Staffetta 10 - Episodio 1 [Hellionor]
«Sire».
«Eh?»
«Ci siamo quasi, sire».
«Ci siamo chi? Dove? Cosa?»
«Sire… (sospiro sconsolato) quest'anno ne compie diciotto».
«Eh sì, com'è cresciuta la mia principessa. Ah, se sua madre fosse qui in questo momento, sarebbe così fiera di lei. È bella, forte, gentile, amata da tutti, una vera perla».
«Sire…»
«Guglielmo, cosa c'è, perdinci? Sei preoccupato per la festa? Stai tranquillo, comincio subito a organizzare».
«Sire… diciotto anni, la profezia, il drago, la storia della verginità.».
Silenzio.
«Ah santi muni. Lumi. Numi. Oh cielo, insomma. Quindi mia figlia, la principessa, ecco, diciotto anni, la profezia, non posso neanche pensarci. Cosa facciamo Guglielmo, cosa?»
Guglielmo, 156 centimetri e mezzo di muscoli e adrenalina, si muove saltellando ansioso nella sala del trono. Non sa bene come affrontare questa cosa. Non ha figlie, lui. Non si è mai preoccupato della questione. Ma la giovane Marianna, be', l’ha vista crescere. E ora la preoccupazione schiaccia anche lui. Quello che vede sulla faccia del re è di certo la stessa sfilza di emozioni che passa sulla sua.
Il solo pensiero della verginità di Marianna e delle modalità della sua perdita gli fa seccare la bocca.
Non osa neanche immaginare i pensieri del Re in merito. Gli bastano i suoi, per stare zitto.
«Come vorrei che fosse qui sua madre».
«Non potrebbe fare molto, Sire».
I due uomini si guardano, per qualche istante, uniti dallo sconforto.
Poi Guglielmo si riprende.
«Due mesi, Sire. Abbiamo due mesi».
«Due mesi. Oh cielo. Bando alle pance, lance. Ciance. Insomma, diamoci da fare. Da domani, apriamo il via alla festa. Molti ragazzi, moltissimi ragazzi, uomini, insomma, lo sai, accidenti. Bisogna risolvere le cose in fretta. Questa storia del drago come genero non mi va giù. Proprio no».
La porta si spalanca, e la stanza viene invasa da una furia di capelli rossi e risate.
«Papà, papà».
«Stai calma, ragazza. Che succede?»
Ha i capelli gonfi e spettinati, la veste macchiata d'erba e i piedi nudi.
“Nessun ragazzo la guarderà mai, sembra una vagabonda. Una bellissima vagabonda, certo, ma pur sempre una vagabonda.” questo pensano il Re e Guglielmo, scambiandosi un’occhiata.
«Marianna, ricomponiti. Sei una principessa, o mi sbaglio? Guarda come sei ridotta».
Il tono di Re Arturo è duro.
«Ma papà…».
La ragazza, ferita per un rimprovero che mai le è stato rivolto (anche quando si era presentata in stati ben peggiori di quello attuale), balbetta con le lacrime agli occhi.
«Niente ma. Vai a sistemarti, per cortesia. Dopo, parleremo. Per favore, vai».
«Ma…». Le lacrime le scivolano sulle guance, si gira e corre via.
«Sire, era necessario?».
«Non lo so, Guglielmo, non lo so. Io non sono bravo a gestire queste cose. Ma l'hai vista? È bellissima, ma sembra una VAGABONDA. Chi, chi la vorrà, eh? Ci toccherà un drago, come genero. Convoca il consiglio, Guglielmo, subito. E chiama anche Madame Magèlè, anzi soprattutto Madame Magèlè. Corri».
Poi si accascia affranto sul trono, fissando il vuoto.
Staffetta 10 - Episodio 2 [M. Mark o’Knee]
Diciotto anni prima.
«Messer Dragon, per nove, piove, Giove! Non avevo mai assistito a tanto ardire. Come vi permettete di presentarvi al mio cospetto e proferire simili richieste?»
Per niente intimorito dallo scatto d’ira del sovrano, l’uomo represse a stento una risata e rispose in tono pacato.
«A quanto pare, mio Sire, nessuno vi ha messo a conoscenza di certi fatti…»
«Quali fatti? Di cosa state parlando?»
