltro, serviva il tacchino in grandi piatti d'argento sulla tavola imbandita e decorata da centrini dorati, il signor Bennett si alzò in piedi e alzò un calice in aria.
«Signore e signori, grazie. Per me il Natale è il momento più spensierato dell'anno. Essendomi trasferito qui anni or sono, non mi è possibile festeggiarlo con i parenti cari. Tengo quindi a precisarvi che sono davvero pieno di gioia che abbiate accettato il mio invito a passare la vigilia con me e la mia signora. Poi, da domani, sarete liberi.»
L'ultima frase fu accolta da uno scrosciante applauso che accompagnò le risate sincere dei presenti. L'atmosfera era pregna di euforia.
Dopo una decina di minuti, Marcus Bennett interruppe la conversazione con la signorina Litvinova e con Mike La Guardia e si assentò, additando come causa un forte mal di stomaco.
La cena proseguì allegramente per una buona mezz'ora, fino a che Evelyn Bennett si alzò e si diresse in cucina, alla ricerca del marito. Tornò venti minuti dopo, con un'espressione del volto accigliata e le braccia e le spalle alzate in segno di incomprensione.
«Che succede, signora Bennett?» Le chiese il dottor Bruhl, con il suo marcato accento tedesco.
«Ecco… Mio marito è scomparso.»
Guardarono in ogni angolo della casa. In ogni stanza, dietro ogni porta. Tom fece anche un giro della casa e poi dell'isolato, nella buia notte che era calata sulla città. Ma di Marcus Bennett non v'era traccia.
La Polizia fu chiamata un'ora dopo, e arrivò con invidiabile velocità, in uno spiegamento di forze inusuale, per un caso del genere. Nel mentre, la tensione e l'incertezza parvero prendere il sopravvento. La ballerina, con una chioma bionda fluente e lineamenti del viso delicati, era spaventata e continuava a sistemarsi le spalline del vestito come se fosse in preda a un panico incontrollabile. La Guardia, dalle fattezze tipicamente italoamericane, si allentò la cravatta e si tolse la giacca grigia. Il professor Bruhl, impeccabile nel suo frac da direttore d'orchestra, scrutava in continuazione il giardino innevato fuori dalla vetrata del salotto, e il domestico asiatico sedeva in un angolo, impassibile. Molly, invece, consolava la signora Bennett, sul divano, ancora sconvolta.
Mentre gli agenti perquisivano ogni metro quadrato della casa, il Tenente Affleck, dalla corporatura esile e i capelli radi, si confrontava con Tom, di cui era amico e collega, essendo quest'ultimo un detective della Omicidi.
«Mal di stomaco, eh?» Ironizzò Affleck.
«Così mi hanno riferito la ballerina e l'attore.»
«E se si fosse allontanato?»
«E per quale ragione, Tenente?»
«Forse un imprevisto allo studio. Oppure… Bisogna considerare tutto. Anche un movente passionale.»
«Non saprei. Li ho conosciuti questa sera stessa.»
«In ogni caso, io posso fare poco. E' scomparso da poche ore e il rapimento va escluso. Se non si farà vivo per le prossime quarantotto ore, accoglierò la denuncia della moglie e vedremo il da farsi. Dì agli altri di rimanere in città. Anche se non vedo come possano essere coinvolti.»
«Sta bene. Ci vediamo, Tenente.»
«A presto, Tom.»
Quando gli agenti se ne andarono, la casa piombò in un silenzio assordante. La signora Bennett congedò l'attore, la ballerina e il medico e rimase sola con Tom e Molly.
«Forse ha battuto la testa.» Ipotizzò Molly.
«Io proprio non lo so. Che abbia qualche colpa?» Si chiese Evelyn Bennett, piangendo.
«Non lo dica neppure per scherzo. Molly mi ha confermato che siete una coppia modello e io credo a tutte e due.» Si inserì lui.
Dopo una pausa di alcuni secondi, Tom si sedette sul divano e sfiorò la spalla della donna, continuando a farle domande.
«Forse si è fatto dei nemici. In fondo, suo marito è un avvocato penalista di successo, Non difende solo innocenti e…»
Evelyn Bennett lo guardò di traverso, ma lui alzò le braccia e scosse la testa.
«Non possiamo tralasciare nulla.»
«Non che io sappia. Mio marito è una brava persona e proprio non comprendo chi o cosa possa volergli del male.»
