Torino, martedì 9 Gennaio
Cugina cara,
che piacere ricevere la tua lettera, un raggio di sole in questi giorni un po' strani, nei quali mi sento frastornata senza capire il perché.
Siamo nel nuovo e splendente 1968 ma io non sono nuova, non mi sento migliore anzi mi sembra di peggiorare ogni anno che passa, mi mancano i buoni propositi e la mia unica speranza è che questo velo di malinconia che mi appensantisce le ossa svanisca presto e mi permetta di respirare serenamente. Alle volte mi manca l'aria, sai? Ma cerco di concentrarmi sulle parole che arriveranno a te e di liberare un po' i pensieri, scrivendoli sul foglio.
Chissà che fatica interpretare le mie lettere, Giovi. Lo so che ti metto alla prova, che a volte leggi le mie parole e vorresti correre da me, darmi un bello scapaccione e dirmi di farmi furba.
Mi manchi; anche se ci vediamo tutte le estati, spesso vorrei averti vicina come un tempo, affacciarmi alla finestra e salutarti con la mano.
Attendo con impazienza il periodo estivo per potermi godere te e la nostra amata Pettinengo. È sempre tutto uguale, lì, vero? Dammi questa certezza, penso sempre alla tua casa come a un porto sicuro che non cambierà mai aspetto e a Pettinengo come il faro del quale sempre vedrò la luce quando mi sarò persa nel mare pericoloso che è questa città.
Fa paura questa città, Giovi. Fa paura e insieme è così affascinante che il pensiero di lasciarla mi torce le budella, ma anche essere sempre qui mi fa lo stesso effetto.
Tu come stai?
Hai trascorso delle piacevoli feste, ho letto, e ne sono contenta davvero.
Noi siamo andati a Sestriere a sciare con i bambini, ma io in montagna mi sento sempre un po' a disagio; vorrei chiedere una slitta per sentirmi me stessa ma alla fine indosso gli sci come gli altri e cerco di fare bella figura. Però non riesco a divertirmi, mi sembra di indossare sempre una maschera, che cambia, che muta a seconda di chi mi trovo davanti. Ma forse è solo un momento negativo, fatto di tanti piccoli episodi banali.
I bambini si sono divertiti tanto, Alessandra e Federico sembrano nati per sciare e Filippo compensa la mancanza di tecnica con una temerarietà senza misura.
Il signor marito Achille al rientro sembrava rilassato e di buon umore, quindi diciamo che su cinque persone quattro si sono divertite. Io sono il danno collaterale, non riesco a stare serena in nessun luogo. Vorrei trovare una dimensione che mi appartenga, qualcosa che sia solo mio e che non preveda la presenza di altri per essere perfetto.
Qualcosa che mi renda felice, dentro.
Ti abbraccio.
Liliana
Torino, Martedì 12 Marzo
Cugina cara,
come stai?
Io sono passata indenne attraverso i compleanni dei gemelli e di Filippo. Più qualche cena di rappresentanza con il signor marito.
Ma chi lo avrebbe mai detto che fare la moglie sarebbe stata una fatica così grande? Anche tu alle volte ti senti schiacciata da tutti loro? Marito, figli, seguire la casa; non lo so Giovi, mi sembra che fosse tutto più facile quando facevamo la fame. Quando non avevamo nulla da perdere. Quando il tempo era solo nostro.
Ho seguito il tuo consiglio e ho affrontato di nuovo la questione lavoro con il signor marito e non è andata per niente come speravo.
“Le donne della mia famiglia non hanno mai lavorato, non vedo perché dovresti essere tu la prima.”
Questo ha detto.
