Cammino per le vie del centro. L'illuminazione pubblica, che si mescola con la nebbia sempre più fitta, rende l'atmosfera surreale, quasi lugubre.
La temperatura è bassa, ma è niente in confronto al gelo che ho dentro.
Un pensiero mi assilla, mi trapana il cervello giorno e notte.
Questa volta mi sono messo proprio in un bel casino. E di cazzate nella mia vita ne ho fatte, ma questa le supera tutte.
Guardo l'orologio. Sono appena le nove. Ho appuntamento in birreria con Giorgia, la mia migliore amica.
Solo che l'incontro è per le 22,30; oramai ho perso anche la cognizione del tempo. Succede sempre così quando qualcosa mi tormenta.
Va bene, niente panico, le soluzioni sono due: camminare per più di un'ora nella nebbia e lasciare che il gelo si amalgami bene con la mia angoscia, oppure trovare riparo in qualche locale e ingannare l'attesa con alcol e cibo.
Di tornare a casa non se ne parla. Mi stringo nel giubbotto di pelle e affondo le mani nelle tasche. Affretto un poco il passo per scaldarmi.
Sotto i portici della piazza incontro la vetrina dell'Enoteca Soneri. Entro.
Ci sono circa una decina di tavoli, ma solo due sono occupati da un paio di coppiette.
Una ragazzina secca secca con gli occhiali mi si avvicina sorridente.
Mi fa accomodare a un tavolo in fondo al locale e mi chiede se voglio solo bere o anche mangiare. Le dico che ancora non lo so, per cui mi lascia il menù e si raccomanda di richiamarla quando ho deciso.
Guardo le coppiette che mangiano e mi viene fame. Una bella mora imbocca un biondino con gli occhiali e non posso fare a meno di immaginare di essere al posto dell'occhialuto. Adoro le more. L'altra coppia fa tintinnare i calici in un brindisi di felicità.
La biondina beve, poi mi guarda. Sembra sorridermi. Il suo tipo è di spalle ed è bello tarchiato. Ho già abbastanza problemi, ci mancherebbe solo una rissa con quell'energumeno. E poi come ho detto preferisco le more.
Apro il menù e mi concentro sul cibo. Non so perché, ma mi torna in mente un episodio avvenuto un secolo fa in questa enoteca.
Sorrido, poi mi viene proprio da ridere. Fingo un colpo di tosse e alzo la lista utilizzandola a mo' di separé per proteggermi da sguardi indiscreti. Non mi va proprio che mi prendano per matto. Saranno passati quanti? Quindici anni? Forse anche venti. Eravamo io, Omar, Marco e Massimo. Probabilmente c'era anche Tony. Stavamo bevendo in tranquillità quando a Marco gli arriva un messaggio anonimo sul telefonino. Il testo dice che deve stare attento, perché gli hanno piazzato una bomba sotto la macchina. La serata prosegue, però si vede che Marco è preoccupato. Quando siamo fuori dal locale e stiamo per andare alle nostre auto, Massimo scoppia a ridere e dice che è stato lui a mandare quel messaggio anonimo. Io ripenso alla faccia che ha fatto Marco e mi metto a ridere come un deficiente. Le due coppie mi guardano, così come il padrone al bancone e la ragazzina secca con gli occhiali.
Non ho individuato nulla sul menù ma fa lo stesso. Chiamo la ragazza e ordino a casaccio dei salumi misti con piadina e un bicchiere di lambrusco.
Poi mi soffermo a guardare le immancabili incisioni sul tavolo, tutta una serie di nomi, soprannomi e dichiarazioni d'amore.
Chissà quante di quelle promesse sono ancora attuali e quante invece sono naufragate tra le onde della noia e dell'abitudine?
Per fortuna la ragazza torna subito col vino e gli affettati, per cui posso gettare subito quei pensieri nel cestino dei quesiti senza risposta.
Il vino e buono, così come i salumi. Solo la piadina e un po' bruciacchiata. Pazienza, me ne farò una ragione. Mentre ordino un secondo bicchiere di vino la biondina e l'energumeno abbandonano il locale. Prima di uscire la ragazza si volta e mi regala una di quelle occhiate che non si dimenticano.
Fuori la nebbia è sempre più fitta e, prima che la porta si chiuda, un po' d'umidità riesce a penetrare nel locale.
Guardo l'orologio: sono le dieci meno un quarto. Ho ancora un po' di tempo.
Assaggio il vino, ma al secondo sorso il telefono inizia a squillare. Spero solo di non avere risvegliato coi miei ricordi la goliardia di Massimo e i suoi scherzi del cazzo. Guardo sul display. È Giorgia. La mia amica del cuore mi comunica che ha avuto un contrattempo per cui stasera non possiamo vederci. Ci vedremo domani. La saluto e sollevo il bicchiere, tracannando tutto d'un fiato il vino rimasto. Non vorrei ubriacarmi, ma ho bisogno di un time out. Nessuno può tirarmi fuori dal pasticcio in cui mi sono cacciato.
Porca puttana, non sono mica pronto a diventare padre!
Un figlio ti cambia la vita e ci sono ancora tante cose che voglio fare.
I viaggi per esempio, le serate con gli amici. E delle partite a calcetto ne vogliamo parlare?
Che poi in fondo non sarebbe neppure un dramma diventare papà. Probabilmente cambiare pannolini e dare pappine a un marmocchio rompipalle potrebbe pure piacermi.
Ma cazzo, con tutte le ragazze che ci sono, proprio di lei mi dovevo innamorare? Di mia cugina? Che casino! E quando lo saprà mio zio?