Quando tornarono a casa, un turbine di pensieri aggredì le sue meningi. Sedevano tutti alla tavola. La Guardia e la ballerina ai lati del signor Bennett. Poi, dopo di loro, Bruhl e Evelyn Bennett, lui e Molly. Chi? Perché? Ma soprattutto: come? Temendo che il mal di stomaco del signor Bennett fosse stato causato da qualcosa in particolare, aveva sottratto, di nascosto alla vista degli altri, il calice dove il padrone di casa aveva bevuto. E una pattuglia, rimasta nei dintorni di casa Bennett, avrebbe pedinato il domestico cinese ventiquattr'ore al giorno. Non era sicuro della sua colpevolezza, ma era l'unico, almeno in apparenza, che avesse armeggiato con le stoviglie.
«Sei scuro in volto. Qualcosa non va, tesoro?»
«Sto lambiccandomi le cervella per capirne di più, Molly.»
«Be', ascolta, io sono addolorata per la signora Bennett, ma tu ti occupi di assassini, non di allontanamenti.»
La notte fu tranquilla. Dopo un sonno ristoratore, Tom uscì e telefonò al Tenente Affleck per conoscere gli indirizzi di tutti gli ospiti della sera precedente. Appena li ottenne procedette con gli appostamenti, che durarono per due lunghi giorni.
L'ufficio del Tenente Affleck consisteva in un vano caotico dove il fumo del tabacco e del sudore impregnavano l'aria. Le decorazioni e gli addobbi, almeno, non mancavano. Un piccolo albero di plastica era agghindato alla meglio con perline e striscioline colorate.
«Tom! Novità sul fronte Bennett?»
«Bah, nulla di che. Li ho seguiti, mi sono appostato davanti alle loro abitazioni, ma non sono venuto a capo di niente. La Guardia vive in una villa mastodontica in collina. Si divide fra il set e una bisca clandestina dove gioca d'azzardo.»
«Pensavo non ne fosse rimasta più nessuna.»
«Litvinova, la ballerina, ha una relazione extraconiugale, mentre il dottor Bruhl ha una vita fin troppo noiosa.»
«Definisci "noiosa".»
«Musica da camera e cinema muto possono bastare?»
«Insomma, tutti scagionati.»
«Del domestico cinese cosa sa dirmi?»
«Pulito. E' rimasto a casa Bennett tutti e due i giorni.»
«Evelyn Bennett ha denunciato?»
«Oh, sì. E me ne occuperò personalmente.»
«Lo disdegna un aiuto, all'occorrenza?»
«Da te? Non hai neppure bisogno di chiederlo.»
Seppur si occupasse di altro, i pensieri di Tom erano sempre incentrati sulla scomparsa del signor Bennett. Nessuna effrazione, niente tracce di sangue o scarpe all'interno dell'abitazione quella notte. E nessuna novità nei giorni successivi. L'uomo era come volatilizzato. Per di più, a causa del caos che la sua scomparsa aveva suscitato, lo studio legale viveva nell'indecisione e nell'insicurezza, e Molly era costretta a lavorare il doppio.
Un'altra notte passò senza ostacoli. Ma sarebbe stata l'ultima. Il telefono, infatti, trillò alle prime ore dell'alba, una settimana dopo. Tom rispose senza esitazione.
«Chi parla?»
«Tom, sono il Tenente Affleck. Devi venire a casa Bennett.
Sfrecciando sulla sua coupé, Tom raggiunse presto la residenza dei Bennett, frenando davanti al viale che conduceva all'ingresso.
Appena entrò, si portò una mano alla bocca, tanto grave era il danno. La sala degli oggetti preziosi di Marcus Bennett era stata vandalizzata, e pezzi di vetro e di intonaco erano a terra. Evelyn Bennett era sul divano, in stato di shock, consolata da alcuni agenti. Tom passò oltre e andò incontro al Tenente allargando le braccia e aggrottando la fronte.
«Ma che è successo?» Domandò Tom.
«Non lo indovini? I puntali, spariti. Nessuna effrazione. Il ladro ha digitato la combinazione che bloccava la porta blindata della sala.»
«Marcus Bennett.»
«E chi altri?»
Dopo aver scambiato due parole con la padrona di casa, che aveva confermato loro che era via al momento del furto, e constatato che non c'erano altre impronte oltre alle sue, Tom e Affleck si diedero appuntamento a casa del primo per discutere della cosa.
«Idee?» Suggerì il Tenente.
«A meno che qualcun altro non conoscesse la combinazione, direi che il signor Bennett ha architettato il tutto molto diligentemente. Inscena la sua scomparsa, torna per rubare i puntali e sparisce di nuovo. Magari è stato aiutato dal domestico cinese. Lui c'era, questa notte. A proposito, dov'è? L'avete già interrogato?»
