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Messaggio Da Different Staff Gio Dic 16, 2021 12:50 pm

Lucia sfila sulla passerella sicura ed elegante, come ha già fatto altre centinaia di volte. Oramai procede col pilota automatico, sa tutto a memoria: sguardo fisso su un punto preciso in fondo al percorso di sfilata, andamento flessuoso e deciso, un piede avanti e poi l'altro, con naturalezza. Gli occhi del pubblico sono su di lei, ma non ci pensa. Il segreto è tutto lì, basta dimenticarsene. Se fai così è difficile commettere errori, le aveva detto un famoso stilista all'inizio della carriera. A lei piace immaginarsi sopra un tapis roulant in palestra, impegnata nel solito percorso di allenamento. Probabilmente c'è sempre qualcuno che la fissa quando si allena, si sente gli occhi addosso, ma non si è mai voltata per verificarlo. Non le piace essere osservata e odia essere toccata, sul lavoro però deve stare concentrata e mettere da parte ossessioni e paure. Inciampare e perdere l'equilibrio è un attimo e non sarebbe di certo simpatico ritrovarsi lunga distesa sulla pedana per il Gran Gala della moda della settimana di Natale. Certo, avrebbe potuto scegliersi un'altra occupazione se non ama stare al centro dell'attenzione, ma non è colpa sua se è bella. Glielo hanno fatto capire presto che lo è, sin da bambina, e lei ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Terminata la sfilata Lucia torna in albergo. Vuole stare sola, non ha voglia d'incontrare nessuno e soprattutto non ha voglia di fingere di divertirsi a uno stupido party. È irrequieta e ha solo bisogno di starsene un po' in disparte. Ogni tanto le succede. Fa una doccia bollente, poi in accappatoio si affaccia alla finestra. Fuori i fiocchi di neve giocano con la luce gialla dei lampioni; qualche metro più in là i vetri illuminati del Pirellone fanno molto albero di Natale. Milano è la sua città, ma Parigi le piace di più, con o senza neve. Il Natale invece non le piace per niente.
Non più. C'è qualcosa di sbagliato in quel giorno. I regali non sono sinceri. Un improvviso senso di vuoto le apre una voragine nello stomaco e allora si mette a piangere. Sbatte i pugni sul vetro della finestra dell’hotel senza riuscire a frenare le lacrime. Urla anche, grida la sua rabbia e il suo dolore. E allora fa l'unica cosa che le può essere d'aiuto: va alla scrivania, prende il blocco di fogli col logo dorato dell'albergo e scrive. Riempie il bianco con tutta la sua paura, l'ansia, la delusione. Lo colora con le parole dell'arcobaleno della sua fantasia. Quella non l'è mai mancata.
C'era una volta un fiore, piccolo, candido, davvero grazioso, che cresceva bene al riparo di due grandi alberi. Quel fiore si sentiva protetto, amato. Poteva crescere con tranquillità, perché sapeva che nulla di brutto gli sarebbe mai accaduto. Già, era proprio convinto di questa cosa. Era proprio felice e ai fiori buoni e felici non poteva capitare nulla di terribile...”

«Ciao tesoro, cosa fai?» le dice la mamma.
Lucia è al tavolo della cucina, col grosso quaderno a righe aperto davanti a lei. Ha appena fatto la punta alla sua matita di Snoopy e sta scrivendo senza pause sul foglio, per non perdere di vista il percorso di briciole lasciato in terra dalla sua immaginazione.
«Sto scrivendo una storia, mamma.» Le piace scrivere. Inventare situazioni e personaggi la fa stare bene. La maestra di quarta elementare dice sempre che la sua fantasia non ha eguali.
«E di cosa parla questa storia?» le domanda nuovamente la mamma. Sono quasi le due e sta lavando i piatti. Deve sbrigarsi: per le tre deve essere nuovamente al lavoro.
«Parla di Soffio, il mago capace di generare ogni tipo di vento e di Idrina, la dea della rugiada. Soffio e Idrina vivono in un bosco nel regno incantato di Meraviglia, ma per una strana legge non riescono mai a incontrarsi. È sempre così, quando c'è lui non ci può essere lei, e quando c’è Idrina non c’è Soffio.»
«Oh Lucia, ma tutto ciò mi sembra molto triste.»
«Hai ragione, mamma, comunque non ti devi preoccupare. Troverò di sicuro un modo per farli incontrare.»
Carla ride di gusto, poi ripone l'ultima stoviglia sullo scolapiatti.
«Senti, oggi è venerdì, ho il doppio turno. Valeria ha già un impegno e anche papà fa fatica a liberarsi. Ti dispiace andare a giocare con Matteo? So che ha solo cinque anni, ma si tratta di poche ore. Per le otto prometto di essere a casa, va bene?»
«Mamma, oramai sono grande, ho quasi nove anni. Posso benissimo restare a casa da sola.»
«Sarà, ma io mi sento più tranquilla se con te c'è un adulto. Dai, vatti a lavare i denti, che poi andiamo da Matteo.»

