Different Tales
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.
Ultimi argomenti attivi
» Staffetta 15 - Episodio 1
I ricordi del gatto EmptyIeri alle 10:39 pm Da M. Mark o'Knee

» Different Staffetta Autonoma - Settimana del 18/11/2024
I ricordi del gatto EmptyIeri alle 11:05 am Da Achillu

» Staffetta 12 - Episodio 5
I ricordi del gatto EmptyIeri alle 12:03 am Da Albemasia

» Staffetta 13 - Episodio 4
I ricordi del gatto EmptyLun Nov 18, 2024 8:33 am Da CharAznable

» staffetta 16 - Episodio 1
I ricordi del gatto EmptyDom Nov 17, 2024 12:26 pm Da Albemasia

» Vincitori Fulminati
I ricordi del gatto EmptyDom Nov 17, 2024 1:12 am Da caipiroska

» Pachamama! Quinto Step. Info e paletti
I ricordi del gatto EmptySab Nov 16, 2024 2:04 pm Da Albemasia

» Un Natale senza Gesù
I ricordi del gatto EmptyGio Nov 14, 2024 4:46 pm Da tommybe

» Staffetta 9 - Episodio 5
I ricordi del gatto EmptyGio Nov 14, 2024 1:43 pm Da Albemasia


Non sei connesso Connettiti o registrati

I ricordi del gatto

+18
vivonic
Achillu
Asbottino
Molli Redigano
Danilo Nucci
FedericoChiesa
gipoviani
Hellionor
paluca66
digitoergosum
Susanna
Arunachala
Petunia
Antonio Borghesi
Akimizu
SisypheMalheureux
Fante Scelto
Different Staff
22 partecipanti

Vai alla pagina : 1, 2  Successivo

Andare in basso  Messaggio [Pagina 1 di 2]

1I ricordi del gatto Empty I ricordi del gatto Mar Lug 27, 2021 10:20 am

Different Staff

Different Staff
Admin
Admin

Dall’estate scorsa Giovanni inseguiva il ricordo di quel giorno a Porto Venere.
Erano memorie sporche, fatte di frammenti, qualche colore, odori pungenti, di sudore e resina per le barche. Un pontile basso, con le travi vestite di alghe brillanti, i pescatori scalzi, una spiaggia a mezzaluna. La linea degli scogli scuri, una croce su quello più alto.
La morte della mamma.
La tromba del grammofono era una conchiglia gigante. Da spento, avvicinando l'orecchio, poteva sentire la risacca. Ed era questo che Giovanni faceva, ogni mattina, nella sala della musica. Era un modo per provare a recuperare il ricordo. Si alzava sulla punta dei piedi, accostava l'orecchio e sentiva il mare. Quando si concentrava riusciva persino a isolare un sospiro roco, da fumatrice, un filo sotto le frequenze dello sciabordio delle onde. Quella era la voce della mamma e, quando la sentiva, chiudeva gli occhi e accarezzava l'interno della tromba, così il bronzo diveniva madreperla e riusciva a percepire le incrostazioni di sale e il puzzo del pesce rovinato dalle reti che i pescatori lasciavano sulla spiaggia, per i gabbiani.
"Nanì" urlava la mamma, "arrivo, Nanì!"
Un’altra voce si accavallava nel ricordo, una risata che pareva un colpo di tosse.
Quella mattina non era riuscito ad avvicinarsi al grammofono. Era sceso in ritardo per la colazione, con i capelli in disordine, tutti i ricci sulla fronte ammucchiati senza logica, gli occhi pesti, le scarpe slacciate e il letto rifatto male. Fece appena in tempo a recitare le preghiere del mattino.
«Eppure l'ho suonata forte» disse l'istitutrice, mentre si segnava con la croce e iniziava a mangiare, piano, un boccone di pane in cassetta e marmellata di more. Si riferiva alla campana, una bella grossa, in ottone.
«Mi scusi» disse Giovanni. La regola era che mentre si mangiava non ci si doveva osservare. Eppure lui alzò lo sguardo dalla tazza di latte tiepido e la fissò, vacuo.
«Signorina Maria...» iniziò.
Lei scosse la testa. Si pulì le labbra e si alzò. La luce tenue del mattino le illuminava gli occhi duri, color acciaio.
«Ti aspetto in classe» disse.
Laura, la domestica, si mise a sparecchiare in silenzio. Quando passò accanto a Giovanni gli diede una carezza sulla nuca e gli sistemò i capelli.
«Forse fa così perché vi somigliate» gli sussurrò all'orecchio, facendoli venire un brivido.
«Io e lei?»
«Ma no, tu e tua madre, gliela ricordi e loro erano molto amiche. Adesso vai, non farla aspettare.»
Giovanni sbuffò, questa cosa che doveva studiare da solo, senza andare a scuola, non riusciva proprio a capirla.
Si alzò e si diresse verso la stanza che usavano come classe, all'ultimo piano della villa. Ogni volta che saliva là, si fermava a contemplare le decorazioni della scala, tutta ghirigori di ferro battuto e stucchi, edere di bronzo lucido e fiori di lamine di rame. Sul soffitto, altissimo, la cupola di vetro piombato trasformava la luce in fasci evanescenti dai colori tiepidi. Erano fortunati a poter vivere là, in quella strabiliante villa, almeno, così diceva suo padre. L'aveva comprata poco dopo la morte della mamma, per lasciare Genova e cambiare aria. Una bella villa in campagna, in stile liberty, lontano dalla città. Una casa in cui però lui non stava mai.
 
 
La classe era luminosa, con tre grandi finestre rotonde, come degli oblò. C'era un pianoforte a muro, la carta geografica dell'Italia, una libreria con gli sportelli in vetro e una lavagna, dove ancora si poteva leggere la traduzione dal latino di quello che Giovanni aveva studiato il giorno prima.
Odio e amo.
Tu forse mi chiedi come faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade,
ed è la mia tortura.”
La lezione avrebbe dovuto essere di storia, ma prima Maria aveva delle cose da dirgli: aveva fatto un'ispezione nella sua camera e aveva notato che il letto era rifatto male.
Giovanni ascoltava poco e dondolava i piedi, guardando fuori dalle finestre, il bosco, le fronde alte dei larici, con la nebbiolina fresca che le ricopriva come piccoli batuffoli di cotone.
«Il letto va rifatto in maniera esemplare» disse Maria. Amplificava le parole con gesti teatrali, eleganti, e quando disse: "esemplare", alzò il dito a indicare il soffitto, forse oltre, lassù, come a dire che Gesù sì che lo rifaceva sempre bene, il letto.
«Mi stai ascoltando?» chiese.
Purtroppo no, Giovanni non la stava ascoltando, perché a undici anni è complicato stare sempre attenti e poi si sentiva stanco. Sbadigliò.
«Stai dormendo bene?» chiese Maria.
Giovanni piegò il capo, fin quasi a toccare la spalla. D'improvviso gli sembrò che tutta la stanza fosse coloratissima.
«Non lo so» rispose. Ed era vero, non ricordava a che ora avesse preso sonno. Non ricordava di aver dormito neppure un giorno, nell'ultimo mese, a dirla tutta.
Maria aggrottò le sopracciglia.
«Devi riposare. Dormire bene è importante, Nanì.»
«Come mi hai chiamato?»
«Dammi del lei, non...»
«Solo mia mamma mi poteva chiamare così, non chiamarmi mai più così, brutta… brutta puttana!»
Giovanni sentì gli occhi riempirsi di lacrime e tutto davanti a lui divenne annacquato, come se stesse affogando.
Maria si alzò, il viso arcigno, il naso affilato a nascondere le labbra sbiancate.
Lo prese per il colletto, lo fece alzare e lo trascinò giù per le scale.
Giovanni urlava e scalciava, sapeva bene dove stavano andando, ci finiva sempre più spesso, a riflettere.
 
