I ladri di colori

Mi hai ricordato una meravigliosa canzone di Donovan: Colors.
Tu sei bravo come lui e li fai apparire quei colori.
Fai apparire pure il nero.
Complimenti per l' idea.

Quando si perde una persona importante, tutto cambia, come vedersi sottratti colori, profumi e ragioni di vita, il legame con la madre poi non è facile da spezzare, tutto finisce per chi ci lascia, a loro non serve proprio niente, chi resta col tempo riesce a ritrovare nei ricordi le mancanze. Molto bello!

Ladri di colori: è il primo racconto che leggo e commento e devo dire che mi ha gradevolmente sorpreso. In primo luogo per l’originalità. Che i defunti si portino via i colori a me sembra un’ottima idea. Il racconto è inoltre molto tenero: un bambino alle prese con la morte più orrenda, quella della madre, e tramuta quel dolore in una dolce riflessione sui colori.
Non sono però molto convinto da quell’ “interessava” dell’ultima frase che forse poteva essere messo al presente.

Caro/a Autore/trice,
racconto originale e ben scritto anche se in alcuni punti sembra manchi qualcosa.
Per un bambino la perdita della madre è il più grande buco nero che possa mai incontrare.
Hai ragione tutto cambia. 
non trovo coerenza però tra il termine "arrabbiato" e il tono del resto del racconto, più incentrato sulla nostalgia che sulla rabbia.

Vorrei leggere (inteso come coglierne il significato) questo racconto all'inverso di come appare: non è la madre defunta ad aver portato via, "rubato", i colori, ma il figlio che soffre a vedere il mondo senza, proprio a causa del dolore per la grave perdita. Sarebbe riduttivo dire che un mondo sbiadito sia connesso all'elaborazione del lutto, ma io penso che il "furto" sia da considerarsi temporaneo poiché il tempo, se la morte è "tradizionale", passatemi il termine, aggiusta tutto, permettendo ai ricordi di restituire i colori temporaneamente rubati.

Grazie

Ciao autore, devo dire che ho apprezzato questo 100 solo alla seconda lettura. Alla prima mi avevano distratto certe ripetizioni, come "era", che appare ben quattro volte nelle prime sei righe. Rileggendo sono invece entrato nella vicenda, atroce, e mi ha davvero conquistato l'idea che hai avuto. Ho trovato incongruente solo il fatto che Nicola sia arrabbiato (che direi proprio ci stia, sia che ce l'abbia col mondo, con Dio, persino con la madre) con il tono del racconto, che vira sulla malinconia e alla fine quasi sulla rassegnazione. Nel senso, quella rabbia rimane solo una parola, isolata, non la sento, non la vedo e non la percepisco. La reputo quindi superflua.
A rileggerci!

La “perdita dei colori” è un tema di cui ho letto più volte. In questo caso rende l’idea dell’assenza. Gli ingredienti sono fatti apposta per smuovere e commuovere cosa più facile a dirsi che a scriversi. Quando ci sono di mezzo i bambini è sempre arduo tentare di entrare nella loro psicologia da parte di un adulto. Per questo trovo che manchi la naturalezza e la freschezza di un sentimento bambino. Sopratutto di un bambino orfano di mamma. La frase finale è a effetto ma avrei usato il tempo presente.
L’unico colore che ai morti non interessa portare via.

Quando la vita dei genitori sputa sui figli sentenza che non comprendono, che non possono comprendere e quelle sentenza poi rimangono scritte sulla memoria del giovane vecchio adulto bambino che mai potrà superare un qualcosa che mai ha potuto spiegare nei sogni d'amore universale che connota le anime pure che vedono nel genitore amore e protezione dal male. Il concetto di famiglia casa e amore non andrebbe troppo demonizzato. Grazie per il racconto.

Non sono troppo sicuro che sia un bambino a poter pensare in questa maniera e credo che la tua storia avrebbe potuto essere rappresentata molto meglio da un'adulto. Una figlia che perde la madre è per me più veritiera. Ma non l'ho scritto io. Complimenti comunque.

ciao autore.
bel titolo!
la rabbia ci sta tutta,  si sente che il bambino ce l'ha con la madre. 
non credo che siano i morti a portarsi via i colori e a lasciare ai vivi solo il nero, non sono così sadici. 
a quell'età la morte viene vista come un tradimento e provare risentimento per l'abbandono ci sta.
buon 100!

Primo cento che leggo e commento ed è subito boom!
Piaciuto tantissimo, hai avuto la grande capacità di farci pervenire tutto il dolore di questo bimbo in sole cento parole.
Grazie.

Un cento suggestivo che parla di mancanze dolorose.
Credo che i bambini non abbiano molta dimestichezza con le emozioni e ci sta che la rabbia si mescoli allo sgomento e la rassegnazione prenda il sopravvento, lasciandoli senz'altro confusi e disarmati di fronte a un evento così difficile da accettare: credo che da questo punto di vista il miscuglio di emozioni sia credibile.
Peccato per alcuni particolari poco curati come il ripetere con poca fantasia tutti quegli "era" e il finale che sarebbe stato più incisivo con la frase al presente: in un cento questi aspetti hanno molta importanza.