Lucia è sul divano e guarda la televisione. Paolo, il papà di Matteo, è seduto al tavolo e la guarda. Il bambino è dal dottore con sua moglie per una visita di controllo, ma sarà di ritorno a breve. Hanno messo su il dvd di Peter Pan e Lucia è contenta. Ha visto quel cartone decine di volte, ma è il suo preferito e non si stanca mai di guardarlo.
«Tu che classe fai, Lucia?» gli chiede l'uomo tutto a un tratto.
«La quarta» risponde lei senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
«La quarta» ripete lui in automatico. «Vuol dire che hai nove anni...Sembri più grande, lo sai?»
Lucia sorride e continua a guardare Peter Pan e Campanellino che volano nel cielo. Ha già visto il papà di Matteo altre volte, quando la mamma si è trovata costretta a smollarla a sua moglie per qualche ora. Trova che Paolo sia un tipo buffo, con quei capelli sempre ingarbugliati.
«Veramente manca ancora qualche giorno, ne faccio nove il venti dicembre.» Lucia distoglie lo sguardo dal cartone animato e guarda Paolo con curiosità. «Posso fare una domanda? Come mai è a casa?
Non lavora? Il mio papà è in ufficio adesso.»
Paolo si lascia scappare una risata. Quando Carla, poco prima, ha suonato il campanello, lui si era appena alzato. «Io lavoro di notte, cara. Faccio il portiere notturno in un albergo del centro. E se vuoi puoi darmi del tu. Matteo è un tuo amico, e lo sono anche io.»
Paolo le sorride e Lucia fa lo stesso.
«Lucia, lo sai che tra poco è Natale? Hai fatto la brava bambina?» Paolo continua a sorridere e a fissarla.
«Sì, sono stata brava. Io sono sempre brava. Ho anche scritto la lettera a Babbo Natale. Michela, la mia compagna di banco, dice che Babbo Natale non esiste. Glielo ha detto suo cugino che ha undici anni, ma io credo che ha voluto prenderla in giro.»
«Lo credo anch'io. Anche perché io lo conosco Babbo Natale, siamo amici.»
Sul volto di Lucia si disegna un'espressione di stupore. «Dici davvero?»
«Già già» conferma l'uomo, muovendo su e giù la testa.
Il cellulare di Paolo vibra per un secondo. Legge il messaggio della moglie a voce alta: dal dottore c'è fila, faranno tardi.
«Ti dirò di più» prosegue lui, «qualche giorno fa mi ha scritto una bella lettera dove mi confidava che tra i bambini più buoni di tutto il mondo c'è anche una certa Lucia che abita qui a Milano. Magari sei tu!»
«Sì, magari» risponde lei, scuotendo la testa. I suoi occhi brillano di una luce particolare, un tenero miscuglio d'incredulità e speranza.
«E tu che ne sai? I bambini bravi sono quelli che ubbidiscono sempre. Tu fai sempre quello che ti chiedono mamma e papà?»
«Sempre.
«E ubbidisci anche ai nonni?»
«Certo. Anche a loro.»
«Brava. Devi sempre fare quello che dicono le persone più grandi di te. Non dimenticarlo mai.»
Lucia fa cenno di sì con la testa. Paolo la sta fissando, ma non si sente a disagio.
«Sai, ho come la sensazione che sei davvero tu quella Lucia così brava. Credo che questo Natale riceverei tutti i doni che hai chiesto, forse anche qualcuno in più.»
Lucia sorride, illuminando di gioia il salotto.
Paolo le si avvicina, la prende per mano e spegne il televisore.
«Vieni con me» le dice, «voglio farti vedere una cosa.»
Il letto in camera è ancora sfatto. La fa accomodare sulla sedia dove giace un buffo pigiama a fantasia, poi si dirige al grosso comò e prende lo scrigno color argento. Quando ritorna da lei il coperchio del cofanetto è alzato a mostrarne il contenuto.
«Vedi? Questi sono i gioielli di mia moglie. Vuoi provarli?»
Lucia osserva estasiata il luccichio che emana quella scatola. Riflessi d'oro e d'argento sembrano propagarsi per tutta la stanza, in modo quasi magico. È strano, ma le collane che indossa la mamma non sono così scintillanti, anzi, non brillano per niente.
Esitante allunga la mano verso lo scrigno, senza sapere bene che fare.
«Dai» la esorta Paolo «non avere paura, li puoi mettere.» La voce è gentile, rassicurante, ma Lucia pensa per un solo secondo che gli occhi di Paolo assomigliano a quelli di un lupo affamato.
Senza pensarci troppo, prende una collanina d'oro e la mette al collo. Nel portagioie ci sono anche un paio di anelli, degli orecchini e un braccialetto di perle. È bellissimo quel braccialetto, lo divora con gli occhi. È probabile che Paolo se ne accorga, perché le prende la mano e glielo infila al polso. Lucia è felice, si sorprende nel vedere che non gli sta poi così largo.
«Vieni a vedere come sei bella» le sussurra Paolo all'orecchio con una voce strana.
Vede la sua immagine riflessa nello specchio e sorride. La collana brilla sul suo petto acerbo e la fa sentire importante.
«Sembri una principessa» continua l'uomo, poi le scocca un bacio sulla guancia.
«Perché mi hai baciato?» gli chiede. Non è spaventata, solo confusa.
«Perché ti voglio bene. Quando ci si vuole bene è così che si fa. Il tuo papà e la tua mamma ti baciano, non è vero?»
Fa di sì con la testa.
«Vedi? Tutti noi ti vogliamo bene, perché sei una brava bambina, la più brava di tutte.» Paolo la stringe a sé con delicatezza e affonda il naso tra i suoi capelli.
«Allora, non mi hai ancora detto se ti piacciono questi gioielli.»
«Sì, sono davvero belli»
«Allora qualche volta, quando verrai a trovare Matteo li potrai riprovare, va bene? Ne ho ancora tanti da farti vedere. Sei contenta?»
Ride e fa di sì con la testa. Con l'immaginazione vola già alla prossima volta in cui potrà indossare altre collane e braccialetti. Paolo ripone la collanina e il braccialetto di perle nello scrigno sopra il comò, poi prende la bambina per mano e la riaccompagna in salotto. La fa sedere sul divano e si mette di fianco a lei.
«Possiamo guardare di nuovo il cartone animato?» dice Lucia.
«Certo» risponde Paolo, «prima però mi devi promettere una cosa. Quello dei gioielli deve essere il nostro gioco segreto, soltanto il nostro. Non devono saperlo i tuoi genitori e neppure mia moglie e Matteo. Me lo prometti?»
«Lo prometto» dice Lucia con una risatina furbesca.
«Sai, mia moglie è molto gelosa delle sue cose e non vorrei che ti sgridasse o lo dicesse ai tuoi genitori. Però quei gioielli glieli ho pagati io e sono anche miei e non ci trovo nulla di male se li faccio provare a una mia amica. Giusto?»
«Anche io non ci trovo nulla di male. In fondo ci giochiamo soltanto, mica glieli rompiamo.»
«Bene, non ci resta altro da fare che rendere la promessa solenne col rito del mignolo» esclama Paolo. Quando si stringono i mignoli, Paolo fa una faccia talmente buffa che lei non può fare a meno di ridere.
«Vaiiii!» grida Paolo alzando le braccia al cielo, «ora io e te abbiamo un segreto.»
Lei fa uguale, ripetendo il medesimo gesto e le stesse parole.
«Brava Lucia» dice Paolo carezzandole i capelli, «ha proprio ragione il mio amico Babbo Natale a dire che sei una delle bambine più brave del mondo. Anzi, la più brava secondo me. Una bimba che ascolta sempre gli adulti, una bambina grande di cui ci si può fidare, capace di mantenere i segreti e le promesse fatte a un amico.»
Quando Paolo accende la televisione, Peter Pan ritorna a riempire lo schermo di magia, una magia che anche lei sente nel cuore. Se solo fosse più grande potrebbe vedere che Paolo invece è preda di un incantesimo nero che fa fatica a controllare.

