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Illusione di felicità

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1Illusione di felicità Empty Illusione di felicità Mar Mag 09, 2023 10:24 pm

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Admin
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Non sono molto bravo con le parole.
Più che altro il problema è provare a farle uscire. Nella mia mente prendono forma pensieri e immagini, talvolta anche complessi, ma poi la paura mi paralizza le corde vocali. A chi mai può interessare ciò che ho da dire? Sono ossessionato da questa domanda. Da questa verità.
La verità è che ho sempre preferito ascoltare piuttosto che aprire bocca.
Sin da bambino è sempre stato così. Forse è un’attitudine, una qualità innata come possono essere gli occhi verdi o le lentiggini sul viso.
Comunque sia, per certe cose non siamo noi a decidere, succedono e basta. È un po' come col fato, il destino, o come diavolo volete chiamarlo. Tanto la sostanza non cambia, quando desideriamo davvero qualcosa e pensiamo di essere felici, lui si mette in mezzo e si diverte a prenderci a calci.
Riesco ancora a sentire le parole di Mbali. «Potresti avere un futuro come mimo, davvero» mi ripeteva spesso. Anche con lei parlavo poco.
In compenso l’amavo tanto.
L’amo ancora tanto, più della mia vita.
L’amo così tanto che ho finito di frequentare il corso di mimo che mi aveva regalato in una delle sue folli uscite.
Questa era la sua qualità che adoravo più di tutte: l’imprevedibilità, la giocosa follia che mi faceva sentire vivo come mai mi era successo fino ad allora.
Osservo le mie movenze sullo specchio che ricopre la parete est della soffitta. Sto ripetendo la scena da due giorni.
Due giorni tappato in casa a reiterare in modo maniacale quei movimenti che mi proiettano nel futuro. Ieri ho smesso solo per mangiare e seguire la cerimonia d’apertura dei giochi olimpici di Los Angeles. È strano. Mi sono ritrovato a canticchiare When the saints go marching in assieme al coro gospel, senza sapere perché. Dopo mi sono sentito in colpa e ho preso l’album delle fotografie. L’ho sfogliato solo per qualche minuto, con la compagnia dei canti in sottofondo.
Io e Mbali siamo felici, sorridiamo sempre, anche se il sole non può carezzare i nostri volti e la brezza non può scompigliarci i capelli. Non ci siamo potuti concedere il lusso d’immortalare quella felicità fuori dalle mura di un amore clandestino. Quattro pareti circoscrivono ogni volta i nostri corpi nell’attimo di un’eternità.
Lo specchio riflette l’ondeggiamento della mia anima in subbuglio ancora una volta: avanzo con le braccia larghe per poi restringerle sino a fare quasi toccare le mani. Ruoto il corpo di centottanta gradi, abbassando il braccio sinistro e tenendo alzato a mezz’aria quello destro. Sorrido. Sono sereno. Poi la mano sinistra sfiora la schiena e risale in un impeto fulmineo, le dita serrate. Il pugno si abbassa una, due, tre volte.
M’inginocchio. Il pugno cala ancora e ancora, senza soluzione di continuità. Il volto adesso è contratto in una espressione stralunata che rasenta la follia.
Avanzo verso il fondo della soffitta. Sotto un luminello colorato con l’azzurro del cielo, una vasca dai piedi leonini è parcheggiata nell’angolo. L’abbiamo trovata lì quando all’inizio dell’anno abbiamo affittato questo nido vicino alla ferrovia, nel quartiere di Claremont, periferia sud di Città del Capo.
Quando l’ha vista è scoppiata a ridere. «Cosa diavolo ci fa una vasca in soffitta?» Così ha detto, poi ha riso di nuovo.
Comunque ha sempre voluto lasciarla lì, a testimonianza dell’irrazionalità che governa il mondo.
Aveva ragione.
Guardo dentro la vasca. Gli attrezzi sono adagiati sul fondo smaltato di bianco. È tutto pronto.
Va bene così.
Mi dico che va bene così.