 
Maria sospirò quando lo fece entrare nello sgabuzzino, come se fosse davvero dispiaciuta per come erano degenerate le cose.
Il locale era ricavato dallo spazio sotto le scale del pianterreno, quindi era molto alto nella parte iniziale, ma andava abbassandosi gradualmente, fino a scomparire in un angolo buio. La parete di fronte alla porta era occupata da un pesante scaffale di legno massello, dove era riposto di tutto, dalle pentole in ferro alle confetture, fino alla radio a valvole che aveva smesso di funzionare giusto un mese prima, mentre stava trasmettendo un discorso di Mussolini sui patti lateranensi.
«Siedi lì e rifletti» disse Maria, indicando sotto le conserve. Giovanni obbedì e lei chiuse la porta a chiave. A differenza delle altre volte, però, ci fu un cambiamento. Di solito restava un sottile filo di luce, una striscia dorata sotto la porta, ma d'improvviso sparì anche quella, come se Maria lo avesse sigillato.
A Giovanni mancò il respiro. Cercò due volte di deglutire prima di riuscirci, si tastò le braccia per essere sicuro di non essere scomparso. Non riusciva a vedere nulla, era più buio di quando chiudeva gli occhi, ché almeno una velina rosata riusciva sempre a scorgerla quando si guardava le palpebre. Ora nulla, occhi chiusi, occhi aperti, era tutto nero. Si tenne al muro, perché aveva avuto la sensazione di cadere. Aveva l'intonaco sotto le dita, lo avvertiva, ma non lo vedeva e gli parve che la parete lo stesse aspirando. Staccò le mani dal muro, urlò, si portò le mani al volto e iniziò a tremare. I denti gli sbattevano talmente forte da rimbombare nel cranio, cercò di smettere, si mise una mano in bocca e la morse, più volte. Il dolore lo fece sentire meglio, una cosa che non avrebbe mai creduto possibile. Si graffiò un polpaccio. Il male, ancora più intenso, lo rese vigile. Recuperò il respiro e rantolò un poco, come un cagnolino ferito. Fu allora che cominciò a guardare il buio, perché gli parve che qualcosa si muovesse, laggiù, nell’oscurità.
La tenebra pulsava. Come un battito di cuore.
«Ora dirò qualcosa» sentì dire da qualcuno nel buio, qualcuno con la erre moscia, «anzi, a dire il vero l'ho già detta, quello che voglio dire è che sarebbe meglio se non ti spaventassi, c'est possible
Giovanni avvertì un tocco, come dei peli, setosi e morbidi, sulla caviglia. Si irrigidì, era così teso da non riuscire neppure a battere le palpebre.
«Sono io» disse la voce, «è la mia coda, non preoccuparti. Adesso farò un poco di luce, così, voilà
Giovanni sentì la radio sfrigolare sopra la testa e le valvole si illuminarono. Era un lieve chiarore, giallo, malato e innaturale, ma dopo tutta quell’oscurità sembrava il solleone d'agosto.
Un gatto era accoccolato vicino ai suoi piedi. Un bel micio color miele, con la coda gonfia come un piumino per spolverare. Gli occhi gialli, le vibrisse così lunghe da toccare terra. In un modo che era meraviglioso e perverso pareva sorridere.
«Eccomi qua» disse, «et rien, c'è poco altro da dire.»
«Tu, tu…» farfugliò Giovanni, facendosi il segno della croce, «sei il diavolo!»
«Mais non!» disse il gatto, «ma quale diavolo, io sono qualcosa di molto più semplice. Sono qua per aiutarti a ricordare.»
«Sei francese?»
«Je ne sais pas. Dovresti saperlo più tu, mon amie, io non ho una forma precisa. Sei tu che mi vedi così.»
Giovanni si concentrò. A lui in effetti i gatti piacevano. E amava la Francia; gli piaceva quando suo padre lo caricava sulla Isotta Fraschini e lo portava sulla Riviera, dopo Ventimiglia, fino a Cannes, per quei suoi lavori misteriosi che svolgeva per il Duce in persona. Ormai non lo portava più con sé, ma una volta erano arrivati fino a Marsiglia e lì avevano mangiato la zuppa di pesce e suo padre gli aveva fatto assaggiare un sorso di chablis che gli aveva fatto pizzicare la gola. Gli parve di sentire sulla lingua il sapore asprigno del vino.
«Vedi?» chiese il gatto.
«Cosa?»
«Funziona. Inizi a ricordare. Ma c'è una cosa più importante che deve tornarti in mente.»
«E cosa sarebbe?»
«La stai già cercando dentro al grammofono, mais sei ancora lontano.»
Giovanni udì il rumore della chiave che girava nella toppa e si rannicchiò all'angolo. Diede un colpo con la schiena allo scaffale e lo sentì dondolare, dietro di lui.
«Puoi uscire» gli disse Maria.
Nello sgabuzzino, Giovanni era solo.
 
