Far finta di essere sani
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Different Tales :: Off Topic :: Archivio :: Different Rooms - Tutti i racconti :: Step 8 - Il Salotto
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Re: Far finta di essere sani
Forse il racconto che avrei voluto scrivere io. Refusi a parte, la forma è molto curata. Funzionali anche i salti temporali. Molto apprezzata, intesa come passato che non c'è più, la bellezza di ricevere una lettera, aprire la busta sporca e sentire il profumo stantio dell'inchiostro secco. Cazzo, adesso vai al tabacchino e manco hanno i francobolli a momenti!
Scusate la digressione.
Qualcuno ha notato la debolezza dei paletti dello step. Non ne parlo mai se un racconto è in gara, però devo segnalare che in questo testo sono veramente di contorno, più che in altri. Questo non m'impedisce di giudicare positivamente una storia che mi ha catturato attraverso i suoi tradimenti, storici e non, e le sue redenzioni, più o meno sincere, che arrivano un po' telefonate, poiché alimentate, anzi innaffiate, dagli stessi protagonisti.
Un'ultima osservazione: la solitudine di Arturo. Mi ha fatto venire il magone. Dev'essere una roba proprio brutta. Faccio i complimenti all'Autore per come è riuscito a trasmetterla attraverso le sue parole.
Grazie
Scusate la digressione.
Qualcuno ha notato la debolezza dei paletti dello step. Non ne parlo mai se un racconto è in gara, però devo segnalare che in questo testo sono veramente di contorno, più che in altri. Questo non m'impedisce di giudicare positivamente una storia che mi ha catturato attraverso i suoi tradimenti, storici e non, e le sue redenzioni, più o meno sincere, che arrivano un po' telefonate, poiché alimentate, anzi innaffiate, dagli stessi protagonisti.
Un'ultima osservazione: la solitudine di Arturo. Mi ha fatto venire il magone. Dev'essere una roba proprio brutta. Faccio i complimenti all'Autore per come è riuscito a trasmetterla attraverso le sue parole.
Grazie
Molli Redigano- Maestro Jedi
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Re: Far finta di essere sani
Ciao Aut-
Mi sono inceppato diverse volte nella lettura. Per esempio:
"una cinquantina di tedeschi con un paio di autoblindo è sbarcato" -> è sbarcata (soggetto "una cinquantina")
"Nella notte avevano circondato" -> hanno circondato (la narrazione in quel punto è al presente)
"Mia vita professionale e sentimentale bellissima" -> nei telegrammi si scrive "et" per la congiunzione e "est" per il verbo
"non riesco a più a guardare davanti" -> c'è una preposizione "a" in più.
Anche il flashback al presente ho fatto fatica a leggerlo, però secondo me è stata una necessità dovuta al fatto che c'è un flashback nel flashback.
Molto bella tutta la prima parte, con Enrico/Arturo che cucina due etti (in realtà molto affamato) di pasta con le cozze. Peccato che non mi sembri essere utile alla narrazione, che inizia di fatto con il flashback. Forse come prima parte sarebbe stata più pertinente la narrazione di un episodio in cui Enrico/Arturo si comporta da perdente; invece si comporta da neutro (o comunque non da perdente) e il fatto che sia un perdente viene solo raccontato da lui stesso; insomma ci dobbiamo fidare di quello che dice e dobbiamo dimenticare quello che fa.
Molto bella la trama. Il finale è un po' troppo didascalico, però a mio gusto si potrebbe invertire: I cattivi pensieri seccano, se nessuno l’innaffia. Quando esco dall’ufficio, vado in un’agenzia dei viaggi. “Vorrei sapere come faccio a raggiungere velocemente Ayers Rock” Secondo me scritto così alleggerisce l'effetto didascalico.
I paletti ci sono, senza particolari originalità, anzi secondo me al limite dell'utilità.
Grazie e alla prossima.
Mi sono inceppato diverse volte nella lettura. Per esempio:
"una cinquantina di tedeschi con un paio di autoblindo è sbarcato" -> è sbarcata (soggetto "una cinquantina")
"Nella notte avevano circondato" -> hanno circondato (la narrazione in quel punto è al presente)
"Mia vita professionale e sentimentale bellissima" -> nei telegrammi si scrive "et" per la congiunzione e "est" per il verbo
"non riesco a più a guardare davanti" -> c'è una preposizione "a" in più.