Avevo conosciuto Mbali in un cinque stelle su Victoria Road, nella zona di Camps Bay Beach. La società di mio padre, la Van Linden Trading, operante nel commercio internazionale delle pietre preziose, aveva organizzato la consueta cena aziendale d’inizio anno. In verità, avrei fatto volentieri a meno di quell’impegno: i primi quattro giorni di gennaio erano stati particolarmente torridi e anche quella sera la temperatura superava i trenta gradi. Mi sentivo fiacco, svuotato, annoiato anche, ma Theo Van Linden non avrebbe mai permesso al suo erede di marcare visita.
Il vecchio squalo (questo era il nomignolo affibbiatogli nell’ambiente) era uno della vecchia guardia, abituato a decidere su tutto, anche sulle decorazioni della carta igienica. Soprattutto detestava essere contraddetto. Ciò che diceva era legge.
Quando entrammo nel ristorante dell’hotel, Theodore Van Linden si lasciò scappare una smorfia di contrarietà. Parlo poco, ma non mi sfugge niente.
«Che succede, papà?»
«Guardati in giro, Jeremy. Solo qualche tempo fa tutto questo sarebbe stato impensabile. Invece ora iniziano a vedersi le prime faccine scure.»
Feci spaziare lo sguardo per la sala. Tra il drappello dei camerieri c’erano una ragazza nera e due mulatti.
«Purtroppo sarà sempre peggio, Theodore» s’intromise Robbie Chievers, il direttore amministrativo. «La crisi economica di certo non aiuta il Partito Nazionalista a ponderare le proprie decisioni. I permessi speciali per lavorare sono aumentati a dismisura e la contaminazione delle aree urbane ne è la logica conseguenza.»
Fissai con attenzione mio padre. Sembrava molto contrariato.
«L’ingerenza e le sanzioni della comunità internazionale contro la politica segregazionista sono una disgrazia per questo paese. Di questo passo, Robbie, ci ritroveremo a pisciare nello stesso orinale coi negri.»
Chievers si lasciò scappare un sorriso d’intesa.
La contrarietà del vecchio sfociò in una sorta d’incazzatura quando, dopo qualche minuto, la ragazza nera si avvicinò con i menù. Lì per lì pensai che mio padre avrebbe fatto una scenata per farsi assegnare un cameriere bianco, ma poi vidi spuntare un sorriso maligno e capii.
Theodore non perse occasione di tartassare la ragazza durante tutta la serata. Si prodigò in battute di cattivo gusto dal velato contenuto razzista, la provocò, a metà della serata arrivò anche ad insultarla apertamente, ma lei nulla, non reagì mai, continuò a servirci come se niente fosse, sempre con un sorriso spiazzante sul viso.
Spiazzante. Mi sforzai parecchio, ma non riuscii a trovare un termine migliore per descrivere quel sorriso e ciò che mi provocava.
Mi sentivo disorientato, le gambe molli come un condannato davanti al plotone d’esecuzione.
Contemplai decine di treccine ornare ogni angolo del capo della ragazza, per poi convergere sulla nuca, imprigionate in una crocchia elegante. Immaginai come potessero essere libere da quella gabbia, sciolte nel vento.
Se fossi stato un pittore avrei adagiato quel viso su tela in modo da poterlo ammirare per sempre. Fossi stato un poeta lo avrei impresso sulla carta per poterne leggere sino alla fine dei miei giorni. Ma non ero né un pittore né un poeta. Quelle immagini e quelle parole rimasero scolpite soltanto nella mia testa in un titolo: sinfonia d’avorio incastonata su colonna d’ebano.
Mi limitai a osservarla per tutta la serata, senza dire una sola parola. Senza ascoltare le battute dei colleghi, le lagnanze del padre padrone, il chiacchiericcio informe della sala. Sempre in silenzio.

Tornai il giorno dopo, e quello dopo ancora, quando mi notò e si ricordò di me.
«Mi scusi, lei è già stato qui l’altra sera, per la cena aziendale, giusto?»
«È così.»
«Ci avrei giurato. Non ha detto una parola, ma è l’unico che non è stato scortese con me.»
Mi trincerai dietro un mezzo sorriso imbarazzato. «È stata brava a non reagire, davvero.»
«Se voglio lavorare non posso permettermi di reagire, non crede?» disse la ragazza, rabbuiandosi per un attimo. Fu solo un momento, poi il buonumore tornò a impadronirsi di lei. «Allora, cosa le porto?»
«Dammi del tu. Io sono Jeremy.»
«Io sono Mbali. Se vuoi saperlo nella mia lingua significa fiore.»
Pensai che non esistesse significato più appropriato.
«Senti, volevo chiederti scusa. Non siamo stati una tavolata molto simpatica. Soprattutto mio padre.»
«Chi? Il signore un po' arrogante coi capelli tinti?» Mbali si lasciò scappare una risatina, poi si ricompose. «Scusa, stavo scherzando.»
«Già, il re degli stronzi» dissi, stupendomi di me stesso.
Mbali sgranò gli occhi e si coprì la bocca per soffocare una risata. Quando la tolse, il suo eterno sorriso era ancora lì, per dimostrare a chi sapeva osservare quanto fosse bello il mondo, nonostante le sue tante contraddizioni.
Prima di lasciare il ristorante passai a salutarla e, chissà come, trovai il coraggio per chiederle di uscire.
Mi ero aspettato un rifiuto netto, categorico, tanto più che le relazioni miste erano osteggiate dal governo. Invece lei mi stupì.
«Volentieri. Ma lo faccio solo per dare un dispiacere a tuo padre» mi confidò sorridendo.

