Questo racconto mi ha fatto riflettere parecchio. Parto da un presupposto, sono tutte speculazioni mie, quindi non me voglia l'autore. 130 anni dopo i fatti che vengono raccontati qua, nella stessa città di Alessandria, Origene, uno dei più grandi teologi dell'antichità, si autoevirava (così racconta Eusebio di Cesarea), per seguire alla lettera un versetto del Vangelo di Matteo, che recita: ci sono eunuchi che si sono fatti eunuchi da soli, per il regno dei cieli. Ora, questa pratica nel protocristianesimo era diffusa, la si doveva al fatto che si cercava la purezza estrema, la liberazione non solo dagli atti, ma soprattutto dai pensieri di lussuria (come la setta degli Skopcy in Russia secoli più tardi). Ne deriva che l'amputazione dei genitali annichilisca non solo la meccanica dell'atto, ma il desiderio stesso. Sarà così? Non lo so, ma tutto il racconto ruota intorno alla tesi contraria. Il nostro eunuco assassino è divorato dal desiderio, è questo a renderlo pazzo, e pare che la privazione degli organi genitali amplifichi tale stato con la frustrazione che ne deriva. Ho allora pensato a Verme Grigio (chiedo scusa, prima cito Origene e ora il Trono di spade...) che come tutti noi nerd sappiamo era un eunuco a capo degli Immacolati, prode guerriero etc, che viene evirato per non avere altri pensieri che la guerra e invece si innamora. La sua reazione al non poter avere rapporti è in questo caso malinconica e triste, non rabbiosa, ma il suo amore è corrisposto, quindi ancora non so. Tutto questo pippotto per dire in definitiva una cosa semplice, è plausibile il comportamento qui descritto? Io penso comunque di sì, perché è vero che Origene si autoevira per rifuggire il desiderio, ma è anche vero che probabilmente la solo sua volontà sarebbe bastata. Il nostro eunuco è stato sicuramente evirato da bambino, in definitiva non conosce davvero cosa sia l'amore che gli è sempre stato proibito, tantomeno il desiderio sessuale. Può averne quindi plausibilmente anche una visione malata e distorta, non capire ciò che lo agita, esserne travolto.
Insomma, per me questo racconto non è solo un monologo/noir storico, ma ha dentro un'introspezione psicologica mica da poco e un tema, quello delle pulsioni represse, molto interessante da sviscerare.
Poi certo, faccio mie praticamente tutte le osservazioni sullo stile e la prolissità, ma il contenuto e la complessità dell'argomento rimangono di prim'ordine.
Chiudo con un consiglio di struttura del testo. Io avrei messo subito in chiaro, con l'incipit, cosa è successo (l'omicidio) e lo stato del protagonista (è un eunuco). Questo voler scoprire piano le carte è lezioso, distrae il lettore dal fulcro del racconto.