In cielo come in Terra

La notizia corre veloce e le brutte notizie corrono molto veloci.  
“Hai sentito? dice Marta ad Alessia.
“Ho letto stamattina ma non ci credo ancora.”  
“Io non riesco a smettere di piangere.”
Le due compagne si abbracciano. Un istante di ricordi e di vera commozione.
“Lei era una bella persona: appassionata e radiosa.”  
“Ci ha insegnato ad ammirare il firmamento. Lei che aveva una stella anche nel suo nome…” sussurra Stefano avvicinandosi.  
“Ora è in cielo anche lei, la nostra professoressa Maristella” sospira Alessia.  
“Abbiamo pensato di dare il suo nome a un astro, così tutti la ricorderanno per sempre.”

Lo dico? Devo dirlo: insomma. Questo cento non colpisce né per l'idea di base né per il connubio tra i temi. Davvero difficile credere che gli studenti (sempre che di studenti si tratti) piangano così disperatamente una professoressa. Sempre che di professoressa si tratti. Quanto sopra sono tutte impressioni personali, s'intende.

Una nota positiva? L'astro chiamato Maristella in nome della defunta. Di certo le avrà fatto piacere.

Grazie

Caro/a Autore/trice,
racconto che vive sullo scambio di parole e di frasi tra le protagoniste e si conclude con l'intervento di un "risolutore" che cerca di mettere un po' di pace alle sofferenze.
Bella l'idea di rendere "immortale" una persona dando il suo nome ad una stella.
E', penso, anche un racconto di speranza: che i docenti riescano ad entrare nel cuore degli studenti.
Forse non molto realistico per quanto sentiamo dalle cronache ma trasmette emozioni.

Perlomeno piangono la loro professoressa, ancora i sentimenti troneggiano nei cuori delle ragazze, un bel pensiero dare il suo nome a un astro, Maristella, una nuova stella nel firmamento!

C’è qualcosa di stonato tra il titolo e il testo. La citazione del padrenostro unito al nome Marta mi ha rimandato subito a un episodio modernizzato della resurrezione di Lazzaro (complice un altro 100 che ho appena letto) Poi mi trovo davanti a un’altra storia, una maestra Maristella (anche qui la scelta del nome non la trovo felice) e a due allieve che la ricordano con affetto con un dialogo che appare un filino ingessato e pieno di luoghi comuni.

Un racconto semplice, non molto originale, ma che riesce nel suo intento. Di certo questa professoressa ha lasciato molto alle sue alunne e di questi tempi i cui i professori vengono, troppo spesso, detestati da genitori e alunni leggere un racconto del genere fa bene.
Rimane però un pochino troppo scolastico.

Confesso di essere molto perplesso. Se è un fatto di cronaca, presumo locale, mi dispiace ma non riesco a trovarlo neanche sull'internet. Prendendolo per quello che dovrebbe essere, quindi il frutto della capacità creativa dell'Autore, trovo molto infelice la scelta del nome e molto innaturali i dialoghi delle studentesse; non perché, come dice Molli, non sia verosimile che si pianga una professoressa (pensa se loro sono le loro assistenti all'università e questa professoressa abbia cambiato la loro vita: io se morisse la professoressa D'Ascenzo piangerei lacrime strazianti, nonostante all'università non ci lavori più), ma perché mi arrivano come frasi stereotipiche e, perdonami, abbastanza prive di originalità ("adesso è in cielo" è un quid che va bene per i bambini o per gente molto cattolica). 
Tutto ciò premesso, trovo anche il titolo abbastanza fuorviante. Insomma, il tuo racconto non mi è piaciuto. Mi dispiace.

Umanissimo nella ricerca dell'oltre. Così semplice nel sentimento che più grande non potrebbe essere e al di là di ogni esperienza ciò che diamo spesso per scontato scontato non lo è affatto e forse determinati legami scolastici nei ricordi o nelle azioni ritornano a distanza con quella semplice assonanza che ci fa ricordare in questa società che non tutto viene tritato nel tritacarne dei Pink Floyd o spiaccicato contro un muro di Berlino... e poi se siamo di Bologna lì non si perde in centro nemmeno un bambino. Lasciamo che il buon sentimento sia sentimento o almeno speriamolo.

Sono a disagio, durante la mia carriera scolastica non ho mai trovato affetto per nessun professore e per induzione nemmeno per nessun compagno di scuola.
Non ero sicuramente un cuore di pietra, le regole e tutto quello che riguardava la scuola erano per me imposizioni insopportabili.
Ma il tuo racconto mi ha commosso, amico.
Strano eh!

“Lei era una bella persona"; “Ora è in cielo anche lei"; "dare il suo nome a un astro"; ecc... Un dialogo poco naturale e cosparso di luoghi comuni, forse adatto a delle adolescenti, non a quelle che sembrano universitarie. Un breve memoir (in prima persona e senza dialoghi) penso sarebbe stato molto più efficace.
M.

Per scrivere un racconto in modalità 100 fatto di dialoghi ci vuole coraggio, questo te lo concedo.
Purtroppo i dialoghi sono difficili e qui risultano non sono fluidi, molto stereotipati, non mi hanno trasmesso emozione.
Mi dispiace, anche l'idea non la trovo così originale.

Pensavo si riferisse a Margherita Hack ma poi quel Maristella mi ha depistato. Forse era solo un amica dei tre del racconto ma allora mi è sfuggita la possibilità di mettere in opera l'idea.