Lucia Bianchedi, la modella ventunenne prediletta da tutti i più famosi stilisti del mondo, è sdraiata sul letto a due piazze dell’albergo. Scrivere le ha fatto bene, come sempre. Spesso il pensiero ritorna a Paolo, l’uomo che le ha rovinato la vita. Ora si sente lucida e calma, come dopo un allenamento intenso, ma è difficile scrollarsi di dosso chi le ha fatto tanto male. Quel mostro l’ha plagiata a un livello così profondo che non è mai riuscita a sviluppare nessuna relazione sentimentale coi suoi coetanei. Non ne è stata capace, la cosa le sembrava così innaturale che i suoi amanti sono stati sempre uomini maturi sulla soglia dei cinquant’anni. Come Paolo. I suoi giochini con lei sono andati avanti per anni, fino a quando non è stato trovato nello scantinato dell’albergo dove lavorava, con un sacchetto di plastica sulla faccia. I giornali hanno parlato di suicidio, ma lei preferisce credere che qualcuno, magari qualche vittima, lo abbia ammazzato. Quella versione la soddisfa di più. Molto di più. Di sicuro il vendicatore non è stato suo padre. I genitori non hanno mai saputo nulla di quella faccenda, lei è stata sempre troppo brava a mantenere i segreti e a rifugiarsi nel suo personale mondo di fantasia per non crollare.
«Ma quanto cazzo ci mette?» sbotta all’improvviso, tormentando con le dita una ciocca di capelli. Sbuffa e sbatte i piedi sul materasso. Non ha più voglia di stare sola e poco fa ha chiamato Mario, giù al ricevimento.
«Sono Lucia, la modella della 420. Vieni su, ho voglia di scopare» gli ha detto con la naturalezza con cui si ordinerebbe il servizio in camera.
Mario per un po' è stato zitto, poi ha bofonchiato che non poteva lasciare la postazione, mancavano ancora un paio d’ore alla fine del turno.
«Fatti sostituire da qualcuno, ce l’avrai un amico, no? Eddai! Dimostrami che hai più palle dell’albero che c’è nella hall.»
Lucia sta pensando che forse Mario non ha così tante palle, quando finalmente bussano alla porta. Va ad aprire e si trova davanti il portiere.
«Era ora. Ci avevo quasi rinunciato» dice ravvivandosi i capelli biondi.
Mario la guarda, poi si toglie gli occhiali. I capelli grigi con la riga di lato sono la prima cosa che ha notato in lui quando ha messo piede in quel posto. La pancetta straborda leggermente dai calzoni della divisa e la cosa la fa ridere senza sapere bene il perché.
«Dai, vieni a prenderti il tuo regalo di Natale» gli dice tuffandosi sul letto e sfilandosi l’accappatoio.