Certo che non hanno mai lavorato, le contessine dei miei stivali. I loro intrattenimenti trasudano aristocrazia da tutti i pori: ricamare, suonare il piano, fare opere pie (ma pie per chi), dipingere orrendi cani da caccia su sfondi improbabili. E se proprio vogliamo spettegolare, mia cognata non solo non lavora ma non ha neanche messo su uno straccio di famiglia, però si sente in diritto di guardarmi dal suo piedistallo tempestato di sangue blu e dirmi “Liliana ma cosa dici, ma lavorare quando non se ne ha bisogno è assurdo, vuoi rubare il lavoro a chi ne ha la necessità? ”
Mi esce il fumo dalle orecchie quando mi dice queste cose, come se il mio fosse un capriccio e basta. Come se io e lei fossimo cresciute nello stesso modo.
In ogni caso da tutte le direzioni mi è stato fatto arrivare il messaggio : “la moglie di un bancario non lavora”. Punto. Sarebbe fuori luogo. Figuriamoci la moglie di un bancario di famiglia aristocratica. Agli occhi degli altri sembrerebbe un capriccio. Sciocca io a pensare che questa famiglia praticasse anche al di fuori delle mura domestiche il suo essere liberale e per la parità. Follia. Fuori da queste mura la rispettabilità è l'unica cosa che dobbiamo mostrare, come una medaglia. Il resto non conta nulla.
Comunque ho deciso di metterci una pietra sopra, per adesso, e aspettare che i bambini siano un po' più grandi; anche se mi sembra di piegarmi, tutto sommato lo penso anche io che toglierei il pane a qualcuno che ne ha davvero bisogno, mentre io ho la cameriera a mezzo servizio.
Mi disturba davvero l'idea che pensino di averla avuta vinta ma sono passata oltre e ho deciso di impuntarmi su quel progetto che ho in mente da un po', te ne avevo anche parlato: la ristrutturazione del bagno. Finalmente quel bagno deprimente, sotto la mia attenta e unica supervisione, diventerà una “stanza da bagno”. Sono stata ferma e convincente con il signor marito, gli ho detto che questa casa deve assumere un aspetto più adatto al suo importante ruolo nel mondo e che un bagno come il nostro, di certo, non fa una bella impressione. Ho toccato i tasti giusti, direi.
Ovviamente sono felice come una bambina all'idea di poter finalmente avere la stanza da bagno dei miei sogni e altrettanto ovviamente sto mantenendo agli occhi di tutti un atteggiamento maturo e molto, molto, elegante. La prendo come una sorta di prova, è vero non si tratta di un lavoro ma è una cosa sotto la mia responsabilità, e mi sembra stimolante.
Ti terrò aggiornata sulla faccenda, non vedo l'ora. Ah, batterei le mani se non sembrassi ridicola. E qui sembrare ridicoli non si può. Almeno, non io. Per i veri membri della famiglia la faccenda è diversa. Loro possono essere scostumati, scapestrati, sciammannati e altre cose in ati, nessuno si permetterà mai di storcere il naso.
Ti abbraccio.
Liliana
Torino, Martedì 16 Aprile
Cugina cara,
belle le foto del giardino, è una meraviglia. Peccato non poterne godere i colori ma le tue descizioni dettagliate mi hanno portata lì con te, sotto il salice. Non vedo l'ora.
Il progetto bagno si concretizza, ho finito i bozzetti preparatori (Achille ne è rimasto estasiato, e pensare che mi ha conosciuta mentre dipingevo, ma a quanto pare lo aveva dimenticato); entro la prossima settimana dovrebbe esserci il progetto definitivo, poi l'inizio dei lavori e per metà maggio dovrebbe essere pronto. Ci sarà un po' di trambusto in casa durante i lavori, sarà disponibile solo il bagno di servizio e quindi i bambini staranno dai miei suoceri. Anche se dobbiamo ancora definire un po' di dettagli, sento che andrà tutto come si deve.
Io e Achille torneremo a fare gli sposini, anche se torneremo è una parola grossa visto che quando ci siamo sposati ero già incinta di Alessandra e Federico. Vita da sposini ne abbiamo fatta poca davvero, eppure i libri d'amore te lo vendono in un altro modo, il matrimonio e tutto il resto. Sembra che sarà la svolta e invece ti ritrovi a badare a bambini che non volevi neanche così tanto, a gestire una casa che stenti a sentire come tua e a occuparti delle camice di un marito che oh, certo, è rispettabilissimo e di certo dovrei solo essere grata alla vita e a Dio per il dono ricevuto, ma che salta da una giovinetta all'altra come se dovesse superare un record.