«Due giorni fa ha preso un aereo ed è tornato in patria per stare con la famiglia. Oltre alla parola di Evelyn Bennett ci sono le registrazioni delle telecamere dell'aeroporto. Ma c'è di più, Tom. E questo fa crollare il tuo castello di sospetti.»
«Ovvero?»
Il Tenente estrasse da un cassetto della scrivania un fascicolo e glielo lanciò. Dopo averlo preso al volo, Tom iniziò a sfogliarlo, incupendosi, mentre Affleck parlava.
«Non erano in oro o in argento quei puntali. Ma cosa ben più importante, non erano assicurati. Del resto, che motivo c'è di assicurare dei normalissimi puntali a stella?»
«Questo che cosa significa?»
«Ah, una domanda interessante. Io, però, ho da fare, adesso. Ci vediamo, eh.»
E uscì. Tom rimase all'interno dell'ufficio a lungo, un oceano di dubbi vorticava nella sua mente. Che cosa era accaduto, per davvero? Bennett aveva finto la sua scomparsa? Se sì, era stato aiutato da qualcuno? Qual era la chiave del mistero?
Quella notte si rigirò sotto le coperte più e più volte. Faticava a cadere tra le braccia di Morfeo, preso com'era da tutti quegli interrogativi. Poi, mentre il sonno prendeva il sopravvento, un ultima immagine si inserì nei meandri della sua mente, fissandosi in un punto recondito che stava per essere spazzato via dal sonno. Balzò giù dal letto, destando l'attenzione di Molly.
«Tom, che c'è?»
Ma non poté udirla. Negli occhi dell'uomo luccicava il riflesso del puntale in ottone posto in cima all'albero fuori dalla finestra, in giardino.
Il giorno seguente, quando il Tenente Affleck ascoltò la richiesta di Tom, impallidì e non poco.
«Vorresti che inviassi un agente in ogni negozio di oggettistica di Natale della città!? Ma, dico, sei impazzito? Ce ne saranno a centinaia!»
«La gloria attende solo gli audaci, Tenente.»
Quest'ultimo, sbuffando, riattaccò. Un'oretta dopo richiamò, esultante.
«Chiamati fortunato. Quel particolare tipo di puntale a stella in ottone viene venduto in un unico negozio della città, all'incrocio tra Boulevard e Garden Avenue. L'indirizzo è…»
Ma Tom non aveva bisogno di saperlo. Il negozio era proprio quello dove Molly aveva comprato il puntale da regalare a Marcus Bennett.
Il negozio era un vero e proprio magazzino di oggetti di Natale. Sfere di cristallo, trenini e peluche erano disseminati ovunque. Il negoziante, un tizio dal fisico esile con baffetti alla Poirot, si sporse in avanti, lanciandogli occhiate malevoli.
«Desidera?»
«Mia moglie, qualche tempo fa, è entrata e ha comperato un puntale in ottone, che…»
«Ne vendo tutti i giorni.»
«Sono un detective e… C'è qualcuno a cui ne ha venduti di più, oppure delle richieste particolari, o…»
«In effetti, sì.»
«Puntali colorati?»
«Sì, un mese fa. Ma non mi riferivo a quelli. Più o meno lo stesso periodo, ho ricevuto un'ordinazione di tutti i puntali che avevo.»
«Nome?»
«Howard, mi pare. Sì, proprio quello.»
Tom storse la bocca.
«Grazie lo stesso dell'aiuto.»
Quello soffocò una risata.
«Questa cosa la fa ridere?» Gli chiese Tom.
«No… Ecco, mi ha ricordato un episodio davvero buffo. La persona che ordinò i puntali, venendo poi a ritirarli di persona, incontrò in negozio…»
Tom ascoltò il resto del racconto con molta attenzione. Poi, senza nemmeno salutare l'uomo, uscì di corsa.
Quando Evelyn Bennett aprì la porta di casa, si stupì nel vedere Tom Porter, il Tenente Affleck e uno stuolo di agenti irrompere in casa sua. Alcun valigie erano sull'uscio e lei si sbracciò più che poté.
«Ma che storia è mai questa?»
«Oh, gliela spiego volentieri, signora Bennett. Prima, vogliamo sapere dove si trova su marito.»
La donna spalancò gli occhi e prese a balbettare.