 
Passò la giornata in camera sua. Sentiva Maria suonare il piano a coda, dabbasso, nella sala della musica, una polacca di Chopin. Non capì bene quale perché nonostante tutto fosse chiaro, nitido e preciso, era come se fosse lontanissimo. Era la mancanza di sonno, ipotizzò.
Dal finestrone che stava sopra la scrivania vedeva il parco e il labirinto di siepi. Oltre, appena dopo il laghetto artificiale coperto di ninfee, Umberto, il giardiniere, scavava una buca. Giovanni lo osservò lavorare per tutta la sera. La buca divenne una voragine.
Scosse la testa, non era importante cosa stesse facendo Umberto, non era importante più nulla. Doveva concentrarsi su una cosa sola: finire il discorso col gatto.
Trovarlo e ricordare.
Cenò presto e andò a letto. Rimase immobile a fissare il soffitto fino a quando non udì Laura che si ritirava in camera. La notte era luminosa, con la luna a tre quarti alta sulle fronde del bosco.
Scalzo, scese le scale fino al piano interrato e si affacciò nello sgabuzzino.
«Signor gatto» chiamò, «sono io.»
Nessun rumore.
Ci pensò su.
«Psss… psss...» fece, ma si fermò subito, ritenendo di essere poco rispettoso.
«Monsieur chat, tu es là?» azzardò, ma nulla si mosse.
Tornò su, nella sala della musica. Alzò il coperchio del piano e passò le mani sui tasti. Il grammofono torreggiava al centro della stanza, appena illuminato dalla luce lunare che filtrava tra le tende di pizzo.
Giovanni guardò dentro la tromba. Al centro, dove si restringeva, era il buio. Un punto di caduta, dove tutto prima o poi sarebbe precipitato. La tromba amplificava il respiro rendendolo un uragano.
Poi li vide, due occhi gialli, sul fondo.
«Signor gatto, sei tu?» chiese.
«Mais oui. Sono io, mon amie. Hai ricordato qualcosa?»
«No, è tutto così confuso...»
«Bien, chiudi gli occhi.»
Giovanni serrò le palpebre e trattenne il respiro. Arrivò il vento da ponente e la sabbia grossa tra le dita. Voleva fare il bagno.
"Ti prego!" implorò.
Sua madre sedeva sulla sdraio, la sigaretta in equilibrio nelle labbra strette, un ombrellino sulla spalla e un libro sulle ginocchia. Il vento faceva girare le pagine e lei teneva il segno con l'indice. Aveva un bell'abito azzurro.
Maria arrivò trafelata; era spettinata, il viso arrossato.
«Era in camera di tuo padre» puntualizzò il gatto.
"Lasciaglielo fare" disse Maria, mettendosi a sedere anche lei.
L'acqua era ghiacciata, Giovanni si mise a nuotare fino agli scogli e poi sotto al pontile. Le alghe erano morbide e viscide allo stesso tempo. D'improvviso urlò. Andò sotto, bevve, tornò in superficie e urlò di nuovo.
"Nanì" gridò sua madre, "arrivo, Nanì!"
Si gettò in acqua vestita e cercò di raggiungerlo, ma la mamma non sapeva nuotare, l'abito si inzuppò e lei cominciò ad annaspare.
«Pensava che si toccasse, ma l'acqua era alta e la corrente sotto al pontile era forte» disse il gatto.
Maria la seguì, si era tolta il vestito e nuotava bene. Raggiunse Giovanni e lo aiutò, poi si diresse verso la mamma.
«Cosa successe poi?» chiese il gatto.
Giovanni riaprì gli occhi. Piangeva.
«Maria tenne la testa di mamma sotto l'acqua» sussurrò.
«Ecco perché ti odia così tanto, le ricordi ciò che ha fatto. C'est clair, n'est-ce pas
«Non la lasciava respirare…»
 
 
Non dormiva da tre giorni. Tutti i suoni gli giungevano o troppo forti o troppo ovattati. Rimase dieci minuti immobile a fissare il suo riflesso capovolto nel cucchiaio: le occhiaie profonde, lo sguardo spento. Era stanco, d’una stanchezza infinita. Ma lui non demordeva, aveva un segreto nel cuore che doveva conservare e consegnare a suo padre quando fosse tornato. E tutto si sarebbe sistemato.
Mentre si faceva la doccia cominciò a perdere sangue dal naso. L'acqua usciva tuonando dai tubi di bronzo intrecciati sopra la sua testa e finiva in un vortice verso lo scarico, al centro della cabina. La schiuma densa del sapone, il rosa annacquato del sangue, un gorgo infernale, una spirale sulle piastrelle verde chiaro. Cadde in ginocchio e dallo scarico lo sentì, il gatto, che fischiettava un'allegra marcetta.
«Non ce la faccio più!» urlò Giovanni, verso il buco.
«Eh, mon chéri, sono davvero desolato, ma il piano di aspettare tuo padre non funzionerà mai.»
La voce del gatto giungeva chiara dallo scarico, come se fosse a pochi centimetri da lì.
«Maria ha ucciso la mamma perché è l'amante di tuo padre. Elle le prend dans sa bouche. Lui non ti crederà mai» continuò.
Giovanni fu preso dal panico, cosa poteva fare allora? Il sangue aveva smesso di uscire, ma ne sentiva il sapore ferroso. Gli venne da vomitare.
«Io avrei un'idea» disse il gatto e rise, una risata che pareva un colpo di tosse.
 
 
Maria gli camminava davanti, in silenzio. Scesero le scale, lei aprì lo sgabuzzino e guardò dentro.
«Pensi ti sia caduta qua?» chiese.
Giovanni annuì. Non riusciva a parlare, aveva la bocca secca. Maria accese una candela e cominciò a controllare sul pavimento. Giovanni si era inventato di aver perso la spilla da Balilla, gli serviva una scusa per farla entrare nello sgabuzzino.
«Magari ha rotolato ed è più in fondo» mormorò.
Maria fece qualche passo dentro e dovette chinarsi quando il soffitto le sfiorò i capelli.
Giovanni la seguì, raccolse da terra una corda e uscì. Un capo in mano e l'altro annodato al piede dello scaffale, già mezzo segato. Aveva preparato tutto la notte prima, con calma. Aveva anche riportato la sega nel casotto di Umberto, dove erano conservati gli attrezzi per la manutenzione e il giardinaggio, i fertilizzanti e il veleno per i topi. Diede uno strattone, ma il piede non cedette.
«Più forte» disse il gatto. Ormai non lo lasciava più, era là anche ora, vicino alle sue gambe. Giovanni tirò di nuovo e stavolta il piede saltò. Lo scaffale collassò con un fracasso atroce. Maria urlò mentre rimaneva schiacciata contro il muro, seppellita da quintali di barattoli, bottiglie, vasi e ciarpame. Rimase ancora qualche minuto ad ansimare, un sibilo strozzato, poi, piano, si spense.
Giovanni fece sparire la corda e aspettò ancora qualche minuto prima di mettersi a gridare per chiamare Laura. Nel frattempo, si ricordò tutto e gli venne sonno.
 