E sai qual è la verità? Solo a te posso dirla, a nessuno altro, di certo non posso dirlo al signor marito che la cosa che ancora mi piace di lui è questa corsa alle gonnelle che mi fa capire che è ancora vivo. Altrimenti, lo definirei quasi noioso.
I discorsi pesanti, la guida lenta, la precisione nel vestire, la maniacalità nel sistemare i libri sul comodino, come se da quello dipendesse l'equilibrio del mondo intero, sono cose che fatico a sopportare. A me piace ridere. Mi piace smettere di essere seria e camminare scalza per casa.
Lui certe cose le fa solo quando siamo al mare, lì si divide dal suo alter ego bancario e ritorna l'Achille sportivo e pieno di brio del quale mi sono innamorata. Spiritoso. Arguto. Brillante. Logorroico sempre, ma con un'ironia che rende tutto piacevole.
La città lo imprigiona nel ruolo di bancario e tutto deve essere perfetto, qui.
Però lui può saltare la cavallina. Due pesi e due misure, ma ci crederesti? Io devo essere rispettabile e lui può fare i comodi suoi.
Tu hai mai dei dubbi sul tuo signor marito? Certo, a Pettinengo è difficile farsi i propri comodi senza che lo vengano a sapere tutti nel giro di pochi minuti, però chissà. Spero che me ne parleresti, anche se non sono poi così brava a gestire la situazione. Però sono diventata bravissima a cogliere i segnali, casomai avessi bisogno di un consiglio. Anche se mi auguro che tu non ne abbia mai bisogno.
Ti abbraccio.
Liliana
Torino, Martedì 7 maggio
Cugina cara,
grazie di tutto. Le tue lettere mi riportano sempre in una dimensione più ragionevole, meno nervosa e agitata. Sei ancora l'unica persona che riesce a farmi vedere le cose da un'altra prospettiva, e lo fai da quando eravamo bambine. E quindi grazie di cuore per la tua presenza costante e per le tue parole sempre amorevoli e delicate.
Mi hai spinto a riflettere e ho colto l'occasione della mancanza dei bambini a casa per analizzare bene ogni aspetto del mio presente.
I bozzetti per il bagno hanno liberato le mie mani dalla schiavitù casalinga alla quale le avevo piegate in questi anni.
In questo mese ho ripreso in mano le matite e gli acquerelli e ogni pomeriggio, mentre gli operai spaccano e rompono e ricostruiscono il mio bagno, mi piazzo in qualche angolo della casa e faccio andare le mani sul foglio.
Il mio spazio non c'è, quindi mi arrangio sulle scrivanie dei bambini o mi sistemo sul tavolo da pranzo. Mi muovo col mio armamentario stretto al petto, cercando un angolino che possa fare al caso mio.
Ti mando qualche disegno, sono in piena fase creativa. Le tue foto, le tue descrizioni, la felicità di questi giorni. Tutto mi ispira. Io e Achille stiamo ritrovandoci, credo, spero: tutto il tempo disponibile lo passiamo insieme, ceniamo fuori tutte le sere, rientrando sempre un po' brilli e molto allegri, proprio come due giovani innamorati. Così mi sento: innamorata. E parliamo tanto, come parlavamo quando aspettavo i gemelli e la nostra vita sembrava solo nostra. Di tutto.
Ricominciare a dipingere credo sia una naturale evoluzione dello stato di grazia in cui mi trovo ora. Non so se durerà, certo. Ma intanto mi godo tutto.
Me lo godo mentre succede, e mi piace tanto questa sensazione.
Il frastuono che arriva dal bagno è musica per le mie orecchie, la colonna sonora di una casa che finalmente sento diventare un po' mia, dopo dodici anni.