Il giorno libero di Mbali era il martedì, così la passai a prendere nel primo pomeriggio.
«Sai dove mi piacerebbe andare, Jeremy? Vorrei salire sulla Montagna. Non ci sono ancora stata.»
L’accontentai. Prendemmo la funivia a Tafelberg Road: nella cabina solo poche persone che ci guardavano con diffidenza. Mbali indossava dei jeans leggeri e una camicetta bianca. Sulla testa un fazzoletto bianco a pois rossi.
Qualcuno fece dei commenti stizziti, ma lei non si scompose.
«Sono la sua domestica» rispose docilmente, sollevando con cura il paniere dove riposavano i toasts e le bevande per il picnic.
Ci godemmo fino in fondo il viaggio verso la sommità della Table Mountain, la città ridotta a una macchia policromatica che andava a incontrare il blu dell’oceano.
«Jeremy, è bellissimo qui. Grazie di avermi accompagnato.» Sorrise.
Io feci lo stesso.
Stendemmo la tovaglia sopra un muretto in prossimità del parapetto che proteggeva dal precipizio. Seduti su uno scomodo blocco di roccia, come in preda a un incantesimo, osservammo ancora Cape Town, la zona portuale e il golfo. Una brezza leggera animava gli arbusti che crescevano tra le rocce, una coreografia giallo verde supportata dal canto vitale degli uccelli. Una lucertola marrone sbucò fuori da una fenditura tra i massi, come in seguito a un richiamo, e restò in bilico sul burrone a farsi scaldare dal sole. Rimase ancorata alla roccia per quasi un minuto, salvo poi scattare alla volta d’incombenze più urgenti.
«Sembra il paradiso» disse Mbali. «Non credevo potesse essere così bello.»
Allungai la mano per prendere il toast che mi porgeva.
«Carne di maiale, pomodoro e formaggio. Spero ti piaccia.»
«Molto. È il mio preferito.»
«È incredibile come la città sembri piccola da quassù. Sai che da piccola soffrivo di vertigini? I miei amici giocavano ad arrampicarsi sugli alberi e io restavo giù a guardarli. Non era divertente. Poi verso i tredici anni sono dovuta salire su una scala e mi sono accorta di non avere più problemi con l’altezza.»
La guardavo senza frenesia, gustandola un boccone alla volta, come col toast.
«Non sei uno che parla molto, eh?»
«Direi di no.» Inghiottii carne e saliva. «Preferisco ascoltare.»
«Senti, non è vero quello che ti ho detto ieri.»
«Su cosa?» domandai.
«Che sono uscita con te solo per fare un dispetto a tuo padre.»
«No? C’è un altro motivo?»
Mbali rise, si alzò e raggiunse la ringhiera. «Ho caldo» disse, dandomi le spalle. Poi levò il fazzoletto dalla testa, liberando una cascata di treccine. Quando si girò mi sorrise. Un sorriso accogliente e sincero, che prometteva solo cose belle.
Il suo sorriso. Se mai ce ne fosse stato bisogno, in quell’attimo preciso realizzai che la felicità (se mai esisteva per davvero) sarebbe arrivata con lei.
La felicità era lei.

Siamo stati insieme circa sei mesi, sino alla metà di luglio.
Sei mesi possono essere pochi o molti, dipende da come si vivono.
Noi li abbiamo vissuti intensamente. Dopo tanto tempo ho sentito che la mia esistenza aveva un senso. Finalmente.
Se ero venuto al mondo un motivo doveva pur esserci e quel motivo era prendermi cura di Mbali, anche se forse era lei che si prendeva cura di me. Questo, comunque, non ha molta importanza, il punto è che quando ami davvero una persona e sei ricambiato ti senti invincibile.
Niente ti può scalfire.
Il mio stato di grazia è durato per quei centottanta giorni, poi è svanito insieme a Mbali. È successo tutto in un attimo: da un momento all’altro non ho avuto più sue notizie e stop, fine della storia. Anche al ristorante in cui lavorava non hanno saputo dirmi niente. È stato come spingere un interruttore: la luce dentro di me si è spenta.
E allora mi sono tornati in mente tutti i pensieri che mi tormentavano prima di conoscerla, la sensazione che la mia vita non sarebbe mai potuta cambiare in meglio. Che senso aveva programmare, fare progetti, desiderare qualcosa? O qualcuno? Tanto la verità era evidente: se non ti aspetti nulla di buono e smetti di sperare, non puoi rimanere deluso.
Avrei potuto rassegnarmi, finirla lì, invece ho giocato l’ultima carta a mia disposizione e mi sono rivolto a mio padre. Ho pensato che è un uomo importante, ha delle conoscenze e mi può aiutare a cercarla, così l’altro ieri sono stato da lui.
Mi sbagliavo, non può proprio aiutarmi. Come se non bastasse le sue parole mi hanno annientato. Ucciso.
Tra qualche minuto verrà qui.
Non posso più tenermi tutto dentro.
Voglio fargli capire che ciò che ha detto mi ha fatto troppo male.
L’altro giorno non ce l’ho fatta, non ho avuto la forza e il coraggio di reagire. Ora è diverso.
Ripeto ancora una volta la scena.
I movimenti sono fluidi e naturali. L’insegnante ha detto che sono stato il migliore del corso. Penso che mi licenzierò dalla ditta di mio padre e mi unirò a una compagnia teatrale. Questa volta non sarà un problema andare contro la sua volontà, sono pronto ad arrivare sino in fondo.
Ho la sensazione che questo sia l’ultimo regalo di Mbali e so che in qualunque posto si trovi adesso vuole questo per me.
Allargo le braccia davanti a me, poi le avvicino. Mi giro, abbasso il braccio sinistro e tengo ad altezza spalla il destro. Le dita della mano sinistra toccano la parte bassa della schiena, infine tornano verso l’alto, chiuse. Il pugno cala tre volte e continua ad abbassarsi anche dopo che mi sono inginocchiato. Vado avanti imperterrito, smetto solo quando sento il trillo del campanello. Dal citofono mi arriva la sua tipica voce scocciata; dico che sono in soffitta e gli apro il portone.
Il cuore mi batte forte e faccio quasi fatica a respirare, poi sento i suoi passi rimbombare su per la scala in legno. Quando lo vedo materializzarsi davanti alla porta sorrido e lo accolgo a braccia aperte.
Il cuore nel petto è una locomotiva impazzita.
Lo abbraccio, quindi mi volto.
La mia mano destra cinge la sua spalla, la sinistra invece è scomparsa sotto il maglione all’altezza del fondoschiena. Quando riappare le dita sono serrate attorno al coltello. Senza pensarci lo calo con forza sulla schiena e sul collo di chi ha contribuito a mettermi al mondo.
Quando si accascia sul pavimento m’inginocchio accanto a lui e continuo a pugnalarlo senza pietà. Le parole che ci siamo detti neppure quarantott’ore prima vorticano tra gli spazi della mia mente come vagoni di una giostra senza più controllo.
«Ho bisogno del tuo aiuto, papà.»
«Per cosa?»
«Non ho più notizie della mia ragazza. Pensavo che tu potevi…»
«Chi? La negra? Giace in fondo all’oceano, sempre che non se la siano già mangiata gli squali.»
Strabuzzo gli occhi. La sicurezza con la quale mi fa quella rivelazione mi gela il sangue. La sua totale mancanza di pudore è qualcosa di alieno.
«Che c’è? Perché fai quella faccia? Credevi che non sarei venuto a saperlo?»
Vorrei rispondergli di no, che pensavo fossimo stati attenti nel nascondere la nostra relazione. Evidentemente non è stato così.
«È meglio così, credimi. E non preoccuparti, ti passerà. Ci sono tante ragazze con cui affogare la delusione. Bianche.»
L’ultima parola l’ha pronunciata con gli occhi gonfi d’odio, poi mi ha congedato.
Trascino il corpo senza vita di Theodore Van Linden verso la vasca da bagno. Rido e il suono che scaturisce mi fa accapponare la pelle. Recupero dal fondo l’ascia e la sega, poi vi adagio il cadavere.
Mbali, al nostro primo appuntamento, aveva detto che non era uscita con me solo per fare un dispetto a lui. No, io le piacevo per davvero.
E comunque non si può fare un torto a chi non è mai stato abituato dalla vita a riceverne. Persone del genere, a lungo andare, rischiano di perdere il contatto con la realtà.
Lo guardo. Osservo quello che ho fatto.
Era un uomo tutto d’un pezzo mio padre, ma adesso è giunto il momento di fargli cambiare condotta. Posiziono il suo braccio sul bordo della vasca e impugno la scure. Lo farò a piccoli pezzettini, come con ogni probabilità ha fatto lui con Mbali, poi lo darò in pasto agli squali.
Credo che non sarò più felice, per molto, molto tempo.
Forse non lo sarò mai più.

2Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 15, 2023 7:51 am

gipoviani


Padawan
Padawan

Un racconto drammatico, ben scritto. La descrizione di un tirannicidio. 
Non ho molte notazioni critiche, se non quella di averlo trovato troppo naturalistico. L’estrema drammaticità della vicenda produce una narrazione che almeno a me pare fredda e poco coinvolgente. Forse se questo era il colore che volevi dare al racconto, la terza persona sarebbe stata più indicata.
Comunque mi è nel complesso garbato, come direbbero i miei concittadini.

3Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 15, 2023 3:28 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Una storia d'amore che si trasforma in un parricidio. Il racconto è perfetto e senza sbavature. Avrei caratterizzato di più la figura di Mbali che mi è sembrata solo tratteggiata ma è solo una mia opinione, forse perchè mi è piaciuta molto. Bello.

4Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 15, 2023 10:32 pm

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Proprio un bel lavoro. Una storia solida ben pensata, i paletti sono perfettamente inseriti e valorizzati. C’è un bel contenuto e il racconto che si delinea drammatico fin dalle prime battute riesce comunque a mantenere vivo l’interesse e a sorprendere il lettore col finale cruento.
Cruento, ma non pulp. Mi piace quando si arriva a empatizzare col protagonista e partecipare al delitto ritenendolo pure giusto. Vuol dire che l’autore ha saputo costruire bene e condurre la narrazione con chiarezza d’intento.
Pulita e semplice la scrittura che resta asciutta ma non scarna per tutto il racconto. Insomma, mi è piaciuto molto. Complimenti.

5Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Mer Mag 17, 2023 11:27 am

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il punto di forza di questo racconto è la voce narrante. "Non sono molto bravo con le parole". In realtà è tutto il contrario. Lo sei davvero. Lo sei al punto tale che il lettore è quasi distratto, si perde dentro a questa voce e forse certi dettagli della storia vengono quasi meno. Ma andiamo con ordine.
Il racconto inizia e finisce in soffitta. Più che funzionale alla storia, in questo caso la stanza è un luogo di preparazione, caratterizzato da due elementi: lo specchio e la vasca. Lo specchio serve al protagonista per preparare i gesti muti che porteranno all'epilogo. La vasca, che definisci simbolo dell'irrazionalità del mondo, in realtà è un elemento fortemente razionale: ti servirà per il cadavere. Allo stesso tempo è simbolica: è un luogo in cui nascondersi. Direi che l'intenzione è quella di simboleggiare la relazione nascosta, o almeno il tentativo di nasconderla. Serve per far partire la storia, un nastro che riavvolge i ricordi, che spiega quei gesti muti, quasi le prove di uno spettacolo, e poi la loro realizzazione, l'omicidio, e l'epilogo di nuovo in soffitta.
Non è la protagonista della storia, direi, ma si incastra bene nel tutto. Mi piace più la sua natura simbolica che il suo utilizzo come "sala prove", ti dirò. Però c'è.
Gli altri paletti. L'anno passa attraverso l'accenno alle olimpiadi. Dal punto di vista storico non ho le conoscenze per dire se hai centrato la situazione politica e sociale del Sudafrica in quegli anni. Immagino di sì. Forse manca qualcosa di più terra terra. Qualcosa che mi faccia dire: ecco siamo negli anni 80 per come li conosciamo tutti.
Il mimo lo trovo un po' forzato. Il fatto che lei gli regali il corso di mimo. Il fatto stesso che preveda un futuro da mimo per uno che parla poco. Non so. Capisco dove vuoi arrivare, ma le riflessioni iniziali sulle attitudini, le qualità innate, il potere del caso, sfiorano certi concetti di filosofia. Forse avresti trovato più efficacia a battere quella strada. Che i gesti da mimo gli servano per nascondere le sue intenzioni, accoltellare il padre, vendicarsi: diciamo che è uno sviluppo della trama su cui chiedi molto al lettore. Di solito io sospendo volentieri il mio giudizio e mi lascio trasportare dalle scelte dello scrittore, sopratutto in racconti così ben scritti come questo, con una voce narrante così coinvolgente, però la vendetta mimata mi ha lasciato un po' perplesso.
La montagna è un luogo di incontro. Non ha una particolare valenza narrativa, nel senso che descrivi una scena che potrebbe accadere anche altrove. Perché vanno lassù e non altrove? Ha un valore per la storia che vuoi raccontare che vada al di là della necessità di doverla includere? Questo voglio dire.
A parte le perplessità che ti ho segnalato il racconto mi è piaciuto molto. Scritto davvero bene, pieno di spunti, denso, profondo. Deve secondo me fare solo un piccolo scatto, in modo tale che ogni scelta sia riconducibile alla storia stessa, a cosa vuoi raccontare indipendentemente dai paletti, renderli così naturali e necessari anche per un lettore esterno.


