La colpa è di Pirandello

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 La colpa è di Pirandello


Che ci faccio qui?
Pirandello forse mi ha inserito in una raccolta del “Giornalino della Giara”?.
«Tirate su il tendone, no si apra il sipario, insomma fate qualcosa devo venir fuori».
Non c’è pubblico questa sera, eh... certo solo addetti alla pulizia, non s’è mai visto qualcuno alle prove poi.
Ma prove di che?.
Che ne so, m’hanno detto che sarei sbucato sul palcoscenico mettendomi in mano un copione senza nemmeno una riga scritta.
«Inventa, inventa… te sei bravo a inventare, ti paghiamo per questo».
«Sì, ma voi chi siete?».
Lo sapevo che a rimetterci le penne sarei stato io, un teatro vuoto, sto cazzo di tendone che rimane chiuso e…
Ma poi che ci faccio qui e lo ripeto. Secondo me c’entra Pirandello.
«Dovete essere voi stessi quando recitate, sbavate rabbia o piangete pianto o… usate i puntini di sospensione sospendendo l’ansia e lasciando che la bocca accontenti l’anima».
Qui la situazione si fa ingarbugliata, sento parlare in me almeno una decina di persone e poi nemmeno le conosco, sarò scassa palle ma lo ripeto qui Pirandello tira le fila.
Io non ci, tolgo il ci se no sgrammatico, io non volevo venire, non volevo e non avrei mai voluto pensare e credere di esistere e ora… continuo in questa sospensione e mi richiedo quale sia il mio ruolo dietro le quinte in attesa di recitare un copione non scritto, senza spettatori e soprattutto con questo cazzo di tendone che non vuole saperne di aprirsi.


Applausi in loggione.


Mi chi applaude? Non c’è anima viva che non sia morta in questo posto o preferite che lo chiami retoricamente il teatro della vita?.
«Dieci minuti in scena, si metta la parrucca a boccoli e faccia presto tra poco si aprirà il sipario».
Ma insomma, la vogliamo finire con questa farsa? Io non vedo nessuno, le poltrone sono vuote, il teatro è vuoto e voi o tu che parli dove ti trovi e chi sei?.
«Sono e questo ti dovrebbe bastare».
Va beh, mo è arrivato il Creatore, basta sono stufo, stufo, stufo. Voglio un copione che uno e che sia scritto, datemi almeno tre sprett, spettr… (confusione) spettatori e un microfono, altrimenti non recito e non faccio un cazzo, chiaro?.
È possibile che debba sempre gridare e poi trovo solo mosche che ronzano in testa e le risposte alle mie domande me le scrivo direttamente nella testa e… che diamine o chi diamine sarei da aver la capacità di definirmi, di rispondermi, di dialogarmi, di, di, di…
«Vorrei farti notare che inserisci troppi puntini di sospensione, dici cazzate, spari robe che non stanno né in cielo né in terra e non sai nemmeno dove ti trovi e chi sei, non credi che tu abbia qualche problema?».
A me m’ha incastrato Pirandello, ne sono certo. Quando lo vedo gliene dico quattro e gli spacco la giara in testa e poi vediamo se passa sta benedetta voglia di infilarmici dentro a ogni occasione, non sono mica una spremuta d’olive da conservare al buio.
Figurati se poi rompi la giara a Pirandello, meglio uscire senza far danni, sì, ma come uscirne?
Secondo me ognuno cerca un autore per esistere e quando lo trova (Chi è che suona?) non può che essere solo suo.
Ma ti pare che io possa appartenere?
«In scena, si apre il sipario, attore in scena immediatamente»
Attore di cosa? Volete finirla? Io non sono, è basta. Non datemi copioni, non apritemi le scene, non fatemi credere negli applausi, non fatemi... e non metto nemmeno più le sospensioni.


Applausi in platea.


«Qual è la dimensione della mia vita? Sono io l’attore che ora recita il copione di fronte a voi, cari spettatori? Oppure sono una pagina bianca carezzata dall’anima dell’autore. Vedete forse dove finiscono i miei fili? Fosse Mangiafuoco il mio autore? È lui che tira questi invisibili fili?».
È inutile tirare fuori la retorica dei fili e dei burattini, col copione non c’entrano una mazza che una e… continua a recitare, non vedi che il pubblico continua a rumoreggiare?.
«Ma quale pubblico?».
«C’è, c’è, fidati».
«Allora se voi siete il pubblico, ditemi cosa volete che io faccia? Cosa volete in fondo da me?».


Dal pubblico qualcuno risponde.


«Noi non vogliamo un cazzo».


Risata generale.


«Noi non vogliamo un cazzo, ci hanno fatto entrare gratis e basta e noi siamo entrati, tu fai quello che credi a noi non interessa».
Ecco lo sapevo che mi fotteva ancora una volta l’autore e la colpa è sempre di Pirandello.
Giuro che questa giara la romperò prima o poi e poi voglio vedere come faranno a fare teatro.
E voi che cazzo ridete a fare?


Per chi volesse ascoltare il testo recitato...

Ciao, Gian.

Direi proprio che sei riuscito a giocare brillantemente con i temi del teatro e dell'identità, temi molto comuni nella produzione di Pirandello. Il testo rende bene l'idea di frustrazione del protagonista, che si rende conto di essere manipolato come un burattino, ma al tempo stesso non riesce a sfuggire al controllo dell'autore (che mi sa che se la ride sotto i baffi o comunque si è divertito un sacco a scrivere il pezzo). Un omaggio a Pirandello e al suo modo di giocare con le maschere e i ruoli, scritto con il tuo stile inconfondibile. E direi che il tutto si mescola molto bene.

Grazie e alla prossima!

Grazie Achi, grazie... le percezioni del mondo di Pirandello si mescolano molto con le mie per un comune mondo di provenienza e di socialità che ha circondato la crescita.