Anche il flashback al presente ho fatto fatica a leggerlo, però secondo me è stata una necessità dovuta al fatto che c'è un flashback nel flashback.
Molto bella tutta la prima parte, con Enrico/Arturo che cucina due etti (in realtà molto affamato) di pasta con le cozze. Peccato che non mi sembri essere utile alla narrazione, che inizia di fatto con il flashback. Forse come prima parte sarebbe stata più pertinente la narrazione di un episodio in cui Enrico/Arturo si comporta da perdente; invece si comporta da neutro (o comunque non da perdente) e il fatto che sia un perdente viene solo raccontato da lui stesso; insomma ci dobbiamo fidare di quello che dice e dobbiamo dimenticare quello che fa.
Molto bella la trama. Il finale è un po' troppo didascalico, però a mio gusto si potrebbe invertire: I cattivi pensieri seccano, se nessuno l’innaffia. Quando esco dall’ufficio, vado in un’agenzia dei viaggi. “Vorrei sapere come faccio a raggiungere velocemente Ayers Rock” Secondo me scritto così alleggerisce l'effetto didascalico.
I paletti ci sono, senza particolari originalità, anzi secondo me al limite dell'utilità.
Grazie e alla prossima.
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Re: Far finta di essere sani
Ciao autore, il titolo del brano mi ha incuriosito da subito e, adesso che ho letto il racconto, credo sia davvero azzeccato.la trama regge bene, è ben congeniata e ben gestita.
Ho trovato altalenante il ritmo: troppo lunga, per i miei gusti, la parte della ricetta. Non ne capisco il motivo, credo che avresti potuto parlarci del protagonista in altri termini; troppo didascalica la fase in cui spieghi cos’è uluru, diventa quasi documentaristica.
La lettura si inceppa troppo spesso per l’uso incerto delle virgole e ho notato diversi refusi.
Deboli, decisamente troppo, alcuni paletti.
Ho trovato altalenante il ritmo: troppo lunga, per i miei gusti, la parte della ricetta. Non ne capisco il motivo, credo che avresti potuto parlarci del protagonista in altri termini; troppo didascalica la fase in cui spieghi cos’è uluru, diventa quasi documentaristica.
La lettura si inceppa troppo spesso per l’uso incerto delle virgole e ho notato diversi refusi.
Deboli, decisamente troppo, alcuni paletti.
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IN GRAN SILENZIO OGNI PARTIGIANO GUARDAVA QUEL BASTONE SU IN COLLINA.
REACH OUT AND TOUCH FAITH! Sembrano di sognante demoni gli occhi, e i rai
del lume ognor disegnano l’ombra sul pavimento,
né l’alma da quell’ombra lunga sul pavimento
sarà libera mai!
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non sarà fumare o bere,
ma è qualcosa che ti porti dentro,
cioè vivere.
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Re: Far finta di essere sani
Riletto mi sembra un racconto scritto da più mani, belle mani.
Tra i miei preferiti.
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tommybe- Maestro Jedi
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Re: Far finta di essere sani
Adesso l'hai capito il titolo, @caipiroska ?caipiroska ha scritto:Mi sono dimenticata il titolo!
Forse Far finta di stare bene sarebbe stato più calzante di Far finta di essere sani, perchè il protagonista non nasconde una malattia, ma un modo di vivere.
Oppure non l'ho capito e nel caso mi scuso con l'autore.
Ciao, Autore.
Partiamo dalla cucina, sicuramente più presente del salotto Scherzi a parte, trovo di una forza sconcertante la scena che quasi tutti i commentatori hanno, infatti, evidenziato. Se hai in mente "A cimma" (viste le tue referenze cantautoriali ritengo di sì), oppure la sicuramente meno famosa ma non per questo meno evocativa "La dieta" di Luca Barbarossa, sai quanto sia difficile trovare le parole giuste per catturare il lettore con una ricetta (banalizziamo così, ma è evidente che la ricetta sia un microcosmo in sé), e allo stesso tempo quanto possa essere appagante capire di essere riuscito a trasmettere un universo culturale dietro di essa. Tu ci riesci alla grande.
