"Mi vivo addosso. Sospiro a pieni polmoni, satura di paura e di odori sporchi.
Mi vivo addosso, o mi sopravvivo. Spesso ho paura, soprattutto quando la notte sta per incontrare il giorno, e si forma quella nebbiolina che sembra arrivare direttamente dall'inferno. Allora sto immobile alla finestra aspettando di morire, pregando di morire, ma eccomi qui. Non muoio. Scivolo dentro di me, perlustrando gli anfratti, infilandomi sotto i letti dei miei passati amori, cercando. Scivolo, mi scivolo addosso, mi scivolo dentro, unta di rimpianti, di lacrime secche, rigide, marmoree. Ho smesso di fumare un anno fa, mi mancano le sigarette. Erano una compagnia, almeno loro. Ora sono rimasta da sola, alle volte scambio due parole con il cuscino, ma è difficile, parliamo linguaggi troppo diversi, lui non capisce il mio desiderio di stare sveglia, cerca di ipnotizzarmi con la sua morbidezza, io resisto, ferma, immobile davanti alla finestra ad aspettare che la nebbiolina mi prenda. E lui insiste, stupido cuscino. Odio i rumori metallici, quelli dei carrelli che passano nel corridoio, lo scampanellio della porta, il rumore delle chiavi che tintinnano nelle tasche. Odio il rumore che fa il tagliaunghie, secco, feroce, netto. Io sono evanescente, non sono netta. Svanirò all'alba, con la nebbiolina. O forse no. Dottore, lei crede che sia possibile chiedere agli extraterrestri di essere rapiti? So di persone che sono state rapite, e forse loro sono scomparse nel nulla, nella nebbiolina. In questo caso crede che mi dovrei portare il cuscino? Non vorrei rimanesse male, è vero che è stupido, ma comunque mi è sempre vicino."
Una pausa di un secondo, e riparte.
"Dottore, la vedo un po' depresso oggi. Non è che a furia di parlare con noi pazzi sta andando fuori di testa anche lei? Probabilmente non scopa abbastanza. Lei è il classico uomo che non fornica, ma procrea. Sbaglio? Io sono costretta ad arrangiarmi da sola, ormai. Non che mi dispiaccia, almeno so dove mettere le mani, però alle volte mi manca la presenza di un altro, capisce? Sentire la pesantezza di un altro corpo sopra, sentire altri odori che non siano di medicine e di piscio, essere posseduta per un istante e possedere. Io non ho mai posseduto nulla. Lei è sposato, naturalmente. Sa, un tempo ero sposata, mille anni fa, prima della nebbiolina. Allora fumavo. Avevo anche i capelli lunghi, e biondi, lisci. Erano bellissimi i miei capelli. Credo di poter affermare che allora ero felice. Ma non lo ricordo chiaramente. Ricordo così poco del passato. Quanto dimentichiamo, dottore? Quante cose lasciamo indietro senza accorgercene? Io voglio sapere dove finisce il dolore. Non quando finisce, perché non finisce mai, ma dove, dove va a nascondersi, dove finisce. Perché prima o poi ritornerà, e io voglio essere pronta. Io lo so che prima o poi tutto quel dolore deciderà di tornare.
Io sono stanca, dottore.”
Marzia scivola dalla sedia e comincia a dondolarsi avanti e indietro, mugolando.
Il dottore si alza, apre la porta e chiama l’infermiera.
Marzia viene presa e riportata in camera. Lui lancia lo sguardo oltre la finestra, verso la città, riesce quasi a vedere la sua casa sforzandosi un po’.
E lui si sforza.
Mi vivo addosso, o mi sopravvivo. Spesso ho paura, soprattutto quando la notte sta per incontrare il giorno, e si forma quella nebbiolina che sembra arrivare direttamente dall'inferno. Allora sto immobile alla finestra aspettando di morire, pregando di morire, ma eccomi qui. Non muoio. Scivolo dentro di me, perlustrando gli anfratti, infilandomi sotto i letti dei miei passati amori, cercando. Scivolo, mi scivolo addosso, mi scivolo dentro, unta di rimpianti, di lacrime secche, rigide, marmoree. Ho smesso di fumare un anno fa, mi mancano le sigarette. Erano una compagnia, almeno loro. Ora sono rimasta da sola, alle volte scambio due parole con il cuscino, ma è difficile, parliamo linguaggi troppo diversi, lui non capisce il mio desiderio di stare sveglia, cerca di ipnotizzarmi con la sua morbidezza, io resisto, ferma, immobile davanti alla finestra ad aspettare che la nebbiolina mi prenda. E lui insiste, stupido cuscino. Odio i rumori metallici, quelli dei carrelli che passano nel corridoio, lo scampanellio della porta, il rumore delle chiavi che tintinnano nelle tasche. Odio il rumore che fa il tagliaunghie, secco, feroce, netto. Io sono evanescente, non sono netta. Svanirò all'alba, con la nebbiolina. O forse no. Dottore, lei crede che sia possibile chiedere agli extraterrestri di essere rapiti? So di persone che sono state rapite, e forse loro sono scomparse nel nulla, nella nebbiolina. In questo caso crede che mi dovrei portare il cuscino? Non vorrei rimanesse male, è vero che è stupido, ma comunque mi è sempre vicino."
Una pausa di un secondo, e riparte.
"Dottore, la vedo un po' depresso oggi. Non è che a furia di parlare con noi pazzi sta andando fuori di testa anche lei? Probabilmente non scopa abbastanza. Lei è il classico uomo che non fornica, ma procrea. Sbaglio? Io sono costretta ad arrangiarmi da sola, ormai. Non che mi dispiaccia, almeno so dove mettere le mani, però alle volte mi manca la presenza di un altro, capisce? Sentire la pesantezza di un altro corpo sopra, sentire altri odori che non siano di medicine e di piscio, essere posseduta per un istante e possedere. Io non ho mai posseduto nulla. Lei è sposato, naturalmente. Sa, un tempo ero sposata, mille anni fa, prima della nebbiolina. Allora fumavo. Avevo anche i capelli lunghi, e biondi, lisci. Erano bellissimi i miei capelli. Credo di poter affermare che allora ero felice. Ma non lo ricordo chiaramente. Ricordo così poco del passato. Quanto dimentichiamo, dottore? Quante cose lasciamo indietro senza accorgercene? Io voglio sapere dove finisce il dolore. Non quando finisce, perché non finisce mai, ma dove, dove va a nascondersi, dove finisce. Perché prima o poi ritornerà, e io voglio essere pronta. Io lo so che prima o poi tutto quel dolore deciderà di tornare.
Io sono stanca, dottore.”
Marzia scivola dalla sedia e comincia a dondolarsi avanti e indietro, mugolando.
Il dottore si alza, apre la porta e chiama l’infermiera.
Marzia viene presa e riportata in camera. Lui lancia lo sguardo oltre la finestra, verso la città, riesce quasi a vedere la sua casa sforzandosi un po’.
E lui si sforza.
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Ultima modifica di Hellionor il Gio Giu 02, 2022 1:33 pm - modificato 1 volta.