Oggi sono felice, volevo che lo sapessi.
Ti abbraccio.
Liliana
Torino, venerdì 31 Maggio
Cugina cara,
siediti e mettiti comoda.
Tantissime cosa da raccontarti e la prima è: il bagno è finito ed è stupefacente!
Un bagno da copertina, lo ha definito mia cognata. Elegante e moderno, lo ha definito mia suocera. Non mi aspettavo nulla di meno dalla mia eccezionale moglie, ha detto il mio signor marito, il mio bancario del cuore, che oggi quando mi guarda ha la stessa luce negli occhi di quando mi corteggiava.
I bambini continuano a stupirsi ogni volta che ne varcano la soglia ma li capisco, sono tornati a casa una settimana fa e vogliono goderselo.
Questo bagno ha messo d'accordo tutta la famiglia, non c'è che dire. E la cosa mi rende orgogliosa. Ho tirato fuori quello che sono realmente per questa stanza e la reazione è stata di meraviglia, per tutti. Questo bagno ha sancito la mia identità, in questa casa e in questa famiglia.
Forse perché per la prima volta ho abbandonato i panni della moglie e della madre, alla ricerca continua di una perfezione irragiungibile, e sono stata un moto di rivoluzione nella loro vita (paragonare bagno e rivoluzione pare eccessivo, vero? Hai ragione, ma sai quanto amo esagerare. Eppure è come se lo spirito di cambiamento che impregna l'aria mi fosse entrato dentro, e la progressista che ho scoperto in me lotta con gli studenti, con gli operai e anche con gli artisti che ieri hanno occupato la Triennale di Milano. Io intanto cambio me stessa, poi proverò anche con il mondo).
Ma ci sono altre novità.
Tieniti forte alla sedia o, se non ti eri ancora seduta siediti.
Achille mi ha regalato il suo studio, che è sempre stato il suo mondo . E ora sarà il mio mondo, il mio studio. Il mio studio. E stavolta posso anche battere le mani per l'emozione.
È stata una sorpresa inaspettata. Qualche giorno fa sono rientrata a casa e ho trovato Achille sulla soglia del “mio” studio (quanto mi piace scriverlo), un mazzo di fiori in mano e un grande sorriso sulla faccia.
Già solo con i fiori mi si era stretto lo stomaco in un' emozione d'amore, l'ho abbracciato con trasporto (rovinando molto i fiori) lui mi ha fatto girare verso lo studio e... sono scoppiata a piangere.
Aveva sistemato tutte le mie cose, quelle chiuse nel baule in soffitta, il cavalletto e i colori e le mie tele e poi un tavolo nuovo con sopra un sacco di altre cose. Colori ovunque, pennelli ovunque. Tutti regali per me, per farmi dipingere, per regalarmi il suo studio.
“Da oggi questo sarà il tuo studio.Il tuo spazio, il tuo mondo, dove esprimere quello che sei. Qualunque cosa sia. Trova la tua strada, Liliana mia. E io camminerò accanto a te, sempre.”
Questo ha detto, e dentro c'era tutto. I fiumi di lacrime non posso descriverteli come si deve, ma puoi credermi sulla parola: sono stati copiosi. Un pianto di pura gioia, liberatorio e pieno di vita.
Quanto sono stata cieca, in questi anni, china su una ricerca di perfezione che pensavo fosse portatrice della vera felicità, fingendomi diversa solo perché pensavo, io sola a questo punto, di non essere abbastanza? Tanto. Troppo. Invece mio marito, il serioso bancario che ho definito quasi noioso tante volte, era come se stesse aspettando un segno, da parte mia. Un segno di maturità, forse. L'importante è che io sia riuscita a lanciare quel segno.
Voglio imparare a considerare Achille un mio alleato. Non voglio più definirlo nella mente come “il signor marito”. Achille è mio marito. E questa è la nostra famiglia.
