Però alla fine mi lascia un po’ così forse perché non ho compreso Izumi e non ho partecipato alla sua evoluzione: si fa convincere troppo facilmente a scendere dall’albero e cambia idea sul suo suicidio senza una motivazione speciale. L’ho sentita troppo distante, anche se molto giapponese.
Alcune note: un bosco di pini, abeti, cedri e querce dal punto di vista botanico è veramente strano. non aveva fatto spazio il trapassato prossimo non ci sta. Secondo la leggenda, oltre a essere meta di escursioni, Aokigahara da tempo era diventata il luogo preferito dai suicidi. Intromissione un po’ scomposta del narratore che va bene che è onnisciente, ma questa sembra troppo una nota a piè pagina. Oltretutto la leggenda non è che sia luogo preferito dai sucidi, ma che sia piena di yūrei, dunque la frase dovrebbe essere girata.
Poi la spilla… bellissima immagine la libellula, che poi prende vita e indica la strada a Izumi. Il pensiero che ho avuto è che è appartenuta a una sucida prima, dunque Akira donandola perde il suo ruolo di custode, e come fa Izumi ad accettarla, sapendo il carico di sofferenza che racchiude?
Nel complesso bello, anche se un po’ così per alcuni aspetti.