Un racconto veramente bello. È malinconico e arriva dritto al punto. Il punto di vista del bambino è veramente coinvolgente e reale. Non ho molto altro da dire se non che mi è piaciuta tantissimo l'assenza dei colori associata all'assenza materna. Sono qui che annuisco e che dire, complimenti.

per un bambino, perdere la mamma vuol dire perdere mezzo mondo.
per questo gli sembra che manchino tutti i colori, che ogni cosa sia diversa.
è comprensibile, ovviamente, ma non riesco a comprendere l'arrabbiatura con la madre scomparsa, non mi pare naturale.
fosse arrabbiato col mondo, sarebbe più logico, o con qualcun altro per avergli tolto la mamma.
ma arrabbiarsi con lei perchè ha portato via i colori no, non mi convince

Ciao Penna. Altro cameo, il tuo, dove la poesia si fonde col dramma. E forse in un "100" è una formula opportuna. La poesia, il macchiato di colori che cambiano o spariscono, il dolore, la analisi fanciulla mi hanno colpito. E ancora comprendo che ho molto da imparare. E ancora rinuncio a imparare per cinque minuti e mi godo il racconto. Grazie Penna.

Non mi dilungherò molto.
Molto bello. L'idea dei colori, la rabbia del bambino, il padre che ci prova.
Non era facile in 100 parole.
Ottimo lavoro.

Ottima descrizione del dolore di un bambino per la perdita della madre. Non trovo stridente la sensazione di rabbia. In fondo è giusto che un bambino, che immagino piccolo ma non piccolissimo, si faccia delle domande e si chieda il perché di un fatto così ingiusto per lui.
Bello il titolo e bella l'idea di perdita in chiave cromatica.

Un ragazzino che perde la madre può reagire in mille modi, e anche provare una "rabbia malinconica" come quella che traspare da questo testo.
Bella l'idea della perdita dei colori, spariti insieme a una metà importante del suo mondo.
Peccato per tutte quelle ripetizioni iniziali e la chiusura all'imperfetto (penso che al presente sarebbe stata più incisiva). Sarebbe stata una prova davvero eccellente.
Comunque, tutto sommato, da tenere in considerazione.
M.

Sei riuscito a far trasparire il dolore del bambino per la perdita subita.
Mi è piaciuta molto l'idea che i colori siano scomparsi con la madre. Trovo che tu abbia reso molto bene l'idea.
Qualche ripetizione iniziale "colore" ma tutto sommato una buona prova.
Piaciuta la chiusura finale.

Ciao, Autore. Questo è esattamente un 100 come mi aspetto di trovarlo e come mi piace leggerlo. Non c'è una virgola che cambierei: hai usato tutti i caratteri a tua disposizione per creare un testo perfetto, dal ritmo incalzante, che non può lasciare indifferenti con la forza travolgente di ciò che ti sbatte in faccia. Bellissimo persino il titolo, che identifica immediatamente la tua idea. 
E a me non resta che ringraziarti, farti i complimenti e portarti in cinquina.

Se proprio devessi leggere un racconto breve dove si narra quel che tu hai narrato, leggerei il tuo.
Soltanto che per far uscire una storia con un tema così devastante, per un ragazzino, dal gruppo delle "storie ben scritte, ma..", ci vuole qualcosa di più.
Un guizzo, un invenzione, una frase straordinaria, che qui, ahinoi, non ho trovato

Ciao Aut-

Alla prima lettura ho immaginato Nicola immobilizzato da qualche malattia neurodegenerativa e che alla fine muore. Mi ha sviato il libro impolverato e il babbo che legge (da un altro libro, visto che quello impolverato resta sul comodino).
Poi ho capito rileggendo. Purtroppo ho una cosa che mi ronza in testa, cioè che un bambino piccolo che perde un genitore non prova rabbia ma sensi di colpa. Per provare rabbia ci vuole un bambino più grande ma allora faccio fatica a integrare il libro di favole.
Il resto mi sembra molto bene. Solo il tema è tirato dentro con i denti, nella frase finale.

Grazie e alla prossima.

La frase finale vale tutto il 100, è fantastica, mi ha colpito molto.
Ma forse non basta a farmi apprezzare questo breve spaccato di dolore infantile, verso il quale, ma è un mio limite, provo respingimento.
Non so bene perché, forse l'incipit che mi faceva immaginare altro, forse questa rabbia che appunto sfuma in altri tipi di emozioni. Forse il concetto che i morti rubino i colori: troppo adulto, oppure troppo impersonale.
Non so decidere.

Non ho capito a cosa si riferisca la menzione dell'azzurro.

E' sicuramente scritto bene, questo sì, e la già citata frase finale bellissima.
Ma è l'insieme a non convincermi del tutto.