In modo ciclico, nel passato, ci sono stati momenti in cui è stata tirata in ballo a sproposito la fine dei tempi: strane profezie di civiltà estinte, asteroidi in transito vicino alla Terra, mistici segnali premonitori delle più svariate dottrine religiose. Tutte cose risibili, prive di qualsiasi fondamento scientifico.
E la guerra, vi starete chiedendo? Lo spettro di un conflitto mondiale definitivo è sempre presente sullo sfondo, sfumato, non nitido, comunque presente: ma anche qui le probabilità sono poche.
L’essere umano, finché esisterà, proverà sempre il gusto perverso di annientare colui che reputa un nemico, però si tratterà quasi esclusivamente di eventi a carattere localizzato.
Lo sterminio totale non conviene a nessuno. Nonostante i filmetti di fantascienza e i romanzi di largo consumo che stimolano ed eccitano la vostra immaginazione, che vantaggio economico ci sarebbe nell’annientare miliardi di consumatori seriali?
L’atomica non è più stata usata dal lontano 1945, dopo l’orrore di Nagasaki e Hiroshima. Ci sarà pure un motivo.
Le cronache raccontano che più di una volta ci è andata bene, che l’abbiamo scampata per pura fortuna, come nel 1962 con la crisi dei missili di Cuba. Io però sono un uomo di scienza e non credo nella fortuna e nella sfortuna, ma solo nella ferrea volontà dell’essere umano.
Immagino ciò che state pensando e so quello che vorreste domandarmi: e allora la tensione tra Cina e Stati Uniti nel 2056?
Avete ragione, sono morti circa tre milioni di persone e ho ancora davanti agli occhi le immagini dei cadaveri raccolti dalle strade di Shanghai e dalle spiagge di Malibu e Santa Monica, ma in sostanza di cosa si è trattato? Scaramucce, piccole schermaglie, atti dimostrativi portati avanti con l’utilizzo di armi chimiche. E infatti dopo quel massacro circoscritto le due superpotenze planetarie hanno instaurato proficui rapporti commerciali e ora filano d’amore e d’accordo. Niente a che vedere con “Resa finale”, il best seller di fantapolitica di Bill Frighton, dove i cadaveri erano così tanti da dover essere sepolti nelle spiagge della California; milioni di croci di legno piantate nella sabbia al posto degli ombrelloni colorati, a testimonianza di una sconvolgente stagione di morte. A un certo punto della lettura, i cadaveri erano diventati talmente tanti che venivano lasciati a languire per le strade come tanti copertoni di carne abbandonati.
Ve lo ripeto, che l’uomo possa essere spazzato via dal pianeta a causa di un conflitto atomico su scala mondiale non è impossibile, ma è decisamente improbabile. Ciò non vuol dire che homo sapiens popolerà per sempre il globo. Si sono estinti i dinosauri e lo stesso potrebbe accadere anche a noi. Già, è la verità, lo sapete anche voi, no?
Non siamo una razza di immortali. Solo che non immaginavo che sarebbe potuto accadere così presto.
La situazione è grave, quasi disperata, ma io e il mio team ci stiamo mettendo tutto l’impegno possibile per garantire un futuro all’umanità.
Si tratta di una lotta contro il tempo e non possiamo perderla.
Oramai siete a conoscenza di quanto sta succedendo, i siti d’informazione e le televisioni ne parlano da giorni, però dubito che abbiate il polso della situazione e piena contezza di quanto sta davvero avvenendo. In tutto il mondo è una strage senza fine di api, vespe e farfalle; da tre anni i numeri sono impietosi. Gli insetti pronubi, gli impollinatori, si stanno decimando, mentre la popolazione di cavallette e pressocché raddoppiata nell’ultimo periodo. Non pensiamo che i due eventi siano correlati, uno la diretta conseguenza dell’altro, ma va da sé che questi due fatti rappresentano una seria minaccia per la prosecuzione della vita sul nostro pianeta. Se solo riuscissimo a capire a cosa imputare la strage d’insetti, avremmo tra le mani qualcosa di concreto su cui lavorare. Un virus assassino? Sconvolgimenti climatici? Politiche agricole aggressive e innaturali? Un mix di cause? Ancora non lo sappiamo, ed è per questo che dobbiamo velocizzare lo sviluppo del Programma REP. Non c’è tempo e non c’è altra soluzione.
Io e il mio gruppo di lavoro da mesi viviamo in pianta stabile nel complesso del Massachusetts Institute Of Tecnhology. Tutto è passato in secondo piano: relazioni, figli, vita privata. Se va bene dormiamo cinque ore per notte, ma anche quando riposiamo il pensiero è rivolto in continuazione alla risoluzione del problema. Come responsabile del Programma REP sento sulle spalle una grande responsabilità, ma sono convinto che alla fine riusciremo a venirne a capo. Sono un inguaribile ottimista.