C'era una volta un fiore, piccolo, candido, davvero grazioso, che cresceva bene al riparo di due grandi alberi. Quel fiore si sentiva protetto, amato. Poteva crescere con tranquillità, perché sapeva che nulla di brutto gli sarebbe mai accaduto. Già, era proprio convinto di questa cosa. Era proprio felice e ai fiori buoni e felici non poteva capitare nulla di terribile. Almeno questo era quello che credeva, perché un brutto giorno il fiore si ritrovò alle prese con un insetto viscido e fastidioso, diverso da tutti gli altri. L'insetto all'inizio aveva attraversato delicatamente il suo peduncolo, poi, una volta arrivato alla corolla, si era spostato da un petalo all'altro in attesa di arrivare al polline. Mentre si spostava però, le zampette lasciavano una fastidiosa scia oleosa che a lungo andare aveva infastidito il fiore. Con la sua innata delicatezza il fiorellino aveva fatto notare la cosa all'insetto, ma lui aveva risposto che andava tutto bene, che era suo amico e non poteva lasciarlo solo. Il gelo invernale era alle porte e lui gli avrebbe insegnato come resistere al freddo. Il fiore prese per buone quelle parole, anche se intimamente sapeva che i grandi rami dei due alberi avrebbero potuto difenderlo dalla neve. Così il tempo passò, all'inverno seguì la primavera e infine l'estate. L'insetto continuava a nutrirsi del polline senza dare nulla di utile in cambio, per cui l'anima interna del fiore andava infettandosi silenziosamente, ma in maniera irreparabile. Fuori era bello come sempre, ma dentro stava appassendo insieme alla propria ingenuità.”
Lucia legge ancora una volta il foglietto che ha scritto il giorno precedente in preda allo sconforto. Non è la prima volta che scrive una storiella come quella in un albergo. La storia è sempre la stessa, eppure in ogni occasione è diversa, con parole e personaggi nuovi. Non sa se qualcuno leggerà quel foglio, lo conserverà, oppure lo getterà nel cestino dei rifiuti. Francamente non le importa. Ciò che importa è che lei, nonostante i cerotti che le ricoprono l’anima, riesce a trovare ancora la forza per andare avanti. Magari lo fa nel modo sbagliato, ma è l’unico modo che conosce. Guarda fuori dalla finestra e vede che nevica ancora. Alza il dito medio e le parole le escono spontanee.
«Fanculo Babbo Natale. Non sono più una brava bambina.»


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Messaggio Da Petunia Dom Dic 19, 2021 10:20 am

Una storia dura, una botta al cuore. Il tema della pedofilia, l’effetto taumaturgico della scrittura. Tante le emozioni in campo in questo racconto. La scrittura è ottima, super curata, sorretta da una grande passione e  dal fatto che gli argomenti messi in gioco li senti particolarmente. 
Ti lascio alcune considerazioni personali. In questi casi l’uso della terza persona appoggiata, a mio avviso, toglie emotività e appiattisce il personaggio. Non so se mi sono spiegata. Tutto tende a rimanere sulla carta come una immagine bidimensionale e, leggendo, non si riesce a vivere fino in fondo le emozioni della protagonista. Insomma le trovo un po’ troppo raccontate.
Ci sono dei passaggi che proverei a rimuovere proprio perché danneggiano offrendo al lettore su un piatto d’argento ciò che, al contrario, dovrebbe elaborare da solo. Se non sono chiara, a fine step ne possiamo parlare.
Questo è uno dei passaggi che taglierei proprio per le motivazioni che ti ho detto poco fa.
Lucia pensa per un solo secondo che gli occhi di Paolo assomigliano a quelli di un lupo affamato. 
Nel dialogo fra il “mostro” (lasciamelo chiamare così) e la bambina, la risposta della piccola non è troppo credibile. 
«Anche io non ci trovo nulla di male. In fondo ci giochiamo soltanto, mica glieli rompiamo. 
Mi sarebbe piaciuto che lei assentisse senza dire nulla.
Anche questa è una frase che taglierei. È davvero inutile, didascalica e toglie forza.
Se solo fosse più grande potrebbe vedere che Paolo invece è preda di un incantesimo nero che fa fatica a controllare.
Ti ho parlato per onestà intellettuale proprio perché la storia mi è piaciuta molto e credo che tu possa ricavarne qualcosa di veramente potente lavorandoci ancora un po’. Prova a usare la prima persona. Aiuta nell’immedesimazione.
Complimenti. 
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Messaggio Da SuperGric Mar Dic 21, 2021 6:45 am

Una storia veramente intensa e drammatica e una scrittura senza sbavature né inciampi.
Il livello di tensione durante l’incontro tra Lucia e Paolo è altissimo: era chiaro cosa sarebbe successo, viste le premesse, e proprio per questo l’ansia per Lucia è angosciante. Ottima scrittura, veramente.
Alcune considerazioni: il tempo presente, anche per eventi svolti in un tempo precedente del racconto, a me non piace tantissimo. Toglie a mio avviso di drammaticità. È un mio gusto personalissimo.
Certi passaggi sono troppo informativi. Questo per esempio:  
Quel mostro l’ha plagiata a un livello così profondo che non è mai riuscita a sviluppare nessuna relazione sentimentale coi suoi coetanei. Non ne è stata capace, la cosa le sembrava così innaturale che i suoi amanti sono stati sempre uomini maturi sulla soglia dei cinquant’anni.
Rivela tutta la psicologia di Lucia e spiega il significato del racconto e del finale in quattro righe. A mio avviso bisognerebbe lasciare che sia il lettore a intuire, fidarsi delle sue capacità.
Il fatto che Paolo si suicidi è molto liberatorio, grazie perché in effetti lo volevo morto anche io.
Il Natale è sullo sfondo. Visto il carattere molto realistico del racconto, inserire un evento non reale (il Gran Gala della moda della settimana di Natale) toglie verosimiglianza all’ambientazione natalizia, che così appare un po’ forzata.
Nel complesso comunque ottimo secondo me.
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Messaggio Da miichiiiiiiiiiii Mar Dic 21, 2021 3:14 pm

