Il sole sorgeva lento all’orizzonte, tingendo il cielo di rosso e arancione. Trieste si risvegliava piano, con le prime luci del mattino che si insinuavano tra gli edifici storici e le strade ancora silenziose. La città, con la sua architettura austro-ungarica e gli acciottolati antichi e irregolari, si stiracchiava brumosa lungo la costa del mare Adriatico.
Quella mattina, però, l’aria sembrava diversa. Una strana eccitazione aleggiava nelle vie, un'energia palpabile che pareva venire da un luogo conosciuto. Nel cuore di Trieste, nella Piccola Bottega di Antiquariato, qualcosa di straordinario stava per accadere.
Elena, una donna di sessant’anni con lo sguardo acuto e i capelli scuri raccolti in una crocchia elegante, stava sistemando alcuni oggetti antichi. Ogni pezzo nella sua collezione aveva una storia da raccontare, e lei aveva dedicato la sua vita a preservare quei racconti dimenticati. Mentre apriva il negozio, però, avvertì qualcosa di diverso. Si fermò, posò lo sguardo su un antico tavolo da lavoro e su una mappa ingiallita appoggiata sopra.
La mappa raffigurava una serie di isole remote nell’Adriatico, isole di cui nessuno parlava più, dimenticate e disabitate. Elena le aveva studiate per anni, convinta che nascondessero un segreto antico, ma mai era riuscita a dimostrarlo. Quel mattino, mentre la sua mano sfiorava la mappa, un brivido le percorse la schiena. Era come se la mappa stesse cercando di dirle qualcosa.
“Che strano…” pensò, il cuore che batteva più forte. Non era una donna che credeva nelle superstizioni, ma quella sensazione era troppo intensa per essere ignorata. Osservò la cartina con attenzione, soffermandosi su una piccola sbavatura vicino alla costa di una delle isole. Sembrava una sorta di simbolo antico. Forse era solo una macchia d’inchiostro o un errore del cartografo, ma quel dettaglio sfuggente la inquietava. Poteva essere quel qualcosa che le era sempre sfuggito? Non era del tutto sicura, ma la sua curiosità era ormai accesa, alimentata dal dubbio che quel segno celasse un segreto dimenticato.
Con delicatezza, arrotolò la mappa e la ripose in un antico astuccio di cuoio. Si cambiò, indossando abiti comodi e un cappotto pesante. Prese un bastone da passeggio, chiuse la porta della Bottega e si diresse verso il porto. La città si era già svegliata del tutto, ma Elena non prestò attenzione al trambusto attorno a sé. Aveva un obiettivo.
Al porto trovò Amos, un vecchio amico, un marinaio di lungo corso con occhi azzurri che sembravano scrutare l’orizzonte lontano. Quando Elena gli mostrò la mappa, Amos la osservò attentamente, alzando un sopracciglio.
«Isole dimenticate nell’Adriatico?» mormorò Amos, aggrottando la fronte mentre studiava la cartina. «Non se ne parla da decenni. Quelle acque…» fece una pausa, come se le parole fossero sospese in qualche ricordo lontano. «Nascondono più di quanto mostrino. Scogli invisibili, correnti imprevedibili. Sono luoghi in cui la prudenza vale più del coraggio.»
Elena annuì, senza distogliere lo sguardo dal vecchio marinaio. «Lo so. Ma questa volta è diverso. C'è qualcosa sulla mappa, qualcosa che non avevo mai visto prima. È solo un segno, forse un errore, ma non riesco a togliermelo dalla testa. Sento che c’è qualcosa di importante da scoprire laggiù.»
Amos rimase in silenzio per un attimo, il vento salmastro del porto che gli scompigliava i capelli grigi. Poi alzò lo sguardo su di lei, e nei suoi occhi azzurri brillò una luce di sfida. «Tu e i tuoi misteri… Sei sempre stata una donna coraggiosa, e con un fiuto speciale per ciò che è nascosto. Se davvero credi che questa sia la tua strada, allora sarò il tuo capitano. Ma sappi che potremmo affrontare più pericoli di quanti possiamo immaginare.»
Elena sorrise. «È il rischio che sono disposta a correre.»
La notizia della spedizione si diffuse in un batter d’occhio. Trieste, con la sua vivacità e le sue voci incessanti, era una città in cui le novità si propagavano rapide come la Bora che soffia dall’entroterra. Elena e Amos, noti per il loro spirito avventuroso, non tardarono a ritrovarsi circondati da un turbine di aspiranti compagni di viaggio, ognuno desideroso di far parte di quella che si preannunciava come una missione senza precedenti.
Ma per loro non era sufficiente trovare una mano esperta o un cuore impavido. Cercavano qualcosa di più raro, una persona in grado di percepire l’eco della chiamata dell'Adriatico. Solo chi fosse in sintonia con quel richiamo sottile poteva essere il compagno ideale.
Sapevano bene che la scelta del giusto compagno sarebbe stata cruciale. Non era solo questione di abilità, ma di intuizione. Il successo o il fallimento della spedizione, e forse la rivelazione di un antico mistero, dipendevano da questa decisione.