Massachusetts Institute Of Technology
Sezione maschile Dipartimento di Scienze Biologiche
Sperimentazioni avanzate
Dr. John Mitchell (Resp. Programma REP)
Dr. Samuel Greenwood (Spec. Biologia Cellulare)
Dr. Mike Chang (Spec. Biologia Molecolare)
Dr. Martin Shaw (Spec. Microbiologia)
Dr. Calvin Severance (Spec. Genetica)
Dr. Robert Valentine (Entomologo)
Dr. James Sullivan (Botanico)
Dr. Philip Kruppe (Dipartimento Ingegneria Robotica)
Relazione nr.: DSB/PR/597-60
Mercoledì 05 Maggio, 2060
10:18 AM
Il lavoro sta procedendo in maniera ottimale, con ogni probabilità siamo vicini a un punto di svolta. Il processo di ibridazione tra imenotteri e lepidotteri volto alla creazione d’insetti impollinatori super resistenti sta dando risultati davvero confortanti. La resistenza degli ibridi a condizioni di temperatura estreme, agenti patogeni particolarmente aggressivi e sostanze chimiche altamente tossiche è più che soddisfacente e in valori assoluti si attesta su numeri quasi di eccellenza sulla nostra scala previsionale. La manipolazione del Dna degli incroci, dopo i primi interventi caratterizzati da scompensi e mortalità diffusa, si sta caratterizzando per una stupefacente stabilità, garantendo una completa interazione con le componenti robotiche dell’esoscheletro e delle zampe posteriori, irrobustite e rese ancora più performanti per la raccolta e il trasporto del polline. Anche lo sviluppo di chip e neurotrasmettitori sintetici per il controllo comportamentale a distanza in caso di necessità ha superato i test in un buon 83% dei casi. L’unico aspetto ancora deficitario è rappresentato dal rafforzamento delle ali, in modo da permettere agli insetti di coprire distanze maggiori a una velocità più elevata. Stando così le cose stiamo valutando se continuare a impiegare tempo e risorse nello sviluppo di queste ali, oppure rimandare il perfezionamento in futuro, a ripopolamento già avvenuto.
Ultimati invece i Robokiller, gli insetti robotici programmati allo sterminio delle colonie di cavallette.
Aggiornamento complessivo del livello di riuscita del progetto: 78%.
Dr. John Mitchell
Responsabile del Programma REP
Se continuo a scrivere questa sorta di diario è perché sono convinto che le cose si sistemeranno e la civiltà umana proseguirà nel suo percorso. E poi, diciamocelo chiaramente, spero che la cosa possa portare bene. Lo so, vi ho detto che sono un uomo di scienza, un uomo pratico che non ha secondi da sprecare in questioni risibili come la
fortuna o la sfortuna, ma quando senti che il tempo comincia a scorrerti tra le mani ti aggrappi a tutto.
I test nei laboratori del MIT stanno procedendo bene, non voglio annoiarvi con parolone, percentuali e dati tecnici, basta che sappiate che a oggi, venerdì 14 maggio 2060 i frutti del nostro lavoro sono maturi e siamo quasi pronti per rilasciare in territorio americano i primi milioni di esemplari. Poi saranno miliardi, e successivamente ancora di più se ogni cosa andrà bene come tutti noi ci auguriamo.
Come dite? E se non dovesse andare bene? Beh, avete presente quando i cachi troppo maturi cascano dall’albero spiaccicandosi al suolo? Quella è la fine che faremo e non penso che rimarrà qualcuno per pulire il casino.
Alcune zone del pianeta sono già in sofferenza e presto potrebbe toccare anche a noi. Milioni di persone moriranno, forse miliardi, ma l’obiettivo è quello di salvaguardare la specie umana. Lo so, mi ripeto, ma il sospetto che ho è che molti là fuori non siano ancora consci di quello a cui stiamo per andare incontro. Sì, è vero, i supermercati sono stati presi d’assalto, ma questo succede ogni volta, durante ogni emergenza. In questi giorni ho sentito un po' di notiziari prima di addormentarmi e tutti, ripeto tutti, hanno usato toni troppo edulcorati.
Capisco l’intento di non voler diffondere il panico nella popolazione, ma in questo caso non ci sono mezzi termini, se dovessimo fallire il risultato finale sarebbe apocalittico: niente api, niente impollinazione, fine di piante, animali ed esseri umani.
«Pronto?»
«Ciao Beth.»
«Dottor Mitchell? John.»
«Come stai, Beth?»
«Non mi lamento, per quello che può valere. Tu?»
«Anch’io me la cavo. Come procede la tua ricerca con la sezione femminile?»
«Non dovremmo parlare di questo, lo sai.»
