Il giorno dopo Cris incontrò la dottoressa alle otto, e appena sedute, la ragazza mise sulla scrivania l’involucro vuoto di un preservativo.
«L’ho fatto.»
La dottoressa non ne fu stupita: sapeva che Cris era tosta, non si era lasciata spaventare dalla natura dei suoi disturbi né dalle cure. Era meno convinta circa le sedute settimanali ma, dietro la scorza tipica di un’adolescente, sapeva esserci una ragazza intelligente.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma qualcosa, una qualsiasi cosa, l’avrebbe sbloccata.
«Vuol sapere i particol...»
«No, Cris, non oggi. Però vorrei mi descrivessi come ti senti. Oggi. Non ieri.»
Il blocco degli appunti era chiuso: la dottoressa la stava ascoltando, come sempre, ma oggi pareva diversa.
«Beh, sono stappata… ma mi sento ancora vergine. Cioè, ieri non ho fatto l’amore, quello sarà con una persona che conta davvero, che mi ami veramente. E forse neanche sesso, mica sono venuta.»
Cris sentì di essere arrossita ma non si arrabbiò come le altre volte: si sentiva tranquilla e più adulta.
«È stato come col mal di testa: una pillola, il male passa e sei come prima. Beh, più o meno. Penso sia rimasto più stramito Michele, che non se l’aspettava. Mah, proprio il tipico maschio. Lei li conosce, no?»
«Eh beh, sì ne conosco.»
«Cioè, lo sai… posso darti del tu? Insomma era più preoccupato a darci dentro che di me che gli regalavo la verginità! Che pena! Ma quando sarà con quello giusto, sarà diverso. Perché sarà diverso, vero?»
«Su questo ci lavoreremo, non ne fare un dramma. Non tutte le prime volte sono da film e poi devi ancora crescere, anche nei rapporti affettivi. Abbiamo già parlato di com’è complicata l’adolescenza.»
«Già, e a me è pure toccato ‘sto disturbo del cazzo!»
«Vedrai che piano piano si attenuerà, presto ridurremo le dosi delle medicine. E l’altro, il ragazzo immaginario?»
«L’ho mandato affanculo e consigliato di trovarsi un’altra. Forse funziona: era… sbiadito e tremolante.»
«Bene, per oggi direi che basta. E considera quello che hai fatto un punto di partenza, non di arrivo: datti altri obbiettivi altrettanto importanti. Ah, Cris… stappata è proprio brutto. Deflorata è un po’ medico, ma più poetico.»
Cris sapeva che arrivata a scuola sarebbe stata subissata di domande ma proprio non se la sentiva, quindi, in attesa di entrare in classe, si rifugiò in bagno.
Le sentì arrivare, rumorose e sfrontate come al solito: le fecero pena. Si sentivano quasi in dovere, frequentando una scuola “da maschi” di imitarne gli atteggiamenti peggiori.
Ma fu quello che dissero a ferirla profondamente:
«S’è fatta stappare davvero la scema. Pensa se rimane incinta!»
«Matta e pièna.» Reds pronunciò quella frase quasi gongolando.
«Oh raga, l’anno prossimo, lei… via dal gruppo eh! Bon aiutarla, no farla sentir diversa, ma un otto in condotta per le sue crisi ma anche no.»
«Beh» - disse Reds «i miei sono andati dal preside, ma tanto coi voti che ha, magari la bocciano.»
«Magari!»
Invece di entrare in classe, Cris tornò a casa e si diede malata: ancora una volta prese come scusa gli effetti collaterali della cura.
Una settimana dopo, quando rientrò in classe, stentarono a riconoscerla: un nuovo taglio di capelli, abiti quasi seriosi, trucco leggero e uno sguardo sicuro che parve trapassare le tre ormai ex amiche.
Lentamente prese il suo banco e lo spostò in un angolo, a fianco della lavagna; poi, col permesso dell’insegnante, si rivolse alla classe:
«Io sono diversa. Non l’ho chiesto né è colpa di qualcosa che ho fatto. Capita. Volevo essere uguale a voi, quelli bravi, ma non mi accettavate perché temevate le mie crisi. Non potevate o non volevate capire. È difficile, lo so. Per essere parte di un gruppo ho sbagliato compiti, bigiato e fatto scena muta coi prof. Non era amicizia. Rimedierò ma non me ne frega niente di essere parte di qualcosa che non prova a comprendere la diversità. Sono diversa, e va bene così.»
Prima di sedersi al suo nuovo posto, consegnò un biglietto a Cate:
“Sono stata deflorata, ma sono ancora vergine.”