 
Giovanni li sentiva urlare, Laura e Umberto, fare un chiasso incredibile, giù, mentre cercavano di liberare Maria dallo sgabuzzino.
Lui invece era tornato con calma in camera e si era sdraiato sul letto.
Doveva dormire. Le palpebre si chiudevano da sole.
Il gatto gli si accoccolò tra i piedi.
«Ti è tornato in mente tutto, c'est vrai?» chiese.
«Eri là, ci guardavi dalla spiaggia, ridevi.»
«Mais oui, bien sûr. In realtà non ti abbandono mai. Io, in un certo senso, sono te.»
«Ho fatto finta di annegare...» bisbigliò Giovanni, con difficoltà. Le parole erano come incastrate in gola. Gli occhi si chiusero senza che potesse farci nulla.
«Maman è venuta a salvarti, anche se non sapeva nuotare.»
«Cercava di tenersi ai pali del pontile. Li graffiava.»
«E tu l’hai tirata via.»
«Tutti hanno pensato a un incidente.»
«Certo, l’alternativa era troppo dolorosa e avrebbe rovinato la carriera politica di tuo padre. Ma un piccolo dubbio, taciuto, lo hanno sempre avuto. Sarà dura anche questa volta, ma alla fine ti crederanno.»
«Mi avevi raccontato che mamma voleva lasciarci, che aveva un altro.»
«Erano bugie.»
«Ma perché?»
«Je ne sais pas. Dovresti chiedere a te stesso, in un certo senso te le sei raccontato da solo. Forse hai bisogno di una giustificazione per far uscire il male che hai dentro.»
Giovanni provò a riflettere, ma ormai tutto si faceva lontano e pensare era impossibile.
«Forse» continuò il gatto, «hai così tanto buio che ti si accumula dentro che a un certo punto te ne devi liberare. Comincia a uscire da solo. Forse anche io altro non sono che parte di quella oscurità. O forse» sospirò, «è come in quella poesia, semplicemente accade.»
«Ed è la mia tortura…» bisbigliò Giovanni.
«Già» sussurrò il gatto, «mais allez, bonne nuit, Nanì, dormi, domani avrai scordato tutto. Compreso me.»
E mentre Giovanni sprofondava nel sonno, il gatto piano svaniva. Rimase un’immagine residua, un’idea, appena un’ombra senza contorno.
«Ma non preoccuparti, mon amie» disse ciò che ne rimaneva, «ci rivedremo presto.»

2I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mar Lug 27, 2021 7:30 pm

Fante Scelto

Fante Scelto
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Bellissimo.
Idee eccellenti realizzate in maniera eccellente.
Penso tu abbia usato l'animale parlante in uno dei modi che speravo di leggere in questo step: oscuro, psicologico, evanescente, tutto assieme.
Anche il periodo del '29 e la villa sono state rese in maniera ottimale, concreta, sembra di stare lì.

Anche stilisticamente parlando non ci sono particolari appunti da fare, se non che in qualche dettaglio c'è un narratore onnisciente che salta fuori e si fa percepire. Per il resto, nulla da dire, davvero.
Anzi, sì, ti è scappato un femminile nell'ultima riga, dovrebbe essere "mon ami," se il mio francese regge.

Un racconto di alto livello.
Chapeau.

3I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mer Lug 28, 2021 9:49 am

SisypheMalheureux

SisypheMalheureux
Padawan
Padawan

Caro autore/autrice, per prima cosa, qualche minuzia da aggiustare: "l'estate scorsa" è un deittico che usiamo quando parliamo con qualcuno che sta vivendo il presente, qui e ora come noi. Insomma se tu mi dici "l'estate scorsa" mi parli dell'estate 2020. Ma qui c'è uno scarto temporale tra il lettore e il narratore esterno, quindi direi che sarebbe più corretto scrivere "dall'estate appena trascorsa" o "dall'estate dell'anno prima". Poi, ti hanno già segnalato la concordanza sbagliata di "mon amie" (al maschile si scrive senza la e finale, anche se la pronuncia è la stessa in entrambi i casi), ti faccio notare anche "monsieur chat".Avrei scritto piuttosto "Monsieur le chat", visto che si vuole evidenziare un po' il suo ruolo di "gatto"; come si usa per "Monsieur le Président" o "Madame le professeur". Se scrivi "Monsieur chat" mi viene da pensare che "Chat" sia piuttosto il suo cognome. Altra cosa, se si usa l'appellativo di "monsieur" dopo sarebbe logico usare il pronome di cortesia: "vous êtes là?" invece hai usato il tu, che risulta incongruente. Ma queste sono solo pedanterie da linguista, per il resto il tuo francese è buono.
Veniamo alle cose positive e ai complimenti, perché te li meriti. Bella, molto bella l'immagine del grammofono da cui si sente il rumore del mare e l'analogia col ricordo della mamma. Quell'immagine da sola vale tutto il racconto.
Molto bello il modo in cui hai rappresentato il gatto. Un misto tra un animale diabolico e la personificazione dell'inconscio oscuro, della "istinto omicida" di Giovanni. Ho apprezzato tantissimo il plot-twist finale. Avresti benissimo potuto concludere il racconto con Giovanni che si vendica facendo morire Maria e avremmo avuto un piccolo giustiziere che vendica la morte della madre. Invece... Invece hai avuto un colpo di genio che ha ribaltato tutto, tanto da farci dubitare del fatto che Maria fosse veramente l'amante del padre di Giovanni. Lo era davvero o è tutto frutto della mente malata  e paranoica del bambino?
Un dubbio che rimane, chissà se ce lo svelerai alla fine. PS, anche mia nonna mi chiamava spesso "nanì" e adesso la cosa la trovo inquietante. 😅

A vivonic e Petunia garba questo messaggio

4I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mer Lug 28, 2021 11:43 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Tutto in questo racconto precipita e si restringe. La tromba del grammofono, lo sgabuzzino che si fa sempre più basso, lo scarico della doccia, la buca che scava il giardiniere. La coscienza di Nanì, che piano si spegne fino al sonno. Quando il gatto inizia a parlare nel buio ho temuto si palesasse come lo stregatto di Alice, invece si accendono delle luci, che in realtà probabilmente non si sono accese davvero, ma solo nella mente del "povero" Giovanni. Che poi, si possono accendere le valvole di una radio? Non lo so. Il racconto mi è piaciuto, ho trovato forse un po' debole il personaggio di Maria, l'avrei fatta ancora più insopportabile, carica d'astio, anche lei in fondo ce l'aveva con Giovanni per la morta dell'amica/datrice di lavoro. Caricare di più il personaggio lo avrebbe reso più inviso al lettore, che avrebbe "goduto' di più alla sua morte e si sarebbe quindi stupito di più nel twist finale, in cui si scopre come in realtà si siano svolte le cose.
A rileggerci!