«Neppure in una situazione d’emergenza come questa?»
«Se qualcuno dovesse ascoltarci potremmo avere dei problemi.»
«Hai ragione. Non voglio crearti dei problemi. È solo che…»
«Cosa?»
«Niente, è che…»
«Cos’hai John? C’è qualche problema?»
«Beth, pensi mai che tutto potrebbe finire da un momento all’altro? Che l’umanità potrebbe scomparire così, dall’oggi al domani?»
«John, tutti gli scienziati del mondo si stanno adoperando per trovare una soluzione. Prima o poi qualcuno ci riuscirà.»
«Già, prima o poi, è questo il problema.»
«Non c’è più tanto tempo, ma ce la possiamo ancora fare, non credi? Dobbiamo avere fiducia, in noi stessi e nella scienza.»
«La fiducia e la speranza sono le ultime cose su cui fare affidamento prima della sconfitta.»
«John, mi vuoi dire che succede?»
«Niente, è solo un momento di sconforto. Volevo solo dirti che mi sarebbe piaciuto lavorare con te. Davvero. Avremmo potuto fare grandi cose assieme.»
«Anche a me. Forse avremo un’altra possibilità…in un altro posto e in un’altra vita, magari.»
«Forse succederà, chi può dirlo?»
«Già, chi può dirlo?»
«Buona fortuna, Beth. A te e alla tua squadra.»
«Anche a te, John. Stammi bene.»
«Anche tu.»
Ho registrato la telefonata che ho avuto con la dottoressa Elisabeth Whelan, poi l’ho trascritta su carta. Sono giorni che la riascolto, come a voler creare un potente mantra contro le avversità.
L’ultimo test è fallito e la percentuale di riuscita del progetto è scesa sotto il 70%. Gli ibridi hanno iniziato a combattere tra di loro, non tutti, solo alcuni, ma tanto basta per affossare il morale. Anche gli impulsi attraverso i chip per il controllo del comportamento non sono serviti a nulla. Gli uffici governativi ci stanno mettendo pressione e la cosa non è per nulla piacevole. Il dottor Sullivan non ha resistito e il 29 maggio ha cercato di uccidersi. Per fortuna siamo riusciti a intervenire in tempo, prima che le pillole ingerite potessero portarlo al coma e poi alla morte. Lo conoscete il Don Chisciotte di Cervantes? È il mio romanzo preferito e io mi sento proprio come il protagonista del libro che combatte contro i mulini a vento.
Tutto sembra cospirare contro la buona riuscita del progetto.
Ho acceso la televisione per provare a svagarmi, ma anche lì le notizie sono pessime. Un po' in tutto il mondo balene, squali e delfini cominciano ad arenarsi sulle spiagge, dando vita a un macabro quadro surrealista. E intanto le prime morti per fame si sono verificate anche in Europa. Tutto quello che sta succedendo non ha senso, eppure è così dannatamente reale. Mi chiedo se non sia una punizione per la nostra stupidità. Non faccio che pensare a Beth adesso, a Beth e al progetto, ma forse più a Beth. L’ho sempre ammirata, sin da prima che s’imponessero in tutto il mondo i movimenti separatisti.
Mi sarebbe piaciuto lavorare con lei, confrontarmi col suo metodo e il suo intuito su progetti importanti, ma lo sapete anche voi a che punto si è innalzato il processo involutivo, no?
Dopo le schermaglie sui social, i battibecchi, le gelosie, le ripicche, le incomprensioni, le vendette, si sono spostate nelle piazze. Molti di voi avranno partecipato, io stesso l’ho fatto. Stupidamente.
Eravamo giovani, sciocchi e anche molto orgogliosi, annebbiati da un clima ignobile, malsano e avvelenato, un clima d’odio e disprezzo reciproco che non poteva non culminare nei massacri dell’estate del 2038. Miglia di morti. Per cosa poi? Ancora non l’ho capito veramente. Maschi contro femmine! Non credo che al mondo possa esistere un’ideologia più stupida.
Non riesco a non pensarci. Sono certo che se avessi potuto lavorare con Beth, la mia squadra con la sua, a quest’ora saremmo già venuti a capo del problema da un bel pezzo. Vedere le questioni da angolazioni diverse, con sensibilità differenti, ci avrebbe condotti all’intuizione vincente. Ve lo ripeto, sono sicurissimo di questo.
Invece a oggi ciò che abbiamo in mano è un pugno di mosche, anzi, delle farfalle incattivite col pungiglione.
Ve lo giuro, ce l’abbiamo messa tutta, ma non è stato abbastanza.
Il tempo ormai sta per scadere e l’orologio di certo non si fermerà per noi. Magari con un briciolo di fortuna…
Già, fortuna. È proprio quello di cui abbiamo bisogno.