Poi è vero quello che dice Asbo riguardo ai paletti; anche il CdL si è interrogato su essi, in particolare sull'arbitro. Sapevamo che i commentatori avrebbero notato la sua marginalità all'interno del racconto, ma presumo lo sapessi benissimo anche tu, quindi va bene così.
Per quanto mi riguarda, credo sia un racconto validissimo e per me è stata una lettura piacevolissima, oltretutto scritta molto bene.
Forse non guadagnerà i gradini più alti della classifica a causa del must dello step, ma io ti faccio i miei sinceri complimenti. Hai scritto un gran pezzo!
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Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.
vivonic- Admin
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Località : Cesena
Re: Far finta di essere sani
Per prima cosa, grazie per aver ben accolto questo racconto.
Il titolo è quello di una bella canzone di Giorgio Gaber. L’ho risentita nei giorni in cui andavo pensando a che racconto scrivere: da lì mi è venuta l’idea. In realtà, il racconto c’entra solo parzialmente con il testo della canzone, ma l’ispirazione mi è venuta da quell’ascolto.
Sono in debito anche con Lucio Dalla, la sua come è profondo il mare, nella parte
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
mi ha dato l’idea dell’incipit.
Ho ascoltato queste due canzoni una dopo l’altra, e il racconto è venuto fuori.
L’idea era di descrivere un buono sconfitto dalla storia (con la s minuscola e maiuscola) che forse alla fine di fronte alla morte del nemico, fonte della sconfitta, trova una sua redenzione.
Il sogno che cambia le carte in tavola è autobiografico. Avevo intorno a trent’anni (altra canzone di Locasciulli) e lavoravo da un annetto circa. Ebbi dei problemi sul lavoro, subii un vero processo metaforico. Andai a letto disfatto, ansioso e preoccupato. Feci l’identico sogno descritto nel racconto e al mio risveglio stavo benissimo, sereno e pronto a risolvere e chiarire la situazione. Mi è sempre sembrato incredibile.
In ultimo chiedo scusa per i refusi, anche gravi, presenti nel racconto. Come i bambini dovrei promettere di non farlo più, ma so che sarebbe una promessa da bambino marinaio.
Grazie di nuovo, è un onore giocare con voi,
Il titolo è quello di una bella canzone di Giorgio Gaber. L’ho risentita nei giorni in cui andavo pensando a che racconto scrivere: da lì mi è venuta l’idea. In realtà, il racconto c’entra solo parzialmente con il testo della canzone, ma l’ispirazione mi è venuta da quell’ascolto.
Sono in debito anche con Lucio Dalla, la sua come è profondo il mare, nella parte
Siamo i gatti neri, siamo pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
mi ha dato l’idea dell’incipit.
Ho ascoltato queste due canzoni una dopo l’altra, e il racconto è venuto fuori.
L’idea era di descrivere un buono sconfitto dalla storia (con la s minuscola e maiuscola) che forse alla fine di fronte alla morte del nemico, fonte della sconfitta, trova una sua redenzione.
Il sogno che cambia le carte in tavola è autobiografico. Avevo intorno a trent’anni (altra canzone di Locasciulli) e lavoravo da un annetto circa. Ebbi dei problemi sul lavoro, subii un vero processo metaforico. Andai a letto disfatto, ansioso e preoccupato. Feci l’identico sogno descritto nel racconto e al mio risveglio stavo benissimo, sereno e pronto a risolvere e chiarire la situazione. Mi è sempre sembrato incredibile.
In ultimo chiedo scusa per i refusi, anche gravi, presenti nel racconto. Come i bambini dovrei promettere di non farlo più, ma so che sarebbe una promessa da bambino marinaio.
Grazie di nuovo, è un onore giocare con voi,
gipoviani- Padawan
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Data di iscrizione : 01.05.21
A Hellionor, vivonic, Achillu, caipiroska, CharAznable e digitoergosum garba questo messaggio
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