Sto comprendendo piano piano che alla me di oggi non serve più l'invidia, che ho usato per anni come spinta per far procedere in avanti la mia vita. Non è nell'invidia che posso trovare la strada. Devo lasciarla andare, posso passare oltre, c'è altro nella mia vita, adesso, che mi rende serena. Una serenità sconosciuta che mi abbraccia interamente e mi tiene calda.
Mi sento ammorbidita, ecco. Dentro e fuori. Pronta ad accogliere e non più a respingere.
Ma ne parleremo meglio prestissimo, la fine delle scuole si avvicina e anche il nostro arrivo a Pettinengo, siamo tutti emozionati. E qui c'è l'ultima novità, ma non per questo meno bella.
Achille ha deciso di prendersi un paio di settimane di ferie aggiuntive e venire anche lui a Pettinengo (e qui potrei pontificare per giorni su quante cose combinava quando io e i bambini non eravamo a Torino, ma mi taccio perché voglio cambiare registro).
Quindi quest'anno ti toccherà subirci tutti al completo, e quanto sono contenta non ne parliamo neanche, te lo racconto poi nel tuo meraviglioso giardino tra un mese.
Sto trovando tante occasioni sulla mia strada e voglio coglierle tutte, senza pregiudizi. Come mi hai insegnato tu.
Sono felice, ancora.
Ti abbraccio.
Liliana
Torino, martedì 16 luglio
Cugina cara,
qualche breve riga solo per ribadirti ancora una volta che splendida vacanza abbiamo trascorso da voi. Giorni meravigliosi per tutti e qui la malinconia per il ritorno non è ancora svanita.
I bambini si distraggono progettando la prossima vacanza da zia Giovi, e ti stanno dipingendo delle cartoline, che in settimana andremo insieme a spedire, per dirti quanto gli manca Pettinengo. Quanto gli mancano i cuginetti. Non smettono più di parlarne.
Invece Achille sembra ringiovanito, rilassato e fresco come una rosa, questa settimana di lavoro non è ancora riuscita a spegnere il suo entusiamo vacanziero.
La sera giochiamo coi bambini, poi loro vanno a dormire e noi ascoltiamo musica e balliamo, come facevamo la sera con voi.
Abbiamo appeso in salotto la foto che hai fatto ad Achille e Federico mentre pescano sul fiume, e Filippo dice che deve tornare sul fiume anche lui perché deve pescare con papà.
Insomma, Pettinengo ci manca. Se la mancanza dovesse farsi troppo forte, prenderemo provvedimenti. Ma per ora non ti svelo ancora nulla.
Siamo felici, questo te lo svelo.
Ti scriverò a settembre, goditi il mare e mandami una cartolina.
Ti abbraccio.
Liliana
Torino, martedì 10 Settembre
Cugina cara,
ci siamo.
Questa potrebbe essere l'ultima lettera che ti mando, non ti offendere e non fare il broncio anzi, vai in una stanza dove sei da sola, chiuditi dentro e fai in modo che nessuno ti veda mentre salti di gioia e sai perché?
Achille ha comprato una piccola casetta per le vacanze e i week end, indovina dove?
A Pettinengo, sciocchina! E sai anche qual è la casa, è quella su due piani con quel giardino rotondo, forse era della vedova Parucci, mi pare. Ma tu lo ricorderai meglio di me.
Insomma, è una meraviglia e il mio bancario del cuore è riuscito a fare tutto talmente in fretta che nessuno ha avuto il tempo di ripensarci (però ci mette dieci minuti a scegliere la cravatta al mattino).
Quindi dal quindici ottobre la nostra famiglia sarà proprietaria di una casa a Pettinengo.
Ci vedremo di più, Giovi. E questo è un sogno che si avvera, un altro tra i tanti. I nostri bambini potranno fare un po' di strada insieme. Un'altra felicità.
Ci vediamo prestissimo, io e Achillu veniamo a ottobre a “prendere possesso” della casa.
Quando mi vedrai alla tua porta, fatti trovare pronta per un abbraccio.
Liliana.