Prima che Dragon potesse parlare, dal fondo della sala del trono si levò la voce spezzata della Regina Clotilde.
«Arturo, mio Re, marito mio, perdonami. Ero io che dovevo informarti. Ma non ne ho avuto il coraggio.»
A quelle parole, il volto di Dragon si illuminò di un sorriso beffardo.
Clotilde, sotto lo sguardo incredulo di Arturo, era caduta in ginocchio, a fianco della culla dove la piccola Marianna, nata quasi un mese prima, ancora dormiva, tranquilla e ignara. Lacrime incontenibili solcavano le guance della Regina, che continuava a supplicare il perdono.
Madame Magèlè, la giovane balia nonché fata di corte, la cingeva in un generoso quanto inutile abbraccio consolatorio, consapevole della propria fragilità nei confronti della potente aura magica che circondava quell’uomo.
Poi, gli occhi del Re tornarono a posarsi su Dragon: due fessure che parevano lanciare dardi infuocati verso quel volto impassibile, quella postura disinvolta, mentre nel petto di Arturo si stava scatenando una tempesta. Il cuore in tumulto, tese il braccio con l’indice puntato verso il suo sgradito ospite e gli urlò in faccia:
«Voi! Toglietevi immediatamente dalla mia pista, lista. Vista! Da questo momento siete bandito dalle nostre terre e i miei soldati avranno ordine di abbattervi come un cane randagio se oserete appena avvicinarvi ai confini del regno.»
Questa volta, l’uomo non riuscì a trattenersi e scoppiò in una breve ma sonora risata all’ennesimo pasticcio linguistico del sovrano.
«Ogni vostro desiderio è un ordine, Sire», rispose, esibendosi in un inchino esagerato. «Tolgo il disturbo, per ora. Ma vi pregherei di non fare minacce che, lo sapete bene, non potrete mai attuare. Addio, Sire. Anzi: arrivederci. Diciotto anni passeranno in un lampo.»
«FUORI!!!», gridò, pieno di rabbia, mentre Dragon si allontanava flemmatico.
«E tu, Clotilde! Che diavolo significa questa storia?»
L’affranta Regina si accoccolò ai piedi del trono e iniziò a raccontare.
Ai tempi di Re Venceslao II, bisnonno della madre di Clotilde, l’annosa guerra che opponeva il suo regno a quello dei draghi era in fase di stallo da lunghe stagioni. Ognuno dei contendenti sembrava incapace di trovare la mossa risolutiva che avrebbe piegato le sorti della guerra da una parte o dall’altra.
Ma dolore e morte ugualmente segnavano entrambe le parti in lotta.
Finché un giorno il vecchio Mago Ogam profetizzò come tutto, di lì a poco, sarebbe finito.
“Non ci saranno né vincitori né vinti. Né uomini né draghi prevarranno.
Ma gli abitanti del regno, per intercessione della nostra amata Principessa, perderanno parte della loro umanità e i draghi, sempre grazie a lei, riceveranno tale parte in dono perpetuo.
Syron, Re dei draghi, avrà la verginità di Merlisia, figlia di Venceslao, appena la Principessa compirà diciotto anni: in tal modo lui e i suoi simili acquisiranno sembianze e modi umani, l’odio atavico si spegnerà e finalmente cesseranno guerre e lutti.
E così dovrà essere, per i discendenti di Syron e le discendenti di Merlisia, negli anni e nei secoli a venire.”
«La profezia di Ogam si rivelò esatta», proseguì la donna, ormai a corto di fiato. «E ora è la volta di Dragon, attuale ultimo discendente di Syron, e di Marianna, sì, nostra figlia, Arturo, attuale discendente di Merlisia: toccherà a loro perpetuare la cerimonia.»
Clotilde aveva terminato il suo racconto fra i singhiozzi, tanto che Arturo quasi non era riuscito a cogliere le sue ultime parole. Ma anche se le orecchie non avevano udito distintamente, il cuore aveva capito tutto benissimo.
Il destino della sua piccola Principessa era in mano a quell’uomo… Uomo? Macché uomo. In mano a quell’essere immondo e spregevole.
E purtroppo, come aveva preannunciato Dragon, diciotto anni sono passati in un lampo.