Wow.
È stato forte, una storia che si legge senza perdere l'attenzione, non è davvero natalizia, ma il Natale è presente.
Riguardo la forma invece credo sia scritto in maniera molto corretta.
Questa "Glielo hanno fatto capire presto che lo è, sin da bambina, e lei ne avrebbe fatto volentieri a meno." non mi convince, non so, forse manca qualcosa, ma c'è qualcosa che non va o almeno io non capisco.
Però avrei optato per qualcosa di più natalizio visto il contesto, ma comunque un racconto davvero forte.
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Messaggio Da Danilo Nucci Mar Dic 21, 2021 3:19 pm

Da “devoto” di San Fabrizio De André come sono, non posso fare a meno di pensare alla “Leggenda di Natale” che ho sempre considerato uno dei testi in cui il tema della pedofilia viene descritto in poche righe con precisione quasi chirurgica, come solo i veri poeti sanno fare. Mi meraviglierebbe molto se mi dicessi che non hai trovato spunti in quel testo. Ci sono passaggi che me l’hanno ricordato immediatamente. Ad esempio, l’attrattiva dei gioielli: E d'oro e d'argento splendevano i doniDi perle e smeraldi intrecciò una collana… Il trauma che aveva portato poi a una vita disagiata: …E adesso che gli altri ti chiamano dea Il modo suadente di circuire la bambina.
A parte queste considerazioni del tutto personali e che non tolgono niente alla qualità del tuo scritto, ho trovato tutto molto bello: la scrittura e la forma che ho trovato impeccabili, la capacità di far entrare con giusta gradualità nella torbida vicenda il lettore, suscitando il suo (il mio) sdegno e riprovazione. Anche l’uso del presente e della terza persona per me ha svolto un ruolo importante per entrare più agevolmente nella storia e nella protagonista.
Il suicidio finale è liberatorio, anche se non è molto edificante riconoscerlo.  
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Messaggio Da Akimizu Mar Dic 21, 2021 3:48 pm

Sono combattuto nel giudizio su questo racconto. Da un lato mi è piaciuto molto, per le intenzioni, per la buona scrittura, fluida e corretta, per il flashback, davvero ben gestito, l'inizio dell'incubo... Un incubo che riusciamo quasi a vedere senza in realtà averne visto un solo fotogramma. D'altro canto ci sono delle imperfezioni formali che mi hanno disturbato. Come una mole di raccontato notevole, secondo me non serviva descrivere le emozioni, si capiva tutto dalle azioni crude, ecco. O come alcuni passaggi rivelatori inutili, quando scrivi: La voce è gentile, rassicurante, ma Lucia pensa per un solo secondo che gli occhi di Paolo assomigliano a quelli di un lupo affamato. Non è utile per il lettore, che grazie all'introduzione sa dove si andrà a parare, anzi, è deleterio, perché se davvero questo è un pensiero di Lucia, il lettore sarà distratto dal continuo chiedersi: se se n'è accorta perché non fa nulla? Altro punto che mi h convinto poco è il narratore onnisciente così pedante e presente. Se proprio sentivi la necessità di entrare in profondità nella psiche di Lucia ti bastava usare la prima persona.
Ultimo ma non ultimo la scarsissima atmosfera natalizia che ai respira durante la lettura.
Detto questo il racconto è comunque meritevole di essere preso in considerazione per la classifica finale. A rileggerci!
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Messaggio Da Antonio Borghesi Mar Dic 21, 2021 4:37 pm

Un tema tremendo che hai trattato con un una fraseologia sempre molto corretta poi pero ti è scappato quel: costretta a smollarla con quello smollarla che proprio non si può vedere. Ho temuto che fossi molto più esplicita nel descrivere l'orribile atto di pedofilia invece l'hai proposto nascosto nei raccontini di Lucia e questo mi è piaciuto moltissimo. Forse, ma che ne so io, il comportamento di Lucia che si scoperà solo uomini maturai, non penso sia molto credibile anche perchè giustamente alla fine manda a fanculo Babbo Natale e questo dice molto su quello che è il suo stato d'animo. Comunque, per come hai trattato il tema e per come l'hai scritto sei senz'altro nella mia classifica.
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Messaggio Da Byron.RN Mar Dic 21, 2021 7:07 pm

Spesso si dice quel film, quel libro, quella canzone è un pugno nello stomaco.
Questo è quello che ho provato leggendo questo racconto.
Per fortuna ci hai tralasciato le scene più odiose, non si vede quasi nulla, però si intuisce tutto.
Si respira un'atmosfera pesante, quasi irreale, un mix tra l'innocenza di Lucia e la smania di Paolo per carpire la fiducia della bambina, approfittando di quell'innocenza. 
La scrittura è buona e non ho rilevato grossi errori.
Il Natale è sullo sfondo, sia nel passato che nel presente, ma quasi sparisce per le implicazioni della vicenda. Non c'è gioia, non c'è calore, non ci sono colori, tutta la narrazione è ammantata di un'atmosfera livida e torbida, difficile da sovvertire. Si sente un gran freddo.
In definitiva la definirei una prova intensa.
A fine lettura mi è rimasto un dubbio, forse è una stupidata, però mi sono chiesto se fosse stata Lucia a uccidere Paolo: ne sarebbe stata capace?
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Messaggio Da Mac Mer Dic 22, 2021 8:02 pm

Il tema trattato tocca il cuore, hai saputo trattarlo con delicatezza senza scendere nei particolari. Gli stati d’animo della protagonista si alternano e sono ben delineati. Manca comunque un po’ di coinvolgimento da parte de lettore forse la terza persona in questo caso non aiuta 
Bella scrittura scorrevole sicuramente un racconto degno di nota.
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Messaggio Da Valentina Mer Dic 22, 2021 10:27 pm