______________________________________________________
I ricordi del gatto Senza_10

5I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mer Lug 28, 2021 6:32 pm

Antonio Borghesi

Antonio Borghesi
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Che spettacolo! Un racconto che con mano maestra si svincola da tutti i paletti senza che nemmeno ci si accorga. Il ragazzino serial killer è un colpo di genio così come il suo gatto parlante chissà perchè parzialmente in francese (volevi far passare forse meglio quel lavoretto di bocca?) che potrebbe essere il suo grillo parlante ma sta bene così: senza spiegazioni di chi sia. Comunque tornerà! Nulla da dire sulla tua grammatica. Invece no: vorrei avere la stessa! Bravo.

6I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Gio Lug 29, 2021 8:45 am

Petunia

Petunia
Moderatore
Moderatore

Ciao autor@. 
Ho appena finito di commentare un racconto dicendo di all’autor@ che è uno scrittore fatto è finito. Posso dire altrettanto di te. Altra storia fenomenale, scritta magnificamente.
Vivide le immagini che proponi. La trama ti avvolge nelle sue spire gradualmente fino a tirarti dentro come sabbie mobili. Non si riesce a “staccare lo sguardo dal foglio” . Il genere mi appassiona molto e hai saputo dosare le informazioni creando la giusta tensione fino al finale che ė un colpo da maestro.
Ringrazio anche te per averci dato modo di leggere e imparare.
Mi chiedo come si possano raggiungere certi risultati. Di certo c’è un talento innato, ma sono anche sicura che c’è tanta lettura, studio, confronto con penne mature. Forse avrai “battuto tante boccate” e ne avrai fatto tesoro. Quando si scrive a questo livello non si può pensare che non ci sia un forte impegno.
Il talento di sicuro aiuta, ma ė come un buon terreno fertile. Se non lo si cura lavorandolo con impegno e umiltà, i frutti non arrivano.
Bravissim@

A vivonic garba questo messaggio

7I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Sab Lug 31, 2021 8:51 pm

Arunachala

Arunachala
Admin
Admin

molto bello.
ben scritto, scorre liscio nonostante vari cambi di passo e ritmo.
situazioni davvero strane che coinvolgono il lettore in maniera profonda.
tutto lascia presagire una certa fine e invece...
e invece ribalti ogni cosa e fai diventare Giovanni un vero pazzoide, privo di scrupoli.
bella la figura del gatto.
complimenti.


______________________________________________________
L'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente

I ricordi del gatto Namaste

Non si può toccare l'alba se non si sono percorsi i sentieri della notte.

Kahlil Gibran

8I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Dom Ago 01, 2021 11:52 am

Ospite


Ospite

Per essere originale non ti dico nulla, autrice.
Il mio commento, altrimenti, sarebbe identico agli altri. Sei troppo brava e hai fatto incetta di complimenti. Se non ti bastano aggiungerò i miei a ogni rilettura. Fra un po avrai diritto alla wild card, come nel tennis si fa per i campioni.
Ho detto tutto.
Un abbraccio.

9I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Lun Ago 02, 2021 12:31 am

Susanna

Susanna
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Titolo curioso e indovinato.

Ultima frase e voilà un noir perfetto, ben scritto, con un ritmo e una tensione che tengono il lettore dall’inizio alla fine. E come si addice ad un buon noir o giallo noir, sei anche riuscit* a depistare il lettore, prospettandogli uno scenario e poi, via che si parte per altri lidi.
Prima di tutto complimenti per le belle descrizioni: il paese, gli elementi architettonici della villa, la paura di Giovanni rinchiuso nello sgabuzzino (in quel momento ero dalla sua parte), i suoi vari stati d’animo, che pian piano fanno prendere le distanze da questo ragazzino psicopatico (e mi sovviene una cosa...)
In questa storia è più preciso che non in altre, il genere o i generi che entrano in gioco. All’inizio – quando racconti della morte della madre – ho immaginato possa essere un giallo o uno psicologico, interpretando la figura del gatto come l’escamotage della mente di Giovanni per far rivivere un ricordo doloroso ma confuso che, emergendo, lo liberi dal dolore di una perdita, o almeno lo aiuti ad accettare il lutto ma forse anche  dall’angoscia di avere un ricordo importante da dover portare alla luce ma di non riuscirci.
Poi si vira sul noir, con quel malsano della personalità di Giovanni che lo porta a travisare la realtà, a costruirsene una sua in cui tutti sono contro di lui, nemici da eliminare per un’esistenza in cui lui solo sia protagonista, con tutto il malessere che si porta dentro.
Ho riletto due o tre volte la parte finale e ora mi sto chiedendo se davvero Giovanni sia malato oppure non sia tutto solo un lunghissimo sogno di un ragazzino con molta molta fantasia...

Complimenti aut*, mi hai instillato un dubbio... necessita rilettura, ma sarà piacevole.


______________________________________________________
"Quindi sappiatelo, e consideratemi pure presuntuoso, ma io non scrivo per voi. Scrivo per me e, al limite, per un'altra persona che può capire. Spero di conoscerla un giorno… G. Laquaniti"

10I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Lun Ago 02, 2021 8:57 am

digitoergosum

digitoergosum
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao autrice / autore, e grazie. Grazie per non avermi indotto a scovare pulci. Non so se nel tuo testo ci siano refusi, ho provato a cercarli nella prima metà della pagina (senza trovarne) ma la musicalità del tuo racconto mi ha suscitato l'urgenza di continuare a leggere d'un fiato fino in fondo. E tu, mamma / papà gatto, mi hai preso per la collottola e mi hai trasportato, povero lettore, lungo il racconto come volevi tu. In un primo momento mi hai convinto (e ne ero contento) di essermi imbattuto a un racconto alla "L'ultima neve di Primavera". Poi mi hai sconvolto la visione (ancora più contento) mostrandomi che si trattava di un giallo. Non content@ mi hai poi ancora stravolto il piano e il tuo è un lavoro noir. Ho amato le tue descrizioni dei luoghi, sei riuscit@ a ricreare per me lettore l'Ambiente claustrofobico, hai fornito una rappresentazione credibile e approfondita degli aspetti psicologici dei tuoi personaggi, gatto compreso. Un solo appunto, ma può essere che sbaglio. Quell'accenno sessuale del gatto, alter ego di un ragazzino di 11 anni di buona famiglia e che vive nel 1929, mi è parso poco credibile. Ma per il resto...ti ammiro e proverò a mostrartelo in fase di votazione. Complimenti.

11I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Lun Ago 02, 2021 9:57 am

Ospite


Ospite

Riletto, le riletture servono. Non avevo intuito la verità delle cose, le colpe di Giovanni.
Credo che tutto sia voluto dalla brava autrice. Tenere un
po' nascosta la verità stimola il lettore a scoprirla.
Rinnovo i miei complimenti.