Trovo anche io un poco stereotipato il dolore delle protagoniste e del co-protagonista, molto solenne, molto da opera.
Forse troppo per un affetto, quello tra insegnante e studenti, che dovrebbe vivere di emozioni più basilari, secondo me.
La frase finale può trovare un senso grazie al commento di Arian..Susanna (ormai questa cosa ve la trascinerete a lungo, sappiatelo). Senza non avrei capito in che modo costoro pensassero di far nominare una stella come la loro amata professoressa.

Storia semplice di riconoscenza nei confronti di un'insegnante che ti ha lasciato qualcosa di importante. Più che studentesse mi sono immaginato due vecchie compagne di scuola che hanno avuto notizia della morte di una loro professoressa. Il passaggio del tempo alimenta e accentua anche i buoni ricordi. Lo stesso è accaduto a me che ho apprezzato a distanza di anni certe figure di insegnanti che al momento sembravano non avermi lasciato granché.
Certamente il tema non è dei più avvincenti, ma il brano si fa leggere e in ogni caso è migliorabile con un andamento più fluido e naturale dei dialoghi.

Ciao autore, avremo quindi nel firmamento una stella Maristella? Dai, a me sinceramente nella sua ingenuità e pulizia questo racconto è piaciuto. Non so, ci ho trovato tanta genuinità. Certo, da migliorare ce ne sarebbe, tipo la gestione dei dialoghi che sono davvero ingessati, ma pazienza. A rileggerci!

Ciao autore.

Commiato di morte molto semplicistico, come quelli che in paese puoi sentir fare alle signore che si ritrovano dopo la corona per l'amica morta o durante una partita a carte, tra una mano e l'altra.

Semplice, non ingessato. Vero, non impostato.
Per come la vedo io è genuino, senza troppa infarinatura, uno stralcio di vita vissuta forse è se anche non fosse reale, non lo vedo così impossibile.

Forse dialoghi un po' macchinoso, ma comunque un lavoro perfettibile.
Mi lascia poco, proprio perché siamo abituati a situazioni di commiato simili, con quelle frasi classiche.

Grazie e a rileggerci.

La frase "lei che aveva anche una stella nel suo nome" un po' resta impressa. Più che le reazioni degli studenti mi piace l'idea di un'insegnante Maristella. Me la immagino insegnare astronomia, una scienziata con la vocazione nel nome. Ma il racconto parla più del suo ricordo che di lei e i dialoghi sono un po' poco naturali purtroppo.

È un racconto semplice, senza picchi, poco originale, però non mi è dispiaciuto.
Non credo rientrerà tra le mie preferenze, però a suo modo l'ho trovato vero, calzante e attinente alla realtà, cioè quello che dicono i ragazzi penso sia quello che direbbero nella realtà un buon numero di ragazzi che nutrissero quel tipo d isentimento e riconoscenza nei confronti della loro professoressa.
Un lavoro onesto, che non brilla per originalità, è il caso di dirlo, però onesto.
L'ultima frase pero non mi convince:
“Abbiamo pensato di dare il suo nome a un astro, così tutti la ricorderanno per sempre.”
Sinceramente non vedo l'automatismo tra dare il nome della professoressa a una stella e tenere vivo in tutti il suo ricordo. 
Può essere un omaggio, un tributo a chi amava e insegnava ad amare le stelle, questo sì, ma contribuire a favorire il ricordo di questa persona non credo. Il ricordo nel caso si alimenterà indipendentemente sa questo fatto. 

Un racconto dolce e carino. Tuttavia non riesce a muovermi o commuovermi. I dialoghi sembrano poco i dialoghi che ragazzi e ragazze contemporanei possano avere.
Bisogna lavorarci un altro po'

Semplice, lineare, un poco banale.
Mi è piaciuto che tu abbia giocato le poche righe solo sui dialoghi, però non mi ha coinvolto troppo.
Anche il titolo non mi sembra troppo calzante.

ciao, autore.
il titolo del 100 mi sembra corretto: Maristella era una persona speciale, che splendeva sia da viva che da morta.
invece ho trovato poca naturalezza nei dialoghi di questi ragazzi, anche se credo che siano profondamente e sinceramente addolorati per la perdita della loro prof.
a me è successo.

100 che si lascia leggere facilmente, coraggiosa l'idea dei dialoghi. Il ricordo della prof non è molto originale, di più il nome che le hai dato: Maristella. Molti di noi avranno provato nella lunga carriera scolastica un affetto particolare per un/una prof. La notizia della sua morte provocherebbe sicuramente commozione. Grazie

Dal titolo, sono sincera, mi aspettavo un cento spettacolare.
Invece è un racconto incentrato su dialoghi che giudico coerenti e non forzati (anche se l'avrei definita "la Prof. Maristella" invece che "la professoressa": da ragazzi usavamo sempre il termine "Prof" parlando tra di noi).
Vero è che io sono andata a scuola nel secolo scorso per cui.....
A parte questa inezia, il racconto mi sembra senza infamia e senza lode.
E' lineare e pulito. Forse troppo. Un piccolo spaccato di vita che però non è riuscito ad emozionarmi.

Nel triennio del liceo scientifico ho avuto la fortuna di incontrare un professore di italiano di quelli in grado di farti letteralmente "innamorare" della loro materia; posso dire che mi ha insegnato a leggere e scrivere.
Un paio di anni dopo la fine del Liceo un tumore se lo è portato via e ricordo lo sconcerto tra noi suoi ex alunni, le stesse parole del tuo cento, le stesse emozioni , gli stessi sentimenti.
Mi hai riportato indietro negli anni e mi hai emozionato, grazie per questo cento così realistico.