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Illusione di felicità Senza_10

6Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Ven Mag 19, 2023 11:30 am

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

molto bello, questo racconto.
ben scritto e praticamente senza refusi, se si eccettuano alcune ripetizioni, ossia cose da nulla.
bella la storia, dolce e drammatica al contempo, che ci riporta a un periodo orribile del Sudafrica, intriso di odio razzista e di violenze gratuite.
belli i personaggi, ben esposti e caratterizzati. splendida la figura di Mbali, ma non è da meno quella del protagonista e anche il padre fa la sua parte alla perfezione.
scorrevole e piacevole la lettura, compreso il carico emotivo che pervade tutta la storia.
ti faccio i miei complimenti.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

Illusione di felicità Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

7Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Dom Mag 21, 2023 10:38 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao, Penna.

Per uno che non è molto bravo con le parole, mi sembra che invece le sappia usare bene. In questo senso, credo che una terza persona focalizzata avrebbe funzionato meglio come narrazione. Ti faccio un esempio: "Se fossi stato un pittore avrei adagiato quel viso su tela in modo da poterlo ammirare per sempre. Fossi stato un poeta lo avrei impresso sulla carta per poterne leggere sino alla fine dei miei giorni. Ma non ero né un pittore né un poeta." Questa è qualcosa di già sentito (e ne conosco pure una parodia).
Un'altra cosa che mi suona male è che Mbali regali un corso di mimo a Jeremy; una difficoltà comunque sorvolabile perché si potrebbe intendere in senso figurato, cioè che lei lo abbia incoraggiato a farlo.
Non riesco a immaginare la vita in Sudafrica durante l'Apartheid; quello che ho capito è che i bianchi vivevano in una specie di "paradiso" artificiale, anche se (come accade in questo racconto) qualcosa comunque scricchiolava. La scena forse più riuscita, per la mia sensibilità sulla questione, è il picnic, in particolare Mbali che "si scusa" per essere presente. Questo rende l'integrazione di Table Mountain nel racconto molto azzeccata e significativa, anche se poi in realtà sembra accadere poco.
Il mimo e la soffitta ci sono. Il 1984 è annunciato dalle olimpiadi di Los Angeles.

Grazie e alla prossima.


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8Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 22, 2023 3:37 pm

M. Mark o'Knee

M. Mark o'Knee
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un racconto carico di simboli e, a dispetto dell'affermazione iniziale, scritto molto bene. La narrazione non ha particolari picchi di tensione, appare quasi piatta, un fiume tranquillo che sfocia nell'ineluttabilità del gesto finale: perché, come tutti i fiumi, nasconde nel profondo correnti impetuose e inarrestabili.
Lo specchio è un simbolo, simbolo dell'illusione di una felicità che in quel tempo e in quella realtà non può esistere; la vasca è un simbolo: con i suoi "piedi leonini", è trono e tomba allo stesso tempo per il padre padrone; ed è un simbolo la soffitta stessa, il luogo dove tutto inizia e finisce, su, in alto, nella testa del protagonista.
La storia è plausibile e penso rispecchi molte vicende simili in periodo di apartheid. Ho solo trovato un po' forzato l'inserimento del mimo; forse un filosofo avrebbe assolto meglio la parte, ma è solo una mia opinione. E forse, ancora a livello di opinione personale, una terza persona sarebbe stata più consona al tipo di narrazione che ho evidenziato in precedenza.
Ma, considerazioni personali a parte, il lavoro è più che valido e merita attenzione e complimenti.
M.


______________________________________________________
"E perché è più utile scrivere di ciò che vuoi conoscere meglio, invece di ciò che credi di conoscere già." - Matteo Bussola

9Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Mar Mag 23, 2023 8:10 pm

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Macabro al punto giusto: occhio per occhio...
Il Sud Africa è una realtà molto distante da me, e anche l'aparthaid. Per chi l'ha vissuta dalla parte "nera" è stata dura e frustrante ma anche per chi l'ha vissuta da quella "bianca" in disaccordo con i suoi "simili" deve esserlo stato.
Un bel racconto, con una scrittura diretta e pulita.

10Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Gio Mag 25, 2023 9:45 am

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Bellissima storia. Anche in questa gli elementi richiesti sono inseriti con grande naturalezza, fino a renderli indispensabili. L’unico un po’ meno necessario mi è sembrato il mimo, ma hai saputo renderlo credibile con le annotazioni sul carattere del protagonista e la descrizione accurata dei movimenti nelle sue “prove”.
Ottima scrittura. Ho notato solo questo: «Non ho più notizie della mia ragazza. Pensavo che tu potevi…» Avrei preferito: che tu potessi…
Il clima dell’apartheid in Sud Africa emerge in modo netto e preciso. Anche se avevo immaginato una rottura definitiva con il padre, il finale così cruento mi ha sorpreso. E la sorpresa è sempre positiva per il lettore.  

11Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Sab Mag 27, 2023 10:57 am

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un racconto particolare, che parte come una storia d'amore e poi vira verso qualcosa di diverso. Si capiva sin dalle prime battute che non ci sarebbe stato il lieto fine in questa storia, ma il parricidio alla conclusione del racconto sorprende. Almeno ha sorpreso me. I paletti mi sembrano ben amalgamati e ben sviluppati.
Anche la figura del mimo è particolare.
Riferendomi a questa figura mi ha colpito questo passaggio:
Due giorni tappato in casa a reiterare in modo maniacale quei movimenti che mi proiettano nel futuro.

Non so perché, però mi ha incuriosito. Forse è una sorta di ripetizione ossessiva per esorcizzare l'attesa che lo proietterà verso una nuova esistenza. Oppure è solo un assaggio della vendetta che andrà a consumare di lì a poco.
Chiudo citando una tua frase, magari un tuo pensiero:
A chi mai può interessare ciò che ho da dire? Sono ossessionato da questa domanda. Da questa verità.


Forse sarà per mio egocentrismo, ma questo dubbio non me lo sono mai posto.
Questa domanda non mi ha mai ossessionato, almeno sino a qualche giorno fa.
Sì perché, da quando ho letto il tuo racconto, mi ritrovo a ragionare spesso su questa tua affermazione.

12Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Dom Mag 28, 2023 5:48 pm

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il titolo è davvero molto adatto al racconto e già dice molto di qualcosa che verrà sviluppato, ma senza anticipare nulla.
I racconti declinati in prima persona mi piacciono molto, anche se comporli presenta molte insidie, come ad esempio reiterare i concetti nel timore di non far passare ciò che si intende. In questo racconto ho trovato il giusto equilibrio tra il raccontarsi del protagonista e il raccontare la vicenda nel suo insieme. Dato l’argomento di fondo e il periodo in cui è ambientato, oltre al ceto sociale dei protagonisti, non poteva esserci un lieto fine: finale si intuisce  quando vengono descritti i gesti - ben descritti - che porteranno all’omicidio. Ma ogni finale immaginato può essere stravolto, oppure essere qualcosa di tanto diverso da sorprendere il lettore.
La scrittura è sicura, non ridondante, solo quello che serve per portare il lettore con sé. Una storia semplice, alla fine, con quei passaggi obbligati di un amore impossibile, clandestino e un epilogo crudele. Storie che abbiamo già ritrovato tante volte in romanzi o film, ma ogni volta con sfaccettature diverse.
Il mimo è un personaggio ben presente, con una carriera in teatro adatta a una persona silenziosa e taciturna ma al contempo attenta al mondo e alle persone con cui si trova a interagire; il 1984 affidato invece alla sola cerimonia di apertura delle Olimpiadi, evento che con la storia che si sviluppa successivamente non ha molto a che vedere. Poteva essere qualsiasi altra data che si inserisca nella storia del Sud Africa degli ultimi decenni. Il luogo entra in scena senza esagerazioni nella descrizione, il che è un elemento positivo.
Nel complesso un buon racconto: non ha guizzi di particolare intensità emotiva che diano spessore alla storia, ma si legge bene fino alla fine


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"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

13Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 29, 2023 10:19 am

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Vado un po' controcorrente: senza nulla togliere alla qualità del pezzo in sé, ho trovato forzato che Theodore si liberi di Mbali facendola uccidere, ammettendolo poi col massimo del candore davanti al figlio.
Per carità, è un personaggio costruito con determinate caratteristiche vecchio stile, ma il padre-padrone di solito si arrabbia, si infuria, impone la sua autorità con la prepotenza e soprattutto pubblicamente, perché tutti devono vedere e sapere che a lui nulla sfugge. Perché tu, figlio degenere, devi essere umiliato davanti a tutti per la tua mancanza di rispetto.
Invece Theodore ha il comportamento di un capo-mafia dell'Est Europa: zero parole, problemi risolti con una lama o una raffica di proiettili, e assoluta, fredda, indifferenza verso le conseguenze.

Questo aspetto non mi ha proprio convinto, pur rispettando la tua scelta narrativa.

Fatta questa premessa, il lavoro ha il pregio di essere scritto bene, anche se ho notato una certa cesura tra prima e seconda metà, con la prima che trovo più ricercata e quindi meno fluida, meno spontanea, e la seconda invece meglio riuscita.

Non mi hanno convinto moltissimo i paletti, un po' tutti a dire il vero. Li ho sentiti inseriti nella vicenda ma da essa estraibili, come quando ti mettono il biscottino sul cono gelato. Non è che non ci azzecchi, ma è una cosa messa a posteriori che, se non ci fosse, nulla toglierebbe al gusto del gelato.