12I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mer Ago 04, 2021 12:13 pm

paluca66

paluca66
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Dall’estate scorsa Giovanni inseguiva il ricordo di quel giorno a Porto Venere.
Sarebbe stato meglio "Dall'estate precedente".
Parto dall'inizio perché mi sono detto subito "cominciamo bene"... Da lì in poi, a parte qualche imprecisione con il francese ("amie" anziché "ami", in particolare) non ho più trovato refusi ma ho trovato uno splendido racconto che mette nuovamente in crisi la mia personale graduatoria finale che era andata formandosi.
Questo racconto, secondo me, è perfetto perché avvolge il lettore in un crescendo di tensione e di "passione" (se mi concedete il termine) che non lo lascia più fino alla fine.
La figura di Giovanni e quel confrontarsi con la sua coscienza "sporca" così bene impersonata dal gatto (e trovo geniale che il gatto sia color crema e non il classico gatto nero che tutti ci saremmo aspettati) sono quanto di più "vero" io abbia trovato in questo quarto step in fatto di personaggi.
E la credibilità del tuo racconto c'è tutta, non c'è nulla che il lettore debba fare per dare senso alla storia o per immaginarla se non lasciarcisi trasportare dentro, in quel gorgo spaventoso così ben rappresentato dallo scarico della doccia.
Perfino i paletti sono scomparsi, perfettamente amalgamati nella storia da farmi dimenticare che andavano rispettati.
Sei nella mia cinquina, penso abbastanza in alto.

13I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mer Ago 04, 2021 6:32 pm

Hellionor

Hellionor
Admin
Admin

Ma la buca che stava scavando Umberto?
Il racconto è meraviglio, conduce per mano il lettore e riesce a rimescolare le carte a meraviglia, con i ricordi che non ci sono e che arrivano a spizzichi e bocconi un momento dopo l'irreparabile.
Ho trovato gestito benissimo il rapporto gatto bambino, la schizofrenia del piccolo esplode in tutta la sua forza nel momento in cui anche il lettore comprende la verità, ed è un altro ribaltamento della situazione che ho trovato condotto benissimo.
Un racconto davvero ben congegnato e ben condotto, brav.

Però la buca che stava scavando Umberto mi è rimasta lì, vero non è importante ma se non è importante perché ne parli? Sento come se mi fosse sfuggito qualcosa, ecco. Se invece è un espediente per farmi pensare che Giovanni sia in pericolo di vita, non so se funziona bene come dovrebbe, vista la realtà delle cose.

Ele

14I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Gio Ago 05, 2021 6:11 pm

gipoviani


Padawan
Padawan

Bel racconto. La storia è sviluppata bene e tiene il lettore attaccato alla lettura.
"Da tempo, il ricordo di quel giorno a Porto Venere inseguiva Giovanni.
Erano memorie sporche, fatte di frammenti, qualche colore, odori pungenti,  sudore e resina per le barche. 
A me piacerebbe più così. Ma tu sei più bravo/a di me.
Non ho altro da dire se ringraziarti per averlo condiviso.

15I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Ven Ago 06, 2021 12:36 am

FedericoChiesa

FedericoChiesa
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Un bellissimo noir.
Stavo per commentare che forse fosse troppo espicito il gatto nel dire che Maria era l'amante del pade... che hai ribaltato tutto, lascando dubbi e costrngengo a rileggere il racconto per meglio leggerne le sfumature.
Complimenti.

16I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Ven Ago 06, 2021 11:27 am

Danilo Nucci

Danilo Nucci
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Se nei tempi ristretti dello step, riesci a tirar fuori un racconto del genere, mi chiedo che ci sto a fare qui in tua compagnia. Io spero, per mia consolazione, che l’ossatura fosse preesistente e che su quella tu abbia inserito i paletti richiesti dalla prova. Se anche così fosse l’innesto non si nota affatto e l'insieme appare del tutto naturale.
È un brano che va letto con calma, altrimenti ti costringe a una doppia lettura, cosa che ho fatto. Non ho rilievi da fare, solo complimenti, autrice (così dice Tom e mi fido). Un posto nel podio è assicurato.

17I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Ven Ago 06, 2021 1:01 pm

Molli Redigano

Molli Redigano
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Monsieur chat, tu es là?» azzardò, ma nulla si mosse."


"Monsieur chat, es-tu là?»"


Per non ripetere quanto già notato da altri attenti commentatori, segnalo l'inversione verbo soggetto nell'interrogativa in francese.


In questo testo ci si può solo aggrappare al francese del gatto perché non c'è un errore, né un refuso, né un'imprecisione neanche a pagarli oro. E se, da cacciatore di refusi, mi ritrovo ad aver sparato le mie cartucce a vuoto, beh, sono deluso, ma non posso che fare i complimenti all'Autore per l'estrema cura del testo. Tecnicamente, dunque, non ho nulla da eccepire.

Quanto al racconto in sé, ciò che ho apprezzato di più sono le descrizioni: quelle materiali, il grammofono, la villa, lo sgabuzzino sottoscala; quelle astratte, che racchiudo completamente nel personaggio di Giovanni, protagonista e vittima mi par di capire, della sua stessa follia. E' come se il gatto lo avesse psicanalizzato, rendendolo conscio di come erano effettivamente andate le cose, facendolo diventare vittima appunto e reo dei delitti allo stesso tempo. Ecco, se dovessi fare un appunto, direi che il personaggio di Giovanni è molto sopra tutti gli altri attori di questo testo. La sua "forza" è veramente al di sopra delle parti e sembra quasi mettere in ombra tutti gli altri, persino il gatto in veste di coscienza sporca.

Anch'io non posso fare a meno di notare l'abilità dell'Autore nel cambiare le carte in corsa, sballottando il lettore verso differenti modi di immaginare l'epilogo. La sensazione finale, comunque, è positiva. 

Una positività che definisco invidia buona. Tutti noi, credo, vorremmo raggiungere un livello di scrittura così alto. Dopo questa lettura, sinceramente, prenderei ciò che ho scritto io e lo butterei nel cestino, n'est-ce pas?