«I-io, sentite, ma che…»
«Bene. Ce lo dirà poi. Intanto, può dirci perché ha ordinato tutti i puntali del negozio tra Boulevard e Garden Avenue. Può dirci che cosa cercava. E perché ha vandalizzato la sala blindata di suo marito. Ah, siamo stati a casa del dottor Bruhl. Ha confermato che il giorno che ha ordinato tutti quei puntali, la incrociò nel negozio e la salutò caldamente con il suo vero nome. Lei, invece, aveva dato al negoziante il nome Howard. Che sfortunato destino. Ora, o collabora confessandoci dove si trova sua marito, oppure…»
«E va bene, e va bene.»
La donna si sedette sul divano e lo accontentò.
«In uno dei puntali che ho ordinato era nascosto una cassetta che rivelava il tradimento di mio marito con… Be', sì, con la signorina Litvinova, se proprio ci tenete a saperlo! Il mio complice, il compagno della signorina Litvinova, che rifornisce il negozio in questione, aveva nascosto la cassetta all'interno di uno dei puntali. Era un modo sicuro, secondo lui, di farmelo avere. La sua segretaria, e sua amante, trovò il puntale e lo mise insieme agli altri. Quando lui lo venne a sapere e me lo disse, mi precipitai al negozio e li acquistai tutti. Ho controllato in ognuno di essi. E nulla! Così ho guardato in quelli che aveva mio marito, ma nulla nemmeno lì.»
«E per passare come vittima innocente, ha distrutto tutto quello che c'era nella sala blindata. E la colpa è ricaduta su suo marito.»
«Sarà contento, adesso, vero, detective?» Pronunciò l'ultima parola con disgusto.
«In realtà, non del tutto. C'è una cosa che non capisco: perché far rapire suo marito?»
Lei scosse la testa e rise. Una nota di tristezza accompagnò le sue parole.
«Mio marito non è stato rapito da nessuno, non l'avete ancora capito? Prima della cena gli ho parlato del tradimento. Se ne sarebbe andato per sempre e gli avrei evitato l'onta della vergogna.»
«E invece cercava la cassetta per poterlo poi incastrare.»
«E chiedere il divorzio.» Concluse Affleck.
«Non avevo previsto lui, maledizione!» Sbraitò Evelyn Bennett, indicando Tom.
«E allora, la cassetta dov'è?» Domandò il Tenente a Porter.
«Il negoziante ha venduto centoventi puntali, di cui uno a mia moglie. Quello che la moglie di Bennett non poteva sapere era che uno l'aveva comprato proprio Molly, per regalarlo al signor Bennett! Quindi, la cassetta è nell'ultimo puntale.»
Si fecero dire il posto in cui lo teneva e salirono in camera della donna, che non poteva certo sapere che il puntale da regalare a Marcus Bennett veniva dallo stesso negozio e che quel tipo di puntale era di esclusiva vendita di quello stesso negozio. Ma all'interno del puntale non trovarono nulla. Era squarciato, ma dentro non c'era nulla.
«Come lo spieghi, Tom?» Gli chiese Affleck.
«La signora Bennett è più intelligente di quello che pensiamo.»
«Che vuoi dire?»
«Il compagno della Litvinova deve avergli specificato il numero dei puntali e che solo quel negozio li vendeva.»
«Andiamo a chiederle dove…»
«Frena l'entusiasmo. Lei ha già collaborato e non ci dirà più niente. Terrà quella prova nascosta sino a che potrà tornargli utile.»
«Poco male. Allora, caso risolto.»
«Sicuro, Tenente.»
La signora Bennett patteggiò e non rivelò l'ubicazione della cassetta. Marcus Bennett spuntò fuori qualche giorno dopo. Era stato in una casa di sua proprietà nel Vermont e ora si preparava ad affrontare sua moglie… anzi, la sua ex-moglie.
La sveglia del cellulare spaventò i due. Tom si alzò e iniziò a vestirsi. Molly gli sorrise e tese un braccio verso di lui, come a volerlo riavere indietro.
«Altri cinque minuti.»
«Il lavoro chiama, tesoro.»
«Ma se hai appena finito di risolvere questo caso.»
«Parlando di questo. E nello studio?»
«Con gli altri soci è un vero dramma. Ho un paio di altri contatti. Voglio evitare la tempesta, fino a che sono in tempo.»
«Mi sembra giusto. E se devo essere sincero…»
Lo sguardo di Tom fu catturato da ciò che vide oltre la finestra.
«Ehi, sta nevicando di nuovo…»
Si spogliò e tornò fra le braccia della moglie.