Ciao Autore! La tua storia tocca sicuramente un tema delicato, che facilmente può disturbare la sensibilità, ma tu hai saputa raccontare e far capire al lettore le vicende senza scendere nei dettagli più crudi.
La tua scrittura è fluida, non ho trovato errori.
Il salto dal presente al passato l'ho trovato troppo improvviso, inizialmente non capivo cosa stesse succedendo nella storia.
Lo scritto di Lucia sul fiore non mi ha convinta molto, per quanto sia un'ottima metafora rispetto a quello che le è successo da bambina.
Mi ha fatto sorridere molto il finale.
Quindi concludo dicendo che è un racconto che col Natale ha poco a che vedere, c'è giusto la neve che crea un pelo di atmosfera, è ben scritto, ma non tutto mi convince, forse manca un po' di profondità.
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Messaggio Da Arianna 2016 Gio Dic 23, 2021 12:02 am

Racconto crudo e atroce, mi sembra molto realistico e molto ben realizzato nel rendere la dinamica perversa di inganno messa in atto dall’adulto: un accerchiamento e avvicinamento progressivo basato sul realizzare una sorta di “contratto di fiducia”, un cerchio stretto da cui escludere chi potrebbe intervenire in favore della bambina, di cui, secondo me, sono stati resi molto bene sia la psicologia che il linguaggio; l’uomo e la bambina parlano e si comportano davvero come un uomo adulto che abbia un certo scopo in mente e una bambina che si fida di lui.
Un po’ più “raccontata” la parte su Lucia adulta, ma rende comunque i danni che le sono stati provocati.
Mi sembra anche bello il dettaglio che lei finisca sempre per scrivere la stessa storia, una storia in cui si trova imprigionata come in un loop e da cui non è mai riuscita a uscire.
Finale molto triste, ma tutta la storia è molto triste.
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Messaggio Da Susanna Gio Dic 23, 2021 12:22 am

Il titolo mi ha incuriosito, ma non mi aspettavo un argomento così difficile, per il tema del concorso, pur essendo un Natale bifronte. Non dico che sia troppo, ma è comunque un racconto decisamente difficile da portare a termine, soprattutto quando si capisce in che palude ci si sta avventurando. Però si deve arrivare alla fine, per rispetto della Penna che ha fatto una scelta così pesante.
Mi è piaciuta la parte iniziale, piuttosto psicologica, che lascia intravedere un passato difficile o una brutta esperienza.
Già qui si nota uno stile preciso, senza sbavature, corretto e mantenuto per tutto il pezzo, scritto bene; non ho trovato refusi o difetti lessicali, se si eccettua  lo “smollarla” che mi sono segnata come unico punto debole.
Quando inizia la parte in cui Lucia è sola con Paolo, è pressoché immediato pensare a un episodio drammatico di pedofilia, di cui hai risparmiato gli aspetti più crudi, comunque immaginabili, purtroppo anche nel suo proseguo nel tempo.
L’ultimo pezzo, la favola del fiore, però l’ho trovato inutile: è ovviamente la metafora della sua storia, ma il lettore non aveva più bisogno, giunti a quel punto, di spiegazioni, anche se rappresenta un momento liberatorio per Luisa, un rito che ti pare utile far conoscere al lettore. Anzi, a mio personale parere, ha tolto il lettore dall’atmosfera che avevi creato: il vedere nel comportamento di Luisa con Matteo, tutto il male, la disillusione che lei si portava appresso, che aveva seppellito ogni velleità di buoni sentimenti, soprattutto verso sé stessa. Luisa ha smesso di amarsi, quasi una punizione per aver lasciato che le cose succedessero, come purtroppo accade a tantissime persone vittime di violenza infantile che non hanno mai trovato il coraggio di raccontare, perdendo quindi l’opportunità di essere aiutate. E a sua volta Luisa usa le persone, senza curarsi dei loro sentimenti. Avresti dovuto abbandonare lì il lettore.

Il racconto del fiore è poi piuttosto pesante, si legge faticosamente, pur nella sua buona intenzionalità.
Atmosfera Natalizia: è stata appena accennata e l’impressione mia è che questo racconto fosse stato scritto non per questo concorso, ma integrato per l’occorrenza. Resta comunque un bel racconto, curato nella scrittura ed equilibrato in tutte le sue parti

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Messaggio Da Fante Scelto Sab Dic 25, 2021 4:21 pm

Il bello di questo racconto, per me, è la delicata efficacia col quale si tratteggia il dramma psicologico di Lucia e la sua vicenda infantile.
Trovo fin troppo facile scadere nel banale cinematografico, nello stereotipo, quando si affrontano temi così delicati e difficili da rendere.
Tu ci sei riuscito/a piuttosto bene, inclusa una certa spontaneità nei brevi dialoghi che sono di solito la cosa più complessa da realizzare.

Mi ha colpito in particolare il fatto che Lucia abbia sviluppato attrazione per le persone molto più mature di lei: è plausibile che succeda o è invenzione narrativa? A prescindere, ci sta bene.
Non so se hai fatto delle ricerche o sei andato/a a sensazione, ma l'effetto complessivo che questa storia trasmette è davvero di realismo, di rappresentazione, senza eccessi scabrosi, di un episodio sensibile e negativo.
Questo mi è piaciuto moltissimo.

La scrittura è buona, la storia si legge bene e senza intoppi.
Unico neo, forse, la parte corsiva che sarebbe lo scritto di Lucia: lì è tutto più infantile, più poetico ma in modo acerbo. Da un lato ci sta che Lucia si esprima in questa maniera, dall'altro suona artificioso a chi lo legge.