18I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Ven Ago 06, 2021 2:41 pm

Asbottino

Asbottino
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ah che bellezza. Purtroppo io non so esserti utile, non sono in grado di trovare qualcosa che avresti potuto fare meglio. Ovviamente non a livello microscopico, nei dettagli, ma nemmeno a livello macroscopico, nella trama. Io cerco sempre paragoni cinematografici, perchè nonostante tutto la mia scrittura nasce dal cinema, e qui mi è venuto in mente De Palma. Il De Palma degli Anni 70 avrebbe ricavato un film stupendo da questo racconto breve. L'ultimo capovolgimento non l'avevo previsto. Ero già soddisfatto così. Anzi forse leggendo mi sono chiesto se ce ne fosse davvero bisogno, ma poi è tutto così ben gestito e giustificato che non ci ho più pensato. Io forse mi sarei fermato prima, se avessi provato a concepire un intreccio così, ma non credo che ci arriverei mai, le mie storie sono fatte di niente.
Bellissimo, forse solo leggermente tiepido come temperatura emotiva, ma immagino che il genere lo richieda, quindi se fosse stato più caldo sarebbe stato un racconto diverso e non questo.


______________________________________________________
I ricordi del gatto Senza_10

A vivonic garba questo messaggio

19I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Dom Ago 08, 2021 5:47 pm

Achillu

Achillu
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Ciao Aut-

Personaggi: un animale parlante
Luogo: una villa in stile liberty
Tempo: 1929

Un conto è leggere e stupirsi con un colpo di scena; io mi sono sentito preso in giro dal doppio finale. Nella storia e nemmeno dopo il primo colpo di scena non ho trovato nessun appiglio che mi potesse far piacere il finale. Al punto che, alla prima lettura, ho pensato di non capire. Rileggevo ed era tutta confusione. Invece era proprio così che era scritto e non mi è piaciuto. Peccato perché il "gatto-ricordo" e poi "gatto-coscienza" di Giovanni l'ho trovato azzeccato, a parte quando ha parlato dallo scarico della doccia (non mi è piaciuta la scena e nemmeno la comunicazione). Molto gradito l'accento francese.
Mi è piaciuta moltissimo la villa descritta dal punto di vista di un bambino di 11 anni del 1929 e anche il suo stesso presente così come lo vede e che non comprende. L'unica cosa: non credo che un bambino di 11 anni potesse avere le gambe ciondolanti.

Grazie e alla prossima.

https://linktr.ee/Achillu

20I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Lun Ago 09, 2021 5:56 pm

vivonic

vivonic
Admin
Admin

Gli appunti che ho preso quando ho letto il racconto riguardavano tutti esclusivamente il francese. Ma porca di quella miseria ladra, scrivi un racconto che definire perfetto è un eufemismo, e poi mi cacci dentro ogni errore possibile in due frasi scritte in francese? Non c'era qualcuno che conosci che sappia il francese a cui chiedere? Io ogni volta che scriv(ev)o delle frasi in un dialetto italiano (io adoro i dialetti e spesso i miei personaggi dialogano così) mand(av)o la frase "incriminata" a un autoctono per conferma. Poi i dialetti a volte sono locali e dipende sempre a chi si chiede, perché nel giro di poche decine di chilometri tutto può cambiare, ma un idioma nazionale no.
Ovviamente parlo delle tre cose che ti ha segnalato Sisifo (arrivare a commentare gli ultimi giorni è sempre così). 
Questo è il più grande consiglio che do in questo step: consultati con chi conosce l'idioma che stai mettendo in corsivo, sempre (ho fatto queste obiezioni perfino per il secondo step per quanto concerne il latino, figurati).

Tolto il pippone del francese, che ce l'ho sul groppone da più di due settimane, non ho altro da dire, visto che - appunto - il tuo è un racconto perfetto. Emozioni su emozioni dall'inizio alla fine. Poi a fine step vorrò dire un'altra cosa, ricordami di aggiungerla a questo commento nel caso mi sfuggisse tra il ferragosto e tutto.
Comunque è un racconto fortissimo, che ha tutto: personaggi che ti sembra di conoscerli, trama avvincente che ci vorresti creare un film o una serie tv, piacevolezza di lettura ai massimi storici, argomento di quelli che piacciono a me, paletti dello step perfettamente centrati in maniera originale...
Senza misteri, è sicuramente il mio racconto preferito dello step. Mi hai portato nel tuo mondo e ho un gran magone sia per il tuo protagonista sia perché vorrei saperne ancora. Se fosse una serie tv non vedrei letteralmente l'ora che uscisse la prossima stagione.
Siamo a livelli altissimi, quelli a cui vorrei ispirarmi per riuscire a scrivere un racconto, e chissà che possa mai venirmi davvero così.
Grazie, e complimenti davvero!


______________________________________________________
Un giorno tornerò, e avrò le idee più chiare.

A Asbottino e Akimizu garba questo messaggio

21I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Mar Ago 10, 2021 9:36 am

ImaGiraffe

ImaGiraffe
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Ciao Aut*

Stupendo! Non vorrei aggiungere altro perché di questo racconto io non cambierei nulla è stato uno spettacolo leggerlo. Sono partito sdraiato a metà ero seduto alla fine ero in piedi con la bocca spalancata. 
Mi perdoneranno gli admin e mi perdonerai anche tu ma io non so cos'altro dire perché in questo racconto c'è tutto quello che io vorrei trovare in un racconto.
Complimenti, complimenti, complimenti e grazie.

A vivonic garba questo messaggio

22I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Gio Ago 12, 2021 1:05 am

Byron.RN

Byron.RN
Maestro Jedi
Maestro Jedi

Un autore che stimo molto, più di una volta ha palesato la sua ritrosia verso i cosiddetti twist finali, perché come dice Achillu, a fine lettura si sentiva preso in giro.
A me i colpi di scena piacciono, quando posso li uso, mi divertono, quindi sul loro uso non ho nulla da dire, ben vengano. 
Qui mi sono stupito del fatto di non stupirmi. Mi spiego, la rivelazione finale, i ricordi di Giovanni che finalmente riaffiorano, non l'ho percepita come sorpresa, ma quasi come qualcosa di ovvio, inevitabile, vista la personalità complessa del ragazzo. Sotto sotto si percepisce qualcosa di malsano, qualcosa d'indefinito che aleggia nell'aria, quasi inconsciamente si è portati a capire qual è la verità.
Anche perché poi ti viene da pensare che se fosse stata veramente Maria ad affogare la mamma del ragazzo, tresca o non tresca, qualcosa sarebbe venuto fuori, e invece lei è ancora lì, tranquilla tranquilla a svolgere le sue mansioni.
Al di là degli errori in francese che io non ho rilevato non avendone la competenza mi sono chiesto il perché dell'utilizzo del francese/italiano nella parlata del gatto. Mi sembra un qualcosa di più, che avresti potuto benissimo evitare. Anche la buca del giardiniere, è un dettaglio grosso come una casa, il lettore si chiede, cavolo, questa cosa avrà la sua importanza nel corso della storia, invece più avanti non se ne trova traccia. Ho riletto più volte quei passaggi, per vedere se mi era sfuggito qualcosa, ma non ho trovato nulla di concreto. Mi sono detto allora, che si tratti di un presagio? Un'immagine che vuole preannunciarci un prossimo evento tragico? Non credo sia un di più, tu non sei uno che lascia niente al caso, quindi un significato lo deve avere.
Altra cosa, in alcuni punti, soprattutto all'inizio, l'ho trovato un pò troppo descrittivo, anche se nulla è superfluo(neppure lì) tutto serve a distillare poco alla volta le informazioni che servono.
Sul tratteggio psicologico di Giovanni nulla da dire, trovo che tutto sia stato gestito sapientemente. Emerge la sua personalità complessa, il suo lato oscuro, si percepisce quell'alone malsano che lo circonda. 
Ultimo appunto: scritto bene, questo è superfluo dirlo, ma ho trovato l'atmosfera un pò distaccata. Probabilmente è l'ambientazione nella grande villa, le tante stanze, gli spazi ampi, l'ambientazione nel 1929 a dare una sensazione di lontananza.

