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Si concentrò su un poster appeso di fianco al letto: era un teschio rosso su sfondo nero, la parete bianca faceva risaltare i colori accesi. Fissando quell'immagine, come le aveva insegnato la maestra Nadia, cercò di rallentare il respiro e riportare la calma dentro di sé. Sentì le gambe diventare più salde e la vista tornare nitida.
Cristina sentì un brivido lungo la schiena. Non riusciva a credere che la voce che aveva gridato “Ti odio!” potesse essere la sua.
Si volse verso Enrico e notò il suo sguardo preoccupato. «Stai bene?»
Enrico guardò lei, poi suo fratello. «Sto bene.»
Vittorio si rivolse a Cristina. «E tu stai bene?»
Lei non mosse un muscolo. «Forse sono stanca.»
Vittorio continuò, con voce calma. «Erri, ti dispiace se Cris torna a casa per riposarsi?»
Enrico annuì, ma il suo sguardo era ancora preoccupato.
Cristina sentì il peso della responsabilità di ciò che aveva fatto; qualcosa si era rotto: avrebbe voluto tenere insieme la loro amicizia, ma non sapeva come fare.
Vittorio la abbracciò e lei ricambiò, chiudendo gli occhi e inspirando il suo odore.
Enrico sorrise. «Allora non vi odiate!»
Cristina scosse la testa. «No. Io gli voglio tanto bene.»
Enrico si unì all’abbraccio e stavolta non cacciò via nessuno.
Fuori era già buio, ma Cristina aveva ancora tempo. Si incamminò lungo le strade di periferia, respirando a fondo l'aria fresca e umida di Rovigo. Fece il giro lungo. Arrivata a un bar decise di entrare: acquistò un pacchetto di patatine e sorseggiò un bicchiere d'acqua. Si sentì un po’ meglio.
Sgranocchiando gli snack, passò davanti ai negozi di periferia con le vetrine illuminate. Si fermò a guardare un paio di vestiti, le torte della panetteria e le prime confezioni dei dolci di carnevale. Le venne in mente che doveva ancora scegliere un costume; era cresciuta abbastanza nell’ultimo anno e non stava ormai più in quello da sirena.
Ebbe la sensazione di sentirsi osservata. Si voltò e vide una ragazzina bionda, con i capelli lunghi, vestita come una strega con stracci neri e viola, un cappello a punta e una bacchetta magica. Cercò di ignorarla, ma quando si voltò di nuovo la ragazzina era vestita come un’astronauta.
Si stava innervosendo. Cercò di mantenere lo sguardo davanti a sé, ma con la coda dell’occhio continuava a vederla, vestita come una stella a cinque punte di colore verde acceso. Il cuore le batteva forte e, per lo sforzo di ignorare l’allucinazione, aveva stritolato il sacchetto di patatine. Non devo interagire. Non devo interagire.
Quando arrivò alla stazione, la ragazzina era finalmente sparita. Cristina respirò profondamente, cercando di calmarsi, e salì sulla corriera che l’avrebbe riportata a Stanghella. Durante il tragitto, cercò di immaginare quale costume di carnevale le sarebbe davvero piaciuto indossare: ormai era alta come sua madre, poteva vestire come una ragazza grande. Magari un costume punk con i pantaloni di pelle, la giacca di jeans con le borchie, il trucco pesante e un finto piercing al naso.
Il pomeriggio successivo Cristina arrivò in anticipo alla classe della ludoteca. Anche quel giovedì Gabriele era seduto, intento a disegnare sul suo blocco di fogli bianchi. Era così concentrato che nemmeno si accorse dell’arrivo dell’educatrice.
Cristina, che stava già osservando da vicino il suo lavoro, gli sussurrò: «È arrivata la maestra Nadia.»
Gabriele aggiunse un paio di particolari, poi sollevò gli occhi dai suoi supereroi di inchiostro blu e guardò in direzione dell’ingresso. «Ciao.»
Raddrizzò la schiena e appoggiò la penna sul tavolo. «Ci sono.»
La maestra Nadia annuì. Poi ordinò alla classe: «Sistemate l’aula per lavorare a coppie, forza!»
Cristina e Gabriele spostarono il banco e due sedie nel posto che si erano assegnati fin dalla prima volta che avevano lavorato insieme.
Gabriele propose: «Labirinto magico o Memory?»
Cristina scelse: «Labirinto magico»
Gabriele si affrettò a prendere la scatola dagli scaffali alle pareti, prima che qualcun altro avesse la stessa idea.
La maestra Nadia arrivò, leggera come una fata, mentre stavano già preparando il tabellone. «Va bene; ma ricordatevi che dovete arrivare tutti e due insieme, capito?»
I ragazzini risposero «Sì» quasi in coro.
L’educatrice si allontanò e i due si sorrisero con aria complice.
«Pronta?»
«Via!»
Scoprirono i loro primi obiettivi.
Iniziarono a muovere i segnalini lungo i percorsi del labirinto. Però, man mano che il gioco procedeva, Cristina si accorse che Gabriele prendeva sempre più il sopravvento, ignorando le sue idee.
«Ma insomma! Stai decidendo tutto tu!»
Il cuore le batteva forte nel petto, ma non riusciva a valutare se aveva urlato oppure no. Inspirò, poi continuò, cercando questa volta di controllare il tono di voce: «Mi sono sentita esclusa dalle ultime mosse. Invece dovremmo collaborare.»
Gabriele le sembrò sorpreso e smarrito.
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- Stavolta vi lascio il sondaggio, l'ho fatto uguale a quello della piattaforma The Incipit quindi sommerò i voti di DT con i voti dell'altra piattaforma e proseguirò di conseguenza.
Ultima modifica di Achillu il Mar Mag 09, 2023 9:04 am - modificato 1 volta.