Complessivamente, il mio voto su quanto ho letto è molto positivo.
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Messaggio Da tommybe Sab Dic 25, 2021 9:22 pm

Mi sto abituando a argomenti forti, e quando ne finisce uno penso a quale sarà il seguente.
Che poi di queste esperienze ho sempre sentito parlare.
A sedici anni una mia coetanea con la quale avevo un banale filarino mi raccontò dei rapporti che aveva con un amico del padre. Feci finta di non scandalizzarmi, ma mi scandalizzai pure tanto.
Certamente la giovane età della protagonista rende tutto ancora più difficile da ascoltare, il suo non è scandalo è omicidio. C'è una bambina che muore. La veste confidenziale e amichevole del violentatore è spaventosa.
Non riuscirà più a ricostruire una vita normale , si accompagnerà sempre con uomini più maturi, e questo pure non le farà acciuffare una briciola di vita normale. Ogni direzione, ogni scelta risulterà sbagliata. Non ci saranno riferimenti affidabili.
Ma questa è la storia, e io non voglio giudicare perché l'hai scelta autrice. A me spetta dire che è scritta molto bene, quasi con delicatezza. Le favolette interrompono il clima della lettura e io le toglierei. Ma forse tu le hai inserite apposta.
Per farci riprendere il respiro.
Grazie.
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Messaggio Da caipiroska Dom Dic 26, 2021 12:43 am

Ciao Autore,
leggendo questo racconto ho avuto l'impressione di leggere un testo scritto a due velocità: la parte di Lucia bambina mi è piaciuta molto e l'ho trovata davvero ben scritta e credibile, in quanto sei riuscito molto bene a descrivere l'incontro, a creare il climax giusto e a catapultarmi in una squallida situazione dove sono riuscita a gustarmi ogni passaggio (anche se in alcuni punti sei stato un pò troppo tell...).
Ho apprezzato molto meno la parte di Lucia adulta, una bella ragazza irrisolta che cade nei clichè da vittima di abusi: forse qui avrei preferito leggere un pizzico d'imprevedibilità, per dare una svolta inaspettata alla storia.
Anche la favola che Lucia scrive e riscrive non sembra molto salutare per la sua psiche: a vent'anni, quando ormai ha capito che i due grandi alberi guardano da un'altra parte, doveva inserire un terzo elemento (un serpente, un uccello) che arrivava e si portava via l'insano insetto, e questo spiegherebbe meglio il perchè si senta in qualche modo distante da ciò che le è successo, che sia cosciente che in qualche modo è tutto finito e non è stata colpa sua. Così la favola sembra invece ferma in un loop infinito.
L'onnisciente che entra ed esce dalla narrazione mi ha dato un pò fastidio: soprattutto nelle righe finali dove salta fuori e spiega la situazione. Cercherei di ridimensionarlo o addirittura sopprimerlo all'interno di questo tipo di storia, perchè quello che sente Lucia lo sa solo lei: il delicato compito dell'autore sta proprio qui, nel rivelare al lettore gli stati d'animo della protagonista senza descriverli in maniera diretta.
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Messaggio Da tontonlino Mar Dic 28, 2021 7:00 pm

Schifo, senso di colpa e quel circolo vizioso che fa fare alla protagonista adulta quel che le stato fatto da bambina. Avrei preferito un finale-vendetta, ma la vita non è fatta così. Non ti dà la possibilità di travasare le tue sofferenze regalandoti una sana e liberatoria vendetta come nei racconti. Nella vita non siamo dei personaggi, bensì dei piccoli esseri anonimi che tutt'al più alzano il dito medio al cielo una buia notte di Natale senza che nessuno se ne accorga.
Ci sono alcuni errori formali, ma chi se ne frega. Il gancio al mento è arrivato lo stesso.
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Messaggio Da Arunachala Mar Dic 28, 2021 9:31 pm

storia cruda che racconta realtà quotidiane nascoste; e non si dica che non è così, accade in ogni momento.
prima parte tremenda, che colpisce appieno, con descrizioni ottimali anche se alcuni dialoghi li rivedrei.
seconda parte che scade un poco nel classico, con lei che si dona.
nel complesso è un bel lavoro, scritto bene e con attimi particolari che colpiscono, però mi aspettavo un guizzo finale che non è arrivato.

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Messaggio Da SisypheMalheureux Gio Dic 30, 2021 10:06 pm

Non so bene come giudicare questo racconto, cara autrice (sono sicura tu sia una donna). Da una parte c'è l'empatia per la Lucia bambina, è facile volerle bene e stare male per lei, per quello che le è successo. Dall'altra però non ho potuto fare a meno di provare una certa distanza emotiva per Lucia adulta. È bella, bellissima, fa la modella, e proprio per questo ti verrebbe quasi da pensare che la sua storia drammatica non abbia nulla (o quasi) a che vedere con te lettrice, che mica sei bella come lei, non lo sei mai stata nemmeno da bambina. Forse è proprio quella frase: ' non è colpa sua se è bella. Glielo hanno fatto capire presto che lo è, sin da bambina" che mette distanza tra il lettore (in particolare le lettrici donne) e la protagonista. Sembra quasi che sia la sua bellezza la causa di tutto, sembra quasi una maledizione dal tuo racconto...Ovviamente è un pensiero che non ha senso, purtroppo ogni bambino/a rischia di essere vittima di pedofilia, indipendente dal suo aspetto fisico. Però ecco, secondo me se avessi caratterizzato una Lucia di una bellezza un po' più comune, una ragazza come tante, forse il tuo racconto sarebbe stato più efficace, chissà. Per il resto il racconto è scritto bene e ho apprezzato veramente tanto la scelta di descrivere solo la scena dei gioielli, un modo molto delicato di trattare un argomento che troppo spesso viene banalizzato o trattato in modo eccessivamente crudo. No, tu hai fatto davvero la migliore delle scelte possibili da questo punto di vista. Peccato che, come detto prima, la tua Lucia sembri appartenere a un mondo che non è della gente comune il che ci lascia un po' freddi nella lettura. Però nel complesso una buona prova.
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Messaggio Da FedericoChiesa Ven Dic 31, 2021 12:00 am