23I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Gio Ago 12, 2021 10:12 am

gemma vitali

gemma vitali
Padawan
Padawan

Uno dei racconti più belli dello step .
Un noir psicologico dove poco a poco viene fuori tutta la tendenza al male di un bambino all'apparenza tenero e normale. le decrizioni sono accurate e precise, delle imperfezioni già ti hanno detto tutto.
Già quel nomignolo Nanì mi ha fatto amare il tuo racconto, il confronto col gatto l'aler ego del bimbo è descritto molto bene.
una cosa mi ha colpito ogni persona del racconto pare avere dentro sè una predisposizione al male che viene fuori nel momento oppurtuno, come la donna che spinge giù la madre sott'acqua, la madre e il padre che tradiscono, verità o supposizione, pare che in ognuno ci sia una parte oscura , vuole forse dirci questo Nanì.
Grazie per questo bel racconto.

24I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Gio Ago 12, 2021 10:16 am

caipiroska

caipiroska
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Che bel racconto, complimenti!
Arrivando in coda ai commenti è difficile aggiungere qualcosa a quello che ti hanno già detto gli altri.
La cosa che forse ti posso evidenziare è che ho percepito una specie di sbilanciamento tra la prima parte e il finale: all'inizio il racconto è più lento, si prende le sue lunghe pause riflessive e descrittive aiutando il lettore a immergersi alla perfezione nell'atmosfera dell'epoca.
Poi proseguendo la lettura si percepisce una certa fretta: nel finale i vari colpi i scena vengono sparati uno dietro l'altro, come spettacolari fuochi d'artificio, lasciando il lettore senza fiato. Questa sensazione l'attribuisco al limite di battute: senza questo limite avrei continuato a leggerti per ore!
Un'altra cosa che ho molto apprezzato è la descrizione del gatto: sei riuscito a essere inquietante e disturbante senza usare descrizioni raccapriccianti!
Il racconto è già così perfetto e convincente: se l'autore vorrà prendere in considerazione tutti i consigli ricevuti e ampliarlo io sarò la prima a leggerlo!

25I ricordi del gatto Empty Re: I ricordi del gatto Sab Ago 14, 2021 11:15 am

Akimizu

Akimizu
Cavaliere Jedi
Cavaliere Jedi

Prima di dire due cose sul racconto, vorrei dire una cosa sulla sua genesi. Questo racconto in realtà è un racconto dedicato, scritto pensando a una persona in particolare che speravo lo avrebbe letto. E per fortuna  @Byron.RN lo ha letto. Ci ho messo dentro il bambino killer e anche una pseudo citazione di King con il gatto che parla dallo scarico (It che parla dallo scarico del lavandino con Bev)! Sono contento che hai ritrattato l'annuncio dello scorso step. Come direbbe Vasco:
Un racconto per te
Non te l'aspettavi eh
Invece eccolo qua
Come mi è venuto
E chi lo sa

Detto questo ci tenevo a dire che io odio i finali twist! Infatti questo non è un finale twist. Ho fatto di tutto per rendere più dolce possibile il colpo di scena finale. Il fatto che Nanì non dorma, tutto il crescendo finale (Caipi è vero che accelero nel finale,a stavolta non per carenza di caratteri, ne avevo ancora, ma proprio per dare l'impressione della caduta nel gorgo) il fatto che il padre eviti il figlio (prima lo portava con sé in Francia, invece adesso lo ha esiliato in campagna e non va mai a trovarlo) ma soprattutto un indizio che era talmente palese che ho avuto più volte la tentazione di togliere: la risata che sembra un colpo di tosse del gatto. Appare nella prima scena, nei ricordi che affiorano in Nanì senza l'aiuto del gatto, quindi nei ricordi "veri". E poi ritorna nella scena della doccia. Era dunque evidente che qualcosa non quadrava ben prima che Nanì uccidesse Maria. Mi spiace non sia stato recepito, anzi, mi scuso con Achi che si è sentito raggirato.
Altri due punti critici. Il francese. Errore mio di vanità, parlo discretamente il francese, avendoci anche lavorato (in Corsica), ma non l'ho mai studiato e parlarlo e scriverlo sono due cose molto diverse. Mea culpa. Sul francese chiarisco anche il dubbio di Byr, il gatto lo parla perché era funzionale per due motivi: il primo è perché mi serviva un espediente per parlare del fatto che il padre non ha più un rapporto con Nanì, o quantomeno che è cambiato in peggio, senza creare un infodump palese, il secondo è per l'ambientazione, la Liguria, Porto Venere e poi tutta la riviera, fino alla Costa Azzurra e poi Marsiglia, era per circoscrivere l'area geografica della narrazione. 
Infine il buco del giardiniere. Nella prima versione ci stava seppellendo un cane. Uno dei cani da caccia della tenuta, avvelenato da Nanì. Poi la scena è stata tagliata perché sforavo i caratteri, ma la buca è rimasta, per due motivi: mi serviva un espediente per introdurre il giardiniere, un maschio doveva esserci per forza, sarebbe stato irrealistico lasciare da sole due donne e un bambino in una villa in mezzo alla campagna. Il secondo motivo è perché mi serviva che qualcuno facesse una cosa normale (è normale che un giardiniere faccia un buco, magari deve piantumare) ma che senza una spiegazione risultasse ambigua, straniante, inoltre mi serviva per fare incantare Nanì, parlare della sua insonnia, di come lo rendesse lucido ma al contempo assente. 
Tutto qui.
Ringrazio tutti, un abbraccio!

A Hellionor, vivonic, Asbottino, Byron.RN, Achillu e caipiroska garba questo messaggio

Contenuto sponsorizzato



Torna in alto  Messaggio [Pagina 1 di 2]

Vai alla pagina : 1, 2  Successivo

Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.