Avrei evitato quel paio di inserti in parentesi, che secondo me stonano, esteticamente parlando.

Mi è piaciuta, anche se l'ho trovata un po' da teenager, la considerazione di Jeremy circa l'amore corrisposto che fa sentire invincibili. Anche l'idea di aver trovato, in una ragazza, la propria ragione di vita: ricordo di aver avuto pensieri simili a 15-16 anni, anche se quell'amore non era affatto corrisposto, ma sono dettagli.
Poi col tempo impari che la ragione di vivere non può essere un'altra persona, perché gli esseri umani non sono fatti per l'altruismo o le nobili cause. Soprattutto, le persone oggi ci sono ma domani magari non più, e raramente perché qualcuno le manda in fondo all'oceano.
Questo per dire che non sono riuscito a inquadrare bene l'età di Jeremy. Sembra molto giovane per il modo in cui ragiona e la facilità depressiva, ma potrei sbagliare.

In definitiva, il racconto è valido e ha i suoi pregi, ma la soluzione narrativa finale, che è poi il cardine della storia, non mi ha convinto.

14Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 29, 2023 11:25 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autore, parto dalle note positive, infatti non ho nulla da dire sulla scrittura, una meraviglia, fila via alla perfezione, fluida, solida. Una grande prova davvero. Anche la costruzione del racconto mi ha convinto, ci ho pensato e probabilmente anche io avrei scelto di iniziare in media res, è la soluzione più funzionale. Ma qui arriva secondo me la prima sbavatura. L'insidia di iniziare in media res (soprattutto in un racconto di questo tipo) è quello di anticipare troppo. Ti è sfuggita infatti una frase di troppo: "Gli attrezzi sono adagiati sul fondo smaltato di bianco. È tutto pronto." Ora, magari sono io che sono scafato, però ho capito subito cosa fossero gli attrezzi, a che servivano e, appena hai presentato il personaggio del padre, anche chi fosse la vittima. Una bella botta al piacere di arrivare in fondo al racconto. L'altra pecca riguarda alcuni virtuosismi che sinceramente non ho apprezzato. Te lo dico cosciente della questione, perché anche io avevo questo difetto (e delle volte ancora mi scappa, purtroppo) ma col tempo ho capito che sono inutili, non aggiungono nulla, se non un po' di soddisfazione per il proprio ego. Tipo: "sinfonia d’avorio incastonata su colonna d’ebano." O "la città ridotta a una macchia policromatica che andava a incontrare il blu dell’oceano." E molte altre. Insomma, sono delle bellissime espressioni, innegabile, ma alla fruibilità del racconto non giovano e sembrano scritte per dire: sono bravo, vero? (lo so che non è così, ho detto sembrano, ma l'apparenza è sostanza in questo caso).
Comunque ancora complimenti e a rileggerci!


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Illusione di felicità Senza_10

15Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Mag 29, 2023 10:40 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Il racconto perfetto, dal titolo al finale.
Scritto benissimo, senza refusi, una storia d'amore classica, mi verrebbe da dire, un amore impossibile osteggiato fino alla morte (Romeo e Giulietta in Sudafrica), i paletti inseriti magistralmente e amalgamati alla storia con naturalezza se si esclude, forse, quel riferimento obbligato alle Olimpiadi di Los Angeles.
Ho immaginato Mbali, bellissima, il padre cattivo, il tipo olandese biondo, carnagione chiara, un cappello a larga tesa e tutto questo è merito della tua scrittura evocativa.
Non ho appunti da fare, anzi uno sì, il tuo racconto mi ha messo tristezza: ah già, questo è un altro punto a favore.


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Illusione di felicità Badge-3

16Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Gio Giu 01, 2023 10:48 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Bello, ma poteva essere pazzesco. Non ho nulla da dire sulla trama, mi è piaciuta. L'unica parte che ho trovato un po' sottotono è la parte centrale, la tensione che si era creata nella prima parte. Perché fidati, sei stato molto bravo a creare una scena iniziale molto accurata. Come dice Aki, potevi evitare l'ultima frase. Perché anche io avevo già capito dalla descrizione dei movimenti che stesse mimando un accoltellamento. È un dettaglio minimo ma che fa la differenza. La seconda parte diventa quasi sdolcinata, purtroppo non mi ha convinto, sembra di trovarsi di fronte a un racconto rosa e qualcosa si perde. Sul finale poi ti riprendi, anche se la confessione del padre mi sembra 'assurda'. Va bene, lui è quello che è, ma non mi è piaciuto che spiattellasse tutto così.
 Ora arrivo al punto fondamentale. Dovevi osare molto di più con lo stile. I mezzi e le capacità le avevi tutte. In un racconto del genere serviva ancora più efferatezza. Se ci fosse stata quella, anche i più piccoli difetti sarebbero stati meno evidenti. Rimane un racconto che mi è piaciuto, ma sono certo che poteva essere molto, molto più d'impatto.

17Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Gio Giu 01, 2023 6:14 pm

Resdei

Resdei
Maestro Jedi
Maestro Jedi

ciao Autor
Sto leggendo un racconto più bello dell’altro. Sarà complicato scegliere nella votazione finale.
il tuo è davvero ben costruito, dal titolo alla battuta finale. 
i personaggi sono stupendi, compreso il padre malvagio. 
Ricco di immagini suggestive, di emozioni, sebbene la narrazione sia pacata e lucida come la decisione finale. 
Una grande storia scritta nel migliore dei modi. complimenti!
Piccoli pezzettini... mi ha stonato, ma capiscimi, è un nulla!

18Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Lun Giu 05, 2023 3:29 pm

Nellone


Younglings
Younglings

Scrittura davvero ottima per questo racconto. Fluida, scorrevole pur con una poetica non indifferente, tutto scorre via senza difficoltà e in modo chiarissimo e questo lo trovo un plus non da poco, che rende interessante un racconto che, se narrato in modo meno abile, avrebbe regalato sicuramente molte meno emozioni (la trama in sé non è male, ma forse manca di un po’ di inventiva: storie del genere ce ne sono molte in giro). Le emozioni non sono ostentate, si deve andarle a cercare, però ci sono, eccome! Anche la segregazione raziale, tematica decisamente difficile da sviluppare in un racconto breve, è accennata con precisione, forse solo un po’ stereotipata. Veniamo ora ai paletti. Credo che la trama e il suo svolgimento siano prevalenti su di essi: sono inseriti con naturalezza ma ho l’impressione che non caratterizzino appieno la storia. Nel complesso, comunque, un racconto piacevole, apprezzabile soprattutto per lo stile.

19Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Mer Giu 07, 2023 1:29 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Il racconto è scritto davvero molto bene e la presenza del protagonista accompagna il lettore per tutta la narrazione, mettendolo al corrente di ogni singolo evento che compone questa storia in maniera ben calibrata, senza sembrare troppo cerimonioso o travolto dagli eventi.
Forse la scelta della prima persona annacqua un po' troppo nel testo la parte emozionale, ma a fine lettura arrivano comunque le emozioni con l'intensità dei fatti.
Quando descrivi Jeremy che mima l'accoltellamento allo specchio (perchè si capisce bene che è quello che sta facendo) mi sono detta: speriamo non uccida il padre, speriamo non lo faccia... E sai perchè? Perchè, a mio avviso, avrebbe tolto qualcosa alla storia.
Il padre infatti viene ucciso, una sorta di occhio per occhio, che in realtà non aggiunge niente alla storia, perchè l'occhio per occhio, da soddisfazione solo ai due contendenti. E a me, lettore, cosa rimane?
Mi sono chiesta spesso se l'occhio per occhio si potesse paragonare a una succosa e appagante vendetta, e il mio responso è no.
Ti spiego il mio punto di vista. In questo racconto i personaggi seguono i clichè che li caratterizzano: lei bella e buona, lui cresciuto all'ombra del padre quindi confuso e irrisolto, il padre cattivissimo e odioso. E poi l'amore impossibile, il torto e la conseguente (sembra) vendetta.
Seppur ben scritto mi sembra una trama un po' troppo sfruttata. Credo anche che per l'omicidio di un genitore e poi il conseguente smembramento, ci sia bisogno di una certa dose di lucida follia o esaltazione che non viene mai accennata nel protagonista.
Le vendette mi piacciono e mi appassionano, gli omicidi pure, ma mi coinvolgono di più quelli che trovano soluzioni finali spiazzanti, quelle dove si ricorre all'omicidio perchè non c'erano altre soluzioni più vantaggiose per il protagonista.
So che chiedo molto in contest pieno di paletti e con il limite di battute, ma la tua penna è così abile e convincente che mi è dispiaciuto non trovare quel palpito in più tra le righe del tuo bel racconto.

A Fante Scelto garba questo messaggio

20Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Gio Giu 08, 2023 8:39 am

CharAznable

CharAznable
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un bel lavoro, davvero. Dolce e delicato, che sfocia in un finale crudo. Un crudezza attesa, calcolata. Non splatter giusto per stupire. Molto ben delineati i personaggi e il contesto storico. Molto ben inseriti i paletti. Il mimo, che prova e riprova i movimenti per il gran finale, il grande spettacolo che non può avere errori. Non può commettere errori. La vendetta è misurata, lucida. La "gestione" del corpo è calcolata nei minimi dettagli. Forse Jermy era più simile a suo padre di quanto pensasse.
Una bella lettura.
Un ottimo lavoro.
Complimenti.
Grazie.


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I giorni indimenticabili della vita di un uomo sono cinque o sei in tutto. Gli altri fanno volume.

21Illusione di felicità Empty Re: Illusione di felicità Ven Giu 09, 2023 11:03 am

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Racconto scritto benissimo, un registro che definirei "distaccato" dalla trama stessa e proprio per questo decisamente congeniale. Ottimo l'utilizzo della prima persona: lettura che risulta fluida e senza intoppi di sorta. Sembra quasi un flusso di coscienza mascherato, del resto il mimo non è molto bravo con le parole...

Mi sono chiesto e mi chiedo, forse banalmente, quanto gli uomini possano essere così crudeli. Probabilmente la storia è di fantasia, ma nella realtà chissà quanti Jeremy e quante Mbali hanno vissuto realmente situazioni analoghe. La cosa è deprimente, nonostante al giorno d'oggi non ci si sorprenda più di nulla. Ho fatto questa considerazione per evidenziare il carico emotivo che l'Autore ha saputo ben trasmettere attraverso le parole.

Quanto all'omicidio del padre padrone, forse l'unico "difetto" secondo il mio punto di vista, l'ho percepito come un po' telefonato: già dal titolo s'immagina un'infelicità latente durante tutto il racconto, che porterà a qualcosa di drammatico. La felicità, per contro, è effimera; il protagonista ripiomba nel suo stato d'infelice nonostante abbia avuto la sua vendetta.

Grazie

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