Cerco di dare un giudizio al racconto, mio, personale, che vada al di là del tema duro e scabroso che hai trattato, che vada al di là della facile coinvolgimento con la piccola Lucia.
L’ho trovato scontato, troppo evidente cosa sarebbe successo: non c’è spazio per la storia ma alla fine neanche per emozioni personali.
La parte finale poco credibile, con la modella che chiama il portiere per “a prendersi il suo regalo di Natale”.
La scrittura è perfetta, l’ambientazione natalizia meno.
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Messaggio Da gipoviani Ven Dic 31, 2021 12:37 am

Il racconto mi è piaciuto. La scrittura è scorrevole e leggera così quanto il tema è pesante. 
L’idea di mescolare i piani temporali conferisce dinamicità al racconto. 
Forse andrebbe qua e là sfoltito, vi si trovano delle parti ridondanti. 
Ciononostante la considero veramente una bella prova.

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Messaggio Da Marcog Ven Dic 31, 2021 6:20 pm

Racconto che mi ha colpito per la sua durezza, sebbene sia raccontato con una certa eleganza. Non per tutti il Natale è un momento di gioia, a Lucia ricorda un fatto traumatico della sua vita. Si legge di getto ed è scritto bene. La protagonista è ben delineata, forse un pò estremizzata in certe scelte, ma è un racconto e ci sta. Grazie!
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Messaggio Da digitoergosum Sab Gen 01, 2022 4:58 pm

Cara Penna, che bel "brutto" racconto ci hai donato! Innanzitutto, ciò che mi preme più di tutto farti giungere: il personale "grazie" per aver fatto pienamente giungere il dramma senza indugiare nel proseguo. Già la scena dei gioielli, dove ancora non succede nulla, è di una forza devastante. È stata sufficiente. È mirabile come hai saputo prendere per mano il lettore che sono e come mi hai calato nel climax così tanto in profondità. La storia di Soffio e Idrina, ti dirò, mi ha ricordato molto Felona e Sorona delle Orme, con i due pianeti che non riescono mai a incontrarsi, che ogni duemila anni...ma questa è un'altra storia. Quel "smollarla" già te l'hanno segnalato, e se lo riprendo anche io è perché proprio non funziona. Poi, ti dirò, di natalizio non ci ho trovato nulla se non pretesti per inserirlo qua, ma mi importa poco e metto il secondo "8" in fondo all'ultima pagina, difficilmente non entrerà nella mia classifica. Grazie.
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Messaggio Da ImaGiraffe Lun Gen 03, 2022 10:44 am

Un racconto con un tema molto forte che viene gestito al meglio. Ottima l'idea di non descrivere la violenza ma quello che l'ha generata, questa scelta ti fa prendere vagonate di punti. Complimenti.
Ho però qualche perplessità e mi sembra il luogo adatto per esprimerle.
La prima riguarda Lucia, ci dici che ha otto anni ma da come risponde mi ha dato l'impressione di essere più piccola. 
la seconda è l'inserimento del racconto nel racconto. La storia del fiore, seppur molto bella, è troppo lunga. Poteva funzionare in un libro ma in un racconto così breve, distrae. 
Il vero problema è l'assenza del tema natalizio, capisco che per lei il Natale è un ricordo negativo ma mi sarebbe piaciuto che tu puntassi di più su questa sfumatura. 
Resta un lavoro ottimo e rinnovo il complimenti per come hai gestito una tematica così forte, sono ancora indeciso se entrerai nella mia classifica, sappi però che nel mio cuore ci sei entrata/o in pieno.
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Messaggio Da Asbottino Gio Gen 06, 2022 3:25 pm

Forse avrebbe dovuto essere più secco, più stringato. Meno parole, meno osservazioni esterne. Tutto più suggerito, tutto lasciato in mano al lettore. Ecco mi sembra che ogni tanto tu non abbia fiducia in chi ti legge. Frasi come "Nonostante i cerotti che le ricoprono l'anima riesce ancora a trovare un modo per andare avanti" sono di troppo. Se ci pensi è l'idea alla base del racconto. Messa lì in fondo sembra quasi volermi dire: a proposito, caso mai non l'avessi capito, il racconto parlava proprio di questo.
Ti dico questo perché sei veramente vicina. La parte in camera da letto mette i brividi. Tutto il racconto è davvero potente. Forse poco natalizio, ma davvero potente e sentito. Per arrivare dritta al punto devi ancora togliere qualche strato, farti ancora un po' da parte, fino a quasi a scomparire. Ma intanto ottimo lavoro.

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Messaggio Da paluca66 Gio Gen 06, 2022 7:35 pm

Ci sono racconti come questo che ti invadono completamente e ti lasciano alla fine con la bocca aperta a dire: "che bello!"
Considerata la scrittura perfetta senza refusi, facile e scorrevole, chiara in ogni virgola non ho molto da dire.
È il penultimo racconto che leggo della sezione adulti, il podio è garantito ma forse anche qualcosa di più.

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